ATEI E REALE ACCADEMTA SCIENZE, LETTERE.E BELLE ARTI DET LDIAFEErERENZO ed (e SEIEZ5 ei DELLA REALE ACCADEMIA DI SOIENZE STEMIEINE SERBRIECEENRII DI PALERMO SE ESITA SUS 0] cc NEO VAS (E TRI0E (Anno 1887-88) PALERMO TIPOGRAFIA FILIPPO BARRAVECCHIA E FIGLIO 1889 L'Accapimia , «i termini del suo Statuto, non si rende garante delle opinioni, de’ sistemi e delle dottrine comprese ne’ discorsi dei suoi com- ponenti qui pubblicati. dem 67. Guiducci prof. G. Battista, Arezzo... . . Idem 68. La Manna Comm. Achille, Cagliari... . Idem 69. Visconti Prof. Carlo Ludovico, Roma . . . Idem 70. Busiri Comm. Prof. Andrea, Roma... . Idem 71. Carutti Baroné Domenico, Roma... . . Idem 72. Calenda Sen. Vincenzo, Napoli . . . . . Idem Mo, iScacchiArcangelo, Napoli: ». Setieeino. Idem 74. Stoppani Ab. Antonio, Milano... . . . Idem Dv i . w 15 Data dell' elezione SOCJ CORRISPONDENTI NON RESIDENTI Santini Prof. Giovanni, Padova . . . . . 4 Febbraro 1885. Minà Dott. Palumbo Francesco, Castelbuono . 17 Aprile 1853. Minà Dott. La Grua Antonio, Castelbuono .. 17 Aprile 1853. . Zurria prof. Giuseppe, Catania . Scarcella Dott. Vincenzo, Napoli . . Sensales Prof. Giuseppe . . Anzalone Cav. Nicolò, Napoli . . Biondi Prof. Giuseppe, Roma . . Sbano Sac. Corrado, Noto . Arietti Colonnello Antonio, Parma . . Gaeta Catello, Napoli. . Lioy Comm. Paolo, Roma . . Finocchietti Conte Carlo, Venezia . Curti avv. Pier Ambrogio, Milano . . Arezzo barone Corrado, Ragusa . . Fergola Prof. Emanuele, Napoli . . De Brignole M. Giovanni, Genova . . Orlando Prof. Giacomo, Carini . Fedeli Prof. Gregorio, Roma . 20. i SR 21. Franceschi Pignocchi sig.* Teodolinda, Agna . Reggiato Prof. Francesco, Milano . Ercolani Dott. Giambattista, Milano . Betocchi Prof. Alessandro, Napoli 24. Grazioli Dott. Isaia, Milano. . Platania Prof. Pietro. ; . Conforti Avv. Pasquale, Cosenza . . Passarini Prof. Lodovico, Roma . . Carini Mons. Isidoro . 1 . Racioppi Prof. Giacomo, Napoli . . Castronovo Sac. G., San Giuliano . Polizzi Prof. Maurizio, Monreale . . Marotta Prof. Benedetto, Monreale . . Lilla Prof. Vincenzo, Napoli . Rossi Conte Giuseppe, Bologna . . Malagola Prof. Carlo, Bologna . Filippuzzi Prof. Francesco, Napoli . Galassi Prof. Luigi, Roma . . Richiardi Prof. S., Pisa. . Burresi Prof. Pietro, Siena . Pelliccioni Prof. Gaetano, Bologna . . Brugnatelli Prof. Tullio, Pavia 2. De Sanctis Prof. Leone, Roma Data dell’ elezione 25 Giugno 1854. 20 Gennaro 1855. 13 Aprile 1856. 22 Aprile 1857. Idem 20 Novembre 1860. Idem Idem Idem 4 Novembre 1865. 4 Ottobre 1868. Idem. Idem. Idem Idem. Idem. Idem. 11 Giugno 1871. 29 Dicembre 1872. Idem Idem 9 Marzo 1873 11 Maggio 1873 Idem 22 Marzo 1874 3 Aprile 1874 Idem 11 Aprile 1375 Idem Idem Idem 11 Luglio 1875 31 Agosto 1875 Idem Idem Idem Idem Idem Idem 17 Data dell’ elezione 43. Pugliatti Prof. Giuseppe, Messina . . . . 31 Agosto 1375 44. Lancia Marchese Corrado, Roma... . . Idem 45. Tommasi Cav. Donato, Parigi. . . . . . 19 Dicembre 1875 46. Seghi Prof. Giacomo, Certaldo . .°. . . 12 Marzo 1876 47. Denaro Pandolfini Prof. Francesco, Termini . Idem 48. Valdarnini Prof. Angelo, Macerata . . . . Idem 49. Poletto Prof. Giuseppe, Padova . . . . + Idem 50. Scelsi Giacinto, Bologna. . . ... 0... 4 Ottobre 1876 51. Brusina Prof. Spiridione, Dalmazia . . . . 17 Dicembre 1876 52. Galanti Cav. Carmelo, Ripatransone . . . . Idem 53. Nocito Prof. Pietro, Roma . . . . . . . 17 Giugno 1877 54. Guicciardi Prof. Giuseppe, Napoli. . . . . Idem 55. Baggiolini Cav. Mario, Vercelli . . . . - Idem 56. Pisati Prof. Giuseppe, Roma . . . . . + 16 Settembre 1877 57. Comparetti Prof. Domenico, Roma . . . . 31 Marzo 1878 58. Prina Prof: Benedetto, Milano... ..°. Idem 59. Zagari Prof. Saro, Roma . . . . . . . 16 Febbraro 1879 CORULrIbol at VA viva Eelice Pisa Re Idem 61. Romano Prof. Nicolò, Cosenza... .. . Idem 02 OUOCIME LORDO MRO MAMMINA Idem 63. Rodllkofer Prof. Luigi, Firenze . . . . . 20 Gennaro 1881 64. Mordani Prof. Filippo, Ravenna . . . . . Idem 65. Cigliutti Prof. Valentino, Roma . .. . . . Idem 66. Gelli Dott. Agenore, Firenze... . . . Idem 67. Riccardi Prof. Pietro, Bologna. 25 Settembre 1881 68. Picone Avv. Giuseppe, Girgenti . . . . © Marzo 1882 69. De Bernardo Dott. Domenico, Glen! oso Idem 70. La Rosa Avv. Vincenzo, Catania. . . . . 1 Novembre 1882 71. Bianchi Dottor Federico Carlo, Zara. . . . Idem 72. Furitano Dottor Marcello, Lercara . . . . Idem 73. Zecchini Ing. Stefano Pietro, Torino. . . . Idem 74. Zucchi Dottor Carlo, Milano . . ©... Idem Yo WHolmeErofsFAdolfo Napolitano Idem SOC] CORRISPONDENTI ESTERI 1. Le Jolis Aug. Francesco, Cherbourg . . . 20 Novembre 1860 2. De Lesseps Dottor Ferdinando, Parigi . . . Marzo 1864 3. Chianchella Matteo, Trieste. . . . . . . 4 Ottobre 1868 dd CO 0 0 o DD Sb . Vesselofsky Dottor Alessandro, Pietroburgo . . Blin M. A., San Quintino . . Houssard M., Tours . Van Wolre M., Harlem . . Barnes Jos. K., Washington . Nist Dott. Enrico, Bruxelles . De Borre Dott. Alfredo, Bruxelles . Lugerberg D. C., Liegi. . . . De Puymaigre Conte Th., Parigi. . Liebrecht Prof. Felice, Liegi . . Roux Dott. Amedeo, Ecole (Francia) . Mezières Prof. Alfredo, Parigi. . Dennis Giorgio, Londra . . Ross Dott. Alessandro, Toronto . . Jeffreyes Dott. Giovanni, Londra. . Heinzelmann C., Berlino . Hortis Dottor Attilio, Trieste . . Hortis Avv. Arrigo, Trieste . Le Roy Prof. Alfonso, Liegi . i . De Frenne Prof. Giorgio, S. Quintino . . Du Pont Prof. Carlo, Bruxelles . . Favre Prof. Alfonso, Ginevra . . Straganoff Conte Sergio, Pietroburgo . Pujazon Cav. Cecilio, San Fernando . . Paris Prof. Gastone, Parigi. . De La Borde Marchese G., Parigi . Bourguignat Dott. F. R., Parigi . . Decaisne Prof. Giuseppe, Parigi . . De Candolle Prof. Alfonso; Ginevra . . Meulemans Prof. Augusto, Bruxelles 4. De Vignaux Dott. Eugenio, Parigi . . De Regel Prof. Eduardo, Pietroburgo . . Braun Prof. Menandro, Berlino . Pringsheim Prof. Nataniele, Berlino. . Hooker-Dalton Prof. Giuseppe, Londra . . Bentham Giorgio, Londra . Fenzel Prof. Eduardo, Vienna. . Franck Prof. Adolfo, Parigi 2. Bounfaurt Dott. Giulio, Parigi. Data dell' olezione 11 Giugno 1871 Idem Idem Idem Idem Idem 6 Ottobre 1872 6 Ottobre 1874 Idem 9 Agosto 1874 Idem 13 Dicembre 1874 Idem 11 Aprile 1875 Idem Idem Idem Idem 11 Luglio 1875 Idem Idem Idem Idem Idem 51 Agosto 1875 Idem Idem 12 Marzo 1876 Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem [dem NY SD o O JIN 4 Ur dA W wW0 . S. Vaux Guglielmo, Filadelfia . . Phillips Junior Enrico, Filadelfia . Maximowich Prof. I. C., Mosca . ; Crepin Prof. Francesco, Bruxelles . Godefroi De Herder Prof. F., Pietroburgo. . Balfour I. Huntton, Bruxelles . . Lange Dott. Giovanni, Danimarca. . D'Andrein Barone F., Werbourg dgr . Haynald Mons. Lodovico, Cardinale, Arcivescovo di Calocza in Ungheria . . Buchenau Dott. Francesco, Brema . Morren Dott. Eduardo, Liegi . ° 2. Boot Gherardo Cornelio Prof. Giov. Mico . Rayas Sourindro Mohun Tagore, Calcutta. . Bouchholtz Dott. Ermanno, Berlino . . Minckwitz Prof. Dott. Giov., Lipsia . . Meltzl Dott. Ugo, Claudiopoli . . Agassiz Dott. Alessandro, Cambridge . Hayden Dott. F. V., Washington. Durand Prof. Francesco, Gand. . Crane Prof. T. F., Ithaca (Nuova York) . . Hock Dutt. Augusto, Liegi . . Leveque Prof. Carlo, Parigi . Bouillier Prof. Francesco, Parigi . Laveleye Prof. Emilio, Liegi . . Delboeuf Prof. I., Liegi ; . De Saint Hilaire Barth., Parigi . Liagre J. B. J., Bruxelles . . Morhange Salvatore, Belgio . Henry Dott. Giacomo, Dublino. Eli K. Price, Filadelfia . ‘ Pedroso Consiglieri Prof. Z., Lisbona . Poniropoulos Prof. Eusebio, Atene . . Millou Dott. Deodato, Marsiglia . . Tehihal Prof. Pietro, Monaco . . Lubavsky Alessandro, Smolensko. . Pietrasanta Prof. Prospero, Parigi . . Newbeng Dott. Giov. New-York. . Ruchenberger Dott., Filadelfia . 19 Data dell'elezione 1 Ottobre 1876 Idem Idem Idem 12 Giugno 1877 17 Giugno 1877 16 Settembre 1877 Idem Idem 16 Dicembre 1877 31 Marzo 1878 Idem Idem Idem Idem Idem 6 Febbraro 1879 Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem 28 Dicembre 1879 Idem Idem 30 Gennaro 1881 Idem Idem Idem Idem Idem 25 Settembre 1881 Idem . Tryon Dott. Giorgio, Washington . Withney Dott. J., Cambridge . . Lebon Dott. Leone, Bruxelles . . Phlogàitis Dott. Teodoro, Atene . . D'Uguet Dott. I. D., Montreal. Canadà . . Selwyn Dott. Alfredo, Montreal. Canada . Merille Dott. de Merville, Brigihon . . Stiwenson Dott. Prof. Giov., New-York . Month Dott. Ambrogio, Chili . Data dell’ elezione 25 Settembre 1881 Idem 5 Marzo 1882 1 Ottobre 1882 Idem Idem Idem Idem 29 Giugno 1887 ELENCO DELLE © ACCADEMIE, SOCIETÀ, ISTITUTI SCIENTIFICI, DIREZIONI DI GIORNALI CHE SONO IN CORRISPONDENZA con la R. Accademia Palermitana di Scienze, Lettere e Belle Arti. sode — TRTNANE A Acireale Accademia di scienze, lettere ed arti. Arezzo R. Accademia Petrarca di scienze, lettere ed arti. Bergamo Ateneo di scienze e lettere. Bologna Accademia di scienze. Brescia Accademia di scienze. Catania Accademia Gioenia di scienze naturali. » Collegio d’ ingegneri ed architetti. Firenze R, Accademia della Crusca. » Atti della Rivista scientifica industriale. » Biblioteca Marucelliana. » Biblioteca nazionale. » Bollettino della Sezione fiorentina della società africana d'Italia. Genova R. Accademia delle scienze mediche. Livorno Annali degl’ Istituti tecnico e nautico della R. Scuolà delle costruzioni navali. Lucca R. Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti. Mantova R. Accademia Virgiliana. Milano R. Istituto lombardo. » Società italiana di scienze naturali. » Accademia di belle arti. » Accademia fisico-medico-statistica. » L'Elettricità. Re Milano Moncalieri » » Napoli » » » » Palermo » Pavia »d Perugia »d Pisa » » Roma » » » Ravenna Savignano Stena Torino » Urbino Venezia » Verona Vicenza » Rivista italiana di scienze naturali e loro applicazioni. Bollettino decadico dell’ Osservatorio. Bollettino meteorologico. Bollettino mensuale. Società reale delle scienze. Accademia di scienze e lettere. R. Accademia medico-chirurgica. R. Accademia di archeologia e lettere. R. Accademia di scienze morali e politiche. Commissione di agricoltura e pastorizia. Giornale del comizio agrario. Accademia di oftalmologia. Società oftalmica. Accademia di belle arti. Annali dell’ Università. Accademia di lettere. Atti della Società toscana di scienze naturali. Archivio giuridico. Ministero dell’ Interno. Ministero di Pubblica Istruzione. Ministero di Agricoltura, industria e commercio. Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti. Biblioteca del Senato. Biblioteca della Camera dei Deputati. R. Accademia dei Lincei. Società degli Spettroscopisti Italiani. Commissione speciale d’ Igiene. Ufficio centrale di meteorologia italiana. Accademia delle Belle arti. Accademia dei Filopatridi. Accademia dei Fisiocritici. R. Accademia. Accademia di Belle arti. Atti dell’ Istituto di Belle arti delle Marche. Istituto di scienze, lettere ed arti. Notarisia commentarium phycologicum. Accademia di agricoltura. Accademia Olimpica. Accademia di scienze e lettere. Abbeville Chambéry Cherbourg Dijon Montpellier Paris » » » Rouen Toulouse Tours Bruxelles Hoarlem » 23 RERESINECHEA Société d’ émulation. Academie des sciences, belles lettres et arts de Savoie. Société des sciences naturelles. Académie des sciences, arts et belles lettres. Académie des sciences et lettres. Sociétè nationale d’ agricolture de France. Académie des sciences et lettres. Société d’ encouragement pour l’ industrie nationale. Le progrés medical. i Société geologique. Revue internationale de l’ electricitè et de ses applications. Archives slaves de Biologie. Académie des sciences, belles lettres et arts. Académie des sciences, inscriptions et belles lettres. Société d’ agricolture, sciences, arts et belles lettres. BIaEG® Académie royale des sciences, des lettres et des heaux arts de la Belgique. Observatoire royal. Société malacologique de Belgique. Société entomologique de Belgique. Société royale de botanique. Université. OLANDA Société hollandaise des sciences. Musée Teyler. GERMANIA Braunschweig Verein fùr Naturwissenschaften. Bremer Halle A. S, Naturwissenschaftlicher Verein. Kais Leop. Carol. deutsche Akademie der Naturforscher. 24 Konigsberg Wiesbaden Buda-Pest » » Pressburg Hermannstadi Trento » Trieste » Wien » » » Chur Genève » Coimbra Lisboa Barcelona Madrid San Fernando Christiania K. physikalisch okonomische Gesellschaft. Nassau-verein fiv Naturkunde. AUSTRIA-UNGHERIA K. Ungarische geolog. Anstalt. Royal Institut géologique de Hongrie. K. Magyar Tudomanios Akademia. Verein fur Natur und Heilkunde. Siebenburgischer Verein file Naturwissenschaften. Società veneta-trentina di scienze naturali. Società adriatica. Società adriatica di scienze naturali. Societa zoofila triestina. K. K. Zoologisch-botanische Gesellschaft. K. Akademie der Wissenschaften. K. K. Naturhistorischen hof museums. K. K. Geologischen Reichsanstalt. SVIZZERA Naturfoschenden Gesellschaft fùr Graubinden. Institut national génevois. Societé de physique et d’ histoire naturelle. PORTOGALLO Jornal de sciencias mathematicas e astronomicas. R. Associacio dos Architectos civis e archeologos Portuguezes. SPAGNA R. Academia de buenas letras. R. Academia de la historia. Instituto y observatorio de Marina. SVEZIA E NORVEGIA K. norske Frederiks Universitet. Cristiania » » Stockholm » » _ Dublin » Edinburgh London Manchester Moscou » [9] (tb, j Norges officielle statistik. Videnskabs selkabet. K. Svenska vatenskaps Akademien. Entomologiska Forening. Académie royale Svedoise des sciences. GRAN BRETTAGNA ED IRLANDA Royal irish academy. Geological society of Ireland. Edinburgh geological Society. Society for the study and cure of inebriety. Literary and philosophical Society. RR URSSHATCA Société imperiale des amis d’histoire naturelle. Société imperiale des naturalistes. St. Petersbourg Commission impériale archéologique. » Baltimore Boston Cambridge » New Haven New York Philadelphia » » Salem Washington Académie impériale des sciences. STATI UNITI D'AMERICA American chemical Journal. American Academy of arts and sciences. Harward college. American Academy of arts ad sciances. Connecticut Academy of arts and sciences. New York Academy of sciences, late Lyceum of natural history. Franklin Institute. Numismatie and antiquarian Society. Academy of natural sciences. Essex Institute. War department. Smithsonian institution UnitedStates geological and geographical Survey ofthe territories. American association for the advancement of the science. Constitution of the Antropol Society of Washington. 26 MIE SISI G® Guadalajara Sociedad de Ingenieros. Mexico Revista cientifica mexicana. » Boletin del Ministerio de Fomento de la republica mexicana. » Observatorio meteorologico magnetico central. » Observatorio astronomico nacional de Tambaja. BIRFARSIIEESE Rio deJaneiro Museu nacional. » Observatorio imperial. CANADA Montreal Geological and natural history Suruey of Canada. » Acadèmie commerciale catholique. » The Canadian antiquarian and numismatie Journal. » Britz association for the advancement. Ottawa Institut Canadien francais. » Société de colonisation. Toronto Canadian Institute. ATURS IRSA GERIEA Melbourne Royal Society of Victoria. « Geological Society of Australasin. Sydney Royal Society of New South Wales. TETI FO ELIO eZ (Conto reso dal Segretario Generale nella tornata del 17 Giugno 1838) 7 ISignoi A Ai CIMINIC: Io vengo adempiendo ad uno de’ più solenni doveri che mi impone l'ufficio, di cui mi trovo per vostra bontà rivestito; quello, cioè, di render pubblica- mente ragione dei lavori che si son fatti nello scorso anno nella nostra Acca- demia, e di tutto ciò che abbia potuto in tal periodo di tempo riguardarla. Quando fui chiamato da voi ad occupare questo posto, che fu da un egregio nostro Collega, di cui rimpiangiamo la recente perdita, sì degnamente tenuto, io ne compresi l’importanza, avendomi voi con ciò dato un modello che avessi dovuto imitare. Ed oggi più che mai duolmi di non aver potuto ereditar di quell'uomo, in- sieme allo ufficio, quella squisita abilità che gli era propria, e di cui soleva dare splendida prova, quando si presentava a voi in ogni anno per soddisfare a quel debito, di cui oggi chiedete a me l'adempimento. Jo non farò che una semplice e schietta relazione di quel che si è fatto : riserverò ad altro tempo quello che oggi non mi è dato di fare, di trattare , cioè, di quanto potrebbe farsi pel meglio del nostro sodalizio. Io mi affiderò allo amore che voi tutti portate alla scienza, alla patria, alla nostra Accademia, perchè pos- siate dare al mio discorso quella importanza, alla quale io conosco di non poterlo elevare. Dopo la pubblicazione, che, appena è un anno, si è fatta del IX volume degli atti nostri accademici, sono state scarse le tornate in cui siansi letti de’ discorsi accademici. 2 PROEMIO Il morbo ferale, che nello scorso anno 1887 riapparve a funestare le nostre ridenti e poetiche contrade, ci tenne obbligati ad un lungo silenzio. Le poche tornate, che, al cessar di quello, poterono aver luogo, vennero per lo più spese per le proposte e per le elezioni de’ novelli soci, che do- vettero nelle diverse classi surrogarsi a quegli altri, che o erano mancati per morte, o che eransi allontanati, o che erano stati alla classe degli emeriti, a mente dello Statuto, trasferiti. De’ novelli soci, onde si è fatta nobile accolta nella nostra famiglia, io non parlo: i loro nomi non potrebbero profferirsi senza quell’elogio che meritano, e la loro modestia ne resterebbe indignata. Per altro i titoli delle loro bene- merenze e delle loro pubblicazioni sono stati riportati nel bullettino, che di recente si è pubblicato, e da” verbali che ivi sono raccolti, potrete argomen- tare, quanto sia stato ben fondato il favorevole avviso che vi venne palesato dal nostro Consiglio Accademico, e che servì di base alla vostra benevola voiazione. Se le poche sedute, che poterono a’ lavori accademici essere consacrate, furono scarse di numero, può dirsi però essere stata quella scarsezza dalla impor- tanza degli argomenti compensata. Il Prof. G. B. F. Basile, la cui modestia mi vieta ogni parola di encomio, parlò di talune speciali forme degli Ordini architettonici e per mezzo della storia e dei monumenti e con figure le dimostrò come appartenenti ad una antichissima scuola ch'esistette in tempi remotissimi nella vecchia Italia. Que- ste forme, egli disse, che sonosi supposte sino ad oggi di origine romana o greca, si rinvengono in Tivoli, in Cora, in Palestrina ed a Pompei: città tutte che preesistettero alla fondazione di Roma, ed esempii più vetusti ancora se ne vedono nella Sicilia in Solunto Lilibea, in taluni frammenti presso Segesta, ed in Agrigento, luoghi ove sembra avessero avuto la loro origine; ricordò che Tivoli fu detto Sicelion e si crede fondata dai Siciliani. Cosicchè questa Scuola italica ebbe la sua infanzia in Sicilia ed il suo completo sviluppo nel- l’Italia continentale. Egli intitolò il suo discorso: « Gli Ordini architettonici della Scuola italica im attinenza alle forme vetuste della Sicilia. » Questa conchiusione corredata da tutti i più saldi argomenti, se altamente onorava la critica ed il gusto artistico dell’illustre professore, riusci di somma soddisfazione al nostro amor patrio, vedendo come l’antica civiltà della nostra Isola si imponga a quella de’ più civili popoli della antichità. Onde è che non a torto gli stessi stranieri, che ebbero visitato le nostre antichità, dovettero riconoscere alla Sicilia un sì glorioso primato nelle arti, e ci piace riportare quel lusinghiero giudizio, che altra volta ne diedero: « L'Arte greca è italiana, PROEMIO 3 e con vocabolo più vero e meglio appropriato dovrebbe dirsi Szcz/z4na. I più antichi e grandi e numerosi monumenti di quella maniera non si scorgono che in Sicilia, in Selinunte, in Agrigento, in Taormina, e se non antecessero l'epoca delle greche colonie, antecessero certamente quella del greco splendore , ed anticiparono di due secoli non solo le maraviglie ateniesi dell’epoca di Cimone e di Pericle, ma le più antiche che sì conoscano nella vera Grecia » Così scriveva nel 1851 una delle più rinomate Riviste della Francia (1). Lo stesso Professore indi a poco ci allietava con altro suo discorso, a cui volle dare il modesto titolo di una comunicazione, ma di cui non può mettersi in dubbio la importanza, perchè riguardava la retta intelligenza di uno dei passi più difficili ed oscuri di. Vitruvio, in cui parlasi degli scamilli impares. Nel volume che sarà prossimamente pubblicato, non sarà omesso di fare una larga recensione di quel discorso, che dall'autore non fu scritto; però a perennarne la memoria, non voglio lasciare di riportare anche qui per intero il passo del Vitruvio. « Stylobaten ita oportet exequari, uti habeat per medium adjetionem per sca- « millos impares. Si enim ad libellam dirigetur, alveolatus oculo videbitur. Hoc «autem ut scamilli ad id convenientes fiant, item in extremo libro forma et de- « monstratio erit descripta. » Dopo di avere l’egregio disserente arrecato le varie interpretazioni che di tal passo si son date, ed avere esaminata pur quella che ne diede Penrose, che lungamente studiò sugli avanzi del Partenone; egli diede la sua, che di- mostrò anche a via di figure, che da lui vennero all’uopo sopra una tabella trac- ciate, la quale interpretazione parve a tutti sì soddisfacente, che può dirsi di avere accertato che cosa fossero gli scamilli impares di Vitruvio. Fin qui era d’ammirarsi la critica e la dottrina del Professore; ma fu grande la gioja quando inaspettatamente ci annunziava, che quel difficil problema non era stato da lui sciolto, se non che studiando sugli avanzi del tempio di Giunone Lucina in Agrigento, le cui colonne erano state dall’arte siciliana così confor- mate, che l’ultimo scalins sullo stilobate corrispondesse pienamente all’osserva- zione che Vitruvio aveva fatto sugli scamillos impares, ed assicurò di essere riuscito a scoprire gli avanzi delle tavole marmoree che incastravano negli sca- milli in quel tempio esistenti, ed essere quelle tavole conformate in modo da espri- mere il concetto Vitruviano. L'Accademia, lietissima di siffatta comunicazione, de- liberò, seduta stante, di rivolgere uffici al signor Principe di Scalea, Presidente (1) Revue Eurépeen, 1851 (presso Bozzo, Vita degli IMustri Siciliani, vol.I, pag. 226, nota). 4 PROEMIO della commissione per gli scavi e pe monumenti artistici, perchè curasse in ispeciale modo la conservazione di quegli avanzi scoperti dal signor Basile, che sono di tanto rilievo per l’arte, e di tanta gloria per la Sicilia; ed il signor Principe con quell'amore che lo contraddistingue per le patrie cose, non tardò a dare le più solenni assicurazioni all'Accademia per la conservazione di questi avanzi così preziosi e di tanta importanza. Sarebbe desiderevole che il dotto Professore, ampliando la sua breve confe- renza, ne formasse una monografia, che assicurerebbe una novella gloria alle nostre antichità Di un'altra materia, ma non meno rilevante, fu il discorso che venne letto dal socio Prof. Sig. Maggiore Perni sulla statistica. Quando la statistica, a’ tempi del francese Moreau de Jonnés, era semplice- mente riguardata come la scienza dei fatti morali, sociali e politici espressi con termini numerici, la sua importanza già venivasi a chiare note rilevando. Come la cronologia e la geografia furono detti gli occhi della Storia, la sta- tistica era invocata, almeno da talune scienze, come la contropruova di non pochi pronunciati scientifici. Dapprincipio essanon servì che a rilevare lo stato di una provincia o di un Re- gno, donde ebbe il nome che porta da Status. Ma quando si vide quanto potesse giovare alla scienza il confrontare i dati raccolti per un anno o per uno stato, co’ dati raccolti per altri anni e per altri stati, la statistica prese maggiore importanza, e molto più le se ne accrebbe quando le fu dato di poter indagare ed assegnare le cause, che determinato avessero quelle differenze. Fu allora che potè aspirare al grado di scienza, perchè ufficio di questa è appunto quello di rintracciare le cause de’ fenomeni, secondo il detto di Lucrezio: Felio qui potuit rerum cognoscere causas. Oggi che per la prevalenza della scuola positivista, tutto si vuole che sia provato dal fatto, e per la via della sperimentazione, la statistica è divenuta l’ausiliatrice di quasi tutte le scienze, cominciando fors'anco dalla chimica, e dall’astronomia, alla scienza del penalista, del medico, dell’economista. Ciò nono- stante le si contende il titolo di scienza, sol perchè nei suoi dati essa non potrebbe apportar la certezza. A dileguare cotesto sfavorevole concetto è stato diretto il discorso del nostro Professore, intitolato « De’ gradi di certezza della statistica ne’ numeri e nelle induzioni, e degli errori che ne alterano i risultati », Intese egli a dimostrare, che dai numeri de’ casi che la statistica raccoglie, sì potrebbe ottenere la certezza, non potendo a fronte di cifre enormi, quali sono quelli che d’ordinario formano l'oggetto delle statistiche indagini, tenersi conto di quelle piccole cifre di casi contrari, che costituiscono la minoranza, PROEMIO 5 e che possonsi dire o sparute o mal raccolte. Molto più che, come egli di- mostrò , queste variazioni o differenze di cifre provengono in massima parte dalla varietà de’ criteri a cui personalmente informansi coloro che raccolgono, e che classificano i fatti. La giustezza delle osservazioni fatte dall’egregio Professore, ispirate a quel senso pratico, che è tanto necessario in una scienza di fatti, ci dà facoltà di augurare al nostro Collega una favorevole accoglienza de’ suoi propositi che altamente l’ onorano , non altro da lui desiderandosi, che di vedere ammessa. nella scientifica famiglia, non come ancella, ma come sorella, questa beneme- rita, che a tante classi di scienze e di studi apporta così valevoli e copios? servigi, ed alla quale le scienze sociali devono gran parte dei loro splendidi progressi. Son questi i discorsi scientifici che ebbero avuto luogo nello scorso anno 1887 nella nostra Accademia (1). Non voglio passar sotto silenzio il discorso che in occasione del suo rice- vimento a socio attivo, venne letto dal socio Can. Salvatore di Bartolo, in ricordanza dello estinto socio P. Salvatore Lanza di Trabia, del quale occupò il posto. La scelta favella, e l'abbondanza delle notizie artistiche, di che egli fe’ mostra per far meglio rilevare il gusto che il defunto si aveva per le belle arti e per le cose di Sicilia, fecero onore così all’elogiato, come all’oratore che ne ricordò così bellamente i meriti. E perchè ho toccato una flebile nota, soffrirete che pur ne continui il tono, per ricordare le dolorose perdite, che nello scorso anno e ne’ primi mesi di questo, ha fatto la nostra Accademia. Nella classe degli attivi abbiamo perduto il Prof. Avv. Gaetano Del Tignoso, il Prof. Francesco Lo Cicero, il Prof. Francesco Pignocco, il Prof. Comm. Giu- seppe Inzenga, il Comm. Filippo Evola, e nel fiore degli anni il Prof. cav. Ste- fano Bozzo, che sol dopo cinque giorni fu nella tomba seguito dal vecchio padre Prof. Cav. Uff. Giuseppe, nostro socio emerito, già per lunghi anni Se- gretario Generale, e poscia Presidente onorario della nostra Accademia. Io mi astengo dal ricordare, anche per cenni, i titoli delle benemerenze dei nostri perduti soci, perchè resti intatto l'argomento a quei nostri colleghi che, (4) Nel presente volume oltre gli accennati discorsi, se ne trovano pure degli altri che furono letti da altri soci, ma si riferiscono all'anno 1888, come quello del Werner su Eme- rico Amari, e gli altri dei soci fratelli Di Stefani, e dei signori Riggio , Prof. Sirena , Prof. Cervello Vincenzo, ed altri; ma di essì si terrà proposito in altra relazione. (0°) 6 PROEMIO secondo è dallo Statuto nostro prescritto, dovranno tenerne proposito con ispeciali discorsi. Riserberò a me l'onore di parlare, a suo tempo, dell’emerito Prof. Giuseppe Bozzo. Se ognuno può avere il dritto di elogiare i meriti let- terari di quell'uomo, corre a me l’ obbligo di non far dimenticare i grandi servizi da lui prestati a questa accademia, nella qualità di Segretario Generale, essendo toccato a me il dovere di raccoglierne e conservarne gli esempi. La classe dei socî onorari e quella dei corrispondenti, che sono state sem- pre arricchite di nomi chiarissimi, hanno sofferto delle amarissime perdite. E ricorderò innanti tutto il nome del Comm. Francesco Zambrini, un uomo carissimo sì per le sue virtù, che per l’amore alla letteratura italiana, che arric- chì e delle sue opere, e di quelle di antichissimi testi di lingua da lui studio- samente ricercati, e sapientemente illustrati. Abbiamo perduto il vecchio Giureconsulto Francesco Carrara nemico irre- conciliabile della pena di morte: non contento di averla combattuto con nobili scritti filosofici, volle‘anche combatterla in versi. Egli non potè avere la sod- disfazione di apprendere quaggiù il voto, che è stato or ora emesso da un ramo del Parlamento, che fece eco a’ suoi lavori! Voglia il cielo che la matura civiltà del popolo italiano riesca a giustificare questo atto di umanità e di ardimento, ed a dichiarare opportuna quella legge che è stata votata dalla Camera elettiva! Voglia il Cielo che il nostro po- polo possa aver un giorno l'orgoglio di affermare innanti a iutte le colte nazioni, ed innanti alla storia, non aver altro fatto la legge in Italia, che strappare dalle mani del carnefice quella scure, che la moralità del popolo stesso aveva lasciato già da tempo, arrugginirsi in quelle mani come un inutile arnese! Perdemmo il francese Beniamino Aubè, elegante scrittore, e critico accu- ratissimo delle storie antiche, e che, venuto in Sicilia, volle scrivere sulla storia della nostra Università, ed illustrò i mosaici che vennero scoverti nel 1869 nella Piazza della Vittoria di questa nostra Città. Ricordo pure la perdita del Prof. Ermanno Ulrici chiarissimo filosofo ed estetico Tedesco ; del Matsckek Luigi filosofo Austriaco, che occupava un alto posto presso la Corte di quell’Impero. Perdemmo il giovane Mariano Calì di Acireale, che con le sue pubblicazioni facea sperare di correre un nobile arringo pel campo della filosofia. Nello stesso campo eransi pure felicemente inoltrati il Prof. Prospero del Rio di Reggio d'Emilia, e il Prof. Luigi Cimino di Napoli, che di recente era stato nominato nostro socio, e di entrambi ci tocca di fare un mesto ricordo. Abbiamo di recente perduto un altro nostro socio l’Ab. D. Luigi Castelli, dei Principi di Torremuzza, che non contento di aver dato alla patria nobili esempi di virtù e di letteraria cultura, aprì una colonia agricola nei monti di S. Mar- PROEMIO 7} tino, accogliendovi, per istruirli nelle arti, tutti que’ giovani che, sforniti di guida e di consigli, sarebbero riusciti a niente altro, che ad accrescere il nu- mero de’ delinquenti, ed a popolare le carceri. Con dolore avete appreso la morte del chiarissimo nostro socio Ah. Giacomo Zanella di Chiampo nel Vicentino. Poeta gentile e dilicato fece sentire all'Italia la soave voce di una Musa, che oggi è divenuta come straniera fra noi. Ri- trasse felicemente i più puri ideali che ora si vanno ecclissando. Il Carducci stesso, benchè non abbia mostrato simpatie per la scuola del Zanella, quando ne apprese la morte, non potè contenersi dal chiamarla un lutto per la gen- lilezza e per l’arte. La nostra Accademia ebbe cura di farsi rappresentare nei funerali, che con grande pompa gli furono fatti in Vicenza, ove egli avea fermato la sua stanza. Ricorderò altresì la perdita che facemmo del nostro socio Filippo Matranga, prete delle nostre Colonie Albanesi Siciliane. Egli dopo avere studiato nel nostro Seminario Ellenico, portossi in Roma, ove nei Collegi di Propaganda si ar- ricchi di copiosa dottrina, e stabilì poscia sua sede in Messina. Ivi ebbe l’agio di studiare i preziosi antichi documenti di patria storia che si conservano in quella Biblioteca, e negli archivi dell’antico monastero Basiliano del SS.m° Sal- vatore, e si acquistò una bella rinomanza per le sue dotte pubblicazioni. Da ultimo io chiudo queste dolenti rimembranze con invitarvi ad onorar la memoria di un nostro antico socio, di cui sarebbe colpa lasciare in oblio, il chiarissimo nome in queste Aule: io parlo del comm. Andrea Gallo, la cui vita si è spenta nel mese di marzo, in questa sua terra natale, dove si era restituito dopo essere stato per lungo tempo in Catania da Presidente di Se- zione di quella Corte di Appello. Permettetemi che io non mi contenti di un piccol cenno per un uomo, a cui la morte non ha fatto altro che togliere il velo, sotto cui aveva egli cer- cato di nascondere lo splendore de’ suoi meriti e del suo sapere. Egli fu un nostro Accademico, e da collaboratore fu poscia promosso dopo breve tempo a socio attivo, e passò poi nella classe degli emeriti. A questa Accademia fu egli ascritto (ne serberò perenne memoria) nel giorno stesso in cui ebbi l'onore di esservi ascritto anch'io, il 4 aprile del 1850. Se oltre agli altri titoli, la medesimezza degli studi lo rendette a me carissimo, la nobiltà del suo carattere, la profondità di sua dottrina, l'integrità della sua vita lo circondarono della pubblica stima, e lo rendettero a tutti rispettabile. Non dirò di quegli anni che egli trascorse nell’ esercizio della professione di avvocato. La sua probità, la sua scienza erano un pegno della giustizia di quella causa di cui aveva assunto il patrocinio, ed infatti a lui venivano a preferenza affidate quelle cause, nelle quali non si poteva la verità distrigare, 8 PROEMIO 5 che con la profonda conoscenza di quelle leggi, che anche allora cominciavano ad essere il patrimonio di una privilegiata parte del foro, cioè del Dritto Ro- mano, del Dritto medio-sicolo. Soleva dire il compianto Carrara, che uno scrittore non deve cominciare a pubblicar le sue opere, se non dopo varcata l’età di quarant'anni. Ed il Gallo, non perchè avesse appreso dal Carrara quel precetto, ma per coscienzioso sen- timento della propria missione, non cominciò le sue pubblicazioni che dopo varcata già quell’ età. Profondo conoscitore del Dritto Romano, e delle patrie leggi, egli aveva dal lungo suo studio riportato la convinzione essere in quel Codice la sapienza di tutti i secoli, il dritto di tutte le nazioni: le altre leggi o introdotte dalla consuetudine, o emanate dal volere del legislatore, non essere che modifica- zioni di quelle norme, che la Sapienza Romana aveva dettato per la posterità. Ispirato a questi nobili concetti, e nello scopo di giovare alla gioventù stu- diosa, pubblicò le Pandette di Eineccio, il quale autore riguardava come il più felice interprete delle leggi Romane, e vi appose le sue addizioni, nelle quali fece apparire le modificazioni che dal Codice allora vigente in Sicilia, e dalle speciali Governative disposizioni eranvi state arrecate. Quell’opera potè bastare ad apprendere in breve e le leggi Romane, e le speciali leggi di Sicilia. Nè fu di ciò contento. Egli vide, che una lacuna bisognava colmare nello studio della patria giurisprudenza, lacuna innanti a cui si arretravano confusi non solo i giovani studenti, ma gli avvocati più provetti, i magistrati più gravi, che era quella del Dritto ecclesiastico Siculo, parte nobilissima di nostra legislazione, che per quanto si voglia credere inutile, risorge sempre vegeta a reclamare i suoi diritti. Noi non abbiamo avuto, nè abbiamo tutt'ora una vera codificazione sicola del nostro dritto ecclesiastico. Esso deve andarsi a raccogliere nelle Costituzioni imperiali, nei Capitoli del Regno, nelle Regie Prammatiche, nelle Sicole San- zioni; ma gran parte ne vaga ancora fuori, che dovrebbe raccogliersi negli Archivi di Stato, nelle Curie ecclesiastiche, negli archivi privati. Impresa fu cotesta riputata difficile, innanzi a cui erasi fermato lo stesso Mons. Di Gio- vanni che lasciò incompleto il suo Codex Diplomaticus, e che tentata dal’ Giarrizzo, non riuscì che ad una collezione di pochissime leggi. Il Gallo vi si accinse con quella pazienza che si suol chiamare tedesca, ma di cui son capaci anche i Siciliani, e che non è altro propriamente se non che l’ intrepidezza di cui si arma il coraggio. Non è credibile la copia dei documenti che seppe in breve tempo racco- gliere. Leggi Sovrane, Bolle Pontificie, Decreti di Regi Visitatori, Rescritti, PROEMIO 9 Ministeriali, Concordati, tutto si trova in quell’opera con abbondanza raccolto, e con ammirabile ordine venne egli disponendo que’ diplomi secondo le varie materie, che egli distribuì in cinque libri, ne’ quali trattò, cioè, delle fonti del dritto, de’ magistrati, delle persone, delle cose, de’ giudizi. In un tempo, che può dirsi breve, presentò in sei volumi il suo Codice, che arricchì di note dottrinali, e storiche, che tanto giovano all’ intelligenza dei diplomi che formano la base del nostro pubblico diritto. Se si pensa che il Gallo compiò da sè solo e senza ajuti tanta opera, non sarebbe esagerazione se si volesse chiamarlo a dividere la corona di gloria di cui van cinti i Triboniani e i Graziani, l’uno che raccolse le leggi Romane e l’altro i canoni della Chiesa. Se non che l’ uno avea avuto l' ajuto de’ Costantini, de’ Teofili e gli altri professori che gli vennero assegnati a quel lavoro, e l’altro ebbe l’ajuto de’ Pontefici che gli aprirono gli archivi e che gli age- volarono il compito: il Gallo affrontò solo quell’immenso lavoro; e può dirsi che a quella opera gigantesca non ebbe altro che la sua fionda. Cotesta opera (a cui negli ultimi anni aggiunse un settimo volume, di indice alfabetico da lui stesso formato) venne accolta con grande favore e riguardata come norma dal Foro, dalla Magistratura, e sino dagli uffici stessi del Governo, e resterà alla generazione ventura, se sarà men negligente della nostra, come monumento di scienza della patria Giurisprudenza. Possa a questa tomba dove è disceso questo nobile avanzo di una genera- zione che va di mano in mano estinguendosi, ispirarsi la gioventù italiana a virtù intellettuali e morali, di cui quegli ci ha lasciato sì copioso retaggio, e di cui tanto ha bisogno la patria! Non sia mai che la nostra gioventù si lasci incautamente illudere dallo splendore di certe dottrine, che invece di edificare, distruggono i vincoli di ogni civile consorzio, e trascuri lo studio di quel Codice che per la superiorità dei suoi lumi fu destinato ad essere la legisla- zione della posterità. È da queste leggi, e non da’ vani sofismi di una scuola traviata e crudele, che l'innocenza aspetta la sua difesa, e la società il trionfo della giustizia e della virtù! Si ricordi, che con questo Codice Roma mantenne sotto il suo impero le cento provincie che aveva soggiogato con le sue vittorie. Ma si ricordi altresi che se il dritto Romano divenne pel suo umarismo la legislazione di tutta l'umanità, questo umanismo non gli venne ispirato dalla legge delle dodici tavole, a dallo Editto Pretorio, ma dalla santità del Decalogo e delle carità delle Croce. Qual nobile orgoglio non dovrebbe destarsi nella gioventù italiana al pen- siero, che solo fu dato all’italia il privilegio di dettare le leggi a tutte le na- zioni, e di vederle tutte prostrate alla voce di Cesare, ed a quella di Pietro. 3 10 PROEMIO Si ricordi, che le due grandi legislazioni mondiali , il Dritto Civile, ed il Dritto Canonico, naoquero entrambe sullo stesso terreno in Italia, e che esse procedettero sempre unite, ed unite concorsero a fare la scienza del vero giureconsulto italiano. Sono questi i nobili ideali che si dovrebbero dischiudere alla novella gene- razione che sorge vigorosa in Italia; ed è questo il voto che io fo pel glo- rioso avvenire della Patria nostra. E voi, chiarissimi Accademici, che siete i rappresentanti delle Scienze, delle Lettere e delle belle Arti, siate i vigili custodi di quei sublimi ideali, senza cui ogni produzione dell'intelletto miseramente languisce. E a voi confidato il sacro fuoco, e dallo zelo vostro, dalla vostra solerzia attende la Patria quel decoro e quello splendore, senza di cui non vi è Nazione che possa vantarsi di aver conquistata la vera civiltà. set AT SOA CLASSE DI SCIENZE NATURALI ED ESATTE SUD STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGIGI SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA PEL Dott. GIOVANNI DI-STEFANO LIBERO DOCENTE DI GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PALERMO al GLI STRATI CON CAPROTINA DI TERMINI-IMERESE — £ofgo> — GLI STRATI CON CAPROTINA DI TERMINIIMERESE PREFAZIONE 70 Questa monografia serve ad illustrare solamente in parte la fauna dei calcari con Caprotina di Termini-Imerese (Palermo), perchè lo studio del genere Polyconites, che ne forma con le sue delle specie uno dei gruppi più importanti, sarà da me prossimamente pubblicato in un lavoro speciale. Nella determinazione generica dei fossili esaminati ho largamente usato delle sezioni cardinali, che, bene eseguite, fanno chiaramente conoscere la disposizione degli elementi della cerniera e rendono talora visibili dei nuovi caratteri interni. Per eseguire tali sezioni è necessario un ricco materiale e un lavoro lungo e paziente; ma il dispendio e la fatica sono compensati dagli ottimi risultati che se ne ritraggono, specialmente quando si ha da fare con fossili le cui valve di raro si possono ottenere diretta- mente ben preparate (1). (1) Rispetto al modo di preparare tali sezioni, mi limito solo a notare che esse, ottenute segando la conchiglia pel piano del lato cardinale della commessura, per lo più non fanno osser- vare dapprima nettamente le parti della cerniera, perchè, essendo la commessura sinuosa e po- sta in var) piani, rimangono sopra ogni valva attaccate porzioni dell'altra. In questo caso è necessario di liberare ogni valva dalle parti estranee col lavoro attento e paziente della lima, e mettere così bene in chiaro gli elementi cardinali, che la levigazione alla macchina di arrota- mento fa rilevare infine con la massima nettezza. Riesce difficile in queste sezioni la ricerca di taluni elementi molto bassi, come per es. della lamina miofora anteriore della valva x e della lamina che divide la cavità viscerale dalla fossetta dentaria in tale valva, nonchè di quella mio- fora posteriore nella valva f. Esse non appariscono quando di già le altre parti son bene visi- IV PREFAZIONE Per quanto riguarda la notazione delle valve, ho adottata quella pro- posta dal Munier-Chalmas (Etudes critiques sur les Rudistes, pag. 427) e accettata dal Douvillè e dal Fischer, per la quale la valva che ha due denti ed è libera nella maggior parte delle Chamacea e delle Rudistae, viene indicata con la lellera , e l'altra, che è fornita di un dente e fissa, con la lettera p. Gli elementi cardinali li ho distinti, salvo qualche lieve mo- dificazione, con i segni usati dal Dovvillè nelle opere citate qui appresso. I fossili illustrati in questo lavoro provengono tutti dalla rupe del castello di Termini-Imerese e si conservano, alcuni nel Museo comunale di della città, non pochi altri nel Museo geologico dell’Università di Palermo e la massima parte presso il benemerito insegnante di Scienze Naturali della R. Scuola tecnica di Termini-Imerese, prof. Saverio Ciofalo, il quale li- beralmente ha voluto permettere che io li studiassi, e che debbo qui rin- graziare nel modo più vivo. Non posso chiudere questa breve prefazione senza esternare anche i miei cordiali ringraziamenti al prof. H. Dovvillè della Scuola delle Mi- miere di Parigi, per la squisita cortesia con la quale mi è stato largo di consigli e di ajuti. Palermo, giugno 1888. bili, ed è perciò necessario di ricercarne l’esistenza limando buona parte della conchiglia sulla superficie di sezione, oppure spezzando le valve là dove tali elementi possono trovarsi. Questa indagine è delle più importanti, perchè la conoscenza incompleta della struttura in- terna cagiona i più gravi errori nella determinazione generica di questi fossili. PARTE STRATIGRAFICA La conoscenza del sistema cretaceo del bacino mediterraneo, per causa degli studj incompiuti sulle varie faune e sulla loro successione stratigrafica, è ap- pena avanzata, in modo che in esso non è ancora possibile un esatto smem- bramento di piani: per questo è necessario che l’attività dei geologi si rivolga alla ricerca paziente e minuta e all'esame dei fossili cretacei, per poter fondare col loro sussidio, dove sia possibile, delle solide divisioni stratigrafiche. Tale lavoro spetta in buona parte a noi italiani, che nelle Alpi, negli Apennini e in Sicilia abbiamo porzioni così importanti del Cretaceo; e di già i bei lavori pubblicati dai nostri maestri Pasini, Catullo, De Zigno, Meneghini, Gemmellaro, Pirona, Capellini, Seguenza, De-Stefani ecc., sono un ben valido inizio di tali indagini, e debbono servirci d’ incoraggiamento per proseguirle e per estenderle. Con questa monografia io intendo dal mio canto di cominciare una serie di studj sulla paleontologia e sulla stratigrafia dei terreni cretacei siciliani, i quali, se non sono molto sviluppati, presentano invece lembi importantissimi per la no- tevole ricchezza di resti fossili e tali da poter dar luce allo studio di quei cal- cari con Rudiste, che sono la parte prevalente e caratteristica del Cretaceo nel bacino mediterraneo. Nello esame di questi lembi è necessario procedere col massimo riserbo, perchè essi offrono faune in gran parte nuove e che spesso è molto difficile mettere in rapporto con quelle di altre regioni; sicchè non è utile tentare prima un lavoro di coordinamento generale dei var) strati e d'illustrarne poi i gruppi di fossili: così verrebbero lasciate inedite troppo a lungo faune importantis- sime, la cui pubblicazione potrebbe indurre alla scoperta di fatti che ci sareb- bero di ajuto nello studio intrapreso. Io credo bene pertanto di cominciare dallo esame analitico degli strati cretacei dei dintorni di Palermo, per passare poi a quello di altre regioni dell’isola. VI STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI I terreni cretacei dei dintorni di Palermo sono rappresentati da lembi vicini e scaglionati lungo il litorale nelle contrade Muletta di Capaci, M. Gallo, M. Pellegrino, M. Catalfano, Serradifalco e Coda della Volpe presso Bagheria, Casteldaccia, Trabia, Rupe del castello di Termini-Imerese, Vallone Figuredda, Vallone Tre-pietre, Castel-Brucato (1), Rocca di Cefalù, S. Nicola in ex-feudo S. Anastasia. Essi sono costituiti essenzialmente da masse poco potenti di cal- cari compatti o cristallini in istrati concordanti e, in modo affatto subordinato, da schisti marnosi varicolori e da piccoli strati di argille scagliose. In ge- nerale sono dei gruppi di calcari con Chamacea e Rudistae , indicanti una linea di scogliere sottomarine da Capaci a Cefalù, e tagliati dalla parte del mare dalla grande faglia settentrionale dell’isola e inoltre da spostamenti tra- sversali alla spiaggia, diretti in media da N. a S., in modo che si presentano, in- sieme ad altri depositi, sotto forma di rupi isolate e scoscese. Gli spostamenti che hanno determinato i ripidi fianchi di queste rupi e inclinati gli strati in ge- nerale a N. N. E., mettono a nudo quasi sempre la successione più o meno completa degli strati dal Trias fino all’Eocene e non di rado al Pliocene e al Quaternario, sicchè per lo più è possibile, salvo qualche eccezione, di ben limi- tare i calcari cretacei dài terreni che li sostengono e li ricoprono. Questi lembi, ora assai ricchi di fossili ed ora scarsi, richiedono speciali lavori d’illustrazione, pei caratteri dei calcari concordanti che li formano e delle difficili faune che contengono; perciò io mi propongo di pubblicare su di essi, con quella rapida successione che è permessa da simili stud], una serie di monografie stratigrafiche e paleontologiche, cominciando per ora dallo studio dello importante lembo cretaceo che ci offre la rupe del castello di Termini- Imerese. La dirupata collina che sostiene i ruderi del castello di Termini-Imerese è un luogo assai importante per lo studio della geologia siciliana, perchè in uno spazio assai ristretto racchiude i rappresentanti fossiliferi di molti piani geo- logici che spesso bisogna cercare in territori divisi e lontani. Riguardo alla sua struttura sono stati di già scritti dei cennì (2); ma qui conviene di esaminarla in modo più esteso, specialmente per quanto riguarda gli strati cretacei. (1) Croraro, Descrizione della Nautica Gemmellaroi ecc., 1869. — Descrizione di alcune conchiglie fossili del Cretaceo superiore di Castel-Brucato, 1870. (2) GemmeLLARO, Sugli strati con Leptaena nel Lias superiore di Sicilia, 1886. (Bull. del R. Com. Geol., n. 5-6, 9-10). — BaLpacci, Descrizione geologica dell’isola di Sicilia, 1886. (Me- morie descrittive della carta geologica d’Italia). SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA VII Sezione naturale della Rupe del Castello di Termini-Imerese (1) Rudert del Castello Chia dell'AMuuuiiata 27) - 0 Chissa di È. Giovanni 4 Livello delammate 1. Dolomia del Carnico. 7. Calcari cretacei con Caprotina. 2. Calcari con crinoidi del Lias medio. 8. Calcari cretacei con Rad. Sauvagesi. 3. Schisti silicei del Lias superiore. 9. Argilla scagliosa dell’Eocene medio. 4. Calcari titonici. 10. Schisti marnosi dell’ Eocene superiore. 5. Caleari cretacei con Requienia. 11. Conglomerato quaternario. 6. Calcari cretacei con Polyconites Vernewilli. La rupe, alta 115 m. sul livello del contiguo mare, emerge dalle rocce eoce- niche, sollevata da uno spostamento diretto da N. E. a S. 0., che mette a nudo nel lato orientale la sezione dei terreni che la compongono, ed è ripidamente troncata lungo la spiaggia dalla citata faglia settentrionale dell’isola e nel lato occidentale da un altro spostamento diretto da N. a S. La roccia fondamentale sulla quale si eleva è la dolomia del Carnico grigia, cristallina, cellulare, non di raro stratificata e con piccole alternanze marnose giallastre, che compare nel vicolo Sorgive presso il Carcere distrettuale, sotto la chiesa dell’Annunziata, sotto quella di S. Orsola e sostiene parte dell'abitato di Termini. Su di essa sieguono in sconcordanza circa 8 M. di calcari grigi con crinoidi, generalmente in piccoli strati, con una inclinazione a N. N. E. molto variabile, alternanti con marne di color rosso vinaccia, macchiate di gri- gio e di verdiccio. I fossili sono scarsi in tali strati; nondimeno vi si raceol- gono: Pygope Aspasia Meneg. sp. ERhynchonella furcillata Teodh. sp. » ‘<—. Zitteli Gemm. (1) L’asterisco (") indica i punti fossilferi dei calcari con Polyconites Vernewilli; una cro- «ce (+) quelli dei calcari con Caprotina, due (+) quelli dei calcari con Rad. Sauvagesi. VIII STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI Essi li mostrano appartenenti ai nostri soliti calcari con crinoidi e Pygope Aspasia del Lias medio. Si sovrappone in perfetta concordanza su questi calcari un insieme spesso circa 16 M. di schisti silicei con parti diasproidee, grigi, piombini, giallastri, rosso-cupi, con lenti di calcare grigio, zeppo di crinoidi, e di calcare compatto rosso con belemniti, e alternanti con marne ed argille scagliose grigio-verda- stre e rosso-giallastre. Queste rocce sono ora ben stratificate, ora sconvolte e frammentarie, ed offrono il caratteristico aspetto degli altri strati simili del Lias superiore, al quale si riferiscono. Esse contengono abbondanti impronte di fucoidi e un gran numero di frammenti di lamellibranchi e di echinidi sempre indeterminabili ; però nella parte inferiore di questo insieme si pre- senta ben conservata una piccola fauna che ne caratterizza l’età. Fra la specie che vi si raccolgono basta citare : Pentacrinus jurensis Quenst. Leptaena sicula Gemm. » gibbosula Gemm. Waldheimia (Ismenia) sicula Gemm. Kingena Deslongchampsi Davids. Placunopsis Zitteli Gemm. Questi fossili, in parte comuni con la parte inferiore degli schisti silicei di Trabia e con la parte inferiore del Lias superiore di Taormina, distinguono gli strati con Leptaena del Lias superiore, che sono stati recentemente illu- strati dal prof. Gemmellaro (1). Tali schisti silicei, che dall’ imboccatura orientale del traforo della strada ferrata Palermo-Catania salgono fino al piano del Belvedere, sostengono un'alta parete a picco di calcare titonico, che dalla spiaggia s'innalza fino al culmine della rupe. Il calcare è grigio, ceruleo, venato di spato , compatto , subcristallino, assai spesso molto brecciforme, in generale a stratificazione indistinta, ma talora, come vicino la spiaggia, ben stratificato e pendente a N. N. E. Esso è ricchissimo di fossili, ed ha fornito parte della fauna tito- nica che è stata illustrata dal prof. Gemmellaro (2) e da me (3); però un buon (1) GemMELLARO, Opera citata. (2) GemMELLARO, Studj paleontologici sulla fauna del calcare a Terebratula janitor del Nord di Sicilia, 1868-1876. (3) Dr-SreFANo, Nuovi gasteropodi titonici, 1882. — Sopra altri fossili del Titonio inferiore di Sicilia, 1883. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA IX numero di sue specie nuove è ancora indescritto e trovasi nelle collezioni del prof. Saverio Ciofalo, che da venti anni si occupa a studiare con tanto zelo . i varj rami di Scienze Naturali interessanti il territorio di Termini-Imerese. Questo deposito ci rappresenta uno dei tre aspetti del Titonio inferiore di Sicilia, cioè quello con fauna promiscua. Fra i fossili che contiene cito a caso: Terebratula Newmayri Gemm. » Moravica Glock. » Himerensis Gemm. Itieria obtusiceps Zitt. » Stimmenensis Oost. » Cabaneti Math. » parva Di-Stef. Piygmatis pseudobruntrutana Gemm. Cryptoplocus subpiramidalis Mùnst. sp. » succedens Zitt. Cypraea tithonica Di-Stef. Nerita Paretiù Gemm. Litoceras quadrisulcatum d'Orb. sp. Sphenodus gigas Agassiz. ecc. Sul Titonio sieguono con leggera sconcordanza gli strati cretacei, che da presso i bagni di Cisira si estendono fino all'imboccatura occidentale del tra- foro, sulla quale mostrano una inclinazione di 46° a N. e si arrestano brusca- mente, interrotti dallo spostamento che ribassò l’Eocene. Essi, mentre tutti i membri sottostanti sono inclinati a N. N. E, mostrano una pendenza che gira lievemente da N. N. 0. a N., e hanno uno spessore di circa ventisei metri. Sono formati di calcari compatti o cristallini, cerulei e grigi, in istrati con- cordanti, con piccole alternanze marnose associate, difficilissimi a potersi se- parare stratigraficamente; però la ricerca dei fossili indica in questo insieme quattro faune che si succedono in ordine di sovrapposizione. La connessione dei calcari che le contengono è così intima, che per non istabilire delle linee di divisione arbitrarie, presento qui sopra la sezione naturale della rupe del ca- stello, esattamente copiata come si presenta, indicando coi numeri gli strati nei quali si raccolgono i differenti gruppi di fossili. I primi strati che si presentano a contatto col Titonio sono i meglio separati pel loro aspetto; essi sono flessuosi, in generale ristretti, formati di calcare grigio- oscuro, ceruleo, talora tendente al violetto, compatto o suberistallino, non di raro brecciforme, venato di spato, leggermente bituminifero, e alternanti con pic- RI x STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI coli strati di schisti marnosi verdicci o giallicci, talvolta rigati di‘rosso. Questi calcari, potenti circa cinque metri e poveri di fossili, offrono molti individui di una Requienia nuova, e pel loro aspetto e per la loro posizione stratigrafica ricordano a prima vista gli altri pure bituminiferi di Capaci, di M. Pellegrino e di Cefalù, nei quali si raccoglie una ricca fauna con Requienia Lonsdalet Sow. sp. e con Itieria. Or sebbene i descritti strati di Termini-Imerese non abbiano of- ferto sinora nessuna specie comune con questi, è molto probabile che abbiano la stessa età; però per la presente imperfetta conoscenza del nostro Cretaceo, la cui fauna è quasi interamente indescritta, io credo che sia prudente per ora di lasciarne dubbiosa l'età, designandoli col nome di calcari con Requienza. Tali calcari perdono lentamente il carattere di flessuosità dei loro strati e pas- sano agli altri grigi, compatti, subcristallini, spesso brecciformi, che mostrano la seconda fauna cretacea e sono in intima relazione stratigrafica con essi. Questi calcari, la cui stratificazione si rende talora indistinta, non sono più potenti di tre metri, e contengono abbondanti esemplari del Polyconztes Ver- nevilli Bayle apud Coquand (Caprina), (1) associato ad altri Polyconites nuovi, ma vicini. Il Prof. H. Douvillè, che gentilmente si è prestato a para- gonare gli esemplari di Termini da me riferiti al Polyconites Vernewilli con gl’individui spagnuoli tipici di questa specie, provenienti dalla raccolta del de Verneuil e conservati nelle collezioni paleontologiche della Senola delle miniere di Parigi, nota che essi vi corrispondono benissimo e che non possono sepa- rarsene. I Polyconites sono rappresentati in questi strati da un gran numero d’individui, tanto che la roccia prende spesso l'aspetto di una vera lumachella. Sui calcari con Polyconites Vernevilli sieguono anche in istretta connessione stratigrafica quelli contenenti la terza fauna, i quali sono spessi poco più di sette metri e composti di calcare grigio-chiaro, compatto o finamente cristal- lino, spesso brecciforme, in strati per lo più molto spessi, e alternanti qua e là con straterelli di marna giallastra o grigia. Essi contengono abbondanti 07- bitolina, delle quali nessuna ho potuto identificare sinora con specie note, e una ricca fauna di Caprotina (Caprotina s. str. e Sellaca) Monopleura (s-g. Himeraelites) e Polyconites, con qualche gasteropode e una Radiolites (Sphae- rulites Bayle, auct.) del tipo della Rad. Sauvagesi d' Hombre-Firmas sp., ab- bondante ma sempre in orribile stato di conservazione. Il gruppo importantis- simo dei Polyconites vi è rappresentato da un gran numero d’ individui ap- partenenti a varie specie tutte nuove; fra di essi non si raccoglie il Polyco- (1) Coquanp, Monographie de l’ étage Aptien de 1° Espagne, 1865, pag. 157, PI. XXV, fig. 5, 6. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA XI nites Vernewilli, o almeno non si è finora trovato. L'esame di questo gruppo verrà pubblicato prossimamente in un’altra monografia, sicchè le specie sulle quali conviene per ora intrattenerci sono le seguenti: Monopleura (Himeraelites) Vultur Di-Stef. » » meghistoconcha Di-Stef. » » Gemmellaroi Di-Stef. » » mediterranea Di-Stef. » » Douvillei Di-Stef. » » Ugdulenae Di-Stef. Caprotina cfr. striata d'Orb. ; » » Strix Di-Stef. » (Sellaea) sicula Di-Stef. » » Zitteli Di-Stef. » » cespîtosa Di-Stef. » » himerensis Di-Stef. Caprotina (Sellaea) laticoncha Di-Stef. » » Pironae Di-Stef. » » Orbignyi Di-Stef. » » plagioptychoides Di-Stef. » » Ciofaloi Di-Stef. Radiolites sp. del tipo della Rad. Sauvagesi d' Hom- bre-Firmas sp. » Spallanzanit Gemm. sp. (1). Modiola sp. Nerinea Stoppami Gemm. (2). Cerithium sp. n. I calcari descritti sopra passano ad altri in istrati meno spessi, che si distin- guono per l'abbondanza di frammenti grandi e piccoli di ftaniti, evidentemente strappati dal sottostante Lias superiore, e di nodoli silicei. Essi sono grigi, com- patti o finamente cristallini, molto brecciformi, zeppi di O;Ditolina indetermi- nabili e di frammenti di Radiolites (= Sphaerulites Bayle, auct.), e alternanti con straterelli di schisti marnosi gialli o verdicci. Tali calcari si estendono fino (4) Nota sopra una Sphaerulites del Turoniano di Sicilia, 1867. (2) Nerinee della Ciaca dei dintorni di Palermo, 1865, pag. 32, Tav. IV, fig. 13-15. {Giornale di Sc. Nat. ed Ec. di Palermo, vol. I). XII STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI all'imboccatura occidentale del tunnel, dove si mostrano diretti da Est a Ovest, e dove in parte furono esportati dal mare. Essi contengono una fauna che è in generale differente dalla seconda sopra citata, sebbene le sia legata da molti rapporti; essa è la seguente : Radiolites Spallanzanit Gemm. sp. » Sauvagesi d'Hombre-Firmas sp. con la var. socialis d’Orb. » Nebrodensis Gemm. Piccola specie affine alla Rad. angulosa d’Orb. del Turoniano di Pons. Caprina communis Gemm. (1). Modiola sp. Acteonella laevis d'Orb. Nerinea Stoppani Gemm. Questi calcari non sembrano più potenti di undici metri; però nessuna linea reale di distinzione esiste fra questo gruppo di calcari e quello sottoposto con Caprotina, e se non intervenisse il carattere della presenza dei frammenti silicei, carattere a dir vero di ben lieve importanza, essi sul terreno non si potrebbero dividere praticamente. Agli strati con Rada. Sauvagesi, troncati a picco dallo spostamento citato, urtano le argille scagliose piombine o giallastre del membro medio del nostro Eocene, ricche d’individui della Nummulites Lucasana Defr., dell’ Orbitoides dispansa Gimb., dell'O. stellata d’Arch. ecc., e sono parte delle argille eoce- niche tanto estese nel territorio di Termini. Su di esse sieguono circa dodici metri di schisti marnosi, contorti, grigi o biancastri, con intercalazioni di ar- gille scagliose ed alternanze o concrezioni di calcari brecciformi e compatti, con abbondanti fucoidi e Nummulztes striata d'Orb., Alveolina longa Czizeck, A. ovoidea d'Orb. ecc., e che occupano la contrada Fossola, salendo fin sotto l’abi- tato di Termini. Essi sono la diretta continuazione dei noti schisti di Patàra, i quali rappresentano il membro superiore del nostro Eocene e offrono i carat- teri del F/ysch eocenico. Infine il conglomerato quaternario delle alluvioni del contiguo fiume S. Leonardo ricopre l’Eocene superiore accanto la rupe con lo spessore, in quel luogo, di più di un metro, formando il suolo che sostiene la chiesa di S. Giovanni. (1) GemmeLLARO, Sulle Caprinellidi dell'Ippuritico dei dintorni di Palermo, 1865, pag. 224, Tav. I, fig. 6-10; Tav, II, fig. I. (Atti dell’Ace. Gioenia di Sc. nat. di Catania, Ser. 2, vo- lume XX). SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA XIII 3: Dalla descrizione precedente si rileva che il Cretaceo del castello di Termini- Imerese è composto dai seguenti membri, che sono qui notati dal basso in alto : 4. Calcari con Radiolites Sauvagest. 3. Calcari con Caprotina. 2. Calcari con Polyconites Vernevilli. 1. Calcari con Requienia. Sulla età del membro 1° si è già discorso, perciò è ora necessario di deter- minare quella dei tre ultimi. Questa determinazione offre molte difficoltà, per- chè deve fondarsi sull'esame di faune quasi intieramente nuove e legate da connessione stratigrafica e paleontologica; nondimeno dal loro studio si trag- gono elementi che permettono di potere indagare i rapporti di tali faune con quelle di depositi di altre regioni. I calcari con Polyconites Vernewilli Bayle apud Coquand sp. sono stratigra- ficamente connessi in modo intimo anche con i sovrastanti strati con Capro- tina; or, tenuto conto che questi ultimi ricordano pei loro caratteri il Ceno- maniano superiore, e che il Polyconites Vernewilli fu trovato dal Coquand nel Cenomaniano superiore (Carentonien) della Spagna, cioè a Santander, alla montagna di San-Justo y Pastor, a Campos e a Palomar (Aragona), ove si presenta unita alla Caprina adversa d' Orb., si sarebbe condotti ad assu- ciare tali calcari con Polyconites Vernewilli ai seguenti con Caprotina. Però alcune considerazioni non fanno sicura questa associazione. È da notare prima di tutto che la Caprina Baylei Coquand dell’ Aptiano inferiore della Spa- gna (Aragona, provincia di Taragona, ex-regno di Valenza) (1) sembra iden- tica col Polyconites Vernewilli Bayle apud Coquand, e che Choffat (2) ha trovato quest’ ultima specie in un livello del Cretaceo portoghese (Niveau è Sphaerulites Vernevilli) di posizione dubbiosa, ma pel quale non esclude la pos- sibilità di rappresentare il Cenomaniano inferiore, essendoci al di sotto di esso alcuni strati contenenti la ScAloenbachia inflata. Dippiù il Prof. Henri Dou- villè, l'illustre conoscitore delle Chamacea e delle Rudistae, mi fa sapere, per mezzo di comunicazioni letterali, che il Polyconites Vernevilli Bayle apud (1) Coquanp, Opera citata, pag. 156, PI. XXV, fig. 7-10. (2) Cnorrar, Recneil de monographies stratigraphiques sur le système erétacique du Por- tugal, 1°, 1885. XIV STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI Coquand sp. è stato trovato nel Sud della Francia sempre in istrati che sono inferiori a quelli con Caprina adversa e rappresentanti il Cenomaniano inferiore. Per questi fatti la posizione stratigrafica del Polyconites Vernewilli Bayle apud Coquand sp. pare sinora dubbiosa, e non è improbabile che esso si presenti in vari livelli; perciò conviene per ora di tener separati i calcari con Poli comites Vernewilli dai sovrastanti e di attendere nelle ricerche seguenti se essi debbano riguardarsi come rappresentanti di strati del Cenomaniano inferiore con aspetto differente dal vero Rotomangiano o inferiori ad esso, oppure se debbono aggregarsi a quelli con Caprotina. Sia però qui notato che a poca distanza da Termini-Imerese, cioè a S. Giovanni di Caccamo, alla contrada Piombino presso Caltavuturo, a S. Giovannello presso Scillato, il Cenomaniano inferiore è paleontologicamente ben rappresentato dalla fauna rotomangiana dell’ Algeria descritta dal Coquand, (1) e che esso non è in relazione con i calcari sopradescritti di Termini, nè ha con essi specie comuni. Per quanto riguarda i due ultimi membri (3°, 4°) conviene fermarsi a stu- diare prima il più elevato, perchè la determinazione de’ suoi rapporti di età potrà guidarci meglio a ricercare quelli dei sottostanti calcari con Caprotina. La fauna superiore dei calcari cretacei in esame, cioè quella del quarto mem- bro, può paragonarsi a quella della parte superiore della zona con Itadiolites Spallanzani Gemm. (2) di M. Pellegrino presso Palermo. Quivi il cretaceo presenta una serie di calcari in istrati concordanti, limitati sopra dal primo membro del nostro eocene, che contengono tre faune, una inferiore con Re- quienia Lonsdalei Sow. sp. e Itieria, una media con Zchtyosarcolithes e una superiore con Radiolites Sauvagesi d'Hombre-Firmas sp. e Caprina communis Gemm. Le due ultime, strettamente legate da molti rapporti, costituiscono due divisioni di quella che il prof. Gemmellaro chiamò zona con Rad. Spallan- zanti. I calcari con Caprina communis contengono molte specie, delle quali sarà fatta appresso una illustrazione speciale; per ora basta citare : Plagioptychus Aguilloni d'Orb. Caprina communis Gemm. Radiolites nebrodensis Gemm. » Spallanzanii Gemm. sp. (1) Coquanp , Géologie e Paléontologie de la region Sud de la province de Costantine , 1882 (Mém. de la Soc. d'Ém. de la Provence). (2) GemmeLLARO , Terreri cretacei della Sicilia (Giornale di Scienze Naturali ed Econo- amiche di Palermo; vol. XIII, pag. XIX; comunicazione del 12 giugno 1878). SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA XV Radiolites Sauvagesi A Hombre-Firmas sp. e var. socialis d'Orb. Nerinea Fleuriausa d’Orb. » Uchauriana d'Or. » Stoppanii Gemm. Acteonella laevis d'Orb. Il Coquand (1) nel suo breve cenno sul Cretaceo della Sicilia distingue nei calcari di Monte Pellegrino l'Angoumiano con Biradioliles cornu-pastoris e il Provenziano con Hippuriles cornu-vaccinmwn ; ma, a dir vero, nessuna di queste due specie si presenta ivi (2), nè vi è possibile la distinzione di un piano Provenziano, che del resto, come si trae dai recenti lavori francesi, non è improbabile si debba radiare dal numero dei sottopiani turoniani. Però la fauna su- periore di M. Pellegrino ci offre la possibilità di potere stabilire dei paragoni con depositi di altri paesi. Essa, mentre contiene la Nerznea Fleuriausa d’Orb., che indica delle relazioni col Cenomaniano, e il Plagioptychus Aguilloni d’Orb. e l’Acfeonella laevis d'Orb., che si presentano nel Turoniano e nel Se- noniano, nessuna specie mostra che sia propria di quest’ultimo piano; invece, oltre la Nerinea Uchavriana del Turoniano, ci offre la Radiolites Sauvagest la quale, nonostante che fosse ritenuta dal Coquand come una delle migliori specie del suo Provenziano, è certo una specie di guida del Turoniano supe- riore (Angoumien) nella Charente, nelle Corbières, in Provenza (3). Da que- sto si trae che gli strati con Caprina communis di Monte Pellegrino sono in rapporti di età col Turoniano, e a dir vero con gli strati superiori di esso (Angoumien). Ora i calcari più elevati del Cretaceo di Termini-Imerese hanno comuni con questi superiori di Monte Pellegrino la Rad. Sauvagesi d' Hombre -Firmas sp. con la var. soczalis d'Orb., la Rad. Nebrodensis Gemm., la Caprina com- munis Gemm., la Nerinea Stoppani Gemm. e l'Acfeonella laevis d'Orb., il che mostra che hanno la stessa età. Questa determinazione ci permetterà ora di potere esaminare i rapporti cro- nologici degli strati con Caprotina di Termini-Imerese. Due specie di essi, cioè (4) Coquanp, Sur la formation crètacèe de Sicile (Bull. de la Soc. gèol. de France, 2 s, i. XXUI, pag. 497, 1866). (2) Lo stesso prof. Gemmellaro ha ora riconosciuto che gli esemplari anche da lui rife- riti al Biradiolites cornu-pastoris Des Moulins sp, appartengono a un’altra specie, vicina ma distinta. (8) Toucas, Du terrain crètacèe des Corbières ecc. (Bull. de la Soc, gèol. de France, 2 s., i. VIII, 1879-1880, pag. 39). XVI STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI la Rad. Spallanzani Gemm. e la Nerinea Stoppanti Gemm., sono comuni ai calcari con Ichtyosarcolithes di Monte Pellegrino e a quelli con Rad. Sau- vagesi e Caprina communis di M. Pellegrino e di Termini-Imerese, con i quali sono legati stratigraficamente in modo intimo; nondimeno il tipo dei generi dominanti della fauna che contengono richiama quello del Cenomaniano della Francia e della Boemia. Il Cenomaniano inferiore è ben rappresentato, come fu detto, nella stessa provincia di Palermo e non molto lontano da Ter- mini dalla fauna rotomangiana dell'Algeria, e non mostra nessuna specie co- mune con gli strati dei quali discorriamo; per questo sembra potersi escludere che essi rappresentino il Cenomaniano inferiore, tanto più che non mancano forse ragioni per considerare come appartenenti a questo i calcari con Poly- conites Vernewilli, che stanno immediatamente sotto. L'abbondanza di Capro- tina e la presenza della Caprotina cfr. striata d'Orb. mostrano invece che tale deposito ha relazioni con gli strati a Caprotina del Mans (Sarthe), che appar- tengono alla porzione più elevata di quel Cenomaniano, e con gli equivalenti di essi, come sarebbero gli strati con Ic//yosar-colithes e Caprina adversa d’Orb. della Provenza, delle Corbières, dei Bassi Pirenei, delle Charentes, della Spagna, il Pliner inferiore della Sassonia ecc. Però non è possibile stabilire un parallelismo esatto per mezzo di una fauna quasi interamente nuova; anzi pare che i calcari con Caprotina per le loro relazioni con i superiori contenenti la /adiolites Sauvagesi , possano forse ‘costituire la divisione inferiore di un piano, la cui parte superiore sarebbe occupata dagli strati sovraddetti con adiolites Sauvagesi e Caprina com- munis, e il quale nel suo insieme ha rapporti col Cenomaniano da un lato e col Turoniano dall’ altro, e nondimeno, per la ricca fauna nuova che con- tiene, assume un carattere comprensivo suo proprio. Lo studio stratigrafico e paleontologico dei nostri calcari con Chamacea e Rudistae è appena co- minciato, e ove non sia ancora bene avanzata la investigazione paleontologica dei vari livelli, è prematuro l’emettere un giudizio definitivo sull’ età delle faune che troviamo in questi depositi coralligeni, difficilissimi per loro carat- tere a essere suddivisi in piani. Pertanto è bene far rilevare i rapporti che questa fauna media del Cretaceo del castello di Termini-Imerese offre princi- palmente col Carantoniano, per i generi che mostra, e di dare agli strati che la contengono il nome di strati con Caprotina, il che non pregiudica la determinazione cronologica. Quando nelle successive monografie avremo de- scritto le altre faune cretacee e chiarito l’età dei livelli con Zchthyosarcolithes di Monte Pellegrino e di Cefalù, i quali hanno specie comuni con i calcari a Caprotina di Termini e occupano la stessa posizione stratigrafica, saremo certo in condizioni di determinare con più sodi elementi i rapporti di questi strati medii di Termini con altri depositi mediterranei o estramediterranei. PARTE PALEONTOLOGICA CHAMACEA NEO NIO PILE NOS ERIE DIANE Genere MonoprLEuURA Mathéron 1842 Sottogenere HimeRAELITES Di-Stefano Conchiglia irregolare, generalmente inequivalve, talora subequivalve, inversa, fissa, spessa, con la commessura più o meno sinuosa; fornita di una depres- sione longitudinale eccentrica sulla valva «, corrispondente alla cavità visce- rale, e di due depressioni longitudinali separate da un rigonfiamento, sul lato palleale della valva 8; composta di due strati, uno esterno, sottile, prismatico ornato di coste longitudinali, facilmente sfogliabile; l’ altro interno, porcella- nico e molto spesso. Valva « libera, convessa, ora molto sviluppata, ora quasi opercolare, prov- vista di un apice molto curvato sulla linea cardinale. Essa porta all’ interno un margine palleale largo; due denti cardinali forti, diritti, appuntiti, a sezio- ne subtriangolare o subcircolare, spesso inclinati verso la linea cardinale, che sono, uno anteriore, interno D' molto sviluppato, l’altro posteriore, marginale D, più debole e posto accanto l’intaccatura inserzionale della parte attiva del ligamento; una fossetta dentaria » grandissima e molto profonda, che separa i due denti ed è divisa dalla cavità viscerale CV per mezzo di una lamina non molto sottile. L'impressione wma del muscolo adduttore anteriore è forte, larga, con orli rilevati e posta in parte sotto il dente principale D' e in parte sopra una lamina spessa, che dalla base di tale dente va all’orlo opposto della con- chiglia. Il rilevamento dell’impressione muscolare anteriore produce tra essa e l’orlo anteriore della conchiglia una depressione concava, allungata , più o meno visibile, che però non prende mai l'aspetto di una fossetta accessoria. L'impressione dell’adduttore posteriore è portata da una cresta miofora mp, spessa, elevata, che parte dalla base del dente posteriore D e si arcua attorno la fossetta dentaria n, rilevandosi in cornice sul margine palleale della valva, 2 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI come quella dei Plagioptychus, e scemando in altezza via via che si avvicina alla cavità viscerale CV. Tale apofisi miofora posteriore è più o meno elevata, giacchè si presenta in talune specie molto alta e in altre bassa; però è sempre inferiore in altezza al contiguo dente marginale. Valva £ fissa per l’apice, in generale molto più grande di quella «, più o meno conica, cilindro-conica, quasi diritta o arcuata all’ estremità per causa dell'aderenza ai corpi sottomarini. Essa porta un margine palleale distinto e più o meno largo, e la cerniera composta di un dente cardinale N fortemente sviluppato, più o meno arcuato, e di due fossette dentarie, una anteriore d'’, che serve a ricevere il dente principale D' della valva libera, ed è separata da una lamina sottile dalla cavità viscerale CV; l’altra posteriore d, poco pro- fonda, ma trasversalmente allungata, destinata ad accogliere il dente poste- riore D della valva superiore e l’annessa cresta miofora posteriore 72p. L'im- pressione 72'a' del muscolo adduttore anteriore è su tale valva larga, con orli rilevati e posta sopra una parte spessita della conchiglia ; quella dell’ad- duttore posteriore è portata da una lamina miofora 77°p', spessa e bassa, che parte dalla base del dente N, va all'orlo opposto della valva e serve a divi- dere la cavità viscerale CV dalla fossetta posteriore d. Il ligamento è esterno e somiglia ne’ suoi caratieri generali a quello delle Chama, delle Isocardia, dei Diceras, delle Caprotina ecc. , perchè scende dentro due solchi dagli apici delle valve e sì fissa poi sopra creste ninfali lungo il margine cardinale della conchiglia. Il solco ligamentare esterno della valva libera () parte dall’apice, senza però descrivere una spirale attorno ad esso, e deprime la linea cardinale presso il dente posteriore D in una intac- catura s, della quale non sempre si può precisare la forma, ma che su pa- recchi esemplari somiglia ad una sinuosità più o meno profonda, un po’ allar- gata nel lato interno a forma di fossetta. Essa doveva servire di punto d’inserzione alla parte attiva del ligamento, che, procedendo di là sul margine cardinale della valva, s' inseriva, sotto l’apice, sulla parte esterna di una cresta ninfale X, compresa fra due leggieri solchi. Nella valva fissa (8) le tracce del ligamento ci presentano un solco esterno | più o meno profondo che parte dall’apice diritto e scava sul margine cardi- nale della conchiglia una fossetta piccola e poco profonda, in comunicazione con la cavità mio-dentaria d; una piccola cresta ninfale e separata da un solco dalla base del dente N, e un solco 9 largo e poco profondo, che corre lungo il margine cardinale della valva e svanisce, a quanto pare, dietro il comin- ciamento della impressione muscolare anteriore. Esso serviva a ricettare la cresta ninfale % della valva superiore, quando le valve erano in connessione. In conseguenza di tali disposizioni la porzione inattiva del ligamento doveva correre nei due solchi esterni che dagli apici delle due valve vanno alla linea SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 3 cardinale, mentre quella attiva doveva inserirsi sulla parte più esterna delle due creste ninfali 4, e. Come fu detto sopra, tutte le specie di questo sottogenere presentano nel lato palleale della valva fissa (8) due depressioni longitudinali leggiere, sepa- rate da un rigonfiamento, simili a quelle che si notano nella stessa valva delle Monopleura , e corrispondenti a due leggiere sinuosità della linea commes- surale. Queste depressioni non sono così nettamente differenziate come nei Radiolites e nei Biradiolites; ma corrispondono a una modificazione nell’anda- mento delle lamine della conchiglia e debbono avere perciò lo stesso valore che hanno in essi (1). L'animale del sottogenere che descrivo doveva presentare molta analogia con quello delle CRama, e doveva essere fornito in conseguenza di tre aperture nel mantello, l’anale posta presso il muscolo addutore poste- riore, la dranchiale posta più lontano e la pediale, che doveva trovarsi nelle vicinanze del muscolo anteriore. Ora quest’ ultima, essendo poco sviluppata nei lamellibranchi fissi direttamente per la loro conchiglia, non doveva lasciare traccia di sè ben rilevabile; mentre le altre due, corrispondenti a parti ben differenziate degli orli del mantello, potevano produrre delle modificazioni nella forma delle lamine della conchiglia. Per questo le due sinuosità che si osser- vano nel lato palleale della commessura delle valve possono attribuirsi all’azione delle due aperture anale e respiratoria dell'animale. Le due depressioni lon- gitudinali che si osservano sulla valva 8 non sono che le tracce lasciate da tali sinuosità. Le specie comprese sotto il nome di Hmeraelzites sono strettamente legate ai generi Caprotina, Gyropleura e Monopleura, e sebbene ne riproducono la disposizione generale degli elementi cardinali, ne differiscono però per varî caratteri. Esse si distinguono dalle Caprotina (sensu latu) principalmenie per la mancanza di fossette accessorie nella valva libera («) e di canali in quella fissa (8), e in modo affatto subordinato pel grande sviluppo degli ele- menti della cerniera e lo spessore dell'apofisi miofora posteriore. Dalle Gyro- pleura poi si separano per la loro differente forma esterna della conchiglia, per l’esistenza di una spessa cresta miofora posteriore nella valva «, per la spiccata disuguaglianza dei denti in tale valva, per la diffevente forma della lamina miofora posteriore della valva fissa (8) e subordinatamente pel robusto sviluppo dello apparecchio cardinale. Le loro affinità sono assai intime col genere Monopleura per la disposi- zione delle parti della cerniera e per la forma della conchiglia; sicchè andreb- bero recisamente riferite ad esso, se non presentassero un carattere che è (1) Dowvillè, Essai sur la Morphologie des Rudistes, pag. 397 (Bull. de la Soc. géol. de France; 3 s., t. XIV, 41886). 4 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI mancante nelle Monopleura tipiche, secondo sono state limitate dal Pictet (1) e dal Douvillè (2). In queste le impressioni muscolari sono superficiali, e perciò non esistono in esse apofisi miofore nella valva «, nè cavità destinate a rice- verle in quella 8 (3); invece nelle specie di Termini-Imerese si nota sulla valva « una forte cresta miofora posteriore somigliante a quella dei Plugiop- tychus e una corrispondente cavità in quella f. Tale carattere differenziale è certo importante, giacchè, pei criteri dominanti oggi nella distinzione delle Chamacea e delle Rudistae propriamente dette, il massimo valore generico è dato al modo d’inserzione dei muscoli adduttori; e perciò le specie descritte qui appresso non potrebbero riguardarsi come Monopleura tipiche. Alla esi- stenza nelle specie di Termini-Imerese della forte apofisi miofora posteriore, vanno aggiunti dei caratteri certo subordinati per la determinazione del ge- nere, ma costanti e tali che danno loro un aspetto distinto, e sono: il grande sviluppo dell’ apparecchio cardinale , segnatamente della fossetta dentaria della valva libera (x), in relazione con quello del dente N della fissa (6), e le grandi dimensioni della loro conchiglia. Esse presentano l'aspetto di Plagioptychus, sebbene si distinguano nettamente da questo genere per particolari nella forma degli elementi cardinali e per la mancanza di canali nella valva libera (2). Tali specie potrebbero considerarsi o come Caprotina (s. 1.) mancanti di fos- sette accessorie nella valva « e di canali in quella f, oppure come Monopleura fornite di apofisi miofora posteriore nella valva « e di cavità miofora in quella 8, e che appunto per questo non entrano esattamente nè nell’uno, nè nell’altro genere. Esse costituiscono, a dir vero, un gruppo di forme che cominciano a distaccarsi dalle Monopleura per avvicinarsi ai Plagioptychus, e che mo- strano sempre più gli stretti legami delle Chamzacea fra di loro. Io propon- go di distinguerle col nome di Himeraelites, senza per altro staccarle del (1) Pictet et Campiche, Description des fossiles du térrain crétacé de Sainte-Croix, 4, 1868 (Matériaux pour la Paléont. suisse ecc). (2) Douvillè, Essai sur la Morphologie des Rudistes, 1886 (Bull. de la Soc.géol.de France, 3 s., t. XIV). — Sur quelques formes peu connues de la famille des Chamidès, 1887 (Bull. de la Soc. géol. de France, 3 s., t. XV). (3) Il Pécta nel suo « Vorlàufiger Bericht ber die Rudisten der bòohmischen Kreide- formation, 1886 (Sitsb. d. k. bohm. Gesellsch. der Wiss.)» riferisce al genere Monopleu- ra molte specie del Cenomaniano di Boemia , le quali mostrano tre denti nella valva su- periore e tre corrispondenti fossette in quella inferiore. Ora il terzo dente è evidentemente una lamina miofora posteriore e la terza fossetta della valva f una cavità miofora; per questo tali specie debbono avere grandissima analogia col sottogenere che descrivo. Però il Pocta nota che esse portano nella valva superiore (a) dei canali simili a quelli della stessa valva degli Mippurites, che non sì osservano punto nelle specie siciliane , e perciò nulla può asserirsi di certo sulla riunione generica di questi due gruppi. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 5) tutto dalle Monopleura, perchè è possibile che si sia data al modo d'inserzio- ne dei muscoli adduttori un'importanza esagerata. MoxopLeuRA (HimeragLires) Vuurur Di-Stef. (Tav. I, fig. la, b, c; 2) Grande specie irregolare, poco inequivalve, talora subequivalve, molto spessa. Valva « libera, assai arcuata, grande, quasi tanto larga che lunga, obliqua- mente slargata alla base, più 0 meno compressa sul lato anteriore, fornita di una depressione eccentrica, larga e discretamente profonda, limitata da due ringonfiamenti arrotonditi, che va a svanire sull’apice. Questo è largo, molto sporgente, angoloso sui lati, fortemente ricurvo sulla linea cardinale, in modo da toccare la valva inferiore, e leggermente obliquo dal lato del ligamento. Valva f fissa per l'apice, cilindro-conica, eguale alla valva superiore o poco più grande, compressa sul lato anteriore, provvista sul lato palleale di due depressioni lougitudinali leggiere e larghe, separate da un rigonfiamento, cor- rispondenti probabilmente alla posizione degli orifizìi anale e branchiale. La linea commessurale è largamente sinuosa. I solchi ligamentari esterni si osser- vano sulle due valve dai loro apici alla linea cardinale. Lo strato esterno della conchiglia, solamente conservato sulla valva infe- riore (8), porta coste longitudinali irregolari, imbricate per l’incontro con fine strie trasversali di accrescimento sinuose. Sullo strato interno le strie di accrescimento sono spessissimo fortemente impresse in forma di rughe. I caratteri interni di questa specie li ho potuto studiare solo sopra una valva «; essa fa osservare (Tav. 1, fig. 2): il forte dente anteriore D', col contorno subtriangolare; il dente posteriore D più debole e spezzato alla base; una fossetta dentaria » che li separa, grandissima e più sviluppata della pic- cola cavità viscerale CV; l'impressione muscolare anteriore 74, grande, con orli rilevati e a superficie un po’ concava , limitata sotto da una concavità leggiera ma evidente, e posta in parte sotto il dente principale e in parte sopra una lamina spessa e poco elevata, che dalla base del dente va all'orlo opposto della conchiglia. La valva mostra anche un margine distinto e discre- tamente largo. La traccia del punto d’inserzione ligamentare è molto sciupata; nondimeno mostra la forma di una sinuosità, slargata al lato interno a forma di fossetta; la cresta ninfale è molto erosa, ma tuttavia se ne osserva il cominciamento sotto l'apice. Questa specie è fra le più distinte del piano in esame; le sue variazioni sono limitate alla maggiore o minore curvatura e sporgenza dell’ apice, al 2 6 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI maggiore o minore sviluppo della valva fissa e della depressione sul lato ante- riore di tutta la conchiglia. Essa ha qualche rapporto con la Monopleura (Himeraelites) meghistoconcha Di-Stef.; ma se ne distingue per la forma meno conica e più accorciata della valva fissa, nonchè pel differente aspetto della valva «, che è più allungata, con un contorno subtriangolare, fornita di un apice assai più sviluppato e ricurvo, e con i denti non inclinati verso la linea cardinale. Mostra anche molti rapporti con la Monopleura ( Hwneraelites ) Ugdulenae Di-Stef., però se ne separa per quelle differenze che sono notate avanti nella descrizione di questa specie. Certi esemplari con l’apice più corto e meno curvato della forma figurata, hanno qualche somiglianza con la Mono- pleura birostrala Math. (1) dell'’Urgoniano ma se ne distinguono per le pro- porzioni molto maggiori, per la valva f assai meno conica e pei caratteri di quella «, che non ha una piega mediana, ma sibbene una depressione longitu- dinale, larga e piuttosto profonda, ed inoltre una posizione assai più obliqua rispetto all'asse della conchiglia, il che origina una commessura molto sinuosa. L’esemplare più grande ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 112 mm. Diametro antero-posteriore 112 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. 1, fig. 1°... Monopleura ( Himeraelites) Vultur Di-Stef., dal lato cardinale. » fig. 1»... Zdem, lo stesso individuo dal lato posteriore. » fig. 1°... Idem, lo stesso individuo dal lato palleale. » fig 2 ... Idem, valva « di un altro individuo vista all’interno: CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta dentaria; 1a impressione muscolare anteriore; imp cresta miofora posteriore; % cresta ninfale. MoxopLevrA (HimerarLITES) meGHIsTOcONcHA Di-Stef. (Tav. II, fig. 7; Tav. IV, fig. 2 a, b; Tav. V, fig. 5; Tav. VI, fig. 2) Bella e grande specie irregolare e molto ineguivalve. Valva « libera, molto convessa, rigonfia, slargata alla base, compressa sui lati dell’ apice, dove si mostra angolosa, specialmente su quello anteriore, fornita di una depressione (1) Mathéron, Catalogue méthodique et déscriptif des corps organisés fossiles du depart. des Bouches-du-Rhòne, 1842; pag. 107, PI. 9, fig. 9-10. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 7 longitudinale eccentrica, larga e molto leggiera, spesso scancellata, che va a svanire sull’apice. Questo è molto largo, poco sporgente, lievemente obliquo verso il solco ligamentare, fortemente curvato sulla linea cardinale, angoloso sui lati. Valva 8 aderente per l’ apice, più o meno conica, assai più grande dell'altra, provvista sul lato palleale di due leggiere depressioni longitudinali, separate da un rigonfiamento, che sono le tracce delle due leggiere sinuosità commessurali indicanti probabilmente la posizione delle aperture anale e branchiale. La linea commessurale è largamente sinuosa. I solchi ligamentari esterni sono profondamente impressi sulle due valve. Lo strato esterno della conchiglia, conservato solo sulla valva fissa, è or- nato di coste longitudinali forti, irregolari e imbricate per I’ incrociarsi con fine strie trasversali di accrescimento. Queste sullo strato interno sono spes- sissimo fortemente impresse. Di questa specie ho potuto preparare in modo soddisfacente parecchie valve «. In quella figurata ( Tav. VI, fig. 2) si scorgono: il dente ante- riore D' sviluppatissimo, a contorno subtriangolare, diritto ma fortemente inclinato verso la linea cardinale; quello posteriore D, spezzato alla base, più debole ; la fossetta dentaria » grandissima e più sviluppata della cavità visce- rale CV, che è relativamente piccola; l’ impressione del muscolo adduttore anteriore molto larga e con orli ben rilevati, limitata sotto da una leggiera depressione concava, e posta in parte sotto il dente anteriore D' e in parte sopra una lamina hassa ma spessa, discretamente elevata sul margine della conchiglia, e che va dalla base del dente D' all'orlo opposto della conchiglia ; quella del muscolo posteriore, che è portata da una cresta miofora 720 spessa, molto elevata sul margine della conchiglia, arcuata attorno la fossetta dentaria x, somigliante a quella dei Plagioptychus. Questa valva mostra inoltre un mar- gine palleale ben largo e distinto, sul quale si notano due leggiere depressioni, che partono dalla cavità viscerale CV e sono probabilmente le tracce degli orifizi anale e branchiale. La traccia del punto d’inserzione della parte attiva del ligamento è molto sciupata sulla valva figurata; però sopra un’altra si mostra con l'aspetto di una sinuosità un po’ slargata al lato interno a for- ma di fossetta. ; Questa specie raggiunge dimensioni molto grandi, come mostra la figura 7 della Tav. II; le sue variazioni si restringono alla forma più o meno conica della valva inferiore e alla leggiera maggiore o minore convessità della valva libera. Essa è molto vicina alla Monopleura (Himeraelites) Gemmellaroi Di-Stef.; però quest'ultima ha la valva inferiore (8) più cilindrica e quella superiore molto meno convessa, quasi opercolare, fornita di una depressione longitudi- nale assai più forte e di un apice assai piccolo e non sporgente; sicchè le ) STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI due specie, pur essendo vicinissime, non possono costituirne una sola. Più stretti sono i rapporti con la Monopleura (Himeraelites) Douvillei Di-Stef.; ma la Monopleura (Himeraelites) meghistoconcha Di-Stef. se ne distingue, perchè ha la valva « assai più convessa, meno slargata trasversalmente, con una depressione longitudinale leggerissima e un apice molto più sviluppato e più sporgente; oltre di che mostra all’interno una cavità viscerale relativamente più stretta e i denti assai più inclinati verso la linea cardinale. Il più grande esemplare ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 180 Mm. Diametro antero-posteriore 180 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. II, fig. 7... Monopleura ( Himeraelites ) imeghistoconcha Di -Stef., grande individuo visto dal lato palleale. Tav. IV, fig. 2* . . Idem, valva « di un grande individuo vista in modo da mostrare lo sviluppo dei denti e della cresta miofora posteriore. » fig. 2>.. Idem, la stessa valva « vista di sopra. Tav. V, fig. 5. . . Jdem, piccolo individuo visto dal lato posteriore. Tav. VI, fig. 2... Idem, valva «di un grande individuo visto all’interno: CV cavità viscerale; n fossetta dentaria ; D' dente anteriore; D dente posteriore spezzato; 174 impressione muscolare anteriore e lamina miofora anteriore ; 720 cresta miofora posteriore ; A cresta ninfale. MovopLeura (Hier aguites) GemmeLLAROI Di-Stef. (Tav. II, fig. da, b; 2; Tav. IV, fig. 4). Distinta specie molto spessa, irregolare, assai inequivalve. Valva « libera, subopercolare, robusta, convessa ma bassa, provvista di una depressione longi- tudinale eccentrica, forte e larga, che giunge, svanendo, sull’apice ed è fiancheg- giata da due angolosità arrotondite. Il suo apice è largo, cortissimo e assai curvato sulla linea cardinale. Valva 8 fissa per l’estremità, robusta, subcilin- drica, cilindro-conica, conica, diritta o leggermente inflessa all'estremità, per causa dell’aderenza ai corpi sottomarini, munita sul lato palleale di due depres- sioni longitudinali larghe e leggiere, separate da un rigonfiamento, che sono le tracce delle due sinuosità commessurali, indicanti probabilmente la posizione degli orifizî anale e respiratorio dell'animale. La commessura è largamente e SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 9 fortemente sinuosa. I solchi ligamentari esterni si vedono profondamente im- pressi sulle due valve; quello della valva superiore (x) è molto corto e in parte nascosto dalla curvatura dell’apice. Lo strato esterno della conchiglia si osserva conservato solo sulla valva inferiore (8); esso è ornato di coste longitudinali forti, irregolari, talora ana- stomizzate, imbricate per l’incrociarsi con fine strie di accrescimento trasver- sali sinuose. Sullo strato interno le strie di accrescimento sono fortemente impresse e spesso rilevate in forma di rughe. Parecchie preparazioni fanno osservare direttamente i caratteri interni delle due valve. Sulla valva «, oltre alla cavità viscerale CV, si osservano (Tav. IV. fig. 5): il forte dente anteriore D', diritto, elevato, a contorno subtriangolare; quello posteriore D, marginale, molto più debole, spezzato; la grandissima fos- setta dentaria », che nella valva figurata mostra ancora parte del dente N della valva inferiore; l’ impressione muscolare anteriore 7a larga, limitata sotto da una concavità leggiera, e posta in parte sotto il dente anteriore e in parte sopra una lamina spessa e bassa, che dalla base di tale dente va all’orlo opposto della conchiglia; quella posteriore 72p, che è portata da una cresta spessa, elevata e arcuata attorno la fossetta dentaria. I caratteri del punto di inserzione della parte attiva ligamentare non sono bene osservabili sulla valva x per l’erosione dell’orlo cardinale. La valva } (Tav. III, fig. 2) fa rilevare, oltre la cavità viscerale CV: il dente cardinale N, elevato e molto arcuato; la fossetta dentaria anteriore d' grande e profonda; quella posteriore d anche grande; l'impressione muscolare anteriore m'a' larga e spezzata in parte sulla valva figurata; la lamina miofora poste- riore 7'p' spessa e bassa sul margine della conchiglia, che serve a dividere la fossetta posteriore d dalla cavità viscerale CV. Questa valva ci fa chiara- mente osservare le tracce lasciate dalla parte attiva del ligamento; si notano infatti la piccola fossetta inserzionale f, scavata sul margine della conchiglia e messa in comunicazione con la fossetta posteriore d; la contigua piccola cresta e acuta, distinta e separata da un solco dalla base del dente N; il solco largo ma poco profondo g, che corre lungo il margine cardinale e va a svanire al principio dell’impressione muscolare anteriore, ed è destinato a ricevere la cresta ninfale della valva superiore. i Questa specie, rappresentata da molti esemplari, non è molto variabile di forma;solo si nota in essa che la valva inferiore (8) diviene in certi casi molto più conica che non ordinariamente, e quella superiore (%) più allungata trasver- salmente nel lato posteriore. Essa mostra dei rapporti con la Monopleura (Himeraelites) meghistoconcha Di-Stef. e con la Monopleura ( Himeraelites ) mediterranea Di-Stef.; ma ne 3 10 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI differisce per quei contrassegni che son fatti rilevare a proposito della descri- zione di queste due ultime specie. La sua forma richiama anche la Monopleura sulcata Math (1) dell Urgoniano; però se ne separa nettamente per le sue grandi proporzioni e pei caratteri della valva superiore, che è più obliqua rispetto all’asse della conchiglia, più convessa, e anzichè fornita di piega me- diana, provvista invece d'una larga e forte depressione longitudinale, nonchè di un apice assai più largo. L'esemplare più grande offre le seguenti dimensioni : Lunghezza 230 mm. Diametro antero-posteriore 101 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. III, fig. 1... Monopleura (Himeraelites) Gemmellaroi Di-Stef., dal lato cardinale. » fig. 1... Idem, lo stesso individuo dal lato palleale. g. 2... Idem,valvagdiunaltroindividuo vista all’interno: CV cavità viscerale; N dente cardinale: d' fossetta dentaria anteriore; d fossetta posteriore (mio-dentaria): 72'4' impressione musco- lare anteriore; 72‘p' lamina miofora posteriore ; f fos- setta inserzionale del ligamento; e cresta ninfale: 9 solco della parte attiva ligamentare. Tav. IV, fig. 4 . . Idem,valvaxdiunaltroindividuo vista all’interno: CV ca- vita viscerale; D' dente anteriore; Ddente posteriore spezzato; n fossetta dentaria ; 774 impressione muscolare anteriore e lamina miofora anteriore; 70 lamina miofora posteriore spezzata; N dente della valva f; s fossetta inserzionale del ligamento. MonoPLEURA (HIMERAELITES) MEDITERRANEA Di-Stef. (Tav. II, fig. 3-6; Tav. IV fig. 3) Conchiglia molto inequivalve. Valva « libera, più lunga che larga o tanta lunga che larga, bassa, piccola, opercolare , ristretta sulla regione apiciale, un po’ slargata nel lato palleale, provvista di una depressione mediana larga e leggiera, che va a svanire sull’ apice. Questo è largo, cortissimo e molto curvato sulla linea cardinale. Valva £ fissa per l’ apice, lunga, conico-allun- (1) Mathéron, Op. cit., pag. 109, PI. 3, fig. 44 — D'Orbigny , Paléontologie frangaise; térrains crétacées, 4, pag. 238, PI. 579, fig. 4-6. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA ll gata nel suo sviluppo normale, appuntita, diritta o arcuata all’ estremità per causa dell'aderenza ai corpi sottomarini, ornata sul lato palleale di due depres- sioni longitudinali, separate da un ringonfiamento , che sono le tracce delle due leggiere sinuosità commessurali indicanti probabilmente la posizione degli orifizî anale e branchiale. La commessura è largamente sinuosa. I solchi liga- mentari esterni sono profondamente impressi e ben visibili sulle due valve ; quello della valva superiore è cortissimo. Lo strato esterno della conchiglia, conservato solo sulla valva fissa, è ornato di coste longitudinali forti ed irregolari, imbricate per l’incontro con fine strie trasversali di accrescimento sinuose. Sullo strato interno le strie di accresci- mento sono spessissimo assai fortemente impresse. I caratteri della cerniera sono ben rilevabili sulla valva « per una pre- parazione; quelli della valva # li ho studiati sopra una sezione cardinale, che non è qui figurata per mancanza di spazio nelle tavole. La valva « mostra (Tav. II, fig. 6; Tav.IV, fig. 3): il dente anteriore D' fortissimamente sviluppato, in parte spezzato; il posteriore D più debole, ma anche robusto; la fossetta dentaria che li separa grande, profonda, molto allungata e divisa dalla cavità visce- rale CV da una lamina un po’ spessa ; l'impressione muscolare 724 grande, con orli rilevati, a superficie un po’ concava, limitata sotto da una leggiera concavità, e posta in parte sotto il dente anteriore D' e in parte sopra una lamina spessa e un po’ elevata sul margine della conchiglia che parte dalla base di tale dente e va all’ orlo opposto della valva; la cresta miofora posteriore 77p, arcuata attorno la fossetta dentaria », e che si mostra al suo principio accanto il dente posteriore D molto elevata e subito diminuisce rapidamente in altezza, mantenendosi però sempre rilevata sul largo margine della valva. La cresta ninfale % è appena visibile, perchè erosa; l’intaccatura inserzionale s del ligamento è piuttosto alterata, però fa rilevare che ha la forma di una sinuosità slargata un po’ a guisa di fossetta nel lato interno. Gl'individui di questa specie vivono strettamente aggregati fra di loro, in modo che si producono in essa deformazioni ed arresti di sviluppo. S'incon- trano perciò individui molto tozzi ed accorciati, ed altri con la valva infe- riore a contorno elittico largo, ma molto schiacciato ; però la specie è in gene- rale molto conica, assai allungata e talvolta tanto gracile da divenire bacillare. Questa specie è molto vicina alla Monopleura (Himeraelites) Gemmellaroî Di-Stef.; ma se ne distingue per la forma molto più conica della valva infe- riore e per l'aspetto differente di quella superiore, che è meno convessa, più opercolare, assai più stretta, col dente anteriore assai più robusto e la fossetta dentaria molto più stretta. Essa presenta anche qualche somiglianza di forma con la Monopleura sut- 12 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI cata Math. dell’Urgoniano; però se ne distingue per le enormi dimensioni che raggiunge e per la forma differente della valva superiore, la quale nella specie di Termini-Imerese è più opercolare, più stretta, più convessa, con l’ apice meno distinto ma assai più largo, e fornita, anzichè di piega mediana, di una larga e leggiera depressione longitudinale. Il più grande individuo di questa specie ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 390 mm. Diametro antero-posteriore 120 mm. Il più gracile: Lunghezza 210 mm. Diametro antero-posteriore 50 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. II, fig. 3... Monopleura ( Himeraelites) inediterranea Di Stef. grande individuo visto dal lato palleale » fig. 4... Idem, altro individuo dal lato anteriore. » fig. 5 . Idem, lo stesso individuo dal lato palleale. » fig. 6... Idem, valva « vista all’ interno: CV cavità viscerale: D' dente anteriore; D dente posteriore; » fossetta den- taria; 74 lamina miofora anteriore ; 7rp lamina miofora posteriore; % cresta ninfale; s intaccatura inserzionale del ligamento. Tav. IV, fig. 3... Idem, valva « dello stesso individuo che mostra lo svi- luppo dei denti e della cresta miofora posteriore. MoxopLEURA (HimeRAELITES) DouviLLEI Di-Stef. (Tav. V, fig. 1 a, b; 2-4; Tav. VI, fig. 1 a, b) Conchiglia irregolare ed inequivalve. Valva « libera, trasversalmente molto slargata, poco convessa, bassa, munita di una depressione longitudinale eccentrica, larga e leggiera, che giunge, svanendo, sull’apice. Questo è piccolo, molto corto, leggermente obliquo verso il solco ligamentare, assai curvato sulla linea cardi- nale. Valva f fissa per l’apice, assai più grande di quella libera, conico-allar- gata, leggermente inflessa all’estremità per causa dell'aderenza ai corpi sotto- marini, fornita sul lato palleale di due depressioni longitudinali separate da un rigonfiamento, che sono le tracce delle due sinuosità della linea commessurale SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 13 indicanti probabilmente la posizione delle aperture anale e respiratoria del- l’animale. Lo strato esterno della conchiglia si osserva solo sulla valva inferiore; esso è ornato di coste longitudinali irregolari, bene impresse, fatte imbricate dal- l’incrociarsi con fine strie trasversali di accrescimento. Queste sullo strato interno sono in generale fortemente impresse a forma di rughe. Ho potuto preparare parecchie valve x e $ di questa specie, sicchè i suoi caratteri interni sono esattamente descrivibili. Sulla valva « (Tav. V, fig. 3 e 4) si notano, oltre la cavità viscerale CV: il dente anteriore D' robusto, elevato, diritto, a contorno subtriangolare, leggermente inclinato verso la linea cardi- nale; il posteriore D marginale, più debole, subtriangolare, anch'esso un poco obliquo verso la linea cardinale ; la fossetta dentaria » che li separa assai grande; l’impressione muscolare anteriore larga e con orli rilevati, posta in parte sotto il dente principale e in parte sopra una lamina spessa e bassa, che parte dalla base del dente e va all’orlo opposto della valva; la cresta mio- fora posteriore 77p spessa, molto elevata ma più bassa del dente, arcuata attorno la fossetta dentaria, con la superficie d’inserzione declive verso tale fossetta. La valva mostra un margine palleale largo e una leggera concavità sotto l'impressione muscolare anteriore. Sulla valva 8 sono visibili. (Tav. VI fig. 1 a, 0): il dente cardinale Nun poco arcuato, molto robusto, elevato; la fossetta dentaria anteriore d' larga e più o meno profonda, separata da una sottile lamina dalla cavità viscerale CV; quella posteriore d, destinata a ricevere il dente posteriore con l’annessa cresta miofora della valva superiore, poco profonda, ma grande e trasversalmente allungata; l'impressione muscolare anteriore 724° larga, con orli rilevati e posta sopra una parte spessita della conchiglia; quella posteriore 72'p', che si mostra anche larga ed è portata da una lamina spessa, che parte dalla base del dente N, va all'orlo opposto della conchiglia e serve a separare la fossetta posteriore d dalla cavità viscerale CV. Le tracce lasciate dalla parte attiva del ligamento, sono, benchè un poco sciupate, osservabili con sufficiente chiarezza. Sulla valva « si osserva dietro il dente posteriore il punto d’inserzione # della parte attiva ligamentare, somi- gliante a una sinuosità poco profonda, un po’ slargata alla parte interna a guisa di fossetta, e la lunga cresta ninfale /, posta sotto l’apice. In quella f sono visibili: la fossetta inserzionale / piccola e poco profonda, in comunica zione con la fossetta dentaria posteriore d, la piccola cresta ninfale e, sepa- rata dalla base del dente N, e il solco 9 largo e poco profondo, che va a sva- nire al principio dell’impressione muscolare anteriore. x La valva fissa (8) di questa specie è molto variabile per effetto delle defor- 4 14 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI mazioni dovute agl’individui con i quali vive aggregata o ad altri corpi sot- tomarini, mentre quella libera (x) dà i migliori contrassegni per la determi- nazione specifica, limitandosi le sue variazioni alla maggiore o minore lar- ghezza del lato anteriore, che è più o meno subarrotondito. La specie descritta è in assai stretta relazione con la Monopleura (Hime- raelites) meghistoconcha Di-Stef., dalla quale si distingue per la forma della sua valva superiore, che non è gonfiata ma bassa, slargata trasversalmente , con l’apice assai più piccolo e meno curvato, con la cavità viscerale assai pic- cola e i denti molto meno obliqui. L'esemplare più grande presenta le seguenti dimensioni : Lunghezza 121 mm. Diametro antero-posteriore 99 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. V, fig. 1°... Monopleura ( Himeraelites) Douvillei Di-Stef., dal lato posteriore. » fig. 1°. .. Zdem, lo stesso individuo dal lato palleale. » fig. 2 ... Idem, valva « di un altro individuo vista di sopra. » fig. 3... Idem, valva « di un altro individuo che mostra lo svi- luppo dei denti e della cresta miofora posteriore. » fig. 4 ... Idem, valva « di un altro individuo vista all’interno: CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente po- steriore; n fossetta dentaria; 224 impressione musco- lare anteriore e lamina miofora anteriore; 720 cresta miofora posteriore; s fossetta inserzionale del ligamento; h cresta ninfale. Tav. VI, fig. 1* . . . Idem, valva 8 di un altro individuo vista all’interno: CV cavità viscerale ; d' fossetta dentaria anteriore; N dente cardinale; d fossetta posteriore (mio-dentaria); mp\ lamina miofora posteriore e impressione musco- lare posteriore ; 724 impressione muscolare anteriore ; f fossetta inserzionale del ligamento; e cresta ninfale; g solco della parte attiva ligamentare. » fig. 1°... Idem, la stessa valva f, disegnata in modo da mostrare lo sviluppo del dente cardinale N. COL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 15 MoxopLeurA (HimeragLITES) UcpuLENAE Di-Stef. (Tav. II, fig. 1, 2.) Conchiglia poco inequivalve, talora subequivalve. Valva « libera, molto con- vessa, gonfia, slargata alla base, fortemente ristretta sulla regione apiciale o quasi strangolata, munita di una depressione longitudinale assai eccentrica, leggerissima, non di raro invisibile. Il suo apice è molto compresso sui lati, specialmente su quello posteriore, piuttosto sporgente, angoloso sui lati, molto ricurvo sulla linea cardinale. Valva f fissa per l'estremità, conica, un po’ più grande dell'altra o subeguale, ornata sul lato palleale di due depressioni lon- gitudinali larghe e leggiere, separate da un rigonfiamento, che sono le tracce delle due leggiere sinuosità commessurali, indicanti probabilmente la posizione degli orifizii anale e respiratorio dell'animale. La linea commessurale è lar- gamente e leggermente sinuosa. I solchi ligamentari esterni sono ben visibili dagli apici delle due valve sino alla linea cardinale. Lo strato esterno della conchiglia è conservato solo sulla valva inferiore ; esso porta coste longitudinali irregolari, imbricate per l’incontro con fine strie trasversali di accrescimento. Queste sullo strato interno si mostrano più for- temente impresse e assai spesso rilevate in forma di rughe. I var) esemplari di questa specie sono sempre in parte spezzati, e perciò non mi hanno fornito sezioni cardinali bene adatte ad essere figurate; però da esse e da un birostro si rilevano sicuramente i caratteri del sottogenere Himeraelites. A Questa specie per la sua forma è fra le più distinte del piano in esame; le sue variazioni sono limitate alla valva inferiore, che diviene spesso assai accorciata per arresti di sviluppo e deformazioni dovute ai corpi vicini. Essa presenta rapporti veramente stretti con la Monopleura ( Himeraelites) meghi- stoconcha Di-Stef.; però se ne distingue essenzialmente pei caratteri della valva «, che ha un contorno subcircolare nel lato palleale e un apice assai più ristretto sui lati e quasi strangolato. L'esemplare più grande presenta le seguenti dimensioni : Lunghezza 110 mm. Diametro antero-posteriore 99 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. Ii, fg. 1... Monopleura (Himeraelites) Ugdulenae Di-Stef.; valva & vista di sopra. » fig.2... Idem, altro individuo visto dal lato posteriore. 16 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI CAPRINIDAE Genere CaprotIina d’Orbigny 1842, emend. Di-Stefano. Iì genere Caprotina venne fondato nel 1842 da A. d'Orbigny (1) sopra un insieme eterogeneo di specie; più tardi, cioè nel 1847 (2), egli vi mantenne le forme appartenenti alle Monopleura Math. (3) e ne staccò altre per rife- rirle al genere Requienia Math., sebbene nelle tavole della Paléontologie francaise le avesse indicate col nome di Caprotina. Il Pictet (4) appresso stabili bene la separazione delle Monopleura e delle Caprotina, che era di già stata tentata dal Woodward(5); però mantenne nei due generi qualche forma che ora ne è stata divisa a ragione. Nondimeno il genere Caprotina si è ritenuto fino a poco tempo addietro come non hen definito (6), e generalmente poi si è dato il nome di Caprotina alle forme più disparate. Î lavori critici della scuola francese, cominciati dal Bayle e continuati soprattutto dal Munier - Chalmas (7) e dal Douvillè (8), facendo la revisione delle Chamacea e delle Rudistae, hanno dato modo di porre ordine in quello insieme di specie che erano generalmente chiamate Caprotina e che oggi si debbono ripartire fra i generi Caprotina, Monopleura, Gyropleura, Requienia, Matheronia, Tou- casta, Apricardia. Il genere Caprotina, come recentemente è limitato nei lavori del Douvillè e del Fischer (9), comprenderebhe le seguenti specie : Caprot. costata d'Orb., Caprot. striata d° Orb., Caprot. semistriata d' Orb., Caprot. Roemeri Gemm. (10), Caprot. quadripartita d'Orb. T caratteri comuni che rilegano que- ste specie sono, nella valva , l’esistenza di due denti diritti, ineguali, sepa- rati da una fossetta dentaria; di una lamina miofora posteriore elevata e di fossette accessorie poste tra l’ impressione muscolare anteriore e l'orlo ante- riore della valva, tra il dente marginale e la contigua lamina miofora da un (1) Annales des sciences naturelles, 1842, pag. 182. (2) D'Orbigny, Paléontologie frangaise; terrains crétacées, 1847, pag. 296. (3) Matheron, Op. cit., pag. 105. ‘(4) Pictet et Campiche, Op. cit., pag. 25 e pag. 35. (3) Woodrvard, A Manual of the Mollusca ecc., 1851-56. (6) Zittel, Handbuch der Palaeontologie, 1881-1885, pag. 76. (7) Munier-Chalmas, Prodrome d° une classification des Rudistes (Journal de Conchylio- logie ecc. 1873, 3 S., T. XIII, N. 4, pag. 71.) — Etudes critiques sur les Rudistes (Bull. de la Soc. géol de France, 3 S., T. 10, 1881-1882, pag. 482). (8) Douvillè, Opere citate. (9) Fischer, Manuel de Conchyliologie ecc., fascie. XI, 1887, pag. 1058. (10) Gemmellaro, Op. cit. pag. 237, Tav. IV, fig. 7-8. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA IT lato e l’orlo posteriore della valva dall'altro. Nella valva 8 hanno comune un den- te cardinale, fiancheggiato da due fossette dentarie, e una cavità miofora, destinata a ricevere la lamina miofora posteriore della valva «. Però il Munier-Chalmas ha creduto separare dalle vere Caprotina la Caprot. costata d'Orb. per la forma opercolare della valva , pel ligamento che nella‘ valva $ diviene interno e per lo stato rudimentare delle fossette accessorie, facendone il suo nuovo genere Chaperia; inoltre della Caprot. Roemeri Gemm. non si conoscono i caratteri interni della valva inferiore (8), e la Caprot. qua- dripartita d' Orb. mostra dalle altre una differenza molto importante. Dalla descrizione e dalla figura del birostro di questa specie, pubblicate dal d'Orbigny nella Pal. francaise, terr. crétacées, pag. 241, fig. 585. Si trae che essa portava nella valva inferiore (8) molte cavità accessorie, il quale carattere non si rileva nelle altre specie sopra citate. Ecco infatti quello che scrive il d'Or- bigny sul proposito: « Dans l'interieur de la valve inferieure on remarque une grande cavitè divisée en deux partie par une cloîson, et, de plus, du cotè de la charniére un grand nombre de cavités coniques placbes près du bord. (pag. 242) » La Caprot. striata d' Orb. e la Caprot. semistriata d’Orb. rappresentano la medesima specie (1), giacchè la loro distinzione è fon- data sulla mancanza o non degli ornamenti sulla valva superiore, il quale carattere è affatto accidentale e dipendente dallo stato di conservazione dello strato esterno. Esse non presentano però cavità accessorie o canali nella valva inferiore (8); sicchè tra le specie esaminate dobbiamo distinguere la Caprot. (Chaperia) costata d'Orb. e la Caprot. striata d'Orb., che sono senza cavità accessorie 0 canali nella valva inferiore (8), e la Caprot. quadripartita d'Orb. fornita di cavità accessorie o di canali in tale valva. Ora il Cretaceo del castello di Termini-Imerese presenta un buon numero di Chamacea con la cerniera del genere Caprotina; ma di esse alcune non hanno cavità accessorie o canali nella valva fissa (6), e appartengono perciò al gruppo della Caprot. striata d' Orb., e moltissime invece mostrano canali irregolari in tale valva 8, e vanno riunite in conseguenza a quello della Caprot. quadripartita d' Orb. I caratteri della cerniera di questi due gruppi, delle impressioni muscolari, delle fossette accessorie della valva « e del ligamento sono identici, e perciò una divisione generica recisa fra di essi sembra non potersi fare; ma è certo che il genere Caprotina comprende due serie di forme, l'una senza canali e l’alira che invece li porta generalmente nella parte ante- riore della valva fissa (8) e in certi casi in gran parte del contorno di tale valva. (1) Munier-Chalmas, Etudes critiques sur les Rudistes, pag. 493. (ani 18 STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI A queste due serie può darsi il valore di sottogeneri: e perciò io propongo di ritenere il nome di Caprotina (sensu stricto) per le specie del gruppo della Caprotina striata d Orb. e di chiamare Sellaea le Caprotina provviste di canali nella valva inferiore (f). I caratteri del genere Caprotina nel senso largo sono perciò i seguenti, come li deduco dalle specie che ho potuto studiare : Conchiglia generalmente inequivalve, non di raro subequivalve, inversa, fissa» con la commessura delle valve nella massima parte dei casi più o meno sinuosa ; provvista quasi sempre di una depressione longitudinale eccentrica nella valva «, corrispondente alla cavità viscerale, e non di raro di due depres- sioni longitudinali separate da un rigonfiamento in quella 8; composta di due strati, uno corticale, esterno, prismatico, sottile, ornato di coste longitudinali, facilmente sfogliabile; l’altro interno, spesso, porcellanico, fornito oppur non di canali nella valva inferiore (6), e comunemente di fine strie longitudinali sulla sua superficie esterna. Valva « libera, superiore, in generale meno grande di quella #, piccola o molto sviluppata, con apice più o meno curvo sulla linea commessurale. Il suo apparecchio cardinale costa di due denti elevati, diritti, appuntiti, a con- torno subcircolare o subtriangolare, uno D' anteriore, interno, principale, ben sviluppato; l’altro posteriore D marginale, più debole, posto accanto l’intac- catura inserzionale del ligamento, separati da una fossetta dentaria 7, la quale è limitata dalla cavità viscerale per mezzo di una cresta sottile che parte dalla base del dente anteriore D' e va a toccare obliquamente quella della lamina miofora posteriore 72p. L'impressione del muscolo adduttore anteriore, larga e con orli più o meno rilevati, si trova in parte sul lato esterno della base del dente anteriore DÈ e in parte sopra una lamina miofora 724, bassa e più o meno spessa, che va dalla base di tale dente all’ orlo opposto della valva; quella dell’ adduttore posteriore è portata dalla faccia interna di una lamina 729 prominente, posta in continuazione del dente marginale D, somigliante a un terzo dente, e sopra una fossetta 7, più o meno nettamente limitata, che è alla base interna di tale lamina e riceve la parte del muscolo più bassa e più vicina alla cavità viscerale CV. Su questa valva si notano inoltre delle fossette accessorie poste tra l'impressione muscolare anteriore e l’ orlo ante- riore della conchiglia, tra il dente marginale e la contigua lamina miofora posteriore da un lato e l'orlo posteriore dell'altro, variabili di numero, gran- dezza e profondità, che sogliono essere però nella massima parte dei casi tre, una anteriore più profonda ed allungata, due posteriori meno sviluppate. Valva 8 fissa per l’apice, inferiore, nella massima parte di casi più grande dell'altra, talora subeguale, più o meno conica, cilindro-conica, lunga o accor- SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 19 ciata. La sua cerniera è composta di un dente cardinale N trasverso, più o meno arcuato, posto tra due fossette, una anteriore d' piuttosto profonda, destinata a ricevere il dente anteriore D' della valva superiore, e l’altra poste- riore D, in generale meno profonda, ma più grande, che serve a ricevere il dente posteriore D e l’annessa lamina miofora posteriore 7p dell'altra valva. L'impressione 772‘a' del muscolo adduttore anteriore è larga, allungata, con orli rilevati e posta sopra una parte spessita della conchiglia; quella dell’ad- duttore posteriore è portata obliquamente da una lamina 72'p', bassa, più o ‘meno spessa, che parte dalla base del dente N, va all'orlo opposto della valva e serve a dividere la cavità ventrale CV dalla fossetta posteriore d, che può chiamarsi mio-dentaria. Il ligamento è esterno ed identico a quello degli Hmeraelites, sicchè la descrizione de’ suoi caratteri è una ripetizione di quelli del sottogenere, citato. Esso parte dagli apici delle due valve in due solchi esterni, che danno ricetto alle sue porzioni inattive, e fissa poi la sua parte attiva su creste ninfali, lungo l'orlo cardinale delle valve. Siccome i solchi non descrivono una spi- rale attorno gli apici, la direzione del ligamento non subisce modificazione, quando, come avviene nelle specie che esamino, l'apice della valva « si sposta a destra o a sinistra di chi lo guarda dal lato cardinale della conchiglia. Il solco ligamentare della valva « deprime la linea cardinale dietro il dente po- steriore D in una intaccatura che negli esemplari ben conservati somiglia ad una sinuosità più o meno profonda, un po’ slargata al lato interno a forma di fossetta (Tav. X, fig. 4, s). Essa doveva servire di punto d’inser- zione alla parte attiva del ligamento, che, correndo di là lungo il margine cardinale della valva, s' inseriva, sotto l’ apice, sulla parte esterna di una cresta ninfale X compresa fra due solchi leggieri. Nella valva fissa (8) le tracce del ligamento , oltre il solco esterno che parte dall’ apice per giun- gere alla linea cardinale, ci fanno osservare una fossetta inserzionale f della parte attiva ligamentare, piccola, poco profonda, scavata sul margine della conchiglia e in comunicazione con la fossetta mio-dentaria 4; una piccola cresta ninfale e, separata da un solco dalla base del dente N, e un solco g largo e poco profondo, che corre lungo il margine cardinale della valva e va a sva- ‘nire dietro il principio della impressione muscolare anteriore. Esso serviva ad accogliere la cresta ninfale della valva superiore. La disposizione delle parti è perciò come si vede la stessa di quella degli Himeraelites, e i caratteri generali del ligamento sono quelli dei Diceras, delle Chama, delle Zso- cardia, ecc. ; Sopra molti degli esemplari di Caprotina di Sicilia che ho a mia disposizione, si notano, come fu detto sopra, nel lato ventrale della valva inferiore (8), due depressioni longitudinali, che sono le tracce di due sinuosità della linea com- 20 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI messurale. Tale carattere non è sempre chiaramente visibile; ma spesso con attenta osservazione si scopre nelle due leggiere inflessioni delle lamine di accrescimento. Le depressioni notate sono simili a quelle degli Hieraelites, e come esse corrispondono assai probabilmente la più vicina al muscolo addut- tore posteriore alla posizione dell’orifizio anale dell'animale e l’altra a quella del branchiale. Il genere Caprotina così inteso può dividersi in due sottogeneri, Caprotina sensu stricto e Sellaca, i cui caratteri sono in breve i seguenti : Sottogenere CaprotIna d’Orbigny (sensu stricto.) Conchiglia con la cerniera di Caprotina ; fornita di una lamina miofora posteriore prominente e di cavità accessorie nella valva 2, di una cavità mio- Q fora in' quella 8, e sprovvista di canali in tale ultima valva. Sottogenere SeLrara (1) Di-Stefano Conchiglia con la cerniera di Caprotina; provvista di lamina miofora poste- riore prominente e di fossette accessorie nella valva %, di cavità miofora in quella £ e di canali longitudinali irregolari posti dietro l'impressione musco- lare anteriore di questa valva e talora in buona parte del contorno di essa. Tali canali si osservano chiaramente nella valva 8 in generale sulla parte spes- sita della conchiglia che porta l impressione muscolare anteriore, e fuori di questa impressione; però in un esemplare adulto della Caprotina (Sellaca) cae- spitosa Di-Stef. del Cretaceo di Termini-Imerese si nota che si estendono per tutto l'orlo palleale della conchiglia. Essi somigliano in generale a quelli della Caprinula Boissyi d’Orb., come ce li rappresenta il Woodward (2), senza che abbiano però quella regolarità di successione , mentre in var) casi prendono l'aspetto di quelli elittici della Caprina communis Gemm., oppure quello delle cavità accessorie che si notano dietro l’impressione muscolare posteriore della valva 8 nella Caprina adversa d’ Orb., secondo ce li fa conoscere il Douvillè (Sur quelques formes peu connues de la famille des Chamidés, pag. 783, fig. 9). In mezzo ai canali longitudinali si trovano disseminate in talune specie delle lacune a fondo cieco, con sezione subcircolare. La somiglianza dei canali di questo sottogenere con quelli delle Caprena e delle Caprinala è soltanto morfologica, essendo la loro cerniera ben dif (1) Dedicato alla memoria di Quintino Sella. (2) Quarterly Journal of the Geological Society, vol. XI, pag. 92—Manuel de conchyliologie, traduit par A. Humbert, 1870, pag. 464. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 21 ferente. Le Sellaea presentano però molte analogie con le Monoplevra tipiche e con gli Himeraelites; ma si distinguono dalle prime perchè possiedono una lamina miofora elevata e fossette accessorie nella valva « una cavità miofora e canali in quella 8; dai secondi, per l’esistenza delle fossette accessorie nella valva « e di canali in quella 8. Le loro analogie con le Caprotina s. str. sono così intime che non credo per ora di fondare sul solo carattere differenziale dell’ esistenza di canali nella valva inferiore (8) una divisione generica al tutto separata. Sottogenere CaproTINA d'Orbigny s. str. Caprorima cfr. stRIATA d’Orb. (Tav. XI, fig, 2a, b. c.) 1839. Caprina striata d' Orbigny, Revue cuviérienne, pag. 169. 1839. » semistriata d' Orbigny , Annales des sciences naturelles, pag. 182. 1842. Caprotina striata d° Orbigny, Annales des sciences naturelles, pag. 182. 1842. » semistriata d' Orbigny, Annales des sciences naturelles, pag. 182. 1847. » striata d'Orbigny, Paléontologie francaise; terrains crétacés, IV, pag. 244, PI. 593, fig. 3-6. 1847. » semistriata d'Orbigny, Ibidem, pag. 244, PI. 594. 1850. » striata d'Orbigny, Prodrome de Paléontologie stratigraphique, II, pag. 174, n. 575. 1850. » semistriata d'Orbigny, Ibidem, pag. 174, n. 571. 1851-52» semistriata Bronn, Lethea geognostica, V., pag. 260, T'a- vola 31, fig. 7. i 1862. » semistriata, Chenu, Manuel de Conchyliologie ece., II, pa- gina 243, fig. 1228. 1870. » striata, Woodward, Manuel de Conchyliologie ecc. (traduit par A. Humbert) pag. 466, PI. 18, fig. 13, 14. 1871-75. » semistriata, Geinitz (1), Das Elbthalgebirge in Sachsen, 1, pag. 173, Taf. 38, Fig. 4-6. (4) Sulle altre forme possibilmente riferibili a queste specie, pubblicate da Reuss (‘Die Versteinerungen der boehmischen Kreideformution,, II, 1846, pag. 55, Tav. 45, fig. 16 (Hippurites fulcatus))e da Geinitz ((Charakteristik der Schichten und Petrefakten des scichsisch-b6hmischen Kreidegebirges, 1839-1842. pag. 18, Tav. 8, fis. 6, 1, 2; Tav. 19, fig. 15 (Sphaer. cylindracea, Diceras Saronicum, Diceras falcatum, Hippurites Saxo- nicus)) non sì può giudicare con sicurezza pel loro stato di conservazione. 6 22 STUDI STRATIGRAPFICI E PALEONTOLOGICI (9721 1881-85 Caprot, striata, Zittel, Handbuch der Palaeontologie, pag. 76, fig. 109. 1882. » striata Munier-Chalmas, Etudes critiques sur les Rudistes, pag.493, (Bull. de la Soc. géol. de France, 3 S., T. 10). 1885. » semistriati, Quenstedt , Handbuch der Petrefaktenkunde, 3% ediz., pag. 185, fig. 303; Tav. 64, fig. 13-15. 1886. » semistriata, Pòcta, Vorlàufiger Bericht ueber die Rudisten der bohmischen Kreideformation, pag. 13 (Sitzb. der K. bohm. Gesells. der Wissenschaften). 1886. » striata, Douvillè, Essai sur la Morphologie des Rudistes, pag. 393, fig. 8, 9. (Bull. de la Soc. géol. de France, SMS GEIE). 1887. » striata, Fischer, Manuel de Conchyliologie ecc. pag. 1058, fig. 807. Conchiglia irregolare, inequivalve. Valva « gonfiata, a contorno quasi cir- colare, più piccola dell’altra, con l’apice un po’ obliquo verso il solco ligamen- tare e molto curvato sulla linea cardinale. Valva 6 corta, cilindro-conica, un po arcuata all'estremità e deformata per effetto dell'aderenza ai corpi sotto- marini. Solco ligamentare ben visibile sulla valva inferiore (8) dall’apice alla linea cardinale. Linea commessurale delle valve largamente sinuosa. Lo strato esterno della conchiglia , conservato solo sulla valva inferiore, porta coste longitudinali ineguali e fine, spesso regolarmente alternanti di varia grossezza. L'analogia dei caratteri esterni di questa Caprotina con la Caprotina striata d’Orb. è tanto stretta che esse non possono separarsi; il loro paragone, che il Prof. H. Douvillè ha avuto la compiacenza di fare con le forme tipiche della specie del d’ Orbigny, persuade della loro intima analogia, meglio che nol possano fare le figure della Paléontologie francaise. Però i caratteri interni dei due esemplari raccolti a Termini-Imerese non sono ben conosciuti, giacchè una sezione cardinale eseguita sopra un esemplare ha messo in chiaro i caratteri della sola valva inferiore, mentre ha spezzato in tanti frammenti la valva superiore. Per questo io credo bene di determinare la specie con un segno dubitativo. : La Caprotina striata d'Orb. e la Caprotina semistriata d'Orb., sono sicu- ramente la stessa specie, come ha mostrato il Munier-Chalmas; poichè il solo carattere differenziale della mancanza o pur non degli ornamenti nella valva «, essendo affatto dipendente dalla conservazione dello strato esterno della con- chiglia e perciò accidentale, non basta a separarle. La Caprotina striata d’ Orb. caratterizza insieme ad altre Caprotina il Cenomaniano superiore. Essa si trova in Francia al Mans (Sarthe), a l’île d'Aix, SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 23 a l’île Madaime, à Fourras (Charente Inférieure); in Boemia nel Cenomaniano di Kutschlin: in Sassonia nel Quadersandstein del Tunnel di Oberau. L'esemplare figurato ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 26 mm. Diametro antero-posteriore 20 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. XI fig. 22... . Caprotina cfr. striata d'Orb., dal lato posteriore. » fig. 2».... Idem, lo stesso individuo dal lato cardinale. » fig. 2°.... Idem, lo stesso individuo dal lato palleale. Capromina Strvx Di-Stef. (davi VITA fionda ebrea e, ite) Conchiglia irregolare ed inequivalve. Valva « libera, convessa, molto slar- gata alla base, ristretta sulla regione apiciale, fornita di una depressione me- diana eccentrica, larga e leggiera, che è fiancheggiata da due rigonfiamenti arrotonditi e distinti, e va a svanire sull’ apice. Questo è appuntito, obliquo verso il solco ligamentare, assai curvato sulla linea cardinale. Valva £ fissa per l'estremità, più grande di quella libera, conica, un po’ arcuata per effetto dell’ aderenza ai corpi sottomarini, fornita sul lato palleale di due leggiere depressioni longitudinali, separate da un rigonfiamento, corrispondenti alle due sinuosità commessurali, che indicano probabilmente la posizione degli ori- fizii anale e respiratorio dell’animale. I solchi ligamentari esterni sono chiara- mente visibili sulle due valve dagli apici alla linea cardinale. La commessura si mostra largamente sinuosa: Lo strato esterno della conchiglia, di raro interamente conservato, porta delle costicine più o meno regolari, rese leggermente imbricate dall’incrociarsi con strie di accrescimento assai fine e avvicinate fra di loro. Lo strato interno mostra strie di accrescimento fine, ma però più forti e spesso rilevate in forma di risalti, e le tracce lasciate dalle coste dello strato esterno che si manife- stano sotto forma di strie sottili longitudinali. I caratteri interni di questa specie si osservano bene sia sopra esemplari sezionati che preparati. La valva libera (*) mostra (Tav. VII, fig. 1°): il dente anteriore D' principale; quello posteriore D, marginale, secondario, spezzato alla base, separati da una fossetta dentaria n; l'impressione del muscolo ad- duttore anteriore ma, allungata, non molto larga, con orlo un po’ rilevato e 24 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI posta in parte sotto il dente anteriore D' e in parte sopra una lamina mio- fora piuttosto spessa, che va dalla base di tale dente all’ orlo opposto della conchiglia; la lamina miofora posteriore 77p, spezzata; la fossetta #, situata alla parte interna della base di tale lamina e che ricettava la parte del mu- scolo più vicina alla cavità viscerale CV. La lamina miofora 72p era molto elevata, come mi son persuaso traendola in più frammenti dalla corrispondente cavità miofora della valva inferiore (6). Fra l'impressione muscolare anteriore e l'orlo anteriore della valva si nota una fossetta accessoria 0" stretta e molto allungata; fra il dente posteriore D e l’ annessa lamina miofora 720 da un lato e l'orlo posteriore dall’ altro si osservano due fossette accessorie, delle quali una 0' è discretamente larga e l'altra 0 molto ridotta e superficiale. Sulla valva fissa (8) si notano (Tav. VII, fig. 1%): il dente cardinale N un po’ arcuato, spezzato, fiancheggiato da due fossette, una anteriore d', che serve a ricettare il dente anteriore della valva libera, l’altra posteriore d, più grande e discretamente profonda, nella quale s'inseriscono il dente posteriore D e la annessa lamina miofora posteriore 720 della valva «. L'impressione 7a del muscolo adduttore anteriore , larga e con orlì rilevati, è portata sopra una parte spessita della conchiglia; quella del muscolo posteriore s'inserisce obli- quamente sopra una lamina miofora 72°p' bassa e spessa, che parte dalla base del dente N e va all'orlo opposto della conchiglia, e serve a separare la fos- setta posteriore 4 dalla cavità viscerale CV. I caratteri del ligamento sono stati largamente descritti nella diagnosi del sottogenere Sellaea : la sua porzione inattiva scende nei due solchi esterni delle valve, mentre quella attiva s'inserisce sopra la parte esterna di due creste ninfali lungo il margine cardinale della conchiglia. Delle sue tracce lasciate, sì osserva sulla valva «, oltre il solco esterno, l’intaccatura inserzionale sciupata e la cresta ninfale X; su quella f, oltre il solco esteruo, la fossetta inserzionale /, la piccola cresta ninfale e e il largo solco g, destinato a rice- vere la cresta ninfale % della valva superiore. Questa specie ha molti rapporti per la forma con la Caprot. (Sellaea) Or- bignyi Di-Stef.: ma se ne distingue per la forma più conica della valva infe- riore e per l'aspetto di quella superiore, che è assai più slargata alla base; però il contrassegno differenziale più importante è dato dai caratteri interni delle due specie, giacchè la Caprot. (Sellaca) Orbignyi Di Stef. mostra un grande sviluppo delle fossette accessorie fatto a spese degli elementi cardinali, che sono relativamente gracili, mentre la Caprot. (Sellaea) Stryx Di-Stef. ha le fossette accessorie strette. L'esemplare figurato, che è il più grande, ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 95 mm. Diametro antero-posteriore 67 mm. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 25 SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. VII, fig. 1°... . Caprotina Stryx Di-Stef., dal lato cardinale. » fig. 1»... . Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. ) fi. 1°... . Idem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. » fig. 1°... . Idem, lo stesso individuo; particolari degli ornamenti. » fig. 1°... . Idem, lo stesso individuo. Valva x vista all’interno : CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; » fossetta dentaria; 724 impressione muscolare anteriore; 77,0 lamina miofora poste- riore ; 7 fossetta miofora; 0, 0, O fossette ac- cessorie; Z ligamento; 4 cresta ninfale. » fig. 1° .... Idem, lo stesso individuo. Valva £ vista all’interno : CV cavità viscerale; N dente cardinale; d' fos- setta dentaria anteriore; d fossetta posteriore (mio-dentaria); 7724 impressione muscolare ante- riore; #'p' lamina miofora posteriore e impres- sione muscolare posteriore; / fossetta inserzionale del ligamento; e piccola cresta ninfale; 9 solco ligamentare. Sottogenere SeLLAEA Di-Stefano Caprorina ( SeLLara ) sicura Di-Stef. (Tav. VII, fig. 2a, b, c; 3, 4; Tav. VIII, fig. 4 a, b.) Conchiglia irregolare ed inequivalve. Valva libera, convessa, rigonfia, ovale, fornita di una depressione longitudinale un po’ eccentrica, larga e leg- giera, che va a svanire sull’apice. Questo è molto curvo sulla linea cardinale, e obliquo verso il lato opposto al solco ligamentare esterno. Valva f fissa per l’apice, cilindro-conica, compressa, in generale accorciata, sempre più grande di quella libera, più o meno arcuata o deformata per l'aderenza ai corpi sot- tomarini. La linea commessurale è più o meno largamente sinuosa. I solchi ligamentari esterni sono visibili sulle due valve; però quello della valva supe- riore è talvolta in gran parte nascosto dalla curvatura dell’apice. Lo strato esterno della conchiglia è ornato sulle due valve di coste longi- tudinali forti e un po’ irregolari, che son fatte imbricate per l’incontro con 7 26 STUDJ STRATIGRAFICI E. PALEONTOLOGICI fine strie trasversali d’ accrescimento ondulose. Sulla superficie dello strato interno si scorgono le strie di accrescimento largamente sinuose e fortemente impresse, nonchè le tracce delle coste dello strato esterno, che si manifestano sotto forma di fine strie longitudinali. La disposizione degli elementi interni di questa specie si rileva per mezzo di una sezione cardinale. Sulla valva « (Tav. VII, fig. 4%) si scorgono: il dente anteriore D' principale, robusto; quello posteriore D più debole, secon- dario; la fossetta dentaria » che li separa, ed è divisa da una sottile lamina dalla cavità viscerale CV; la lamina miofora anteriore 74; quella posteriore mp, la cui larga base fa indovinare la fossetta miofora che suole accogliere le parti basse del muscolo posteriore. Si rilevano inoltre tre fossette accessorie una anteriore 0‘ più grande, e due posteriori 0, 0°, minori. La valva $ (Tav. VII, fig. 4%) mostra: il dente cardinale N arcuato; le due fossette che lo fiancheggiano, quella anteriore d', destinata a ricevere il dente anteriore D della valva superiore ed è divisa da una stretta lamina dalla cavità viscerale CV, e quella posteriore d, più stretta ma più lunga, nella quale si scorgono il dente posteriore D con l’annessa lamina miofora poste- riore 72p della valva libera (2). Si notano ancora su di essa la lamina mio- fora posteriore 22‘p, e la parte spessita della conchiglia sulla quale va por- tata l'impressione muscolare anteriore 77'4\. La sezione cardinale mette in chiaro sulla valva « la forma del punto di inserzione della parte attiva ligamentare:; esso somiglia ad una sinuosità larga, arrotondita al lato interno; sulla valva 8 il punto d'inserzione è indicato dal- l'inflettersi delle lamine della conchiglia. I canali di questa specie sono dietro l'impressione muscolare anteriore e nella parte più esterna dello strato in- terno: essi sono piccoli e nella sezione trasversale molto confusi per effetto della spatizzazione, sicchè è stato necessario di farli disegnare in una sezione longitudinale, ottenuta limando lo strato esterno dell'esemplare figurato nella Tav. VII, fig. 4°. Nella Tav. VII, fig. 4 sono rappresentati questi canali, - che si osservano ben chiaramente; essi sono un po’ irregolari e mostrano tra di loro qualche lacuna a fondo cieco. La conchiglia di questa specie, essendo sociale, è un po’ variabile di forma per causa delle pressioni dovute ai corpi sui quali si fissa e alla vicinanza degli altri individui: per questo si mostra gonfia, accorciata e contorta, o con la valva inferiore compressa in var) sensi. La Caprot. (Sellaea ) sicula Di-Stef. ha molte analogie per la forma con la Caprot. striata d'Orb. del Cenomaniano; però se ne distingue essenzial- mente per la presenza di canali nella valva inferiore, per l'apparecchio cardi- nale più sviluppato, pel numero delle cavità accessorie della sua valva «, che SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 27 sono tre, mentre nella specie del d’Orbigny sono due, per le più grandi pro- porzioni che presenta ordinariamente, per la larga ed evidente depressione longitudinale della valva 4, estesa fino all'apice, mentre nella Caprot. striata d’ Orb. è leggerissima e cortissima, nonchè per le coste più robuste. Certi individui, come quello figurato nella Tav. VII, fig. 3, mostrano anche rapporti di forma con la Caprot. (Sellaea) Orbignyi Di-Stef.; ma se ne separano, oltre che per l’apice più grosso e meno curvato e per la leggiera disugua- glianza d’altezza dei due lati della valva <, pei caratteri interni, avendo essi gli elementi cardinali robusti e le fossette accessorie strette relativamente al grande sviluppo che prendono queste a spese delle parti cardinali nella Caprot. (Sellaea) Orbignyi Di Stef. Non possono disconoscersi le analogie della Ca- prot. (Sellaea) sicula Di-Stef. con la Caprot. (Sellaea) himerensis Di-Stef.; però essa se ne separa per le minori proporzioni, per la mancanza di forte compressione sul lato anteriore della conchiglia, per l'aspetto della valva libera, che è più piccola, relativamente più gonfia, col lato posteriore più basso del- l’anteriore, mentre nella Caprot. (Sellaca) himerensis Di-Stef. il caso è inverso, ed ha l’apice più ristretto sui lati e assai meno sviluppato. De’ suoi rapporti con la Caprot. (Sellaea) Zitteli Di-Stef. e con la Caprot. (Sellaea) caespî- tosa Di-Stef. è discorso a proposito delle descrizioni di queste due specie. L'esemplare più grande ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 67 mm. Diametro antero-posteriore 48 mm. - SPIEGAZIONE DELLE FIGURE av. VI, fig. 2% ... Caprotina (Sellaea) sicula Di-Stef., dal lato cardinale. » fig. 2" ... Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. » lo. 2 . Idem, lo stesso individuo, dal Jato posteriore. » fig. 3. ... Idem, altro individuo, dal lato posteriore. » fig. 4. ... Idem, canal longitudinali di un altro individuo. Tav. VHI, fig. 4* ... Idem, sezione cardinale della valva x dello stesso in- dividuo : D' dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta dentaria; CV cavità viscerale; 4 lamina miofora anteriore ; 7p lamina miofora posteriore; 0, 0, O" fossette accessorie; L liga- mento. » fig. 4» ... Idem, sezione cardinale della valva f dello stesso individuo: CV cavità viscerale; NN dente cardi- 28 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI nale; d' fossetta dentaria anteriore ; d fossetta posteriore (mio-dentaria); ‘a’ luogo dell’impres- sione muscolare anteriore ; 72‘p' lamina miofora posteriore; ZL ligamento; D dente posteriore della valva libera rimasto in posto; 720 lamina mio- fora posteriore della valva libera. Capromina (SeLLara) ZinreLi Di-Stef. (dava VIINEE o Sla eb: 2a 39) Conchiglia molto inequivalve; valva « libera, slargata alla base , com- pressa sopra e sul lato anteriore, provvista di una depressione un po’ ec- centrica, larga e leggiera, che giunge sull’ apice. Questo è piccolo, molto curvato sulla linea cardinale, obliquo verso il solco ligamentare, un po’ angoloso sui lati, ma specialmente su quello anteriore. Valva 8 fissa per l'estremità, allungata, più grande dell’altra, cilindro - conica, molto compressa sul lato palleale, quasi diritta o un po’ arcuata. La linea commessurale è lar- gamente sinuosa. I solchi ligamentari sono profondamente impressi sulle due valve. La conchiglia è ornata sullo strato esterno di coste longitudinali forti, irre- golari, fatte leggermente imbricate dall’incontro con fine strie di accrescimento trasversali (Tav. VIII, fig. 2%). Lo strato interno mostra le tracce delle coste esterne, sotto forma di fine strie longitudinali, e strie di accrescimento più forti, spessissimo rilevate in forma di rughe. Una valva « che mi è riuscita di preparare, ci fa bene osservare ì carat- teri interni. Essa mostra (Tav. VIII, fig. 3): il dente anteriore D' spezzato; il posteriore D poco più debole, anch'esso spezzato; la fossetta dentaria » che li separa, divisa da una sottile lamina dalla cavità viscerale CV; impres- sione muscolare anteriore 724 larga, con l'orlo rilevato e a superficie un poco concava, posta parte sotto il dente anteriore D' e parte sopra una lamina bassa, che va dalla base del dente all'orlo opposto della conchiglia; la lamina mio- fora posteriore 770 in parte spezzata, e la fossetta miofora # posta alla base interna di tale lamina. Su questa valva si notano inoltre tre fossette acces- sorie, una anteriore 0" molto allungata e profonda, due posteriori 0, 0' poco profonde e più piccole. Alcune sezioni cardinali fanno studiare bene la disposizione delle partì interne della valva f. Quella rappresentata nella Tav. VII, fig. 2° ci fa rilevare: il dente cardinale N forte ed arcuato; la fossetta dentaria anteriore d'; quella posteriore d, che contiene ancora il dente posteriore D e la lamina miofora SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 29 posteriore mp della valva libera; la lamina miofora posteriore 72‘p' ; la parte spessita della conchiglia sulla cui parte più interna va portata l'impressione m'a' del muscolo anteriore. Il punto d’inserzione della parte attiva ligamentare sul margine della con- chiglia si presenta sulla valva x in forma di una sinuosità molto stretta e profonda, come mostrano delle sezioni cardinali di tale valva; nella valva $ tale punto è indicato dall’inflettersi delle lamine della conchiglia. Nello strato interno della valva inferiore si notano dietro l’ impressione muscolare anteriore 72'4'° delle cavità irregolari c, più 0 meno elittiche, talora subcircolari o subquadrangolari, che si prolungano longitudinalmente in forma di canali, e che somigliano ai canali delle Capr:na, specialmente alle cavità che si notano dietro l’ impressione muscolare posteriore della Caprina ad- versa d'Orb., come ce li rapppresenta il Douvillè. La Caprot. (Sellaea) Zitteli Di Stef. vive associata, sicchè la sua conchiglia, compressa su varj lati, è variabile di forma; essa presenta talora anche un aspetto subquadrangolare. Essa offre dei rapporti con la Caprot. (Sellaca) sicula Di-Stef., dalla quale differisce pel grande sviluppo della valva inferiore (8) e per la forma della valva superiore (), che non è gonfia, ma assai compressa sopra e slargata alla base, e con l'apice più largo e più angoloso sui lati. I suoi rapporti con la Caprot. (Sellaea) cespitosa Di-Stef. sono discussi nella descrizione di que- st'ultima specie. L'esemplare più grande di questa specie presenta le seguenti dimensioni : Lunghezza 145 mm. Diametro antero-posteriore 73 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. VII, fig. 1* ... Caprotina (Sellaea) Zitteli Di Stef., dal lato poste riore. » fig. 1° ... Zdem, lo stesso individuo, dal lato cardinale. » fig. 2* ... Idem, altro individuo, dal lato palleale. » fig. 2> ... Idem, particolari degli ornamenti dello stesso’ in- dividuo. » fig. 2° ... Idem, sezione cardinale della valva f dello stesso individuo. CV cavità viscerale; N dente cardi- nale; d' fossetta dentaria anteriore, d fossetta posteriore (mio-dentaria); 77‘a' posto dell’impres- sione muscolare anteriore; 7‘ lamina miofora posteriore; L ligamento; D dente posteriore della 8. 30) STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI valva libera («); #2p lamina miofora posteriore della valva libera (); ec canali. Tav. VIII, fig. 3... Idem; valva « di un altro individuo, vista all’inter- no: CV cavità viscerale; D\ dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta dentaria; ma im- pressione muscolare anteriore; 72p lamina mio- fora posteriore ; 7 fossetta miofora posteriore; O, O 0” fossette accessorie; L intaccatura liga- mentare sciupata; % cresta ninfale. Capromna (SeLLara) orspirosa Di-Stef. (Tav. VIII, fig. 5a, b, c, d, 6; Tav. IX, fig. 4 a, b, 5.) Specie irregolare e molto inequivalve. Valva « libera, uncinata, compressa sopra e sul lato anteriore, fornita di una depressione longitudinale un po’ ec- centrica, larga e leggiera, talvolta quasi scancellata, che giunge fin sull’apice. Questo è lungo e fortemente ricurvo sulla linea cardinale. Valva f fissa per l'estremità, assai più grande dell’altra, molto allungata, cilindro-conica, com- pressa sul lato palleale, un po’ arcuata o deformata per effetto dell’aderenza ai corpi sottomarini e per pressioni laterali. La linea commessurale è più o meno fortemente sinuosa: essa si abbassa molto nel lato cardinale, mentre si innalza, arcuandosi, in quello anteriore. I solchi ligamentari sono profonda- mente impressi sulle due valve; negl’individui giovani la curvatura dell’apice nasconde in gran parte quello della valva «. La conchiglia è ornata sullo strato esterno delle due valve di coste longi- tudinali forti, irregolari, spesso però alternanti regolarmente d'ineguale gros- sezza, intersecate da fine strie di accrescimento trasversali ondulose, che le rendono leggermente imbricate. Sullo strato interno le strie di accrescimento sono più forti, flessuose e spessissimo fortemente impresse in forma di rughe. Parecchie sezioni cardinali, eseguite sopra individui in vario stadio di ac- crescimento, fanno ben rilevare i caratteri interni di questa specie. Sulla valva « si osservano (Tav. VIII, fig. 5): la cavità viscerale CV; il dente anteriore D' principale; il posteriore D più debole; la fossetta dentaria n e la sottile lamina che la divide dalla cavità viscerale; la lamina miofora ante- riore 2a e quella posteriore 72p. Sulla sezione figurata si notano inoltre solo due fossette accessorie, una anteriore 0’ ben sviluppata, e una posteriore 0, essendo la terza distrutta dal taglio della sezione. Sulla valva $ sono rilevabili, oltre la cavità viscerale CV. il dente cardi- nale N molto arcuato; la fossetta dentaria anteriore d’, che, essendo intera- mente colmata dal dente della valva superiore, nella Tav. VIII, fig. 5° è se- SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 31 gnata tutto in nero, mentre mostra in quello della Tav. IX, fig. 5 porzione di tale dente D' ben disegnabile; quella posteriore 4 più grande, nella quale si scorgono il dente posteriore D e la lamina miofora posteriore 729 della valva superiore; la parte spessita della conchiglia che sostiene l'impressione musco- lare anteriore 27//, e la lamina miofora posteriore 717/D'. In una sezione cardinale della valva x si scorge l’ intaccatura inserzionale del ligamento sotto forma di una sinuosità s stretta e profonda; nella valva f il ripiegarsi delle lamine della conchiglia mostra il punto d' inserzione del ligamento £. Lo strato interno di questa specie porta nella valva 8 dei canali c longi- tudinali, subelittici o subquadrangolari, piccoli o grandi, che sì scorgono nelle sezioni trasversali e nelle longitudinali. Essi si trovano generalmente dieiro la impressione muscolare anteriore; ma nell’acerescimento della conchiglia sogliono non di raro spostarsi, occupando anche l’orlo palleale della valva. L'esemplare figurato nella Tav. IX, fig. 5 non ha canali dietro l’ impressione muscolare, ma invece li mostra lungo l'orlo palleale della conchiglia. La Caprot. (Sellaea) cespitosa Di-Stef. è molto abbondante e vive aggre- gata in un gran numero d’individui, in modo che può studiarsi in tutti gli stadj di età e in tutte le sue variazioni. La sua valva 6, in generale molto allungata e subeilindrica, diviene talora molto gracile e quasi bacillare, e in altri casi gonfia e tozza per arresti di sviluppo. Più comunemente essa diviene subquadrangolare per le pressioni laterali dovute agli altri individui. La valva « è ben sviluppata e uncinata negl’individui adulti; nei giovani si mostra pic- cola, più o meno gonfia e con l’apice sempre molto curvato. Via via che la conchiglia si accresce, tale valva si comprime più o meno sopra. Per l’abbon- danza degl’individui aggregati che si raccolgono a Termini-Imerese, è possi- bile costituire tutta la serie dei passaggi dagli esemplari rappresentati nella Tav. VII, fig. 5, 6 fino a quello della Tav. IX fig. 4. Questa specie è molto vicina alla Caprot. (Sellaea) Ziiteli Di-Stef. e alla Caprot. (Sellaea) sicula Di-Stef.; però si distingue dalla prima pel suo aspetto più svelto, dovuto alla molto minore compressione della conchiglia sul lato palleale delle due valve, per la forma della valva « che è più sviluppata, uncinata, non slargata alla base e fornita di un apice più grosso, più lungo e più ricurvo sulla linea cardinale, sicchè le due specie, che pur sono vicinis- sime, possono ritenersi ben distinte. Dalla seconda differisce per lo sviluppo molto più grande della valva 8, che è assai allungata, e per la forma della valva «, che è più lunga, assai meno obliqua, meno slargata alla base e più ristretta sulla regione apiciale, con un apice assai più sviluppato e ricurvo. Molto più stretti sono i rapporti della Caprot. ( Sellaca ) cespitosa Di-Stel., con la Caprot. (Sellaea) himerensis Di-Stef.; però esse differiscono per quei 32 STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI caratteri che sono notati nella descrizione di quest’ultima specie. Ci sono indi- vidui gracili e di medie dimensioni che offrono grandi somiglianze di forma con la Monopleura pinguiscula White (1) del Cretaceo del Texas; però essi appartengono sicuramente alle Caprotina del sottogenere Sellaea e ne sono perciò ben distinte genericamente. L'esemplare più grande di questa specie offre le seguenti dimensioni : Lunghezza 145 mm. Diametro antero-posteriore 68 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. VII, fig. 5°... Caprotina (Sellaea) cespitosa Di-Stef., individuo gio- vane, dal lato palleale. » fig. 5 . . . Idem, lo stesso individuo, dal lato cardinale. » fio. 5°... Idem, sezione cardinale della valva $ dello stesso indi- viduo: CV cavità viscerale; N dente cardinale; d' fossetta dentaria anteriore ; d fossetta posteriore (mio-dentaria); D dente posteriore della valva su- periore (2): 720 lamina miofora posteriore della valva superiore (2); 72’ luogo dell’ impressione muscolare anteriore; 77/9' lamina miofora poste- riore; L ligamento; c canali. » fig. 5°... Idem, sezione cardinale della valva « dello stesso indi- viduo : CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; » fossetta dentaria ; 724 lamina miofora anteriore; 70 lamina miofora posteriore; O, O' fossette accessorie. » fig. 6... . Idem, piccolo individuo, visto dal lato cardinale. Tav. IX, fig. 4* ... Idem, individuo adulto, dal lato posteriore. » fio. 4»... Idem, Idem, dal lato palleale. » fig. 5... . Idem, sezione cardinale della valva f di un altro indi- viduo adulto : CV cavità viscerale; N dente cardi- nale, d’ fossetta dentaria anteriore; D' parte del dente anteriore della valva superiore; d fossetta posteriore (mio-dentaria); D parte del dente poste- riore della valva superiore (x): 720 lamina miofora posteriore della valva superiore (2); 722 luogo del- l'impressione muscolare anteriore; 729 lamina mio- fora posteriore; L ligamento; c canali. (1) White, On mesozoic fossils, pag. 8, tav. V (Bull. of the United States geological Survey, 1884, N. 4). SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA © 39 CaprorIina (SeLLarA) Himerensis Di-Stef. (d'aveXe fi o AR 2a 3-60) Bella specie un po’ inequivalve nel suo sviluppo normale, ma talvolta sub- equivalve, compressa sul lato anteriore. Valva « libera, ordinariamente più piccola di quella 8, ma non di rado subeguale, fortemente compressa sul lato anteriore, gonfia, fornita di una depressione longitudinale eccentrica, larga, ben evidente, che giunge, indebolendosi , sull’ apice. Questo è molto sviluppato, un po angoloso sui lati per effetto della depressione longitudi- nale, fortemente curvato sulla linea cardinale, talora con un principio di contornamento a spirale. Valva 8 fissa per l’ estremità, più grande di quella libera o quasi eguale, più o meno conica, quasi diritta oppure molto arcuata per effetto dell’ aderenza ai corpi sottomarini o per pressioni laterali. La linea commessurale è largamente flessuosa. I solchi ligamentari si osservano bene impressi sulle due valve, però quello della valva superiore è talora in gran parte nascosto dalla curvatura dell’ apice. Lo strato esterno dalla conchiglia è di raro conservato; esso porta coste longitudinali, più o meno regolari, rese imbricate per l’incontro con fine strie trasversali di accrescimento. Sullo strato interno le strie di accresci- mento sono più forti, sinuose e spessissimo rilevate in forma di rughe. Una preparazione mette bene in chiaro i caratteri interni della valva x, che mostra (Tav. X, fig. 4): il dente D' forte, subtriangolare e molto pro- minente; il posteriore D più debole, prominente, ma un po eroso; la fossetta dentaria » che li separa, ed è divisa da una lamina sottile dalla cavità visce- rale CV; l’ impressione muscolare anteriore grande e con gli orli rilevati, posta in parte sotto il dente anteriore e in parte sopra una lamina spessa e bassa, che dalla base di tale dente va ad incontrare l'orlo opposto della conchiglia: la lamina miofora posteriore 7:20, molto elevata ma un po” erosa, e la fossetta miofora 7 posta alla base interna di tale lamina. Su tale valva si notano inoltre due fossette accessorie, una anteriore O profonda e allungata e una posteriore 0' allungata e molto più piccola. Tra l’ orlo po- steriore della valva e il dente posteriore c' è un piccolo spazio allungato, ma non si può dire però fossetta accessoria. Non essendomi riuscito di ben preparare la valva inferiore (8) di questa Specie, mi son servito, per studiarne gli elementi interni, di una sezione car- dinale, che mette in chiaro (Tav. X, fig. 3.): il dente cardinale N arcuato e forte; la fossetta dentaria d', la quale mostra parte del dente anteriore D' della valva libera («), ma non fa osservare la sottile lamina divisoria 9 34 STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGIOT dalla cavità viscerale CV, perchè la sezione, per non sciupare la forma dei vasi, non si è fatta scendere tanto bassa da raggiungerla; la fossetta poste- riore d più grande, che contiene il dente posteriore D e la contigua lamina miofora 70 della valva superiore (2); la parte spessita della conchiglia sulla quale s’ inserisce l’ impressione muscolare anteriore 774; la lamina miofora posteriore 7779". Nello strato interno della valva $ si osservano, sulla parte »pessita del contorno, fuori dell’ impressione muscolare anteriore, della cavi à c un po irregolari, più o meno larghe, subquadrangolari, non di raro subcireolari che si prolungano per la lunghezza della conchiglia in forma di canali e ras- somigliano a quelli che son dietro l’ impressione muscolare posteriore della Caprina adversa d' Orb. Fra di esse si frammischiano in parecchi esemplari delle lacune a fondo cieco. Sulla valva « (Tav. X, fig. 4) si nota il punto d’ inserzione della parte at- tiva ligamentare in forma di una sinuosità s discretamente profonda, che alla parte interna si allarga un po’ e si arrotondisce a guisa di fossetta , somi- gliante a quella della Caprot. quadripartita d' Orb. (1), ed inoltre la cresta ninfale %, che corre sotto l’ apice. Sulla sezione della valva 8 (Tav. X, fig. 3) il punto d’ inserzione del ligamento Z è indicato dall’ inflettersi delle lamine della conchiglia. Questa specie raggiunge proporzioni molto grandi, nel qual caso la com- pressione sul lato anteriore della conchiglia e la depressione longitudinale della valva x diventano molto forti. La variabilità nella forma della conchi- glia sta nelle deformazioni e negli arresti di sviluppo della valva fissa (6), come nella maggiore o minore curvatura dell’ apice della valva libera (2). La Caprot. (Sellaca) himerensis è vicinissima alla Caprot (Sellaca) cespi- tosa Di-Stef.; però il paragone fatto tra un gran numero d' individui in vario stadio d’accrescimento, mostra che esse debbono tenersi separate. Gl'individui della Caprot. (Sellaea) himerensis raggiungono dimensioni assai grandi e sono sempre accorciati, gonfi e tozzi, mentre quelli della Caprot. (Sellaea) cespitosa si mantengono svelti e allungatissimi; dippiù la loro valva f è sempre stretta e non molto gonfia; invece quella dell'altra specie è sempre più larga, special- mente alla base, e assai gonfia. I loro giovani individui sono sempre ben di- stinti; quelli della Caprot. (Sellaca) cespitosa mostrano la valva x assai pic- cola e la valva f subcilindrica; quelli della Caprot. (Sellaea) himerensis hanno la valva < assai sviluppata sin dalla più giovine età e quella molto compressa nel lato anteriore; in modo che paragonando il piccolo individuo rappresen- tato nella Tav. X, fig. 5 con quelli della Tav. VIII, fig. 5-6 sì scorge subito (1) Douville, Essai sur la morphologie des Rudistes, pag. 394, fig. 40. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 35 come le due specie si mantengono ben separate sin dalle forme giovani e come | seguono uno sviluppo diverso nel loro accrescimento. Gli esemplari di medie dimensioni somigliano molto, a dir vero, alla Ca- protina quadripartita d' Orb. (1): ma ne differiscono per l’ aspetto non glo- bulare della valva superiore (), che è fortemente compressa sul lato ante- riore, fornita di un apice più piccolo e di una depressione mediana forte. I rapporti della Caprot. (Sellaea) himerensis Di Stef. con la Caprot. (Sel- laea) sicula Di-Stef. e con la Caprot. (Sellaea) plagioptychoides Di-Stef. sono discussi nella descrizione di queste due ultime specie. Il più grande individuo di questa specie presenta le seguenti dimensioni : Lunghezza 132 mm. Diametro antero-posteriore 110 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. X, fig. 1. .... Caprotina (Sellaea) himerensis Di-Stef., dal lato an- È teriore. » fig. 2*.... Idem, altro individuo, dal lato cardinale. » fig. 2» .... Jdem, lo stesso individuo, dal lato anteriore. » fig. 2°... . Idem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. DO DTESSE Idem, sezione cardinale della valva #8 di un altro in- dividuo : CV cavità viscerale: N dente cardinale: e fossetta dentaria anteriore; D' parte del dente ante- riore della valva superiore (*): d fossetta posteriore (mio-dentaria): 72'4' luogo dell’impressione muscolare anteriore; 729° lamina miofora posteriore; L ligamen- to: c cavità accessorie. » fio. 4. .... Idem, valva «di un altro individuo vista all’ interno: CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posieriore; 7 fossetia dentaria; 774 impressione mu- scolare anteriore: 70 lamina miofora posteriore: 2 fos- setta miofora: 0,0" cavita accessorie; s intaccatura inserzionale del ligamento; % cresta ninfale. ‘> fig. 5. .... Zdem, piccolo individuo, dal lato posteriore. > fig. 6. .... Idem, altro individuo, dal lato palleale. (4) D' Orbigny, Paléontologie franc.: terr. cret., pag. 241. PI. 584 e 585. 36 STUDI STRATIGRAFICI “E PALEONTOLOGICI Gruppo della Caprorina (SeLLAFA) LAmIcoNncHA Di-Stef. Le specie appartenenti a questo gruppo sono distinte per le grandi dimen- sioni delle fossette accessorie della valva «, le quali occupano in profon- dità l intiera lunghezza della valva, e per la relativa debolezza degli ele- menti cardinali. Fra di esse solo la Caprot. (Sellauea) Ciofaloi Di-Stef. mostra ‘il dente anteriore ben sviluppato e serve a rilegare questa serie di forme alle altre Caprotina della parte media del Cretaceo di Termini-Imerese. Le specie che costituiscono tale gruppo sono : Caprotina (Selluea) laticoncha Di-Stef. » » Pironae » » » Orbignyi » > » plagioptychoides » » » Ciofaloi » Caprorina (SeLuara) Laniconcna Di-Stef. SO (Lav RIV ola ve EX ON) Questa specie è rappresentata solo da parecchie valve x nondimeno i suoi caratteri sono così distinti e il suo tipo è così intimamente legato a quello della Sellaea con fossette accessorie grandemente sviluppate ed elementi car- dinali gracili, che può farsi con sicurezza la sua determinazione sottogene- rica e specifica. Ta valva « è più o meno slargata alla base, ristretta sulla regione api- ciale, molto convessa, fornita di una depressione longitudinale eccentrica, larga e leggiera che va a svanire sull’ apice ed è limitata da due rigoufia- menti bassi ed ottusi, dei quali l’ anteriore è un po’ più elevato del poste- riore. L' apice è molto sviluppato, grosso, fortemente curvato sulla linea car- dinale e obliquo verso il solco ligamentare. Questo si vede profondamente impresso dall’ apice alla linea cardinale. Alcuni frammenti dello strato esterno mostrano che la conchiglia era or- nata di forti coste longitudinali, incrociate con fine strie di accrescimento. Sullo strato interno le strie di accrescimento sono spessissimo fortemente impresse. Le sezioni cardinali fanno osservare in un modo chiarissimo i caratteri interni della specie. Quella figurata (Tav. IX, fig. 1 ) presenta: il dente anteriore D' poco sviluppato; il posteriore D più debole; la fossetta dentaria arcuata e molto grande; la lamina miofora anteriore 720 sulla quale si nota SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 37 una sporgenza dovuta all’ orlo rilevato della impressione muscolare, che do- veva essere perciò molto forte; la lamina miofora posteriore 720. Essa mostra tre fossette accessorie grandissime che si prolungano per tutta la lunghezza della valva, due posteriori 0, O’ più piccole, ed una anteriore 0”, che rag- giunge uno sviluppo enorme. Questa specie, per le grandi dimensioni delle fossette accessorie e la rela- tiva gracilità degli elementi cardinali nella valva «, è fra le più distinte delle specie del suo gruppo. Essa ha molti rapporti con la Caprot. (Sellaea) Ciofaloi Di-Stef. e la Caprot. (Sellaca) Pironae Di-Stef. Si distingue dalla prima, con la quale è più vicina, per la mancanza di compressione sui lati della valva «, la quale è inoltre assai più slargata alla base e porta un apice più corto e più grosso, nonchè per le fossette accessorie assai più sviluppate e il dente anteriore molto più piccolo; dalla seconda differisce per la mancanza della forte troncatura sul lato anteriore della valva «, per la debolissima inegua- glianza di altezza dei due lati e pel suo apice più grosso e più lungo. La valva « più grande conosciuta ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 95 mm. Diametro antero-posteriore 90 mm. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tav. IV, fig. 1. .... Caprotina(Sellaea)laticoncha Di-Stef.; valva «, dal lato palleale. Tav. IX, fig. 1. .... /dem, sezione cardinale della valva x dello stesso indi- viduo: CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; » fossetta dentaria; ma lamina miofora anteriore; 770 lamina miofora posteriore; 0, O’, 0” cavità accessorie. CaprorINA (SeLLAEA) Pironae Di-Stef. (Tav. VI, fig. 3 a, Db.) Di questa specie conosco solo due esemplari della valva x; però i caratteri di essa sono così distinti e il suo tipo è in così intima relazione con quello delle altre specie del suo gruppo, che non esito a riferirla al sottogenere Sellaea e a descriverla. La valva « è slargata alla base, ristretta sulla regione apiciale , col con- torno subtriangolare , fortemente compressa e come troncata nel lato poste- riore, e in modo che questo lato è il più elevato: fornita di una depressione longitudinale larga e leggiera, che va a svanire sull’ apice. Questo è appun- 10 38 STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI tito, piccolo, molto curvo sulla linea cardinale, un po’ angoloso sui lati, spe- cialmente sull’ anteriore, leggermente obliquo verso il solco ligamentare. Il margine commessurale della valva si abbassa molto sul lato posteriore e s' innalza in quello anteriore. I caratteri degli ornamenti non sì possono descrivere, perchè le due valve osservate mancano interamente dello strato esterno. Una difficile preparazione ha reso visibili, benchè in modo manchevole, gli elementi interni di questa specie. La valva « figurata (Tav. VI, fig. 3°) fa osservare: il dente D' principale ma poco sviluppato, a contorno subtriango- lare, spezzato; quello posteriore D, più debole, pure spezzato; la lunga e stretta fossetta dentaria » che li separa, e la lamina sottile e bassissima che divide questa fossetta dalla cavità viscerale C'V; 1 impressione muscolare anteriore ma molto sciupata, posta parte sotto il dente anteriore D' e parte sopra una lamina che va dalla base di tale dente all’ orlo opposto della conchiglia ; la lamina miofora posteriore 72p, spezzata alla base. Fossette accessorie se ne osservano tre grandissime; una anteriere 0” enormemente sviluppata, e due posteriori 0, 0’ più piccole. Esse sembrano estendersi per tutta la lunghezza della valva. Il solco ligamentare esterno è hen visibile dall’apice della valva alla linea cardinale; il punto d'inserzione della parte attiva ligamentare non si osserva bene, perchè il margine della conchiglia è sciupato. La cresta ninfale X che corre sotto l’apice, si nota ben rilevata e compresa fra due solchi. Questa specie è in istretti rapporti con la Caprot. (Sellaea) Orbignyi Di- Stef., dalla quale si distingue però per le più grandi proporzioni che rag- giunge e perchè l’asimmetria dei lati che limitano la depressione longitudinale della valva « è tale che il lato posteriore è il più elevato, mentre nella Caprot. (Sellaca) Orbignyi Di-Stef. lo è l'anteriore. Delle relazioni con le Cu- prot. (Sellaca) laticoncha Di-Stef. e Caprot. (Sellaea) Ciofaloi Di-Stef. è di- scorso nelle descrizioni di queste due ultime specie. Il più grande esemplare studiato (valva «) ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 96 mm. Diametro antero-posteriore 80 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. VI, fig. 3* ... Caprotina ( Sellaea ) Pironae Di-Stef.; valva « vista all’interno: CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta dentaria; 720 lamina miofora anteriore; 770 lamina miofora posteriore; 0,0,0" fossette accessorie; / cresta ninfale. » fig. 3»... Idem, la stessa valva « vista dal lato cardinale. SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 39 Caprorina (SeLnara) OrpienviI Di-Stef. (Tav. IX, fig. 3 a, b, c; Tav. XI, fig. 3 a, D.) Conchiglia irregolare ed inequivalve. Valva « libera, gonfiata, un po' slar- gata obliquamente alla base, ristretta sulla regione apiciale , fortemente compressa e come troncata nel lato posteriore, provvista di una depres- sione longitudinale eccentrica, larga e leggiera, che va a svanire sull'apice, ed è limitata da due ringonfiamenti, dei quali quello del lato anteriore è più ottuso, più largo e molto più elevato del posteriore. L’apice è appuntito, un po angoloso sui lati, specialmente sull’ anteriore, assai ricurvo e come com- presso sulla linea cardinale, obliquo leggermente verso il solco ligamentare. Valva £ fissa per l'estremità, più grande dell’altra, cilindro-conica, un po’ com- pressa, diritta o leggermente arcuata per effetto dell'aderenza ai corpi sotto- marini. La linea commessurale delle valve è largamente sinuosa. I solchi ligamentari esterni si vedono profondamente impressi sulle due valve, dai loro apici alla linea cardinale. La conchiglia è ornata sullo strato esterno di coste longitudinali più o meno ineguali, forti, intersecate da fine strie di accrescimento trasversali. Sullo strato interno le strie di accrescimento, largamente flessuose, sono per lo più rilevate in forma di rughe. Una bella sezione cardinale rende visibili chiaramente i caratteri interni di questa specie. Sulla valva x si osservano (Tav. XI, fig. 3%): il dente ante riore D'; il posteriore D più debole; la fossetta dentaria #, che ricetta ancora parte del dente N della valva inferiore ed è separata da una sottile lamina dalla cavità viscerale CV: la lamina miofora anteriore 724; quella posteriore mp.; tre grandi fossette accessorie, che si estendono in profondità per tutta la lunghezza della valva, e sono una anteriore 0” grandissima, due poste- riori 0, 0” più piccole, ma ben sviluppate. Sulla valva 8 sono visibili (Tav. XI, fig. 3° ): il dente cardinale N un po' arcuato; la fossetia dentaria anteriore 0, che accoglie parte del dente D' della valva superiore; quella posteriore d, che contiene il dente posteriore D e la lamina miofora posteriore 72p della valva superiore (2); Ja parte spessita della conchiglia che sostiene l’ impressione muscolare 724 del muscolo anteriore; la lamina miofora posteriore 77p'. Nello strato interno della valva fissa (8) si osservano, dietro 1’ impressione muscolare anteriore 724, abbondanti canali irregolari, variabili di forma e dimensioni, subelittici o subquadrangolari, disposti a rete, che si prolungano per tutta la lunghezza della conchiglia e rammentano quelli della Caprinula Boissyi d' Orb., senza che abbiano quella regolarità di successione. 40 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI da Sulla sezione rappresentata nella Tav. XI, fig. 3* si vede il punto d’ in- serzione della parte attiva ligamentare L della valva « in forma d’ intacca- tura piccola e poco profonda, che però è sciupatissima; nella valva f la fos- setta d’ inserzione è indicata dal ripiegarsi delle lamine della conchiglia. Questa specie ha stretti rapporti con le Caprot. (Sellaea) Pironae Di-Stef., Caprot. (Sellaca) Stryx Di-Stef, Caprot. (Sellaca) sicula Di-Stef., dalle quali si separa per quelle differenze che furono notate nelle descrizioni di queste specie. La gracilità de’ suoi elementi cardinali e il grande sviluppo delle fos- sette accessorie nella valva « mostrano che essa è appartenente al gruppo della Caprot. (Sellaea) laticoncha Di-Stef. L’' esemplare figurato, che è il più grande, ha le seguenti dimensioni: Lunghezza 88 mm. Diametro antero-posteriore 50 mm. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tav. IX, fig. 3* . .. Caprotina (Sellaea) Orbignyi Di-Stef.; dal lato car- dinale. » fig. 3» .., Idem, dal lato posteriore. » fig. 3°... Idem, dal lato palleale. Tav. XI, fig. 3* . . . Idem, sezione cardinale della valva x: CV cavità visce- rale; D' dente anteriore: D dente posteriore ; n fos- setta dentaria; N porzione del dente della valva in- feriore; 0’, 0”, 0” fossette accessorie; 724 lamina miofora anteriore; 7 lamina miofora posteriore ; L ligamento. » Eh {dj} ». 8»... Zdem, sezione cardinale della valva 8: CV cavità visce- rale; 2 fossetta dentaria anteriore; D' dente ante- riore della valva libera («); N dente cardinale; d fos- setta posteriore (mio-dentaria); D dente posteriore della valva libera (x); 17° luogo dell’ impressione muscolare anteriore; 72) lamina miofora posteriore; L ligamento; c canali. Capromina (SeLLara) pLagiornycnomes Di-Stef. (Tav. IX fig. 2a, bye; dd.) Bella specie irregolare, subequivalve e globulosa. Valva x libera, subovale, obliquamente slargata alla base, provvista di una depressione eccentrica, larga SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 41 e leggiera, che va a svanire sull’apice. Questo è appuntito e molto curvato sulla linea cardinale. Valva f fissa per l'estremità, conica, un po’ arcuata o deformata per effetto dell'aderenza ai corpi sottomarini o per pressioni laterali dovute agli altri individui. La linea commessurale delle due valve è larga- mente ondulosa. I solchi ligamentari esterni sono profondamente impressi sulle due valve; quello della valva superiore (x) è però nascosto in parte dalla cur- vatura dell’apice. Lo strato esterno della conchiglia è mancante sulla valva superiore, però su quella inferiore si mostra ornato di coste longitudinali subregolari, imbri- cate per l’incontro con fine strie di accrescimento trasversali. Sullo strato interno le strie di accrescimento sono fine, ma spessissimo fortemente impresse in forma di rughe. Una sezione cardinale fa ben rilevare i caratteri interni di questa specie. La valva « (Tav. IX, fig. 2°) mostra : il dente anteriore D', principale; il posteriore D, più debole ed allungato; la fossetta dentaria 7, che contiene il dente N della valva inferiore; la lamina miofora anteriore 724, che mostra in forma di sporgenza l’orlo rilevato della forte impressione muscolare; quella posteriore 72p. La sezione non è scesa così in basso da raggiungere la lamina che divide la fossetta dentaria n» dalla cavità viscerale CV. Su tale valva si osservano inoltre tre grandi fossette accessorie, due posteriori 0, 0°, ben sviluppate, e una anteriore 0” grandissima. Sulla valva 8 sono visibili: il dente cardinale N, forte ed arcuato; la fos- setta dentaria d’, ch'è riempita dal dente anteriore della valva libera (2); quella posteriore d, larga ed allungata, che ricetta il dente posteriore D e l’annessa lamina miofora posteriore 72p della valva libera (x); la lamina miofora poste- riore 70/p'; la parte spessita della conchiglia che sostiene l'impressione mu- scolare anteriore 700; la fossetta inserzionale del ligamento Z, indicata dal ripiegarsi delle lamine della conchiglia. La sezione fa rilevare che nello strato interno della valva inferiore (£), dietro l'impressione muscolare anteriore, ci sono molti canali c, di forma e dimensioni variabili, disposti a rete, simili a quelli della Caprot. ( Sellaea) Orbignyi Di-Stef. e rassomigliabili a quelli della Caprinula Boissyi d'Orb., secondo ce li rappresenta il Woodward, mancanti però di quella regolarità di successione. Questa specie ha una notevole rassomiglianza di forma con alcuni individui del Plagioptychus Aguilloni d'Orb., provenienti dal Beausset (Var.) e che si conservano nelle collezioni del Museo geologico dell’ Università di Palermo ; però l'esame dei caratteri della cerniera e la mancanza di canali nella valva superiore (4) la differiscono da essi assai bene genericamente. ll 42 STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI La Caprot. (Sellaea) plagioptychoides Di-Stef. ha stretti rapporti con la Caprot. (Sellaea) himerensis Di-Stef.; però se ne distingue per la forma della valva superiore (4) che è relativamente più slargata ed obliqua, e priva sul lato anteriore di quella forte compressione che distingue la Caprot. (Sellaea) himerensis Di-Stef. I migliori contrassegni differenziali sono dati poi dai carat- teri interni, perchè l’ apparecchio cardinale è in quest’ ultima specie molto gracile, mentre le fossette accessorie della valva « sono sviluppatissime, il che pone la Caprot. (Sellaea) plagioptychoides Di-Stef. nel gruppo della Ca- prot. (Sellaca) laticoncha Di-Stef. L'esemplare figurato ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 80 mm. Diametro antero-posteriore 72 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. IX, fig. 2%... Caprotina (Sellaca) plagioptychoides Di-Stef., dal lato cardinale. » fig. 2». . . Idem, lo stesso individuo dal lato posteriore. » fio. 2°... Idem; sezione cardinale della valva f: CV cavità visce- rale; N dente cardinale; d’ fossetta dentaria ante- riore; d fossetta posteriore (mio-dentaria); D dente posteriore della valva libera («); 220 lamina miofora posteriore della valva libera (4); 72 luogo dell’im- pressione muscolare anteriore : 77/p° lamina miofora posteriore; c canali; ZL ligamento. . Idem, sezione cardinale della valva x: CV cavità visce- rale, D' dente anteriore; D dente posteriore; n fos- » fi de DO (SH setta dentaria; N porzione del dente della valva inferiore; 720 lamina miofora anteriore ; 77p lamina miofora posteriore; 0, 0, 0” fossette accessorie. Carrorina (SeuLara) CroraLo1 Di-Stef. (Tav. XI, fig. 1 a, b, c, d.) Questa bellissima specie è rappresentata da varj esemplari in differente stadio di accrescimento. Essa raggiunge proporzioni molto grandi ed è in generale subequivalve, sebbene talora la valva libera supera in grandezza l’altra o vice- versa. La valva « è libera, molto convessa, assai sviluppata, compressa sui lati, e su quello posteriore in modo che questo si eleva più dell’ anteriore e la rende lateralmente più o meno gibbosa; provvista di una depressione larga SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 48 e leggiera, che giunge sull’ apice, spesso quasi scancellata. L' apice è molto sviluppato, fortemente contorto sulla linea cardinale e con un principio d’avvol- gimento a spirale. Valva $ fissa per l'apice, conica, un po’ arcuata o defor- mata per causa della aderenza ai corpi sottomarini, provvista sul lato palleale di due depressioni larghe e leggiere, separate da un rigonfiamento, che sono le tracce delle due sinuosità commessurali, indicanti probabilmente la posizione degli orifizî anale e respiratorio dell'animale. La linea commessurale si mostra largamente sinuosa. I solchi ligamentari si osservano molto chiari e fortemente impressi dagli apici delle due valve sino alla linea cardinale. La conchiglia è ornata sullo strato esterno delle due valve di coste longi- tudinali forti, più o meno regolari, imbricate per l’incontro con fine strie di accrescimento trasversali. Lo strato interno porta strie di accrescimento si- nuose, per lo più rilevate in forma di risalti, e le tracce dello strato esterno, sotto forma di fine strie longitudinali. I caratteri interni di questa specie si rilevano chiaramente dalle sezioni cardinali. Sulla valva superiore (2) (Tav. XI, fig. 1° ) si osservano : la cavità viscerale CV, che l'esportazione di buona parte della conchiglia fa anche com- parire sulla regione api_iale: il robusto dente anteriore D'; quello posteriore D assai più debole; la lunga fossetta dentaria » che li separa; la lamina mio- fora anteriore 724, la quale mostra in forma di sporgenza il rilevamento del- l’orlo dell’impressione muscolare; quella posteriore mp. La piccola lamina che separa la fossetta dentaria dalla cavità viscerale non è raggiunta dalla sezione. Su tale valva si vedono inoltre quattro fossette accessorie molto grandi, una anteriore 0” molto sviluppata, e tre posteriori, due allungate e discretamente larghe 0, 0”, una O” più piccola e di forma subcircolare. La valva f (Tav. XI, fig. 1°, ) mette in chiaro : il dente cardinale N, stretto, arcuato ed allungato; la larga fossetta dentaria anteriore 2, separata da una lamina non tanto sottile dalla cavità viscerale CV; quella posteriore d, larga ed allungata, che contiene il dente posteriore D e la lamina miofora posteriore della valva superiore (4); la lamina miofora posteriore 777/p'; la parte spessita della conchiglia sulla quale s'inserisce l'impressione muscolare anteriore; la fossetta d’inserzione del ligamento £L, indicata dal ripiegarsi delle lamine della conchiglia. Lo strato interno della valva fissa (5) mostra, dietro l'impressione musco- lare anteriore, delle cavità subquadrangolari, irregolari, ora larghe, ora strette, che si prolungano in forma di canali per tutta la lunghezza della valva, e somigliano alle cavità accessorie che nella Caprina adversa d'Orb. si trovano dietro l'impressione muscolare posteriore. Si presentano esemplari di questa specie di medie dimensioni, che hanno- per la forma molte somiglianze con la Caprina communis Gemm.; però i 44 STUDJ STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI differenti caratteri della cerniera, la mancanza di canali nella valva supe- riore (4), l'aspetto e le diverse dimensioni della valva inferiore (£) separano queste due forme genericamente e specificamente in modo assai netto. Essa ha molte analogie con la Caprot. (Sellaea) Pironae Di-Stef.; però questa se ne separa per l'aspetto differente della valva libera («) conosciuta, che è forte- mente compressa nel lato posteriore, alla base obliquamente troncata, in modo che il margine commessurale della valva scende in basso nel lato posteriore, mentre s'innalza molto nell’anteriore; ha l'apice più corto, più piccolo e più appuntito, le fossette accessorie più sviluppate e l'apparecchio cardinale gracile. I rapporti con la Caprot. ( Sellaca ) laticoncha Di-Stef., nel cui gruppo va compresa, sono stati discussi a proposito di quest’ultima specie. Mostra anche dei rapporti con la Caprot. ( Sellaca ) himerensis Di-SteL.; però ne differisce pel suo aspetto non tozzo, per la evidente forte compressione sul lato posteriore, che in quella è nell’anteriore, per l'aspetto della valva «, che è più stretta, gibbosa lateralmente e fornita di un apice più stretto, ma assai più lungo, nonchè pel più grande sviluppo delle fossette accessorie. Il più grande individuo conosciuto , che è quello figurato , ha le seguenti dimensioni : Lunghezza 152 mm. Diametro antero-posteriore 77 mm. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. XI, fig. 1°... Caprotina ( Sellaca) Ciofaloi Di-Stef., dal lato poste- riore. » fig. 1° . . . Idem, dal lato palleale. » fig. 1°... Idem, sezione cardinale della valva f: C'V cavità visce- rale; 2 fossetta dentaria anteriore; /N dente car- dinale; d fossetta posteriore (mio-dentaria); D dente posteriore della valva superiore («); 70 lamina miofora posteriore della valva superiore (4); 27/0 luogo «ell’ impressione muscolare anteriore; 72/p' lamina miofora posteriore; L ligamento; c canali. » fig. 1°... Zdem, sezione cardinale della valva x: CV cavità visce- rale; D' dente anteriore; D dente posteriore; n fos- setta dentaria; 74 lamina miofora anteriore; 7729 lamina miofora posteriore; 0, 0”, 0”, O” cavità accessorie. Ù , SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA T. i Fig. 1° Monopleura (Himeraelites) Vultur Di-Stef., dal lato cardinale. » 1° Zdem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. n) > dc Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. 2 Idem, valva « di un altro individuo vista all'interno : CV cavità visce- rale; D' dente anteriore: D dente posteriore: 7 fossetta den- taria ; ma impressione muscolare anteriore; 77p cresta mio- | fora posteriore spezzata ; % cresta ninfale. N Lit.G.Huser. e ORI $ na » » » 6. ni SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II. . Monopleura (Himeraelites) Ugdulenae Di-Stef.: valva « vista di sopra. . Idem, altro individuo, dal lato posteriore. Monopleura (Himeraelites) mediterranea Di-Stef.; valva 8 di un grande individuo, vista dal lato palleale. Idem, piccolo individuo, dal lato anteriore. Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. Idem, valva 4 di un altro individuo vista all’interno : CV cavità visce rale; D' dente anteriore spezzato; D dente posteriore piuttosto eroso; » fossetta dentaria; 724 impressione muscolare anteriore e lamina miofora anteriore; 72p cresta miofora posteriore : h cresta ninfale; s intaccatura inserzionale del ligamento. . Monopleura (Himeraelites) meghistoconcha Di-Stef.; grande individuo, visto dal lato palleale. Lit. G.HUBER sa G.TamBuUSCIO dis. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IH. Fig. 1° Monopleura (Himeraelites) Gemmellaroi Di-Stef., dal lato cardinale. Ge Pao Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. " i i » 2. Ilem, valva « di un altro individuo vista all’interno: CV cavità visce- rale: D' dente anteriore; D dente posteriore spezzato; n fossetta dentaria; 774 impressione muscolare anteriore e lamina miofora anteriore; 77,p lamina miofora posteriore spezzata; N dente della valva 5 ancora in posto; s fossetta inserzionale del ligamento. LIT.G.HUBER D =) DS) (Sd) vw si Ti Fi (n (©) ID ENTI MENO SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV. Fig. 1. Caprotina (Sellaea) laticoncha Di-Stef.; valva « vista dal lato palleale. » 2 Monopleura (Himeraelites) meghistoconcha Di-Stef.; valva « di un grande individuo, vista in modo da mostrare lo sviluppo del dente anteriore D', la base di quello spezzato D e la cresta miofora posteriore 772p. » 2° Idem, la stessa valva «, dal lato palleale. >» 3. Monopleura (Himeraelites ) mediterranea Di-Stef.; valva « vista in modo da mostrare lo sviluppo dei denti D, D', della lamina miofora anteriore 724 e di parte di quella posteriore 77p. » 4. Monopleura (Himeraelites) Gemmellaroi Di.Stef.; valva f vista all’in- terno: CY cavità viscerale; N dente cardinale; d’ fossetta den- taria anteriore; d fossetta posteriore (mio-dentaria); #70 im- pressione muscolare anteriore; 77,0 luogo della impressione mu- scolare posteriore; / fossetta inserzionale del ligamento; e cresta ninfale; g solco della parte attiva ligamentare. r ori VA Tav. I ANAS dit » % Fig. 1° Monopleura (Himeraelites) Douvillei Di-Stef., dal Jato posteriore. » SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA V. 1° Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. ni i i Vi Sn 2. Idem, valva « di un altro individuo vista di SOpLa SIN SSA ; o Sui 3. Idem, valva « di un altro individuo, la quale mostra lo sviluppo dei denti D, D' e della cresta miofora posteriore mp. SR ASA 4. Idem, valva x di un altro individuo vista all’interno: CV cavità. viscerale : D' dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta pie | dentaria; ma LIMREESsioNa muscolare anteriore e lamina mio- | fora anteriore; mp cresta miofora POSICAOLE: s fossetta i inser- zionale del ligamento.; % cresta ninfale. 3: Monopleura (Himeraelites ) MEgnistoconcha Di-Stef. : esenplare giovone i i visto dal lato ISEE 4 REG IRAN y i i G.TamBuscioO dis Lit.G.HuBER SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI. Fig. 1° Monopleura (Himeraelites) Douvillei Di-Stef.; valva f vista all’interno : CV cavità viscerale; d' fossetta dentaria anteriore; N dente cardinale in parte spezzato; d fossetta posteriore (mio-dentaria); mp lamina miofora posteriore e impressione muscolare poste- riore; 774’ impressione muscolare anteriore; / fossetta inser- zionale del lisamento; e cresta ninfale ; 9g solco della, parte at- tiva ligamentare. » 1° /dem, la stessa valva f vista in modo da mostrare lo sviluppo del dente cardinale N. » 2. Monopleura (Himeraelites ) meghistoconcha Di-Stef.; valva x di un grande individuo vista all’interno : CV cavità viscerale : n fos- setta dentaria ; D' dente anteriore; D dente posteriore spezzato alla base; 774 impressione muscolare anteriore e lamina miofora anteriore ; 720 cresta miofora posteriore; % cresta minfale. » 2 Caprotina (Sellaea) Pironae Di-Stef.: valva « vista all’interno : CV ca- vità viscerale; D' dente anteriore spezzato; D dente posteriore spezzato ; n fossetta dentaria ; 770 lamina miofora anteriore spezzata ; mp lamina miofora posteriore spezzata; 0, 0,0" fos- sette accessorie; % cresta ninfale. » 3% Idem, lo stesso individuo, dal lato cardinale. tG Huser Il LI G.Tamsuscio dis. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VII. 1° Caprotina Strix Di-Stef., dal lato cardinale. 1» Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. 1° Idem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. 10 Idem, particolari degli ornamenti ilello stesso individuo. 1° Idem, lo stesso individuo ; valva « vista all’interno: CV cavità visce- rale: D' dente anteriore; D dente posteriore spezzato; # fos- setta dentaria; 724 impressione muscolare anteriore; 2720 lamina miofora posteriore spezzata ; % fossetta miofora; 0,00" fos- sette accessorie; L intaccatura inserzionale del ligamento sciu- pata; % cresta ninfale. 1° Idem, lo stesso individuo; valva $ vista all’interno : CV cavità visce- rale; N dente cardinale spezzato; d' fossetta dentaria anteriore: d fossetta peo (mio-dentaria) ; 77/4 impressione musco- lare anteriore: 7) lamina miofora posteriore e impressione muscolare posteriore ; / fossetta inser rzionale del ligamento ; e cresta ninfale; 9 DE ligamentare sul margine della con- chiglia; L estremità del solco ligamentare esterno. » » » » 92 Caprotina (Sellaea) sicula Di-Stet., dal lato cardinale. Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. : Idem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. Idem, altro individuo, dal lato posteriore. 4. Idem, frammento di un altro individuo che mostra i canali longi- iudinali. 10 dis. se ambu GI Fig. 12 >» ]b DANNOSE Suo DZ DIMISE Do de di lo Di » 50 DIC » 50 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VII. Caprotina (Sellaea) Zitteli Di-Stef., dal lato posteriore. Idem, Idem, Idem, Idem, Idem, lo stesso individuo, dal lato cardinale. un altro individuo, dal lato palleale. particolari degli ornamenti dello stesso individuo. sezione cardinale della valva 8 dello stesso individuo: CV ca- vità viscerale; N dente cardinale; d’ fossetta dentaria ante- riore; 4 fossetta posteriore (mio-dentaria); 7’4' posto dell’im- pressione muscolare anteriore; 77/p' lamina miofora posteriore: L ligamento; D dente posteriore della valva libera (2); 729 lamina miofora posteriore della valva libera (2); c canali. valva « di un altro individuo vista all’ interno: CV cavità viscerale; D' dente anteriore spezzato ; D dente posteriore spez- zato; n fossetta dentaria; 724 impressione muscolare anteriore e lamina miofora anteriore ; 72p lamina miofora posteriore spezzata; # fossetta miofora; 0,00” fossette accessorie; Z posto dell’intaccatura ligamentare; % cresta ninfale. Gaprotina (Sellaea) sicula Di-Stef. ; sezione cardinale della valva «: Idem, D' dente anteriore; D dente posteriore; » fossetta dentaria ; CV cavità viscerale ; 724 lamina miofora anteriore; 77,0 lamina miofora posteriore; 0,00” fossette accessorie: Z intaccatura ligamentare- molto sciupata. sezione cardinale della valva 8 dello stesso individno : CV ca- vità viscerale: JN dente cardinale; d’ fossetta dentaria anteriore; d fossetta posteriore (mio-dentaria); 777°4' luogo dell’impressione muscolare anteriore ; 79° lamina miofora posteriore; L liga- mento; D dente posteriore della valva libera (4); 729 lamina miofora posteriore della valva libera (2). Caprotina ( Sellaea ) cespitosa Di-Stef., individuo giovane, dal lato Idem, palleale. lo siesso individuo, dal lato cardinale. Idem, sezione cardinale della valva 8 dello stesso individuo : CV ca- Idem ; vità viscerale; N dente cardinale; 4’ fossetta dentaria anteriore; d fossetta posteriore (mio-dentaria): D dente posteriore della valva superiore (+); 720 lamina miofora posteriore della detta valva superiore (); 720° luogo dell’impressione muscolare an- teriore ; 72/p' lamina miofora posteriore ; L ligamento; c canali. sezione cardinale della valva « dello stesso individuo : CV ca- vità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; x fos- setta dentaria; 724 lamina miofora anteriore ; 77: Jamina mio- fora posteriore; 0,0' fossette accessorie. Tav.VII » » » 2 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IX. Caprotina (Seilaea) laticoncha Di-Stef.; sezione cardinale della valva «: CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta dentaria; 770 lamina miofora anteriore; 7770 lamina miofora posteriore ; 0,0°,0"” fossette accessorie. Gaprotina (Sellaea) plagioptychoides Di-Stef., dal lato palleale. Idem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. Idem, sezione cardinale della valva 8: CV cavità viscerale; d' fos- setta dentaria anteriore; d fossetta posteriore (mio-dentaria): N dente cardinale; D dente della valva libera (2); 72/4 luogo dell’impressione muscolare anteriore; 77/9 lamina miofora po- steriore ; 770 lamina miofora posteriore della valva libera (2); c canali; Z ligamento. Idem, sezione cardinale della valva «: CV cavità viscerale ; D' dente anteriore; D dente posteriore ; n fossetta dentaria ; NN porzione del dente della valva inferiore (8); 724 lamina miofora ante- riore; 77:p lamina miofora posteriore; 0,0, 0” fossette accessorie. Gaprotina (Sellaea) Orbignyi Di-Stef., dal lato posteriore. Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. Idem, lo stesso individuo, dal lato anteriore. Caprotina (Sellaea) cespitosa Di-Stef., individuo adulto, dal lato an- teriore. Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. Idem, sezione cardinale della valva B di un individuo adulto: CV cavità viscerale; N dente cardinale; d’ fossetta dentaria ante- riore; D' dente anteriore della valva superiore (x); d fossetta posteriore (mio-dentaria); D dente posteriore della valva supe- riore (x); 7720 lamina miofora posteriore della valva superiore (x): np lamina miofora posteriore ; 724 luogo dell’ impressione muscolare anteriore; ZL ligamento; c canali, occupanti il lato palleale. Tav.IX iS n Ù ITA! ECT va SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA X. Fig. 1. Caprotina (Sellaea) himerensis Di-Stef., dal lato anteriore. » » » > 2% Idem, un altro individuo, dal lato cardinale. 2" Idem, lo stesso individuo, dal lato anteriore. ve (DI "). Idem, lo stesso individuo, dal lato posteriore. Idein, sezione cardinale della valva 8 di un altro individuo : CV ca- vità viscerale; N dente cardinale; d’ fossetta dentaria ante- riore; 2’ parte del dente anteriore della valva superiore (2); d fossetta posteriore (mio-dentaria); 7779 lamina miofora poste- riore della valva superiore (4); D dente posteriore della valva superiore («); 77° lamina miofora posteriore; 17/4 luogo del- l’impressione muscolare anteriore; Z ligamento; c canali. 4. Idem, valva 4 di- un altro individuo vista all’interno : CV cavità vi- scerale : D' dente anteriore; D dente posteriore: # fossetta dentaria ; 774 impressione muscolare anteriore; ;7p lamina miofora posteriore; 7 fossetta miofora ; 0‘,0” cavità accessorie: s intaccatura inserzionale del ligamento ; % cresta ninfale. 5. Idem, piccolo individuo, dal lato posteriore. 0. Idem, un altro individuo, dal lato palleale. sù, O : ea CIESTA 4 + rca ine 4 dr Fig. » » » » » lu SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XI. Caprotina (Sellaea) Ciofaloi Di-Stef., dal lato posteriore. Idem, Idem, Idem, lo stesso individuo, dal lato palleale. sezione cardinale della valva 8 di un altro individuo: OV ca- vità viscerale ; N dente cardinale ; 0’ fossetta dentaria ante- riore; d fossetta posteriore (mio-dentaria); 72°4 luogo dell’im- pressione muscolare anteriore; 7729’ lamina miofora posteriore: L ligamento ; ec canali; D dente posteriore della valva supe- riore («); 7720 lamina miofora della valva superiore (%). sezione cardinale della valva « dello stesso individuo: CV ca- vità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore: 7 fos- setta dentaria; 0,0%,0”,0" fossette accessorie: 774 lamina miofora anteriore ; 72p lamina miofora posteriore. Caprotina cfr. striata d'Orb., dal lato posteriore. Idem, Idem, lo stesso individuo, dal lato cardinale. lo stesso individuo, dal lato palleale. Caprotina (Sellaea) Orbignyi Di-Stef., sezione cardinale della valva x: 5° Idem, CV cavità viscerale; D' dente anteriore; D dente posteriore; n fossetta dentaria: N porzione del dente della valva infe- riore (8); 724 lamina miofora anteriore ; 770 lamina miofora posteriore; 0/,0%,0” fossette accessorie; ZL intaccatura liga- mentare sciupata. sezione cardinale della valva 8 dello stesso individuo: CV ca- vità viscerale; N dente cardinale; 2’ fossetta dentaria ante- riore; d fossetta posteriore: D' porzione del dente anteriore della valva superiore (6): 2 porzione del dente posteriore della valva superiore (@); 7a luogo dell’ impressione muscolare anteriore; 779° lamina miofora posteriore ; 770 lamina mio fora posteriore della valva superiore (*): £ ligamento; e canali. Huger Jj Lit G IS. di (0) Cc G Tamgus NEGUONETNIOIBIZIO PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA CONSIDERAZIONI SUBORDINE EGEO RIEOTSRERAI E SCOPERTA DI ALQUANTE SPECIE NOVELLE DI QUEST’ ORDINE IN SICILIA Discorso del Dott. G. RIGGIO 20 DOGE NT eni SARAI VARA TELI ALCUNE NOTIZIE SUI PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA CONSIDERAZIONI SULL'ORDINE DEGLI ORTOTTERI E SCOPERTA DI ALQUANTE SPECIE NOVELLE DI QUEST'ORDINE IN SICILIA —tm—t GRAAL Uccadermtce, Conscio della mia pochezza prendo titubante la parola in questo illustre consesso; e vi ringrazio anzitutto dell’ alto onore impartitomi , ascrivendomi nel numero dei vostri socii collaboratori. Procurerò, come meglio so e posso, di meritare la vostra fiducia. Invitato a leggere qualche cosa in questa Accademia, ho pensato, che non sarebbe fuor di proposito, il richiamare la vostra benevola attenzione sopra gl insetti in generale, ed in particolare sull’ ordine degli Ortotteri, che da qualche tempo a questa parte, forma il soggetto speciale dei miei studii. Ed è con questo intendimento che ho intitolato il mio discorso : Alcune notizie sui progressi attuali dell’ entomologia in Sicilia; considerazioni sull’ ordine degli Ortotteri e scoperta di alquante novelle specie di quest'ordine in St- cilia. Dividerò il mio dire in tre parti: Nella prima tratterò in generale dell’Entomologia siciliana, nella seconda dirò qualche cosa degli Ortotteri in particolare, e nella terza ed ultima, passerò in rassegna le novelle specie di quest'ordine scoperte ultimamente da me in Sicilia. Dopo ciò eccomi in argomento : I. In tutti i tempi i prodotti della natura hanno attirato l’ attenzione degli studiosi, e gli antichi filosofi della natura erano quelli che se ne occupavano 4 ALCUNE NOTIZIE in modo particolare. E se le piante ed i minerali ebbero i loro cultori, gli animali certamente non ne mancarono, che anzi molti ne ebbero; basta scor- rere le opere di Plinio, di Aristotile e dei loro numerosi seguaci, per esserne convinti. Ma se gli antichi avevano numerose cognizioni intorno agli animali, numerosi erano pure i pregiudizi che intorno ad essi si avevano, e c'è voluta tutta l’attenzione, la buona volontà e la diligenza dei naturalisti moderni perchè molti di questi pregiudizii venissero tolti; ma molti ne restano ancora a togliere ed a combattere, ed è questo uno dei principali nostri compiti; al quale possiamo riuscire solo con uno studio accurato ed indefesso degli ani- mali, e dimostrando, che molte delle false credenze che attribuiscono ad essi una quantità di pregi e difetti, sono pur troppo opera della superstizione e niente affatto dimostrati dai fatti. Gl' insetti non mancano certamente di fa- vole ed esagerazioni a loro riguardo ed è santo dovere degli entomologi il combatterli e dissiparli. Gli antichi, pur studiando gli animali, astrazion fatta dai vertebrati, lo fa- cevano sempre in modo superficiale, come lo consentivano i tempi, e con poco ordine e reale profitto; sopratutto per la mancanza delle classificazioni ; le quali, fondate più tardi per opera del sommo Linneo, fecero prendere alla zoologia, ossia allo- studio degli animali, un indirizzo veramente metodico e Scientifico. Si è perciò che noi troviamo che anticamente erano considerati e studiati come insetti (dal latino 2rsectum, tagliato) una quantità di animali che real- mente non sono tali, ed appartengono invece alle più disparate classi del regno animale : e purchè fossero piccoli, venivano in generale chiamati 7rsetta. Ai tempi dell’illustre Svedese si cominciò a fare un poco di luce; ma ciò non ostante restò ancora della confusione, essendochè anche questo autore interpose fra i veri insetti, animali, come i Crostacei, i Ragni, i Millepiedi, che appartengono invece ad altre classi. Fu solo più tardi, per opera del La- treille, che questa classe di animali venne limitata e ridotta nei suoi giusti confini, ed il suo studio prese il nome di Entomologia, da entomos, che nel greco idioma significa precisamente insetto. Anche ai nostri giorni persone colte chiamano col nome d’insetti, animali che tutt'altro sono che insetti. Oggi però, i zoologi comprendono sotto questo nome solamente tutti quegli animali, generalmente non molto grandi, dotati o pur no di metamorfosi, ma col corpo diviso in tre parti principali, capo, torace, e addome e forniti di tre paia di zampe attaccate al torace, ed un paio di antenne annesso alla testa; perlocchè si ebbero il nome di Esapodi col quale vengono oggigiorno indicati da qualche zoologo. Questi animali a seconda i loro speciali caratteri vengono divisi in varii - SUI PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA (6) gruppi; i quali, stando alla classificazione proposta recentemente dal Claus, (1) sono: Tisanuri, Ortotteri, Psecudoneurotteri, Neurotteri, Tricotteri, Atteri, Rincott o Emitteri, Ditteri, Afanitteri, Lepidotteri, Coleotteri, Imenotteri. Or siccome è difficile contemporaneamente lo studio di tutti questi ordini, atteso il numero notevole di specie che ognuno di essi comprende, così ve- diamo ordinariamente che gli entomologi studiano or l'uno or l’altro ordine, ed anche talvolta delle famiglie isolate. Gl' insetti, sia per la vaghezza e lo splendore delle loro tinte, sia per la vaghezza delle loro forme oltremodo svariate, sia ancora per i loro speciali costumi, mon che per i danni o gli utili che arrecano, hanno eccitato mai sempre ed in particolar modo lo spirito dei naturalisti di tutti i paesi. La Sicilia anch'essa ha avuto i suoi studiosi di entomologia, ma il loro nu- mero per lo passato, è stato, bisogna confessarlo, molto sparuto, e perciò questo studio nel nostro paese è progredito assai lentamente. Epperò, se le scienze in generale, e l’entomologia in ispecie, non progredirono come dove- vano fra noi, lo si deve attribuire, non certo a manco di eletti ingegni e di giovani volentierosi, ma sibbene alle vicende politiche, che or con questo or con quello ci inceppavano, isolandoci e togliendoci dal comune consorzio degli Scienziati nazionali e stranieri, ed ancora alla totale mancanza di una biblio- teca adatta a questi studii. Non è mia intensione di fare qui una storia dettagliata dell’entomologia in Sicilia, che ho in animo di fare in altra occasione e con maggiore ordine ed accuratezza; mi limiterò ora più particolarmente ad accennare, quanto riguarda il suo progresso nei tempi nostri. Le prime notizie sugl’insetti siciliani le troviamo nel Pamphyton Siculum del Cupani (1696), dove sono raffigurati alquanti insetti; altre notizie troviamo ancora sparse qua e là in qualche altro libro, finchè si arriva al principio dlel secolo attuale, nel quale si nota un vero e maggiore risveglio scientifico unito a delle indicazioni più dettagliate sopra questi animali, ma ancora poco esatte e precise. Così troviamo un primo cataloghetto d’ insetti nella topografia di Palermo dello Scinà, ma pieno di inesattezze ed errori. Lo stesso Rafinesque che, benchè straniero, tanto illustrò le produzioni naturali dell’isola nostra, ci fece pure conoscere alquante specie d’insetti. Anche qualche giovane Siciliano attese allo studio della sicula entomologia; ed il prof. Aradas, nella sua Storia della Zoologia in Sicilia (2), cita con affetto (1) Claus, Éléments de Zoologie, traduits per Moquin-Tandon, Paris, 1889. (2) Atti Accadem. Gioenia di Catania, ser. II, vol. I pag. 385, an. 1844. (AS) 6 ALCUNE NOTIZIE il signor Giovanni Piazza Ciantar da Catania, il quale, pur studiando le con- chiglie (molluschi), di cui aveva buona raccolta, aveva cominciato anche ad occuparsi d’insetti; ma presto rapito dalla morte non potè continuare nei suoi studii prediletti. Quasi contemporaneamente (1838), il Dott. Mariano Zucca- rello Patti, pur di Catania, lavorò sugl’insetti ed alcuni ne descrisse novelli in alcuni suoi articoli pubblicati negli atti dell’Accademia Gioenia di Catania; ma disgraziatamente, le sue citazioni e descrizioni sono poco precise e non sempre attendibili. Un po’ più tardi il prof. Pietro Calcara, valentissimo scrittore e naturali- sta, rapito anzitempo alla scienza, diede anche lui delle notizie sopra gl’insetti siciliani: riportandone alquante specie nella sua descrizione topografica dei dintorni di Termini (1842), in quella dell’isola d’ Ustica ed in qualche altra sua memoria. Chi però ha molto concorso allo sviluppo della siciliana entomologia .è stato cevtamente il Prof. Achille Costa di Napoli, il quale venuto varie volte fra noi ad esplorare le ricche nostre contrade, ce ne ha fatto conoscere i pro- dotti, sia in apposite pubblicazioni, sia riportandoli più spesso nelle opere relative alla fauna napoletana, che con tanto amore ha egli illustrato, unita- mente al Prof. Oronzio suo padre. Oltre al Costa un altro valente entomologo italiano, il compianto Prof. Vittore Ghiliani, venne nel 1839 in Sicilia a raccogliere insetti, mandatovi dal pro- fessore Géné per conto del Museo Zoologico di Torino. Il Ghiliani mandava più tardi all'Accademia Gioenia di Catania, un catalogo, per quell'epoca molto ricco, comprendente tutto quanto nei diversi ordini egli raccolse in Sicilia, meno però gli Ortotteri che non vi figurano. Il quale ca- talogo venne pubblicato per cura ‘della stessa Accademia nel volume XIX dei suoi Atti Ser. I 1842: ma a quanto pare senza il pieno consentimento del- l'Autore. Il Catalogo del Ghiliani segna un vero risveglio dell’entomologia siciliana, ma disgraziatamente bisogna confessarlo, non per opera ancora di cultori Si- ciliani. Dobbiamo, è duopo confessarlo, sopratutto all'opera di scienziati stra- nieri, attratti fra noi dalla ricchezza del nostro suolo, lo averci fatto conoscere le nostre principali e più importanti produzioni entomologiche. « Dal sovraesposto chiarissimo emerge, nè vale occultarlo, così si esprime » DO » Lamina sopranale 4-4,5 — » » subgenitale 7,5-7,8 » Te D Fam. Gryllodea Passo da ultimo alla famiglia dei veri Grilli (Gry//us). Questo gruppo per se stesso poco numeroso, trovasi rappresentato in Sicilia, secondo l’ultimo cata- logo, da 12 specie. A questo numero aggiungo oggi due altre specie scoperte di recente in Sicilia, non che una varietà di specie già nota. Esse sono: 1. Gryllus algericus, Sauss. 2) » arvensis, Fieb. var. del G. burdigalensis. 3. Gryllodes Brunneri, Riggio. Gryllus algericus, Sauss., Tav. I fig. 17 3g. (Savigny, Descr. Egypt. t. III, f. 7) Ecco ancora una specie Africana da annoverare fra le Siciliane. Ho già —annunziato la scoperta di questa specie di Gryllus nel Naturalista di questo 32 ALCUNE NOTIZIE anno (1. c.), fondandomi sulla conoscenza di due indiv. 3 e ®, raccolti, uno alle Caronie (in giugno) dal sig. E Ragusa, e l’altro alla stessa epoca dal sig. T. De Stefani, nelle campagne di Caltanissetta. Riporto qui la breve diagnosi che ne ho data nel predetto articolo. Il Gryllus algericus, a prima giunta potrebbe confendersi col Gr. deser- tus, Pallas (3 9 13-17 mm.), dal quale differisce, oltrecchè per la statura un po minore (3 9 13 mm.) anche per parecchi altri caratteri che non lasciano alcun dubbio sulla sua identificazione; che del resto, per l’individuo siciliano, è stata ocularmente constatata dal Dott. Krauss e dal Dott. Brunner. Ecco i caratteri offerti dagli esemplari siciliani. Statura mediocre, piuttosto piccola. Colorito generale castagno molto scuro, quasi nero; lesta più larga del corsaletto, nera, con una fascia arcuata interoculare gialla sulla fronte e 4-6 punti allungati, dello stesso colore, sull’occipite. Corsalelto nero nel 4 adulto, nero macchiato di gialliccio nella 9 e nei giovani, e con un solco mediano assai pronunziato. Le elztre, di color castagno, oltrepassano nel 3° la metà dell’addome; le venule undulate dell’arpa (campo discoidale) son doppie e le ali nulle. I femori posteriori robusti, oltre- passano di un quarto circa l’estremità dell'addome; le #Dze sono robuste, brevi, e con 6 forti spine per lato, oltre la spina apicale. La specie in discorso è stata riscontrata sinora sulle coste meridionali del mediterraneo e dell’asia minore; in Europa è stata solamente indicata dal Brunner delle rive del Bosforo, e quindi la sua scoperta in Sicilia, riesce al certo sommamente interessante. Riguardo alla sua diffusione nell'isola, quan- tunque non abbia finora notizie molto dettagliate, posso dire tuttavia che la specie non deve esservi molto rara; dapoicchè oltre i due individui superior- mente ricordati, ho trovato nella mia collezione due ind. giov. appartenenti indubbiamente a questa specie e provenienti da Castelbuono; comunque sia, bisogna farne attenta ricerca, ed è perciò che ne ho dato la superiore de- scrizione. kt i) Lunghezza totale 14 mm. — ® > del protorace 3 » _ » dell’elitra 6» — » dei femori post. 8°» — » delle tibie 6°» — » ovopositore — 8 mm. Gryllus burdigalensis, Latr. var. Gr. arvensis, Ramb. _ (Costa A., Fna. R. Napoli, Ortotteri, t. VIII, fig. 3, G. cinereus; Savigny, Egypte, t. III, f. 5, 6). Il Gr. burdigalensis è già da tempo noto della Sicilia; esso vi è stato raccolto per primo dallo Zeller, per cui troviamo la prima indicazione di SUI PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA 33 questa specie nel Fischer (Ort. europ.); più tardi la troviamo citata dal Co- sta, dal Brisout, e dal Girard. Però nessuno di questi autori, fornisce indicazioni precise sulle diverse var. o razze, che si voglia, di questa specie; e molto meno della var. Gr. arvensis, Ramb., che è una delle più caratteristiche, per il suo colore scuro, quasi nero. Debbo quindi ritenere, che questi Autori non la conoscessero dell’isola, e che gl’'individui riportati si riferissero effettivamente al durdigalensis tipo; tanto più che allora il Gr. arvensis veniva ritenuto, dal Fischer e da altri, come specie distinta. Io ebbi occasione di studiare un bel 3 adulto delle var. in parola, raccolto dal signor Teodosio De Stefani in una recente escursione fatta nelle provincie meridionali dell'Isola; il quale indiv. comunicato da me al Dott. Krauss e da questi _ al Dott. Brunner a Vienna, mi veniva restituito colla determinazione di Gr. arvensis, Ramb. Trattandosi di una var. tanta interessante, e non indicata sinora della Si- cilia, credo opportuno di darne la seguente descrizione. Statura piccola (3 12 mm.); corpo villoso; colore castagno scuro; testa nera, lucente, con sottile fascia interoculare gialla, angolata, sulla fronte, nessuna traccia di punti gialli sull’occipite; protorace (corsaletto) con leg- gero solco mediano nella parte anteriore. Le elitre sono grandi, e di color castagno più chiaro; esse raggiungono quasi l'estremità dell'addome lasciando scoperta, nel 3, l’estremità della lamina sottogenitale che è in forma di borsa fortemente concava; la vena radiale è biraminosa e la vena ondulata dell’arpa semplice (unica); le ali sono appena rudimentali, nell’individuo da me studiato, e completamente nascoste dalle elitre. Le tibie posteriori hanno 5 spine per lato. I cerci od appendici anali sono lunghi, castagni, e fortementi villosi. los Lunghezza totale 12 mm. » del protorace 2 » » dell’elitra DO » femori post. 7 » La var. in discorso sembra essere in Sicilia assai più frequente dello stesso tipo; dapoicchè l'ho trovato comunemente allo stato di larva e di ninfa nelle campagne Palermitane; anche ultimamente (ott. 88) ne raccolsi alquante larve alla Navurra sopra Casteldaccia; alquanti indiv., raccolti pure nella stessa località, ebbi dal signor E. Ragusa. GryHodes Brunneri; Riggio Tav. I, fig. 15 e 15 a. Ho parlato sinora di specie solamente novelle per la Sicilia, ma già cono- sciute di altre località. 9 54 ALCUNE NOTIZIE La specie di cui vengo ora ad occuparmi è completamente novella per la scien- za; essa appartiene al genere GryMlodes, nuovo per la Sicilia, ed è stata da me descritta e figurata di recente nel Nuturalista Siciliano (1) sotto il no- me di Gryllodes Brunneri, dedicandola all’illustre Dott. Carlo Brunner, il principe degli Ortotteristi moderni, in segno di vera stima ed ammirazione. Eccone intanto i caratteri distintivi. i Gryllodes color castaneus; caput pronoto latius, castanei nitidi, frons con- vexa. Oculi potius parvi, castanei clari. Antennae et palpi ferruginei. Pro- notus transversus, postice angustior; in margine anteriori leviter concavus, castaneus. Elytra ferruginea : in 3g ita brevia ut medium abdominis non at- tingant, postice rotundata; area apicali reticulata; vena radialis simplex vel biramosa; harpa tribus venulis undulatis instructa. Elytra 9 squamaeformia, parallela vel leviter incumbentia. Pedes castanei clariores, femoribus posticis robustis, tibiis posticis utrinque instructis 5 vel 6 spinis. Articulus primus tarsi posticis in utroque margine 6 spinulis. Ovopositor, longus, subtilis, fere rectus. Corpus cum pedibus leviter pubescens. di SI Lunghezza tolale 15-17. mm. 14 -17. mm. ) "del protorace 3- 3,2. » Sio i » delle elitre 4- 4,1 » DÈ » » dei femori post. 8-9.» 8,1- 9,5. » » delle tibie 6-6,5 » 6 - 6,4 » » ovopositore — 7-8 » Habitat: Palermo (nob.), Castelvetrano (Palumbo). Tor (1) Riggio, Appunti e note ecc. Natur. Ste. * e 1 DUB vw SUI PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA 35 CATO :O DEGLI ORTOTTERI OSSERVATI SINORA IN SICILIA i Le Fam. Forficularia . Labidura riparia, Pall. (1) . Anisolabis annulipes, Luc. 20 » maritima, Bon. » moesta, Géné 9] . Labia minor, Lin. 99 . Forficula auricularia, Linn. 93 ». pubescens, Géné (1) 24 è Anechura bipunctata,Fabr. (Helfer, 25 ec. Fieber) (2) Fam. Blattodea 26 È Ectobidae Ectobia lapponica, Lin. (3) 97 » Nicaeensis, Bris. 98 » vittiventris, Costa Aphlebia marginata, Schreb. » trivittata, Serv. » subaptera, Ramb. 29 Phyllodromidae 30. . Phyllodromia Germanica, Lin. 31 . Loboptera decipiens, Germ. Periplanetidae È i Ageno 32 . Periplaneta orientalis, Lin. 99 » americana, Lin. Heterogamidae 34 . Aeterogamia aegyptiaca, Lin. 35. Fam. Mantodea Mantidae 20. Mantis religiosa, Linn. Thespidae . Iris oratoria, Lin. Fischeria Baetica, Ramb. . Ameles decolor, Charp. » Spallanzania, Rossi » nana, Carp. Empusidae Empusa egena, Charp. Phasmodea . Bacillus Rossii, Fabr. » Gallicus, Charp. Fam. Acridiodea Tryxalidae . Tryxalis nasuta, Lin. » unguiculata, Ramb. . Brachycrotaphus Steindachneri, Krauss=-Ochrilidia tryxalice- ra, Fischer. 2. Ochrilidia tibialis, Fieb. . Oxycoryphus compressicornis, Latr. . Paracimena tricolor, Thunb. Stenobothrus lineatus, Panz. (1). Ho segnato con un asterisco le specie da me non possedute. (2) Il Fieber riporta la Arechura bipunctata Fabr. sotto il nome di Forficula anthracina; la registro dubbiamente non avendo sinora conoscenza diretta della sua presenza in Sicilia. (3) Non la possiedo ma ne ho osservato un esemplare nella collezione Failla. ALCUNE NOTIZIE . Stenobothrus rufipes, Zett. Fam. Locustodea » bicolor, Charp. Phaneropteridae » pulvinatus, Fisch. 67. Poecilimon laevissimus, Fisch. x parallelus, Zett. 68. Odontura stenoxypha, Fieb. . Stauronotus Maroccanus, Thunb. 69. Leptophyes punctatissima, Bosc. » Genei, Osch. 70. Acrometopa macropoda, Burm. . Stetophyma fuscum, Pall. 71. Phaneroptera quadripunctata,Br. . Epacromia strepens, Latr. 72. Tylopsis liliifolia, Fabr. » thalassina, Fabr. ME Oedipodidae * 72. Meconema brevipenne, Yers. 5. Sphingonotus coerulans, Lin. 74. Cyrtaspis scutata, Charp. . Acrotylus Insubricus, Scop. Conocephalidae >; patruelis, Sturm. 75. Xiphidium fuscum, Fabr. si IMSS ICERTE : *E770: » Aetiopicum, Thunb. > Orca giano, SII 77. Conocephalus mandibularis,Carp. » coerulescens, Linn. » Charpentieri, Fieb. IMIRTSTETO » fuscocineta, Luc. 78. Locusta viridissima, Lin. 3. Pachytylus nigrofasciatus , de Pecticidae Geer 79. Rhacocleis discrepans, Fieb. 2 cinerascens, Fabr. 80. » annulata, Fieb. Eremobidae 81. » neglecta, Costa . Cuculligera Appula, Costa 82. Thamnotrizon Chabrieri, Charp. Pirecaiorphidse +85: vi - femoratus, Fieb. 84. Platycleis grisea, Fabr. . Pyrgomorpha grylloides, Latr. 85. » intermedia, Serv. Pamphagidae * 86. » laticauda, Brun. Ocnerodes canonicus, Fisch. È 87. ca affinis, Fieb. Pamphagus simillimus, Yers. di A Sp. » marmoratus Burm. 89. x SCRIUDI, Yers. 90. Decticus albifrons, Fabr. Acrididae CCR Ni . Acridium. Aegyptium, Lin. IS PRIPLEGiosS . Caloptenus Italicus, Lin. 91. Ephippigera rugosicollis, Serv. . Euprepocnemis plorans, Carp. | 92. >, sicula, Fieb. }3. Platyphyma Giornae, Rossi | 93. 2 latipennis, Fisch. Qenglio EEE » erucigera, Fieb. i | 95. » dorsalis, Fieb. (ni- ;4. Opomala cylindrica, Marsch. gromarginata, Luc. Tettigidae * 96. » provincialis Yers. . Tettix meridionalis, Ramb. i Sagidae » depressus, Bris. 97. Saga serrata, Fabr. SUI PROGRESSI ATTUALI DELL ENTOMOLOGIA IN SICILIA 37 Stenopelmatidae * 98. Dolichopoda palpata, Sulz. Fam. Gryllodea Oecantidae 99. Oecanthus pellucens, Scop. Trigonididae 100. Trigonidium cicindeloides, Serv. Gryllidae È 101. Gryllus campestris, Lin. 102. » bimaculatus, de (Greer =# 105% » desertus, Pall. * 104. » domesticus, Lin. 105. 106. 107. 108. 109. 110. Gryllus Burdigalensis,Lat.e var. » . Algericus, Sauss. Gryllodes Brunneri, Riggio Brachytrypes megacephalus, Lef. Gryllomorphusdalmatinus,Ocsh. Mirmecophilidae Myrmecophila ochracea , Fisch. Mogisoplistidae . Mogisoplistus brunneus, Serv. Gryllotalpidae 2. Gryllotalpa vulgaris, Latr. Gao 10 38 ALCURE NOTIZIE BIBLIOGRAFIA ORTOTTEROLOGICA DELLA SICILIA 1696-1710 Cupani (Francesco), Pamphyton Siculum, Panormi, 1713. Pubblicato dopo la morte dell'Autore, avvenuta nel 1710. 1818. Scinà (Domenico), Topografia di Palermo. Palermo, 1818, 8.° 1827 Lefebvre (Alex.), Description de divers insectes inédits récueillis en Sicile. Ann. Soc. Linn. Paris, T. VI, 1827, p. 94-108, pl. 5. 1832-75 Costa (Or. Gabr.), Fauna del Regno di Napoli, ossia enumerazione di tutti gli animali che abitano questo Regno. Napoli 1832-75. Entomologia di Achille Costa — Ortotteri 1836-75-81, 15 tav. 1886. Marschall (Aug.), Decas Orthopterorum novorum. Ann. Wiener Mus. Bd. I, 1836, p. 207-218, T. XII. 1835... Brullé (A.), Histoire naturelle des insectes, T. IX, Orthoptéres et Hemipteres. Paris 1835, con tav. » Alessi (G.), Sul metodo di distruggere le Cavallette. Atti dell’Accad. Gioenia di Se. naturali di Catania, T. IX, p. 529, Catania 1835. » Zanghi (Paolo), Delle Cavallette e del modo di distruggerle. Paler- mo, 1835, 8° con 5 tav. — Parla dell’invasione del 1832 avve- nuta in Prov. di Caltanissetta e descrive sommariamente lo Staw- ronotus maroccanus che chiama Cavallette di Piazza. 1838 Burmeister (H.), Handbuch der Eutomologie, Bd. II, Berlino, 1838. 1839 Serville (Audinet), Histoire naturelle des insectes Orthoptéres, Pa- ris, 1839, 8° con atlante. Cita 4 specie siciliane. 1840 Costa (Achille), Intorno le Forficule delle due Sicilie. Esercit. Accad. aspir. naturalisti di Napoli, T. II, pag. 2, 1840, pag. 81-89. 1841-45 Charpentier (T. de), Orthoptera descripta et depicta cum tabulis LX coloratis, Lipsiae, 1841-45. 1843 Boitard, Nouveau manuel complet d’entomologie. Roret, Paris 1843, 3 vol. in 16° con atl. Indica due specie di Sicilia. 1845 Zuccarello Patti (Mariano), Illustrazioni entomologiche siciliane. Atti Ace. Gioenia di Sc. natur. di Catania, ser. II, t. II, Catania 1845. Enum. 6 specie di Ortotteri. 1849 Schiodte (F.G.), Specimen faunae subterraneae. Kjobenhavn, 1849,4 tav. » Zeller (P. C.), Ueber Decticus tessellatus , philippicus und. strictus. Stett. entom. Zeit., 10 Jahrg. 1849, pag. 113-116. » Lucas (H.), Histoire naturelle des animaux articulés d’ Algerie. In SUI PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA 39 Explor. scient. d’Algerie. Zoologie t. III, Orthoptéres con 4 tav. Paris 1849 in folio. Riporta il Pamphagus nigropuncetatus, Lue. 1853-55 Fieber (Fr. X.), Synopsis der europàischen Orthopteren, Prag.1853-55. 1854 Fischer (Leop. Henr.), Orthoptera europea. Lipsiae, 1854, 4° con 18 tav. — Riporta 43 sp. siciliane. 1856 Zeller (P. C.), Recension von Fischers's Orthoptera Europaea, Stett. entom. Zeit., 17 Jahrg, 1856, pag. 18-27. 1857 Inzenga (G.), Invasione di Cavallette in diverse contrade di Sicilia. Ann. di Agricolt. Siciliana. An. V, ser. II, pag. 140-149, Pa- lermo 1857. 1858-68 Yersin (Alex.), Orthoptéres rapportés de Sicile par MM. de Rumine e Gaudin. Bull. Soc. Vaud. Lausanne, tom. VI, 1858-60, pag. 25. 1860 id. 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Caltagirone 1869. 1877 Krauss (Herm.), Orthopteren vom Senegal. Sitzungsber. d. K. Akad., Wien, Bd. 76, 1877, 35 pag., 2. tav. 1878 id. Die Orthopteren-fauna Istriens, ibid. Bd. 78, 1878, p. 451-544, 6 tavole. » Dubrony (A.) P. g.Crociera del Violante. Catalogo degli Ortotteri. Ann. Museo Civivo Genova, vol. XI, 1878, pag. 327-333. » Bolivar (Ign.), Catalogus orthopterum Europae et confinium. Madrid 1878. Riporta 17 spec. siciliane. » Targioni-Tozzetti (Ad.), Prospetto dei generi e delle specie di Ortot- teri proprii all'Italia. Ann. di Agricoltura (Minist. interno) vol. I, 1878, 8° con tav. Enumera 41 spec. della Sicilia. 1879 » 1884 1885 » 1885-86 1886 1886-87 1887 1887-88 ALCUNE NOTIZIE Schoch (Gust.), Die Feldhenschrecken der europàischen fauna und des studium der Orthopterem im Algemeine. Catalogus acridio- deorum europae synonimicus secundum C. Stàl. Mittel, d. Schweiz. entomol. Gesellschaft, Bd. 5, n. 7 sett. 1878, pag. 353-67. Nota 4 specie della Sicilia. 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Museo Civico di Stor. natur. di Genova, Ser 2° vol. II (XII) Ge- nova 1885 pag. 97-115. Riggio (G.), Materiali per una fauna entomologica dell’isola d’Ustica—- Prima contribuzione. Natur. Sicil. Ann. V, 1885-86. Krauss (H.), Beitrige zur Orthopteren-Kunde, in Verhandlungen der K. K. zoologisch. Gesellschaft. Wien, 1886, con 1 tavola. Riggio (G.) e Paino (F.), Primo saggio di un Catalogo metodico de- gli Ortotteri sinora osservati in Sicilia. Natur. Siciliano. Ann. VI. Riggio (G.), Dei Dermapteri ed Ortotteri di Sicilia del Dott. Hermann Krauss. Natur. Sicil. Ann. VI. Krauss (H.), Die Dermapteren und Orthopteren Siciliens. Verhand. lungen der K. K. zoologisch. botanischen Gesellschaft in Wien. Wien 1887. A parte 24 pp. 8.° Riggio (G.), Appunti e note di Ortotterologia siciliana. I. Tatalion delle Madonie; II. Sopra alcune specie critiche o nuove per la Sicilia; IN. Sopra una nuova specie di Gryllodes della Sicilia e considera- zioni su questo genere. Natur. Siciliano. Ann. VII, 1887-88. SUI PROGRESSI ATTUALI DELL'ENTOMOLOGIA IN SICILIA 41 1888. Pajno (F.), Sul rinvenimento della Saga serrata, Fabr. in Sicilia. Na- turalista Sicil. Ann. VII n.° 7, aprile 1888. » id. Notizie di Ortotterologia Siciliana. Ortotteri raccolti nel ter- ritorio di Sclafani. Natural. Sicil. Ann. VIII, N. 1, Ottobre 1888. » Riggio (G.), Appunti e note di Ortotterologia Siciliana, IV Sopra due Locustarii nuovi per la Sicilia. Natur. Sicil. An. VII, N. 12, sett. 1888; An. VIII, n. 2, Nov. 1888. 1388 Krauss (H.), Beitrige zu» Orthopteren-Kunde I; in Verhandl. der K. K. zoologisch-botanischen Gesellschaft in Wien. (Letto 6 giu- gno 1888). Wien 1888, pag. 567-576, con l tav. 1888-89 Riggio (G), Materiali per una fauna entomologica dell’isola di Ustica, Seconda contribuzione. An. VII e VIII, 1888-89. Ortotteri An. VIII, n.5, p. 119-121. 11 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA . Forficula pubescens, Génè 3, 1 a 2 . Ectobia Nicaeensis, Bris. £ . Periplaneta americana, Lin. . Aphlebia trivittata, Serv. 3 id. id. 2 . Ochrilidia tibialis, Fieb. 9 . Stenobothrus parallelus, Zett. 9 . Fischeria baetica, Ramb. ® . Stenobothrus lineatus, Panz. 9 . Paracimena tricolor, Thunb. & . Stethophyma fuscum, Pall. 3 2. Ephippigera latipennis, Fisch. 9, 12 a, lamina sopra e sotto anale del 3 veduta di prospetto; 12 2, la stessa veduta di profilo. . Leptophyes punctatissima, Bosc. 9, 13 « lam. sopra e sotto anale. &, 13 d elitra sinistra (esemp. sicil.) . Cyrtaspis scutata, Charp. 9 . Gryllodes Brunneri, Riggio 4; 15 @, elitra del 3; 15 d, fem. . Conocephalus mandibularis, Charp. 9. . Gryllus algericus, Sauss. &'. . Leptophyses punctatissima, Bosc, 18 a, elitra sinistra di 3, 18 d, lamine sopra e sotto anale (esempl. delle Calabrie). \ Feceurotta dis. ; Lit Longo& 0 i CINIPIDI E LORO GALLE DISCORSO Letto alla R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo NELLA TORNATA DEL 19 AGosto 1888 DA TEOD. DE STEFANI PEREZ PS PIRA CINIPIDI E LORO GALLE Urso VASCA Prima di parlare sul soggetto di questa comunicazione devo adempire al dovere di ringraziarvi vivamente dell'onore fattomi nel nominarmi socio collaboratore di questa insigne Accademia, io vi prego perciò di accettare i sensi della mia gratitudine. In questo momento che lo studio dei Cinipidi, cioè di quegli Imenotteri che con la loro puntura cagionano sulle piante certe speciali deformazioni, occupa molti studiosi di scienze naturali, credo bene anch'io di dire qualche cosa sulle specie della nostra isola. Sebbene lo studio di quest’ insetti richieda tempo e pazienza, voglio nondimeno presentare oggi al vostro esame le notizie che su di essi ho raccolto. Che io sappia, non c'è specie di Cinipidi di Sicilia stata finora notata, giacchè nessuno si è fra noi occupato dello studio di tali importanti esseri. Con queste note io credo di iniziare l'illustrazione di un gruppo dell’ento- fauna siciliana e di contribuire ad allargare le conoscenze sulla distribuzione geografica di questi insetti. Ma prima che entri in argomento, sento il dovere di ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato in questo studio, e specialmente devo esternare la mia riconoscenza all’Ill.e Dv F. Minà ed al Sig. L. Failla Tedaldi da Castelbuono 4 CINIPIDI E LORO GALLE i quali mi hanno fornito un grande numero di galle raccolte nei boschi presso le Madonie. Caratteri dei Cinipidi I Cinipidi sono imenotteri importantissimi per le galle che producono e per il loro ciclo biologico; essi si distinguono da tutti gli altri pei seguenti caratteri : Addome lateralmente più o meno compresso, attaccato al torace per una piccola porzione della sua base mobile. Ali mancanti di cellule e dello stigma (4 solo genere Biorhiza è aptero). Trocanteri biarticolati. Antenne non codate, qualche volta verso l’estremità lievemente ingrossate, composte di 16 articoli al più. Ovopositore lunghissimo raccolto dentro il corpo e non apparente allo stato di riposo. Insetti piccoli ed a colori modestissimi. 1 maschi si distinguono dalle femmine per alcuni segni esterni; essi in ge- nerale hanno il corpo più piccolo di quelle, l'estremità dell’ ultimo segmento addominale più ottusa ed alle antenne contano uno o due anelli di più che non nelle femmine, spesso anche un terzo anello ricurvo o intaccato. In un certo numero di specie non si è ancora trovato nessun maschio, per cui sì deve ammettere una partenogenesi o riproduzione senza precedente fecon- dazione; ma di ciò tratteremo in altro capitolo. Le Galle Le galle sono delle escrescèenze che nascono sui vegetali e variano molto secondo che sono prodotte da differenti specie, e nella stessa specie variabili in relazione con la forma che le origina. Fuorchè negli Ortotteri e nei Neurotteri, in tutti gli altri ordini d’insetti sì trovano produttori di galle; io dirò solamente di quelle prodotte dai Cini- pidi, insetti appartenenti all’ ordine degli Imenotteri, per lo studio del quale ho avuto sempre un grande amore e perchè d’ altronde è il meno studiato nell’isola nostra. Con le conoscenze che sin oggi abbiamo si crede, che le galle dei Cinipidi siano prodotte dall’ irritazione che la larvetta di quest’ insetti produce nella sostanza che le sta dintorno e che le serve da nutrimento. È provato difatti che la galla non comincia a formarsi dal momento che la foglia, la gemma o altra parte della pianta viene punta dal Cinipide, nè dopo che questo ha deposto il suo uovo : Sul proposito il D.r Adler di Schleswig, ha fatto delle CINIPIDI E LORO GALLE 5 accuratissime osservazioni ed ha potuto costatare che la formazione della galla comincia al momento che la larvetta esce dall’uovo. Su questo non credo do- vermi dilungare di più, perchè oramai è un fatto accertato anche da altri, e quindi riesce inutile qui il volere citare le prove e contro prove che sul pro- posito sono state fatte. Le galle dei Cinipidi, sotto svariatissime forme, si rinvengono su tutte le parti di una pianta; cioè sulle gemme, sui rami, sul tronco, sulle radici e dovunque; le querce ne albergano moltissime, come anche altre piante. Al- cune graminacee, i Rubus, la Rosa canina, alcune Acacie, il Papavero dubio, la Vite ed altre ci forniscono galle di quest’insetti. Tutte le galle, su qualunque parte della pianta si trovano, hanno origine dalla zona del Cambium. Quello però che la Scienza non ha saputo trovare ancora è la ragione per la quale le galle presentano forme variatissime. Ed invero da chè dipende questo fatto ? Forse dalla diversa profondità della fe- rita che l’insetto cagiona alla pianta nel deporre l’ uovo? Forse dalla più o meno intensa irritazione prodotta dalle diverse specie di larve? Forse da un diverso umore secreto dalle singole forme ? Si potrebbero fare mille altre ipo- tesi; ma la vera cagione signora certo finora. Nè questo è il solo mistero che ci presentano i Cinipidi; appresso avrò ra- gione di accennarne altri. Per l'osservatore della natura resta ancora un vasto campo aperto per lo studio di questi misteriosi insettucci. La determinazione dei Cinipidi allo stato perfetto non è punto facile, perchè tutte le specie in generale ben poco differiscono ; al D." Mayr, uno dei più celebri illustratori di quest’insetti, non è stato possibile trovare un carattere per distinguere la Cynzps argentea dalla C. hungarica , dalla C. calicis e dalla C. caput-Medusae, tanto queste specie si rassomigliano; ciò nonostante le loro galle hanno forma diversa, e mentre quelle delle due prime specie si rinvengono sulle gemme, quelle delle altre due si ritrovano sui frutti delle querce. Van Segvelt emette l’ ipotesi che queste quattro forme di galle pos- sano essere prodotte da una sola specie ed invita gli studiosi a verificare il fatto. Un'esatta determinazione di quest’insetti è molto agevolata dalle galle; queste presentano caratteri più sicuri, perchè di forme notevolmente differenti. Tante volte, e l'abbiamo già detto, il voler determinare un Cinipide senza la pre- senza della galla, riesce impossibile. Breve storia dei Cinipidi Il sig. Edm. Van Segvelt, parlando di questi insetti, dice che essi hanno 2 & 6 CINIPIDI E LORO GALLE una storia molto antica; difatti Dioscoride nel suo trattato sopra la medicina fa menzione delle galle dei Cinipidi ; il botanico Clusius e Mattia de Lobel nel 1581 pubblicarono ottime figure di queste galle; un italiano notissimo nella Scienza, il Malpighi ne diede nel 1686 il disegno di molte ed enumera 23 Ci- nipidi; in seguito parlarono di questi insetti Réaumur, de Geer, Roesel. Lin- neo, Fabricio, Lateille, Danthoine ne fecero pure parola; ma solo nel 1840 venne scritto un lavoro sistematico sui Cinipidi dall’ alemanno Hartig; dopo venne Ratzebourg che confermò molti fatti segnalati da Hartig; quest’ultimo però fu il primo che stabili tre categorie d'’insetti abitatori delle galle, cioè : 1.° Gli autori e produttori delle galle. 2.2 I loro locatarii. 3.° I loro parassiti. Il D° Giulio Giraud, medico francese stabilito a Vienna, pubblicò pure dei lavori su questi insetti, più tardi Olivier, Boyer de Fonscolombe e Perris diedero qualche descrizione di Cinipidi; Giulio Lichtenstein di Montpellier, ce- lebre per i suoi lavori su gli Afidi e sulla Fillossera, fra le non poche e sempre pregiate sue pubblicazioni parlò pure dei Cinipidi. In Germania ed in Austria questi insetti hanno trovato degli amatori appassionatissimi, e così Schenck, von Schlechtendal e Wachtl ci hanno dato delle pubblicazioni di al- tissimo interesse. Il D." G. Mayr di Vienna ha profondamente studiato questi insetti. Egli ai giorni nostri è forse l’ unico davvero competente nella cono- scenza dei Cinipidi, e ci ha dato infatti una serie di pregevolissimi lavori. I lavori più importanti sul proposito, quelli cioè che hanno portato una gran luce sulla biologia dei Cinipidi, li ha pubblicati il DI Adler, il quale ha costatato l’esistenza della generazione alternante in questi insetti. Il sig. Edm. Van Segvelt nel Belgio nel 1883 pubblicò un opuscolo sui Ci- nipidi; in Italia recentemente il’ Dr Magretti ci annunziò la scoperta d’ una nuova galla di Cinipidi sulle radici della vite, ed in America Walsh, Riley, Osten-Sacken e Basset si sono occupati di questi insetti gallicoli. Biologia dei Cinipidi Come i Cinipidi diano origine alle galle noi l’ abbiamo detto; diremo ora qualche cosa sul loro sviluppo e quanto esso sia interessante e complicato. Molte specie di questi insetti presentano la generazione alternante, cioè una generazione per la quale un essere non ne riproduce un altro simile. Questo per generazione agamica poi riproduce essere simili a’ suoi progeni- tori e muore senza avere acquistati i caratteri di questi ultimi. CINIPIDI E LORO GALLE ii Tutti i Cinipidi provengono dall’ uovo ; or nell’ andamento ordinario della natura dalle uova si dovrebbero ottenere i due sessi dell’ insetto; ma spesso non accade così, chè invece da alcune galle di Cinipidi si ottengono sempre delle femmine e mai maschi, e queste femmine depongono uova feconde ap- pena uscite dalla galla, ciò che prova l'esclusione assoluta dell’intervento del maschio. Hartig ha potuto riunire sino a 25000 galle di Dryophanta divisa, che gli hanno dato 10000 insetti tutti femmine. Queste femmine hanno il loro ovario ripieno d’uova feconde e cominciano a deporle appena uscite dalla galla; queste uova si sviluppano regolarmente ; la larva che ne vien fuori dà ori- gine ad una galla la quale è assolutamente differente da quella prodotta dalla Dry. divisa, e la differenza tra la prima e la seconda galla, cioè tra la galla della prima generazione e quella della seconda , è tale, che esse sono state classificate come prodotte da due specie distinte. Questi fatti naturalmente hanno attratto l’attenzione degli studiosi, i quali con belle e reiterate esperienze hanno provata la generazione alternante e par- tenogenica dei Cinipidi. La generazione partenogenica , verginale o agamica, è quella per la quale. alcune specie si riproducono senza l’intervento del sesso mascolino, 0 almeno sin oggi ne son sconosciuti gli individui maschi. Essa intanto si conosce in pochissime specie e queste sono : L'Aphilotrix seminationis, VA. marginalis, A. quadrilineatus e VA. al- bopunctata. La riproduzione alternante è conosciuta in molte specie; ma ancora non poche altre ne restano a studiare e gli entomologi hanno rivolto su di esse la loro attenzione. Io da parecchi anni ho cominciato su alcune di queste specie delle esperienze; ma non prima di uno o altri due anni potrò comunicare il risultato delle mie osservazioni. Intanto per dare un concetto di queste esperienze diamo un esempio di quelle fatte sul proposito dal D." Adler. Questo Scienziato nel 1875, studiando la formazione delle galle di Cinipidi, meravigliato dal fatto che le specie del genere Neuroterus escono dalle galle nel mese di marzo o aprile, mentre poi le nuove galle non compariscono che in luglio, volle provare alcuni allevamenti diretti, e così ottenne che le uova deposte da un Neuroterus diedero un prodotto differente dal progenitore; die- dero cioè luogo ad un insetto del genere Spathegaster, questo poi a sua volta riprodusse il genere Newroterus. Vediamo come procedette il sig. Adler, per essere sicuro del risultato delle sue esperienze. s CINIPIDI E LORO GALLE Egli piantò in alcuni vasi e tenne in camera alquanti alberetti di quercia. Su queste piante mise dei Cinipidi ed aspettò che essi deponessero il loro uovo. Il punto della pianta dove l’insetto aveva deposto l’uovo veniva garentito dalla eventuale invasione di altri Cinipidi da un velo di garza legatovi attorno, o in altro modo, così era sicuro che p. e. dall’uovo deposto dal Newroterus lenticula- ris, non poteva avere origine che la stessa specie e la galla di questa specie; ma il risultato dell'esperienza provò invece che dall’uovo deposto dal N. lenticularis, ha origine una galla ben differente sin oggi conosciuta come appartenente al genere Spathegaster ed alla specie baccarum. Queste esperienze ripetute per molti anni e su specie differenti, conferma- rono la riproduzione alternante dei Cinipidi, perchè da una prima forma di galla si ottennero insetti tutti femmina, e questi insetti atti alla riproduzione senza bisogno di un accoppiamento preventivo, e perciò appartenenti alla forma agamica, o partenogenica, o verginale. Queste femmine diedero origine ad una galla e ad insetti ben differenti dai loro progenitori, ma essi vennero fuori sotto la forma sessuata e riprodussero finalmente la forma della prima galla: Da questa ricominciava il ciclo alternante. Specie con generazione alternante Dopo avere esposto così succintamente le generalità sui Cinipidi, enumererò le specie con generazione alternante che sin oggi si conoscono, e per questo mi servirò del quadro redatto dal D* Adler, dove è messa in corrispondenza la forma agama e la sessuata e dove troviamo anche segnata l’ epoca in cui volano i singoli individui. In questo prospetto il D." Adler fa figurare sotto nomi diversi, cioè coi nomi generici che gli insetti portavano prima della conoscenza della genera- zione alternante, quelle specie appartenenti ad uno stesso ciclo di generazione; il D' Mayr però ha riunito sotto unico nome generico queste stesse specie ed invece ha conservato loro il nome specifico. Pur riconoscendo la giustezza della nomenclatura di Mayr, perchè come ben dice Van Segvelt, è più razio- nale chiamare con lo stesso nome generico le specie alternanti le quali non sono infine che fasi differenti dello stesso insetto, noi adotteremo la nomen- clatura di Adler, la quale offre il vantaggio di farci subito conoscere le specie alternanti con quei nomi che sin oggi hanno portato nella scienza. CINIPIDI E LORO GALLE 9 È GENERAZIONE Epoca GENERAZIONE Epoca PARTENOGENICA DEL VOLO SESSUATA DEL VOLO 1. [Neuroterus lenticularis| Aprile ’|Spathegaster baccarum| Giugno 2 » laeviusculus | Marzo-Apr. » albipes » 3 » numismatis Aprile » vesicatrix > 4. » fumipennis Maggio » tricolor Luglio 5. [Aphilotrix radicis | Aprile-Mag. Andricus noduli Agosto 6 » Sieboldi » » » testaceipes » TL » corticis » » » gemmatus Luglio-Agos.| 8 » globuli Aprile » inflator Giugno-Lug.! 9 » collaris » » curvator Giugno 10. » fecundatrix È) » pilosus » 11. » callidoma » » cirratus » 12. » Malpighii » » nudus » | 13. » autunnalis » » ramuli Luglio 14. |Dryophanta folii Genn.-Febbr.| Spathegaster Taschen- Mag.-Giugno! 3 bergi 15. » longiventris | Novembre » similis » 16. » divisa Ottob.-Nov. » VEerrucosus » 17. |Biorhiza aptera Dic.- Genn. |{Teras terminalis Luglio | 18. » renum » » |Trigonaspis megaptera | Mag.-Giugno 19.| Neuroterus ostreus Nov.-Marzo |Spathegaster aprilinus » Per altre tre specie che nominerò pur ora non si è detta l’ultima parola sul loro ciclo biologico; ma le osservazioni che su di esse si sono fatte danno facoltà di credere che presentano pure la generazione alternante; queste specie sono: Pediaspis sorbi, forma partenogenica della sessuata Bathyaspis aceris; Chilaspis nitida, forma partenogenica della sessuata RRoophilus Loewi e Dryocosmus cerriphilus, forma partenogenica della sessuata Dryocosmus NeErVOSUS. Cinipidi raccolti in Sicilia In questo lavoretto, che si può dire preparatorio di un altro più esteso e più completo, io mi limito a descrivere gl’insetti e le galle dei Cinipidi che ho trovato nella nostra isola ; figurerò intanto tutte le varie galle che ho raccolto, perchè queste sono di un’ utilità grandissima nello studio di questi 3 10 CINIPIDI E LORO GALLE insetti. Nelle descrizioni farò precedere quella dell'insetto a quella della galla e darò la precedenza alla forma partenogenica. Questa e la relativa forma ses- suata porteranno lo stesso numero d'ordine; ma questo numero nella forma sessuata sarà distinto per un piccolo @ posto in alto. Le figure delle galle verranno intercalate nel testo delle singole descrizioni. Per non dilungarmi ancora e riuscire quindi noioso a questo illustre Con- sesso, oggi farò la sola enumerazione dei Cinipidi che dovrò descrivere. Essi sono circa 40; ma ne posseggo una diecina che non ho potuto ancora deter- minare ; oltre di ciò credo che non poche altre specie si devono trovare tra noi. Catalogo delle specie raccolte Rhodites rosae, Linn. Synergus pallicornis, Hartig. » » » facialis, » evanescens, Mayr. melanopus, Hartig. argentea, Hartig conglomerata, Gir. coriaria, Hartig. » var. Sicula, (?) nob. (galla). galeata, Gir. Hartigi, Kollar. Kollari, Hartig. lignicola, Hartig. polycera, Gir. tinctoria, Linn. (nostras). calicis, Burgsd. glutinosa, Gir. Parassiti locatarii. Specie a generazione alternante Biorhiza aptera, Fabr. corrispondente alla sessuata Teras terminalis, Teras terminalis, Fabr. corrispondente all’agama Biorhiza aptera, Dryophanta divisa, Hartig. corr. alla sessuata Spathegaster verrucosus, Spathegaster verrucosus, Schlecht. corr. all’agama Dry. divisa, Aphilotrix gemmae, Linn. corrispondente alla sessuata Andricus pilosus » radicis, Fabr. » » » trilineatus, CINIPIDI E LORO GALLE 11 Aphilotrix noduli Hartig. corrispondente alla sessuata Andricus fecundatrix, » Stieboldi, Hartig. » » » lestaceipes, Andricus p?osus, Adl. corrispondente all’agama Aphilotriv gemmae, » trilineatus, Hartig. » » » radicis, » fecundatrix, Gir. » » » noduli, » testaceipes, Hartig. » » » Steboldi, Neuroterus /enticularis, Oliv. corr. alla sessuata Spathegaster baccarum, » numismatis, Oliv. » » » vesicatrix, Spathegaster daccarum, Linn. Corr. all’agama Neuroterus lenticularis, » vesticatrix, Schlecht. » » numismatis. Specie di cui si ignorano ancora i rapporti Andricus circulans, Mayr » multiplicatus, Gir. » grossulariae, Gir. a » crispator, Taschek » albopunctatus, Schlecht. Forma sessuata. Î Forma agama. ) » lucidus, Hartig. Neuroterus /anuginosus, Gir. È Forma agama. » saltans, Gir. Come si vede da questo elenco, solamente otto specie conosciamo di Sicilia delle quali si ignorano i rapporti. Su di esse si è fissata la nostra attenzione e specialmente abbiamo cominciato a sperimentare con l'Andricus circulans e grossulariae che appartengono alla forma sessuata, e col Newuroterus lanu- ginosus e saltans che appartengono alla forma partenogenica. Il risultato delle nostre osservazioni però non possiamo comunicarlo prima di uno o di altri due anni, perchè in questo ordine di esperienze si richiede tempo, massima oculatezza, riprove ed una sagacia che spesso fa difetto. Dovrei pure parlarvi dei numerosi parassiti che assalgono i Cinipidi o che in altro modo profittano delle loro galle; ma oggi prefsrisco dire solamente che alcuni di essi appartengono agli stessi Cinipidi, come il genere Synergus e Sapholytus che sono parassiti locatarii, cioè, insetti i quali depongono le loro uova nella massa della galla. La larvetta che da queste uova si sviluppa va a ricet- tarsi nella cellula larvare del Cinipide che in questo caso è condannato a mo- rire, o pure, i parassiti locatarii ingrandiscono la cavità della galla e qui com- pletano il loro ciclo. In questo caso il Cinipide non viene molestato e può compire tranquillamente le sue metamorfosi. I CINIPIDI E LORO GALLE I parassiti non locatarii, quelli cioè che vivono direttamente sui Cinipidi e che fra questi spargono la morte, compongono una falange ben numerosa dì piccoli ma vaghissimi insetti, appartenenti ai generi Torymus, Siphonura, Eurytoma ed altri. Io per ora non vi parlerò di altri insetti che traggono utile delle vecchie galle dei Cinipidi, nè vi farò un elenco delle specie di paras- siti, perchè a volere solamente nominare queste andremmo molto per le lun- ghe, ed oramai a me pare di avere abusato anche troppo del vostro gentilis- simo compatimento. o_--" ZIONE DEECA CREO SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH PEL Prof. S. SIRENA, direttore e Dott. G. ALESSI, assistente (Nella tornata del 23 Dicembre 1888) Fao fio AZIONE DELLA CREOLINA SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH ib In questi ultimi tempi l’attenzione dei chirurgi e dei medici tedeschi è stata rivolta su di un nuovo prodotto chimico, la creolina (1), quale sostanza an- tisettica superiore all’acidofenico, alla naftalina, al creosoto, derivati dalla di- stillazione del carbonfossile, e a molte altre sostanze disinfettanti fin ora co- nosciute. Così Attfield di Londra, Froehner, Liebreich, Kortum, che l’hanno adoperata, non esitano a proclamarla superiore agli antisettici fin oggi speri- mentati. i Secondo questi osservatori, essa non avrebbe azione venifica nè anche som- ministrata a dosi relativamente forti. Kortum ai conigli l’ avrebbe sommini- strata alla dose di 50 gr.; Froehner ai cavalli alla dose di 50 gr. per più volte nella giornata e ad un bue alla dose di 250 grammi, senza produrre alcun fenomeno tossico, neppure un leggiero disturbo gastrico. Esmarch, Neu- dorfér e Spith (2) l'avrebbero pure adoperato nell'uomo senza produrre alcun disturbo gastro-intestinale. | Froehner (3) poi, il quale pare sia stato il primo in Germania a richia- mare l’attenzione degli scienziati sulla creolina, la raccomanda come agente (1) Questa sostanza fu dapprima usata in Inghilterra e, se mal non ci avvisiamo , dal prof. Attfield di Londra. (2) Questo osservatore ha istituito sopra se stesso degli esperimenti con la creolina; egli prendendola per lungo tempo, è arrivato ad ingerirne fino ad otto grammi in un giorno, senza averne mai risentito effetti nocivi; non vomito, non perdita o diminuzione d’appetito; osservò soltanto arresto nello sviluppo dei gas del tubo intestinale e completa mancanza di odore delle feci (Munchener med. Wochenschrift, n. 5). (3) Berliner Archiv. fur Thieaheilhunde, 1887. 4 AZIONE DELLA CREOLINA antiparassitario, disinfettante ed antisettico non venefico. Egli l'avrebbe usato con buon successo nella cura delle ferite e della scabbia. Esmarch (1) avrebbe accertato che essa alla concentrazione dell’1 per 1000 è capace di sterilizzare in 10 minuti una cultura di bacilli-virgola di Koch; ed al 0, 50 per 100 di sterilizzare le culture del bacillo tifogeno di Eberth, in 4 o 5 giorni; lo stafi- lococco aureo sarebbe pure distrutto da essa in 4 giorni alla concentrazione dell’1 per 100. Secondo questo autore sarebbe anche un eccellente deodorante, superiore all’acido fenico. Hartiem (2) la raccomanda come rimedio antisettico ed emostatico, che favorisce la granulazione e Kortum (3) in un recente suo lavoro, in soluzione all'uno o al due per cento, nelle medicature e nelle la- vande antisettiche, nelle piaghe di decubito, nelle piaghe torpide alle gambe, per irrigazione delle ferite e della vagina prima e dopo il parto. E siccome essa non intacca i metalli e si presta anzi a pulirli, la impiega al 2 per cento per disinfettare gli strumenti chirurgici, per disinfettare gli apparecchi da medicatura e per lavatura della pelle dell’ operando. Secondo questo osservatore, la creolina sarebbe anche emostatica, arresterebbe la sup- purazione e favorirebbe lo sviluppo dei bottoni carnosi. Il prof. Schnitzle in questi ultimi tempi l'avrebbe impiegata nelle malattie del laringe (4). Dalle osservazioni»degli scrittori surriferiti, risulta che la creolina, mentre che da una parte è un eccellente antisettico, dall’ altra parte non ha alcuna azione venefica. Ora noi, lasciando quest’ultima parte come luminosamente provata, abbiamo avuto dei dubbî in ordine all’azione della stessa sul bacillo-virgola di Koch, essendo molto laconiche le osservazioni di Esmarch relativamente a questa parte. Sicchè, avendo nel laboratorio delle culture pure di bacillo-virgola, ricavate nell’ epidemia del 1887 in Palermo, culture che abbiamo avuto cura di rin- novare di tanto in tanto, abbiamo creduto utile di intraprendere una serie di ricerche in proposito, con l intendimento di vedere se la creolina, messa nelle culture progredite di bacillo-virgola, fosse capace di distruggerle e se, mescolata alla sostanza di cultura, fosse buona ad impedire lo sviluppo dei bacilli; e tutto eiò in quanto tempo. (1) Centralblatt fiir Bakteriologie und Parasite, Keunde 1887. — Gazzetta degli Ospi- iali, n. 59, 1888. (2) Berliner Klinische Wochenschrift, 1887. (3) Max Kortum, Creoline. Nel giornale citato e nel Bul. med. gennaio 1888. (4) Riforma medica, pag. 1158 e 1524, 1888. SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH 5) Premettiamo che la creolina si ottiene dalla distillazione secca del carbon fossile; è un liquido oleoso, del colorito dell’acqua di catrame, di cui ha un leggerissimo odore. E solubilissima nell’acqua a qualunque proporzione , for- mando un’emulsione lattescente nei primi tempi. Tenuta a lungo, la soluzione perde il colorito lattescente e diviene bianco grigiastra e finalmente nerastra, specialmente al fondo del recipiente, per la precipitazione dei principii resinosi. Ed ora ecco le esperienze, che abbiamo diviso in due serie. La prima per dimostrare l’azione distruggitrice, la seconda l’azione inibitrice della creolina sul bacillo virgola. Prima serie Esperienza I. — Su di un vetro coproggetti collochiamo una goccia di creolina in soluzione acquosa non titolata e vi aggiungiamo con l'ago di pla- tino una piccolissima quantità di cultura pura in brodo di bacillo-virgola. Quindi adattiamo al coproggetti un portoggetti a conca, avendo cura di chiudere il preparato per mezzo della vasellina, e l’osserviamo al microscopio. Dopo 4 o 5 minuti i bacilli, che veduti in altri preparati si erano mostrati mobilissimi sì vedono in maggior parte immobili, come incadaveriti; pochi si vedono con movimento, il quale va facendosi sempre più lento, fino a scomparire. Esperienza II. —In un tubo di cultura pura di bacilli-virgola in brodo, già progredita, facciamo cadere parecchie gocce della soluzione di sopra cen- nata ed agitiamo il tubo con l’intendimento di mescolare intimamente la so- luzione al brodo. La pellicola discretamente spessa e tenace, che era alla su- perficie del brodo, diviene subito friabile ed in piccoli pezzetti precipita al fondo della provetta. Quindi si colloca in una stufa a 36° c. Il giorno appresso, nel tubo: suddetto, non si nota riproduzione di pellicola, e quella presistente si vede tuttavia precipitata al fondo, e così fino al 25° giorno; alla quale epoca, osservato al microscopio il materiale precipitato, non vi abbiamo trovato bacilli colerigeni. Esperienza III. — Il 30 luglio 1888 in un tubo di cultura pura in brodo di bacilli come sopra (tubo A) si fanno cadere 10 gocce di una soluzione acquosa di creolina al 3 % e si agita al solito, mentre un altro tubo com- pagno si lascia per testimone. Anche questa volta con l'aggiunta della solu- zione di creolina la pellicola diviene friabilissima e precipita al fondo della provetta. Dopo 15 minuti dal tubo A si fa un primo innesto in brodo (t. B); dopo 84, d’ ora un secondo (t. C.) e dopo 15 ore un terzo (t. D) e si collo- cano tutti, secondo il processo di Schottelius, in una stufa come sopra. Il 2 agosto, 2 giorni dopo, nel tubo A la pellicola è completamente scom- parsa, non vi si nota che un piccolo precipitato al fondo, mentre nel tubo 2 6 AZIONE DELLA CREOLINA compagno havvi spessa pellicola, che si solleva sulle pareti dello stesso tubo. Il brodo dei tubi B, C, D si conserva limpidissimo come al momento dell’in- nesto. Aggiungiamo che fatto un preparato del t. A, non vi si sono trovati bacilli-virgola. In nessuno dei tubi suddetti lasciati nella stufa si è visto ap- parire colonizzazione di sorta fino al 27 agosto, nè l'osservazione microscopica ha rivelato in essi esistenza di bacilli-virgola o di altra natura. La stessa esperienza fu ripetuta la seconda volta con identico risultato. Esperienza IV.— Si ripete l’ esperienza precedente con la particolarità che questa volta si fanno tre innesti : uno dopo cinque minuti, uno dopo dieci, uno dopo quindici. Il risultato è stato negativo in tutti i rinnesti. Eperienza V. — In un tubo di cultura come sopra (t. E) facciamo cadere solo otto gocce della soluzione suddetta di creolina. Un altro tubo di eguale data lo lasciamo per testimone. Nel t. E si ripetono le particolarità di sopra cennate, quindi da esso facciamo un primo innesto dopo 4, d'ora (t. F.), un secondo dopo 3, d'ora (t. G.), un terzo dopo un'ora (t. H), un quarto dopo un'ora e mezzo (t. I). Il giorno appresso nel tubo E non si vede nulla di nuovo, mentre nel tubo compagno la pellicola è maggiormente spessa; nel tubo F havvi pellicola ed intorbidamento del brodo; nei tubi G, He I non havvi nè pellicola nè intor- bidamento del brodo ed in essi si vedono intatti i pezzettini di pellicola che vi furono trasportati coll’innesto. Dopo sette giorni nel tubo F l’intorbidamento è più accentuato e la pelli- cola più spessa; in tutti gli altri tubi invece, il brodo si conserva limpidissimo senza l’ombra dal bacillo-virgola e così fino il 26° giorno dall'esperimento. Da ciò sorge che con otto gocce della soluzione suddetta la sterilizzazione s'ottiene dopo 3/, d'ora. Esperienza VI. — Si ripete l’ esperienza precedente; però invece di otto si impiegano nove gocce della soluzione suddetta; quindi dal primo tubo, che diciamo tubo A, facciamo un innesto dopo 4, d'ora (t. B), un innesto dopo 34, d'ora (t. C), e un innesto dopo 17 ore e 50’ (t. D) contenente gelatina liquida. Il giorno seguente nel tubo A non havvi affatto riproduzione di pellicola e quella esistente al momento di mettervi la soluzione di creolina è tuttavia precipitata al fondo della provetta; mentre nel tubo compagno, che si lasciò per testimone la pellicola è più spessa del giorno precedente. Nei tubi B, C, D nessuno sviluppo di cultura. Al secondo giorno troviamo intorbidamento con pellicola nel tubo B, negli altri tubi nulla fino al 28° giorno. Esperienza VII. — Si ripete l’esperienza precedente, con la particolarità che questa volta abbiamo adoperato soltanto brodo per gl’innesti, che abbiamo fatto con la scala seguente : SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH “I 1° dopo un quarto d’ora, 2°» mezzora, 3°» tre quarti d’ora, 4° >» un'ora e mezzo. Il risultato è stato negativo in tutti i tubi. Questo fatto proverebbe che l’usuccesso nel t. B dell'esperienza precedente fu dovuto alla mancanza d’ intimo mescolamento della soluzione di creolina alla gelatina liquida. Esperienza VIII. — Da un tubo di cultura pura di bacillo colerigeno fac- ciamo prima innesto in brodo senz'altro, e poscia vi facciamo cadere quattro gocce della suddetta soluzione di creolina (al 3%), quindi facciamo da esso altri tre innesti : 1° dopo 3 quarti d’ora, 2°» un'ora, 3° » un'ora e 25 minuti, e li collochiamo tutti, al solito, in una stufa a 36° c. Dopo 21 ora in tutti e quattro vi era pellicola con intorbidamento del brodo. In vista di questo insuccesso, dopo 25 ore facciamo dallo stesso tubo altri due innesti; il risultato è egualmente positivo. Esperienza IX. — Ripetiamo l’esperienza precedente, con la particolarità soltanto che nel tubo di cultura del bacillo-virgola invece di quattro mettiamo sei gocce di soluzione di creolina. Dopo 21 ora nei tubi di prova vi era pel- licola come in quello di controllo, con la differenza che in quest’ ultimo la pellicola era più spessa che nel primo; in questo più spessa che nel secondo e nel terzo tubo appena accennata nei margini. Dopo 25 ore, dallo stesso tubo facciamo ancora altri due innesti, ma il ri- sultato è ugualmente positivo. Aggiungiamo che al 3° giorno, tanto nella cul- tura dove furono messe quattro gocce della soluzione suddetta di creolina, come in quella ove ne furono messe sei, ricomparve la pellicola, la quale era ricca di bacilli colerigeni. Da ciò conclulemmo che quattro gocce, sei gocce della suddetta soluzione (3%) assopiscono temporaneamente il bacillo-virgola di Koch, ma non lo am- mazzano. i Però, siccome la soluzione datava allora da 25 giorni, cioè dal 30 luglio al 24 agosto, dubitammo che essa avesse perduto la sua efficacia. Quindi rifacemmo la soluzione con la stessa percentuale, e ripetemmo le ‘ultime due esperienze ed inoltre ne facemmo una terza con cinque gocce. Questa volta nel tubo madre non si ebbe affatto riproduzione di pellicola; nei rinnesti filiali invece notammo : nei rinnesti della cultura ove furono messe 8 AZIONE DELLA CREOLINA quattro gocce della suddetta soluzione, risultato negativo soltanto dopo un’ora; in quelli fatti dalla cultura ove furono messe cinque gocce risultato negativo dopo 80 minuti; in quelli fatti dalla cultura ove furono messe sei gocce ri- sultato negativo dopo 15 minuti. Aggiungiamo che negl’ innesti che diedero risultato positivo si notò sensibile ritardo nello sviluppo, in rapporto alla cultura di controllo. Da ciò quindi puossi concludere che dopo 25 giorni la soluzione di creolina perde molto della sua efficacia, onde, adoperata a piccole dosi (4-6 gocce della soluzione al 3 %) non distrugge la cultura del bacillo- virgola ma soltanto l’assopisce temporaneamente. Seconda serie Esperienza I. — In due tubi, A, B, contenente ciascuno 6 c. c. di brodo di cultura, mettiamo 3 gocce di una soluzione non titolata di creolina, ma alquanto concentrata e quindi vi innestiamo una cultura di bacillo-virgola. Contemporaneamente in un terzo tubo facciamo un innesto di controllo o senza creolina e li collochiamo tutti in una stufa a temperatura costante di 36° e. Il giorno appresso nel tubo di controllo vi era leggiero intorbida- mento del brodo con pellicola sottilissima alla superficie dello stesso; nei tubi A e B nulla; anzi in essi si vedevano intatti i pezzetti di pellicola che vi erano stati trasportati coll’innesto. Continuarono così le cose fino al quarto giorno, mentre nel tubo di controllo la pellicola andò facendosi più spessa e resi- stente. Allora per maggiore sicurezza, dai tubi A e B facemmo un rinnesto in altri tubi di brodo di cultura C e D. Il giorno seguente in nessuno dei quattro tubi si vide alcun accenno di colonizzazione e così fino al 31° giorno; mentre ottenemmo una bella cultura di bacilli-virgola dal rinnesto del tubo di controllo. Esperienza II. — In due tubi A e B contenente ciascuno come sopra, 6 c. ec. di brodo di cultura, facciamo cadere 4 gocce per ciascuno di una soluzione acquosa di creolina al 3 per 100, avendo cura di farle mescolare intimamente al brodo. Indi v'innestiamo una cultura di bacilli-virgola; con la stessa cul- tura facciamo inoltre un innesto di controllo e li collochiamo al solito in istufa ec. L'indomani, e con precisione dopo 20 ore, nel tubo di controllo c’era in- torbidamento con discreta pellicola alla superficie del brodo; nei tubi A e B nulla. E così fino al 32° giorno dall’innesto; mentre dal tubo di controllo si ottenne una cultura tipica di bacilli-virgolà. Esperienza III. — Si ripete la esperienza precedente; però nei tubi di prova A e B invece di quattro si fanno cadere tre gocce soltanto di solu zione di creolina. Il giorno seguente nel tubo di controllo havvi intorbida- mento con pellicola alla superficie del brodo. Nei tubi A e B nulla. SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH 9 Quindi da questi due ultimi tubi si fanno altri due innesti : t. C e D. In tutti e quattro il risultato fu negativo. Ripetiamo questa esperienza una seconda volta con risultato ugualmente negativo. Esperienza IV.— Sì ripete l’esperienza precedente con 2 gocce. Il risul- tato è egualmente negativo. Invece rifatta la stessa esperienza, mettendo nei tubi una sola goccia di soluzione di creolina, diede risultato positivo; intor- bidamento del brodo con formazione di pellicola dopo 24 ore. Da questo, come era naturale, concludemmo che come quantità minima era sufficiente mettere in 6 c. c. di brodo di cultura due gocce di una soluzione al 3 per 100 di creolina per impedire in esso lo sviluppo del bacillo-virgola. Non ostante che avessimo questa convinzione, la quale era il risultato di ri- petute esperienze, volemmo dopo un mese ripetere le stesse esperienze, ado- perando la stessa soluzione. Allora con sorpresa notammo che 2 gocce, 3 gocce della predetta soluzione di creolina, messe in 6 c. c. di brodo di cultura, non bastavano più ad inibire lo sviluppo del bacillo colorigine. Qnindi, non du- bitando punto del positivismo delle nostre esperienze, perchè condotte con tutto il rigore possibile, dubitammo della bontà della scluzione, molto più che buona parte della creolina si era precipitata al fondo del recipiente. Epperò, conservando la stessa proporzione (3 per 109), facemmo una nuova soluzione di creolina e l’adoperammo appena fatta. Quindi in una serie di tubi, contenente ciascuno 6 c. c. di brodo di cultura, facemmo cadere una goccia, due gocce, tre gocce, quattro gocce della solu- zione suddetta di creolina, li agitammo per bene, allo scopo di ottenere un perfetto mescolamento e facemmo in tutti innesto di cultura pura di bacilli- virgola. s Con la stessa cultura facemmo inoltre due tubi testimoni o di controllo e li collocammo tutti in una stufa a temp. costante di 36° c. Il giorno appresso nei tubi di controllo trovammo un leggiero intorbidamento del brodo con pel- licola spessa, la quale era costituita da bacilli colerigeni; nei tubi con 1, 2, 3 gocce nulla; il brodo si conservava perfettamente limpido, come al momento dell’innesto. E così fino al 30° giorno dall’eseguito innesto; mentre nei tubi di controllo si vedevano tutti i caratteri della coltura vecchia di bacilli co- lerigeni. A questo periodo sempre con lo scopo di acquistare tutta la convin- zione, poichè il risultato era abbastanza decisivo, da questi stessi tubi facem- mo dei rinnesti e li collocammo egualmente in una stufa a temperatura co- stante di 36° c.; il risultato fu negativo. Ripetemmo la stessa esperienza an- cora una seconda e terza volta e il risultato fu sempre uguale. Da ciò si vede che le soluzioni vecchie di creolina, e proprio al 30° giorno, d 10 AZIONE DELLA CREOLINA perdono interamente od in parte la loro azione antisettica e che, adoperate come sopra, ritardano soltanto lo sviluppo del bacillo-virgola, ma non lo im- pediscono. Esperienza V. — In quattro tubi contenente ciascuno 3 c. c. di agar-agar, che abbiamo sciolta a bagno-maria, abbiamo messo 3 gocce della soluzione suddetta di ereolina, indi vi abbiamo innestato una cultura pura di bacilli- virgola e ne abbiamo fatto quattro lastre, segnate coi n. 1, 2, 5, 4. Inoltre abbiamo fatto una lastra di controllo. Al settimo giorno nella 1° si vedevano 5 colonie, di cui, come rivelò l'osservazione microscopica, tre erano costituite di bacilli-virgola pallidissimi, cocchi e bacilli ovoidali; nella 2* una sola co- lonia, formata da cocchi; nella 3*, tre colonie egualmente di cocchi; nella 4% una colonia, nella quale si rinvennero cocchi, scarsi bacilli retti e scarsi bacilli-virgola. Nella lastra di controllo invece, a cominciare dal secondo giorno, si videro numerosissime colonie di bacilli-virgola. la stessa esperienza si ripete una seconda volta facendo 5 culture piatte di prova ed una di controllo, e come la prima volta, il giorno appresso nella lastra di controllo compariscono numerose colonie; nelle altre 5 nulla, anzi vi si vedono i pezzettini di pellicola, trapiantati coll’innesto, come incastonati nell’agar-agar. Al terzo giorno in una di esse spuntano tre colonie, le quali non hanno affatto i caratteri di quelle del bacillo-virgola. Infatti 1° osserva- zione microscopica in 2 di esse rivelò la presenza di cocchi, in una cocchi misti a scarsi bacilli-virgola pallidissimi, granulosi. La stessa esperienza si ripete ancora una terza volta con identico risultato. Esperienza VI. — Si fa un'altra lastra di agar-agar, come sopra, ma mettendovi 4 gocce della soluzione suddetta di creolina. Contemporaneamente si fa una lastra di controllo e si collocano tutte e due nella stufa. Dal quarto al settimo giorno nella lastra di prova si svilupparono 3 colonie soltanto, di cui una ci soli micrococchi, le altre due in prevalenza di cocchi con bacilli- virgola pallidissimi. Nella lastra di controllo invece si notavano numerosis- sime colonie di bacilli colerigeni sin dal giorno appresso. Esperienza VII. — In due tubi, contenente ciascuno 3 c. c. di agar-agar sciolta a bagno-maria, si mettono 2 gocce della suddetta soluzione di creolina vi si fa innesto di bacilli-virgola e si collocano in un piano inclinato, come suole farsi per i tubi di siero di sangue indurito. Inoltre si fa un tubo di controllo. Ventiquattro ore dopo in questo ultimo si vedono moltitissime co- lonie, nei primi nulla; al terzo giorno in uno dei due si vedono comparire tre o quattro colonie soltanto, e così per parecchie settimane sino al completo esperimento. In altri tubi di agar-agar, ove furon messe 3 gocce della suddetta solu- SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH 11 zione di creolina, talvolta anche 4, secondo la quantità dell’agar-agar, il ri- sultato fu assolutamente negativo. Le pochissime colonie di bacilli-virgola, che tardivamente si svilupparono nelle esperienze, riteniamo che non infirmino punto l’' azione inibitrice della creolina sul bacillo-virgola, poichè per noi ciò devesi spiegare col non per- fetto mescolamento della soluzione di creolina all’ agar-agar a causa del ra- pido rappigliamento di essa. Aggiungiamo da ultimo che con lo scopo di provare l’azione della creolina suì microrganismi dell’aria, in un tubo di agar-agar liquido mettemmo sette gocce della soluzione suddetta di creolina, ma fatta dal momento, e l’ esten- demmo su apposita lastra; con un altro tubo di agar-agar, senza creolina, facemmo una seconda lastra. Quindi tutte e due per parecchie ore l’esponemmo all'aria libera e poscia le collocammo sotto camere umide. Tre giorni dopo nella lastra con creolina non si vedevano punto colonie; invece in quella di controllo si vedevano molte colonie e la lastra stessa mandava un odore assai penetrante , punto piacevole, e così fino al settimo giorno. Delle colonie svoltesi sulla lastra di controllo talune erano costituite di micrococchi, altri di bacilli retti od ovoidali. Esperienza VIII. — In base al fatto che le soluzioni fresche spiegano una maggiore efficacia, volemmo sperimentare la creolina in soluzioni più allun- gate, all’ uno per cento ma dette del momento. Quindi prendemmo dodici tubi, contenente ciascuno 6 c.c. di brodo di cultura. In due innestammo una cul- tura pura di bacilli-virgola senz'altro; degli altri dieci, nel 1°, poichè li or- dinammo in numero progressivo, facemmo cadere 1 goccia della suddetta so- luzione (all’1 per 100), nel secondo 2, nel terzo 3, nel quarto 4, e così fino a 10 gocce. Indi v'innestammo una cultura pura di bacillo colerigeno e se- condo il processo di Schottelins, li collocammo tutti, al solito, in una stufa a 36° c. Il giorno appresso nei tubi di controllo si notava intorbidamento del brodo con incipiente pellicola; nei tubi dove era stata messa la soluzione di creo- lina, nulla. Quarantotto ore dopo, nei tubi di controllo vi era pellicola note- volmente spessa, nella quale il microscopio rivelò riproduzione di bacilli co- lerigeni. Degli altri, soltanto nel primo tubo vi era intorbidamento con inci- piente pellicola; in tutti gli altri il brodo si conservava perfettamente limpido, come al momento dell’innesto. Otto giorni dopo però notammo intorbidamento del brodo con pellicola incipiente anche nei tubi 2 e 3; negli altri nulla fi- noggi. Ripetuta altre volte la stessa esperienza, ottenemmo sempre lo stesso risultato. Esperienza IX. — Si prendono quattro tubi contenente ciascuno 6 c. c. di 12 AZIONE DELLA CREOLINA gelatina solida, che si scioglie a bagno maria e vi si fanno cadere : nel primo una, nel secondo 2, nel terzo 3, nel quarto 4 gocce di soluzione di creolina al 3 per 100. Quindi si torna a solidificarla e vi si fa innesto per infissione di bacillo-virgola di Koch. In oltre si fa un innesto di controllo in gelatina vergine e si lasciano tutti alla temperatura ambiente. Il giorno seguente nel tubo di controllo vi era cultura a chiodo fondente la gelatina, ma poco sviluppata; in quelli di prova nulla, e così fino al quinto giorno dal praticato innesto; la mattina del sesto nel tubo con 1, con 2, con 3 gocce apparve una incipiente colonizzazione più sviluppata nel primo tubo, meno nel secondo, meno ancora nel terzo ; nel solo tubo con 4 gocce il ri- sultato fu negativo. Conclusioni Dalle due serie d’esperienze su esposte crediamo potere venire alle seguenti conclusioni : 1°. Che dieci, nove, otto gocce di una soluzione acquosa di creolina al 3 per 100 sono sufficienti a sterilizzare completamente una cultura pura in brodo di bacillo-virgola dopo 5 minuti primi. 2°. Che con 4 gocce. si ottiene lo stesso risultato dopo un'ora; con 5 gocce dopo 80 minuti; con sei gocce dopo 15 minuti. Che prima di questo tempo nei casì rispettivi arresta temporaneamente lo sviluppo del bacillo-virgola. 3°. Che una, due, tre, quattro gocce della soluzione suddetta in 6 c.c. di brodo di cultura impediscono lo sviluppo del bacillo-virgola. Lo stesso risul- tato s'ottiene se si mettono nell’agar-agar due gocce, come quantità minima; però siccome è difficile per il facile rappigliarsi dell’agar-agar che la soluzione di creolina si mescoli intimamente con tutte le particelle dell’agar-agar, ca- pita costantemente nelle culture piatte come nelle culture nei tubi di vedere spuntare tardivamente qualche rara colonia di bacillo-virgola. Una, due, tre gocce di soluzione di creolina all'1 per 100, messe in 6 c. c. di brodo di cultura, ritardano lo sviluppo del bacillo-virgola; quattro, cinque gocce ecc. l’ impediscono assolutamente. Che per ottenere lo stesso risultato nei tubi di gelatina solida, sono bisognevoli quattro gocce di una soluzione di creolina al 3 per 100. 4°. Che per ottenere la distruzione di una cultura di bacillo-virgola è ne- cessaria una quantità e una concentrazione maggiore della soluzione che quando trattasi d’impedire lo sviluppo dello stesso. Infatti, mentre quattro gocce di una soluzione al 3 per 100 di creolina distruggono dopo un'ora una cultura progredita di bacillo-virgola , quattro gocce di una soluzione all’ 1 per 100, messe in 6 c. c. di brodo bastano ad impedirne lo sviluppo. SUL BACILLO-VIRGOLA DI KOCH 13 5° Che le soluzioni di creolina col tempo perdono d'’ efficacia, fino a dive- mire poco o punto attive, onde bisogna farle fresche quando si vuole ottenere un'azione pronta ed efficace. In base ai risultati sperimentali su esposti ed alle notizie. che abbiamo rac- colto dalla letteratura, noi non esitiamo punto a riconoscere nella creolina, con gli autori sopra citati, un antisettico eccellente , superiore, per la sua innocuità, a quanti finora se ne sono sperimentati, e a consigliarla nella cura del colera, e speriamo di poterla, più tardi, raccomandare anche per la cura della tubercolosi, poichè abbiamo in corso una serie d’ esperienze in ordine all’azione di essa sul bacillo tubercolare, che per essere incomplete non pos- siamo per ora comunicare. 2h DE SUL POTERE DIURETICO DELLA CAFFEINA ASSOCIATA AGLI IPNOTICI ——__tqu—_ RIIGRRCEHE TERAPEUTICHE DI VENICE INIZIO RCEER ER Vba DI CLINICA MEDICA E GIUSEPPE CARUSO-PECORARO DOCENTE IN PATOLOGIA SPECIALE MEDICA ma . (Nella tornata del 23 Dicembre 1888) eielo il RL (ANBIO i Vitti DL SUL POTERE DIURETICO DELLA CAFFEINA ASSOCIATA AGLI IPNOTICI È noto che gli effetti diuretici della caffeina sono limitati ad alcuni casi di vizii cardiaci, che hanno prodotto disturbi nella circolazione sanguigna e consecutivi spandimenti sierosi. Qui evidentemente sì tratta di meccanismo d'azione indiretta; però invano cercheremmo d’ottenere eguale effetto dalla caf- feina sopra individui sani, o che presentino versamenti sierosi tenuti da al- tre condizioni morbose. Questo fatto si può dire sanzionato dall’esperienza cli- nica, ed in proposito ricordiamo che, avendo somministrato a molti ascitici per cirrosi epatica la caffeina a piccole e ad alte dosi, non abbiamo visto nè aumentare la quantità d'urina giornalmente emessa, nè diminuire la quantità del liquido transudato. Lo Schroeder (1) nel suo studio sul modo di agire della caffeina come me- dicamento diuretico fece alcune esperienze sui conigli e sui cani, associando a questo alcoloide ora il cloralio, ora la paraldeide. Non intendiamo per ora ricordare e discutere la teoria immaginata dallo Schroeder; ci interessa solo fermarci sul fatto da lui verificato che la caffeina, agendo sopra un animale già influenzato da uno di questi ipnotici, aumenta la quantità dell’urina eliminata in modo assai considerevole. Noi volemmo tentare l’applicazione di questo risultato dal laboratorio alla terapia, ed istituimmo alcune ricerche, di cui diamo adesso una breve descri- zione; riserbanci in seguito d’esporre i particolari del nostro studio. (4) Archiv. f. exp. Path. undi Pharmak. vol. XXII p. 39 e vol. XXIV p. 85. 4 SUL POTERE DIURETICO DELLA CAFFEINA Osservammo anzitutto che nell’ uomo sano, come in qualche ammalato in via di convalescenza, si ripetono gli stessi fenomeni notati dallo Schraeder nei suoi animali; l'urina delle 24 ore aumenta da raddoppiarsi, sebbene, con- tinuandone l’ uso nei giorni successivi, tale aumento è assai meno sensibile. ‘ In quanto all’azione terapeutica, quando si voglia ravvivare la diuresi o perchè si compia difficilmente, e per promuovere il riassorbimento di spandimenti sierosi, dobbiamo distinguere il caso, in cui questi dipendano da vizii cardiaci, o da altri ostacoli al circolo venoso, o da nefrite, o finalmente il caso di ab- bondanti essudati siero fibrinosi. Nei cardiaci gli effetti principali ottenuti sono, oltre all’ aumento della diu- resi ed alla scomparsa graduale degli edemi, il riordinamento della funzione cardiovascolare. Questi risultati erano già da prevedersi, considerando che tanto la caffeina che la paraldeide sono tonici cardiaci, che la paraldeide per sè au- menta la secrezione urinaria (Morselli, Schroeder), quindi, oltre all'essere rin- forzata in questo modo l’azione, che spiegherebbe la sola caffeina, viene in campo anche l'influenza dovuta all'associazione dei due farmaci per un mec- canismo speciale, di cui come si è detto, non intendiamo occuparci. Nella terapia dei vizii di cuore raccomandiamo dunque la caffeina e la pa- raldeide, non mai la caffeina e il cloralio, come si potrebbe tentare in altri casi; poichè è noto che la forza cardiaca è depressa dal cloralio, ed aggiun- giamo che se insieme a questo farmaco, agisce la caffeina, la depressione car- diaca si fa maggiore: così la pressione sanguigna in un animale cloralizzato S'abbassa ancor di più, se si inietta caffeina. Per piccoli dosi di questo alca- laide si evita l’ulteriore depressione, anzi si può avere un piccolo aumento, ma bisogna agire con quantità molto più piccole di quelle richieste, perchè se ne ottenga il risultato terapeutico. Tali notizie risultano da alcune espe- rienze del dottor Lazzaro di prossima pubblicazione. Passando ora a quelle altre condizioni morbose, in cui si hanno versamenti per ostacoli alla circolazione venosa indipendente da malattia di cuore, ricor- diamo due casi di epatite intersiziale cronica, che furono sottoposti alla no- stra cura. Il primo riguarda un carrettiere di anni 40, con voluminoso ver- samento endoperitoneale, essudato pleurico sinistro e tumore di milza. Le urine in media erano in quantità di 900 c. c. nelle 24 ore. Il giorno seguente al principio della cura le quantità delle urine si elevò a c.c. 1650, e così andò gradatamente aumentando per undici giorni sino a raggiungere la quantità di 2100 e. c. Il versamento pleurico andò mano mano scomparendo, e quello peritoneale si riassorbì quasi in totalità, così che l'addome si ridusse considerevolmente di volume. L'altro riguarda un individuo di 22 anni, l'addome era enormemente in- ” SUL POTERE DIURETICO DELLA CAFFEINA ) grandito per idropeascite , presentava edema ai piedi per compressione delle vene iliache. L’ urina era in media pria delle somministrazione c. c. 1000. Dopo un giorno di cura divenne 1400 c. c. e per 12 giorni crebbe continua- mente sino a 1990 c. c., quando gli edemi ai piedi erano già scomparsi, così pure il versamento addominale, talchè l’infermo credendosi guarito volle la- sciare l'ospedale. Questi primi risultati c'incoraggiano ad insistere, perchè se questi buoni ef- fetti fossero costanti, avremmo ottenuto un mezzo eccellente per la cura sin- tomatica della cirrosi di fegato. Anche nelle nefriti si è già fatta qualche esperienza. In un individuo affetto da nefrite cronica diffusa, che presentava cianosi alle labbra, liquido libero nella cavità peritoneale, edema delle pareti addominali, delle borse, del pene, e degli arti inferiori; le orine si mantenevano nella quantità giornaliera di 800 c. c., ma subito dopo, incominciato l’uso della caffeina e della paraldeide, aumentarono a 1950 c. c., e a 2025 c. c. dopo 11 giorni di cura. A questo pe- riodo gli edemi erano quasi scomparsi; furono sospesi i farmaci; malgrado ciò le urine continuarono abbondanti, gli edemi scomparvero completamente, e l’infermo volle lasciare l'ospedale. Più manifesta fu l'influenza su di un medico malato di nefrite cronica dif- fusa con ipertrofia del ventricolo sinistro. Egli era anasarcatico, con polsi pic- colissimi, soffriva forti accessi di dispnea, l'urina oscillava intorno ai 500 c. c. Dopo la nostra medicazione le forze del cuore si rialzarono , l’ urina si fece abbondante, e misurata giornalmente variava tra i 3 ed i 5 litri per giorno, dopo 20 giorni il nostro collega si sentiva rinato a nuova vita, gli edemi lo lasciarono, così pure l’ affanno di respiro e gli accessi dispnoici, e pieno di speranza tornava al suo paese nativo. Ci resta ancora a compiere un esame importante, cioè il dossaggio dell’al- bumina nell’ urina pria e dopo la medicazione, perchè potrebbe supporsi che l’irritazione portata sul tessuto renale potesse aggravarne la condizione flogistica. Gli stessi vantaggi si sono sperimentati in due casi di pleurite sierofibri- nosa con abbondante essudato e con nessuna tendenza al riassorbimento, mal- grado le più energiche cure. Siamo dunque nel caso di potere raccomandare l’associazione di questi far- maci come mezzo diuretico potente, facciamo osservare che la diuresi si man- tiene costantemente elevata, anzi va gradatamente aumentando, quando sì pro- lunga la medicazione per parecchi giorni, cosa che non si verifica ordinaria- mente in individui sani. Noi continueremo il nostro studio, estendendolo anche ad altre forme morbose, e cercheremo di stabilire con precisione quale siano le dosi le più adatte e 9 ” 6 SUL POTERE DIURETICO DELLA CAFFEINA quale il miglior metodo di somministrazione. Finora abbiamo dato la paral= deide alla dose di 2-3 gr. in 2, 3 volte sia in capsule sia in pozione, e la caffeina da 25 a 50 centigr. Secondo le esperienze sugli animali si dovrebbe far precedere l’azione dell’ipnotico a quella della caffeina, però noi nel mag- gior numero dei casi abbiamo cominciato a somministrare la caffeina durante il giorno nelle ore p. m. e la paraldeide verso sera, e ciò per non ispostare le ore di sonno. Non possiamo però dire se sia preferibile questo o il metodo opposto. CLASSE DI SCIENZE MORALI E POLITICHE DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE CHE NE ALTERANO I RISULTATI TIC f SANA) KUOT aquoni mu { sh Sineonadon gi MEnLOb cado 1 dalgo aguslot ione ila ario eng. slfsr DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE E DEGLI ERRORI CETTE NE ALTER.ANO I RISULTA TI SAGGIO DEL PROF. AVV. Fr. MAGGIORE-PERNI Letto nella tornata del 27 Novembre 1887. Dicendo del grado di certezza che offre la statistica nei suoi numeri, nelle sue medie, nelle sue induzioni e previsioni noi battiamo un campo, nel quale si svolge il concetto della statistica; e ci troviamo di fronte a tutte le accuse che si sono fatte a questa benemerita disciplina, che guida gli uomini nelle ricerche della vita sociale. La statistica è scienza troppo giovane, poco coltivata ed assai difficile, ad onta delle sue facili parvenze; e pure tutti credono di conoscerne, tutti l’ado- perano , ignorando il modo d'’ interrogarla ; tutti la propagano , seminando degli errori; e di conseguenza si porta su essa un giudizio o troppo leggiero ed entusiasta, o troppo severo ed ingiusto; e quest'ultimo è il più prevalente, non solo nel volgo delle mediocrità presuntuose, ma altresì nell’ accolta dei dotti, che non l’hanno potuto studiare con quella profondità che richiede l’im- portanza dell'argomento. Se tutti ne avessero una esatta conoscenza noi non sentiremmo le invere- conde accuse che si son mosse, che si muovono tuttavia contro di essa. La statistica non ha certezza nelle sue cifre; gli errori tolgono ogni esat- tezza ai dati, su cui si fondono le sue conclusioni. Essa non può con profitto studiare interamente i fenomeni della vita sociale, di cui si vanta essere il più adatto strumento. I suoi numeri servono a sostenere dottrine ed opinioni opposte, ed anco assurde. 2 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA Le sue medie sono cifre fittizie e convenzionali, che a nulla valgono, e delle quali non si possono indurre le leggi; i calcoli non rendono la verità, e la pre- tesa divinazione risente della vecchia astrologia. Ecco le principali accuse che si formulano contro la statistica che ove fos- sero provate in una minima parte, essa non avrebbe il dritto di essere una scienza a sè, e l’ausiliaria di tutte le scienze; essa non meriterebbe l’amore con cui sì studia, l’ardore con cui si combatte e si difende. I La statistica non ha certezza nelle sue cifre, gli errori tolgono ogni esat- tezza ai dati su cui fondano le sue conclusioni. L'accusa è ben formulata; e fra i suoi accusatori troviamo un valente scrittore (il Reybaud); ma se l'accusa è formulata; essa non ha base; è una di quelle affermazioni senza argomenti che la giustificano, è un preconcetto che cede di fronte ad una pacata discussione. ll più difficile lavoro della mente umana è la ricerca della verità e della realtà delle cose; e tutte le scienze vi sono intente. Ma con quale risultato? Hanno tutti ottenuto la certezza ? La statistica, che studia sui fatti, che li numera, li pesa in ogni ordine del- l’attività umana, è di conseguenza, fra le scienze, quella che deve incontrare i maggiori ostacoli nello scoprimento di tante verità utili, importanti e diver- sissime per natura ed origine. Ha essa ottenuto la certezza ? Non esitiamo a dirlo, che in taluni ordini di fatti questa certezza relativa difatti l’ ha, in altri non ancora; ma nè anco la storia, che sui documenti studia ed esamina, ha questa certezza della verità delle cose; nè anco la giu- stizia, che giudica con le prove scritte, ha la certezza della verità trovata: gli errori storici e giudiziarii fan prova che questa certezza assoluta nella verità non si è trovata. Ma la statistica ha un vantaggio su entrambe, quindi le sue verità accertate hanno un valore maggiore; la statistica può verificare le verità tro- vate col calcolo. Il grado di certezza nella statistica deve misurarsi in rapporto alla sorgente a cui si attingono le cifre, alla natura delle materie che s'investigano, agli uomini che le raccolgono e le espongono; ed alla stregua di queste modalità cresce il grado di maggiore o minore certezza nelle cifre. In riguardo alla sorgente noi sappiamo, che due possono essere le fonti: la pubblica autorità, i privati. Le cifre provenienti dalle statistiche ufficiali sono le più attendibili, perchè la pubblica autorità dispone di grandi mezzi; ba dei registri che accolgono le azioni umane, che si riducono in cifre; ha degli ufficiali stipendiati che li rac- colgono con intelligenza; e di questa natura sono le cifre che si riferiscono NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 3 al catasto, ai movimenti della popolazione, all’amministrazione, alla giustizia, al commercio. Non può dirsi lo stesso delle cifre che si riferiscono ai censi- menti, all'agricoltura, alle industrie e a quelle altre statistiche in cui occorre la informazione diretta presso i cittadini; in queste statistiche possono inter- venire degli errori, per opera dei rivelanti; e là ove l'interesse del numerato è in azione, ivi è il pericolo dell'errore; lo stesso può dirsi delle statistiche che precedono o seguono i progetti di legge di ogni natura; in cui il precon- cetto dello Stato può farla compilare in modo da non esprimere completa- mente la verità. Quando nei cittadini manca la fiducia verso il governo, allora non poche statistiche presentano dei difetti; e il governo in questo caso non dovrebbe che limitare i suoi lavori, non spingere le ricerche statistiche con domande che ispirano diffidenza, e dovrebbe pubblicare le cifre raccolte, senza deduzioni, senza commenti, lasciando ai dotti questo importante ufficio. La fiducia nascerà a poco a poco, abituando il paese alla statistica e non facendola mai servire diretta- mente a scopi fiscali. Le cifre di origine particolare, sia che sieno compilate su documenti uffi- ciali o su private ricerche, hanno un grado minore di certezza; pure, quando esse sono limitate a speciali oggetti, e l’aureola di un gran nome, noto per la sua competenza e per la sua moralità le copre, allora sì che queste cifre hanno la loro certezza. Ma il dubbio del preconcetto, e la creazione dei numeri mercè il cal- colo, gettano fin da principio il dubbio su quelle statistiche di origine particolare, ove l'interesse, la passione, il preconcetto possono essere in azione, sapendo ognuno che non è dato ai privati ordinare inchieste, raccogliere cifre, e se- guire questi lavori per più anni e in una larga scala, per avere dei grandi numeri. Le statistiche mediche, le morali, le economiche, presentate da certi scrittori in sostegno di teorie nuove ed azzardate, appartengono a questo genere; esse mettono in diffidenza e non possono essere accettate se non con circospezione; sono deposizioni di testimonii interessati. E pure bisogna incoraggiare questi privati studii su oggetti che sfuggono ulle investigazioni ufficiali, o che il governo non crede di fare, massime quando sono promosse e regolate da private Società, da Accademie di dotti, in cui i preconcetti e gli interessi si elidono nella lotta, e noi da questo studio e da queste cifre vedremo sorgere nozioni nuove, varie, importanti sui fenomeni della vita sociale. Ed oggi giorno nelle più culte nazioni abbiamo di queste bene- merite Società, che portano largo concorso alla scienza con le particolari inve- stigazioni. 4 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA II. Dicemmo, e non a caso, che non tutte le categorie dei fatti numerici tutte hanno lo stesso grado di certezza, e ciò indipendentemente dalle fonti a cui si attin- gono, o dall’interesse o preconcetto di chi li compila. La statistica investigando i fatti sociali li prende tali quali sono, non agisce su quantità immaginarie, nè su unità identiche; essa riunisce pel loro carat- tere predominante questi fatti, che variano all'infinito e li riunisce in relazione alla simiglianza, non alla identità; e queste disparità si riproducono in modo che quanto minori esse sono tanto più cresce il grado di certezza. La stessa popolazione che si riunisce in unica cifra, non è fatta che per unità simili, non identiche, sono uomini, ma tra questi vi è il vecchio e il giovine, l’onesto e il delinquente, e pure si presentano sotto unica cifra; e sono le parziali sta- tistiche che li scompongono per unità identiche. Voi potete avere la certezza del numero della popolazione, ma questo numero non è di unità identiche. Le statistiche finanziarie consuntive ci danno la certezza, perchè i conti delle entrate e delle spese sono di cifre esatte e controllate; voi potete avere la certezza dei movimenti della popolazione, perchè raccolti da appositi Registri, che accertano lo stato delle persone; ma negli stessi elementi della popola- zione non è identica la certezza: è maggiore nei nati e nei matrimonii, che nei morti, in cui l'età e la condizione possono essere errate; il catasto quando è ben fatto vi presenta lo stesso grado di certezza; non così nei censimenti, nella statistica della pubblica ricchezza, in quella della industria, soggette a tanta mobilità, insomma in queste ed in altre statistiche simili, in mezzo a tanta variabilità di elementi il vero non è sempre fissato da cifre precise e costanti. Ma da che vi è grado differente di certezza nei lavori statistici, da. che molti elementi possono alterare il valore delle cifre può dirsi che la statistica non ha esattezza sufficiente a potervisi basare delle conclusioni ? Un errore, o meglio un'idea inesatta, che prevale anche in persone istruite si è quella che le cifre della statistica devono essere positive e certe, come quelle che servono ad un calcolo aritmetico. Questa certezza non l’ha alcuna scienza; nè è possibile; questa identità non si trova nè anco nella matematica, quando dal campo astratto viene all’ ap- plicazione. Bisogna contentarsi del possibile e di quella certezza che non tra- smuta la verità: come volete che con la precisione matematica si possano enu- merare oggetti diversissimi che sfuggono, per il loro immenso numero e per la loro piccolezza, ad una rigorosa investigazione? Come si pretende che in mezzo ad un laborioso lavoro di dividere, aggruppare, ordinare innumerevoli NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 9) fatti qualche cosa non sfugga, e che le cifre che ne sono i risultati non ingran- discano e diminuiscano, anco in minima parte, la portata del fenomeno ? Ma questo, ben diceva il Moreau de Jonnès, è un domandare alle forze umane di sorpassare i confini della loro potenza. La statistica nelle sue cifre presenta quella certezza necessaria che deve regnare, nel fine che la verità del fenomeno si presenti; ed ha abbastanti mezzi in sè, acciò questa verità non esca per nulla offuscata. Quello che non è perfettamente vero oggi, lo potè essere nell’anno passato , lo potrà essere nel venturo; e la raccolta di cifre della stessa natura per una serie di anni compensa gli errori. E poi che cosa possono essere questi errori? poche unità in migliaja non alterano la certezza delle cifre, e @fitte le statistiche che pos- sono presentare di tali errori, non per questo sono meno utili; anco la stessa approssimazione in talune materie è di una grande utilità, e le statistiche questa approssimazione ce la presentano; e meritano il nostro plauso, dandoci elementi abbastanza sicuri e certi per conoscere un fenomeno, che altrimenti non si può; per poterlo studiare, non su tipi immaginarii, ma su cifre reali; staranno come il ritratto alla persona, ma non per questo il ritratto può dirsi che non ci dia la simiglianza, per raccoglierne i tratti caratteristici della persona. Certamente noi non possiamo mettere in dubbio che delle inesattezze si trovano in talune statistiche, che in altre prevalgono; e ciò proviene o per difetto di metodi o imperizia dei raccoglitori; ma non è colpa della statistica, che anzi essa insegna a restringere queste cause di errori, a determinare il grado di maggiore esattezza; ed essa stessa insegna che questi errori nelle grandi masse dei numeri spariscono, si assottigliano , in modo che la loro esistenza non nuoce per nulla al fine, alle deduzioni che se ne traggono. Donde sorge un altro vero che le deduzioni della statistica riposano sopra basi certe, sono legittime; e se se ne tirano delle fallaci non debbe imputar- sene la scienza, ma l’imperizia di coloro che, ignorandola, se ne dicono cul- tori, e deducono fallaci conclusioni da cifre abbastanza esatte per parlare il linguaggio della verità IL Gli errori attribuiti alla statistica o lo sono ingiustamente, o non si possono evitare; ve ne hanno degli altri, di cui essa non è colpevole, ma i suoi azzar- dati cultori; e questi mano mano vanno sparendo. Spesso si ode dire questa cifra è un errore; ma perchè? perchè la pas- sione, l’interesse, l'ignoranza o la sfiducia nel governo li fa dichiarare per tali; e quando son molti guidati della stessa idea, allora si forma una corrente di 2 pei 6 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA opinione, che involge la maggioranza, e che dichiara senza esame falsa una Statistica. Nell’opinione pubblica si è formato il concetto che la propria città abbia una popolazione di 100,000. Se domandate il perchè, non vi ha elemento di prova. Si fa un censimento e la popolazione riesce 75,600. Quantunque questo risul- tato possa essere esatto, pure si crede un errore e si condanna la statistica, perchè ha detto la verità. Si è costituita un’ opinione che le tasse pesano un 80 per 100 per testa; una statistica delle imposte dirette e delle indirette vi dirà che gravano il 20; e allora si grida all'errore, perchè colpisce gl’interessi di quanto amano far credere un governo espoliatore. Un'epidemia ha fatto stragge; le immaginazioni esaltate aumentano il nu- mero dei morti a 80,000 o 50,000, viene la statistica e vi dice che le vittime salirono a 15,000, e si grida all'errore. Un paese è ritenuto proclive al sangue e al furto; la cifra s' ingigantisce, il romanzo si forma, l'opinione si crea, la percentuale cresce; giunge una sta- tistica esatta che vi prova che i delitti non raggiungono un'alta aliquota, che la percentuale non è al di là di quella degli altri stati e si grida all'errore. E quanti altri simili esempii non si possono portare per dimostrare come alle statistiche si attribuiscono ingiustamente degli errori? La storia della statistica ha registrati molti fatti su questo argomento contro gli statistici, e contro i governi. Necker era accusato innanzi al Parlamento di Rennes per la sua statistica finanziaria; le sue cifre esatte erano dichiarate errori, i suoi fini patriottici malignati, e perchè ciò ? perchè quelle cifre nuocevano alla nobiltà e al clero, e la rivoluzione francese liberò il grande statista da una condanna infamante, di avere dato cifre erronee, mentre esse erano la verità. Quasi ad ogni passo sentiamo dire le statistiche ufficiali son false, son fatte ad uso del governo. Il Moreau ebbe a dimostrare veri due fatti che si cre- dettero errori. La popolazione francese durante la guerra della Repubblica e dell’Impero si predicava essere diminuita, e false le statistiche che mostravano, l'aumento; mentre essa effettivamente era cresciuta in solo dodici anni, quanto lo avrebbe potuto in 50 anni dall'antico regime; si riteneva altresì che Napo- leone Imperatore falsasse le statistiche per non far conoscere i grandi vuoti che lasciava la mortalità della guerra; calunnia! I documenti dal 1800 al 1815 son là a provare il contrario; lo attestò il Moreau de Jonnès che non trovò alcuna traccia di frode, o di falsificazione. Quelle cifre consultate mostrano che, ad onta delle grandi mortalità per le guerre dal 1811 al 1815, la popolazione si aumentò di 707,000 individui per eccedenza di nati sui morti. Era al cadere dell'Impero che la scienza fu dichiarata vana, frivola, impossibile, e un decreto della Ristaurazione la proscrisse. NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 4 Degli errori, che provengono dagli statistici per imperizia 0 mala fede non è a dire; ed essi si commettono tanto nel raccogliere i numeri ed aggrupparli, che nel calcolarli, andando dalle generali ai particolari, e da questi a quelle; ma di simili errori non parliamo, dacchè ne diremo meglio in proseguo. Rimangono infine quegli errori che non è possibile evitare. Facciamo degli errori materiali nella compilazione delle tabelle, per estese e larghe serie dei numeri che bisogna sommare, mancando di un esatto controllo ; pegli equi- voci che si possono pigliare nelle correzioni; pel confondere una categoria con un'altra nell'atto della compilazione; pelle viziose abitudini del lavoro nel co- piare e collazionare i prospetti: per le distrazioni degl'impiegati che fanno questi lavori materiali; pegli errori di stampa, che a toglierli è cosa superiore ad ogni forza umana; anche le tavole dei logaritmi ne contengono. Ciò che diciamo della compilazione, possiamo applicare alla calcolazione, ai rapporti, a tutte le altre operazioni statistiche; ove l’ errore può intervenire a turbare la verità delle cifre. Tutte queste fonti di errori, che oggi con metodi più perfezionati, con più scrupolosa attenzione si cerca di eliminare, non è possibile togliere tutti, ne rimangono sempre, e quando le cifre si scompongono per altri lavori gli errori vengono su; sono errori dei compilatori o dei tipografi, sono errori inevitabili, a cui il lettore non può supplire, e che disturbano tutto il valore dei numeri e dei calcoli. Se dalla parte materiale passiamo alla parte intrinsica dei lavori statistici noi troviamo altri errori inevitabili. Ed anzi tutto è a dire di quel sistema di accettare numeri convenzionali per veri. Quando le tariffe doganali erano ad valorem, il prezzo dei prodotti era una cifra che, vera in un dato momento, divenne poi convenzionale col rimanere immobile per lunghissimi anni. E le statistiche dell’importazione ed esportazione presentavano un valore non reale, ma convenzionale; era una neces- sità per la statistica; essa sapeva che le cifre erano convenzionali; ma quanti non badandovi le presero per vere? E pure questo errore, anche forte, non nuo- ceva di molto ai lavori statistici : nelle serie degli anni si vedeva ugualmente, come se fossero esatte, il crescere o diminuire del commercio. Questo sistema dura ancora in taluni Stati, sebbene il progresso abbia mutato le tasse ad va- lerem in specifiche. IV. La statistica come sapete, non si fa dal governo, non si fa dai dotti, si fa solo da tutto un popolo. E qui entrano in iscena i timori, le speranze, i pregiudizii nelle dichiarazioni. Il timore dell'agente dell’imposte è lo spettro che fa riu- scire erronei gran parte dei lavori sull'agricoltura, sull’industria, sul commercio, sulla ricchezza pubblica; il timore della Polizia fa erronei ì censimenti in quella 8 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA parte della infima popolazione che si spaventa di render pubblica la composi- zione della loro disordinata famiglia; la speranza di conseguire sussidii, legati od altri largizioni ingrandisce il numero dei componenti le famiglie povere, altera l’ età avanzandole , falsa le professioni e condizioni sociali. Quando si bandisce un censimento, o altra grande inchiesta statistica, la popolazione si allarma; ognuno crede che il suo nome e quello dei componenti la propria famiglia diventi pubblico, che possa esser segno alle mire dello Stato; non crede che quelle operazioni si facciano per lavori statistici, ma vede in essi un mezzo che larva un pericolo, e rare volte un bene. Anche i pregiudizii e la vanità entrano in iscena nei lavori statistici; chi teme si fa povero, chi è vano si dichiara ricco ; e tra tutte le classi sociali è stato nei censimenti osservato il crescere a dismisura il numero degli in- dividui nelle categorie di età rappresentate in cifre tonde, come negli anni da 29 a 30, da 39 a 40, da 49 a 50, di fronte agli anni che vengono imme- diatamente dcpo: da 31 a 40, da 41 a 50, da 51 a 60; e ciò previene tanto per la negligenza di rammentarsi gli anni precisi, quanto per la vanità di non toccare la decina superiore; e da qui il rovesciarsi nella decina inferiore di quelli che l'hanno di poco oltrepassato; finchè non si abbitui a’ 33, a’ 44, a' 33, vi diranno 30, 40, 50 anni. Questo è comune a tutti i censimenti. Quale feno- meno si osserva più nelle femine e nelle decine inferiori; in modo che mentre fra i due sessi ogni età dovrebbe rappresentare in media quasi lo stesso nu- mero, voi trovate dal 30 al 40 una grande sproporzione, sino al 30 per 100; sono le donne che vorrebbero sempre arrestarsi a 30 anni ed anco ai 40; e le età superiori non esprimono per le donne la verità. Errori ed errori inevitabili, che l’istruzione e la fiducia nel governo potranno diminuire, non togliere. E nelle stesse statistiche in cui il governo non fa che raccogliere il lavoro suo proprio, giustizia penale e civile, poste, telegrafi e credito ; 0 il lavoro di Enti subbordinati come banche, casse di risparmio, ferrovie, anche qui intervengono errori per l’opera di chi raccoglie, di chi classifica, di chi somma, e che spesso sono persone nè troppo scrupulose, nè abbastanza competenti. L'errore è da pertutto; ma errore inevitabile, perchè inerente all’indole della materia, comune a tutte le indagini umane. Ma questi errori che cosa importano ? Quelli in più elidono i meno, e quelli che vi restano divengono di poca entità. Guardate le serie e voi vedete che ì numeri poco si differiscono da un anno ad un altro, certo che non son falsi, che gli errori non alterano la realtà delle cose. Se fossero errati, sarebbero mutabili, non darebbero un risultamento di un ordine costante, non darebbero una normalità o legge. E gli errori si scorgono NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 9 e si correggono; avendo nella mente il criterio del vero, si conosce il falso; e quando il fenomeno è fonte della legge, la legge poi diventa a sua volta il riscontro, il tipo di paragone del fenomeno. E poi, in grosse cifre i 100,000 o i 300,000 in più o in meno che cosa importano , di che entità sono questi errori? Dire l Italia ha 30 milioni di abitanti, mentre ne ha 89, 500,000 forse che ne vien fuori un’ Italia men forte e men ricca? e se ai 500,000 mancano i 1000 i 2000, forse il fenomeno della natalità si muta? E quando queste cifre si rendono percentuali, quanto a dire che le nascite sono 3,10 per 100, gli errori non diventano più diluiti? E nelle altre statistiche gli errori sono sempre in queste proporzioni, che si riducono poi minimissime nei rapporti percentuali. Basta che la verità del fenomeno non si muta, basta che il probabile non è alterato; gli errori poi, inevitabili a tutti i lavori, sono un nulla. E la statistica con tutti i suoi errori è la scienza che meglio delle altre affina il senso del probabile in riguardo alle società, e ci dimostra il modo di crescere e di vivere di questo corpo, c'introduce nella sua interna esistenza, spiega le di lui funzioni, e meglio della filosofia della storia mostra i passi che la società fa nella via del progresso; avverte le sue cadute e il suo rialzarsi, il suo spingersi e il suo arrestarsi in ogni ramo dell'umano incivilimento. Sì, essa, ad onta dei proprii errori, e di quelli che ingiustamente le si attribuiscono, è la guida migliore che possano avere i governi e gli scienziati per conoscere il corpo sociale. E qui crediamo riprodurre le belle frasi del Moreau de Jonnès : « Ma perchè la statistica non giunge a dare cifre di perfetta esattezza sopra una parte degli oggetti che abbraccia, va egli argomento da dedurre sia essa una scienza incompleta, vana ed impossente ? L'ignoranza solo può trovare questa conclusione. Ma quale è oramai il ramo delle umane cognizioni che raggiunge sempre la verità! che raggiunge una luce senza macchia!» Se noi facessimo un analisi di tutte le scienze sociali ed anco sperimentali noi troveremmo da per tutto insinuarsi l'errore, e da per tutto non esistere quella certezza nella verità, che si dimanda alla statistica. Eppure niuno l’ac- cusa. Perchè è contro la statistica che si levano tanti ingiusti attacchi ? Forse, ed anco è certo, che questa accusa è una reazione giustificata contro l'arroganza con cui certi statistici espongono verità, appoggiate a poche cifre, a numeri non abbastanza grandi ed esatti; ma questo è colpa non della scienza, ma dei suoi cultori; e non per questo devesi ricorrere ad un eccesso contrario, da negare la certezza alle cifre e alle deduzioni della statistica. Cifre e de- duzioni che hanno un diverso grado di certezza, da essere sufficiente ad ap- prezzare il fenomeno e a poterne tirare delle utili conclusioni, come il pro- 3 10 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA gresso delle scienze e degli ordini politici ed economici ci mostrano splendi- damente; progresso basato sulla statistica, che da oltre mezzo secolo è natu- rale alleata di ogni sapere e di ogni governo. V. E così, quasi senza avvedercene , siamo entrati nell’ esame della seconda accusa: La statistica non può con profitto studiare interamente i fenomenali sociali, di cui si vanta essere il più adatto strumento e di conseguenza nes- sun grado di certezza hanno queste sue deduzioni. Certamente la statistica è la scienza che studia i fenomeni sociali, e niuno può metterlo in dubbio, perchè i fatti ne danno prova; e prima di questo ef- ficace strumento mancava il metodo, che riducendo tipici gli svariati fatti umani, li avesse potuto presentare allo studio esatto della scienza; ed è stato per la statistica che tante verità si sono raddrizzate, tante opinioni vaghe si sono concretate, tanti errori si sgno smascherati nella scienza dei fatti sociali. Ma questi fenomeni non si possono studiare interamente; ma questi feno- m-ni non si possono studiare tutti; che importa ciò ? la scienza è giovine; molto ha fatto, ma molto le resta a fare. Noi sappiamo che niuno ha messo in dubbio l’importanza dell’ astronomia, e pure tre quarti dei pianeti furono scoperti ai nostri giorni; lo stesso può dirsi della geografia, quantunque per più secoli s’ignorasse metà della superficie della terra; della chimica, della medicina, della botanica, della fisica, che solo da meno di un secolo hanno acquistato la maturità di scienze; eppure centi- naia di generazioni hanno assistito reverenti al loro sviluppo. E la statistica, venuta in tempi di più rapido progresso, ha fatto dei grandi passi in pochi anni; certamente le manca qualche cosa, ma i suoi trovati la ren- dono abbastanza importante; deve ancor spingersi nelle ricerche, perfezionando i suoi metodi, ma quanto ha fatto nello studio dei fenomeni sociali è tale, da renderla benemerita e d’assicurarle un posto elevato nel campo delle scienze morali. E perchè ad un certo punto si arresta; e perchè di certi fenomeni non ha potuto trovare una completa spiegazione, voi negherete la utilità della statistica, voi la direte una scienza vana; voi negherete la certezza delle sue cifre, la esattezza delle deduzioni che ha saputo trarre, con profitto di tutti, dallo studio dei fenomeni sociali ? Credete voi che una scienza possa tutto, e che sorga tutto ad una volta intera e completa? E quali scienze lo fanno fin da prin- cipio ? La statistica è una scienza troppo giovine, è ultima nata fra le scienze so- ciali. - NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 11 Ed è prematuro quanto si pretende da essa; e sono da non accettarsi le idee di taluni statistici, che credono spingersi nell’ invisibile, o di altri che pretendono che si studi su taluni fenomeni imprescrutabili dello spirito umano. La statistica studia sugli effetti e sui sintomi, e cerca rimontare alle cause; ma non può penetrare nei reconditi movimenti dell’uomo interiore; e l’arro- garsi questo compito fa nascere delle produzioni arbitrarie, immaginarie; per cui i suoi detrattori attaccano la certezza delle sue cifre, la esattezza delle sue induzioni verso le cause dei fatti; e per ciò la dicono inefficace a studiare interamente i fenomeni della vita umana. Ma quanti fenomeni non ha essa studiato! Il fenomeno della popolazione ha le sue leggi e la statistica li ha scoperte e mostrate; il fenomeno della cri- minalità è stato investigato e la statistica ne ha presentato le normalità ; il fenomeno economico è stato esaminato , ed essa ha trovato delle leggi immu- tabili che lo governano; ed altri ancora. Ma non sono tutti i fenomeni studiati, ma su tutti non ha potuto presentare delle esatte e precise induzioni o deduzioni, ma non su tutti ha rinvenuto le normalità. Ma che importa? Quanto ha fatto lo ha fatto con profitto, e si è mostrata un efficace strumento, presentandoci sì larga messe di trovati, che, in questo capo vario e sterminato dei fatti umani, le altre scienze non ave- vano raggiunto. E saputo però che non tutti i fenomeni umani possono essere sottoposti, almeno per ora, all’osservazione, ed ispecie i morali. Ma da questo vero non sorge che la statistica sia una scienza incompleta; mentre essa ha saputo studiare e svelare non pochi altri fenomeni, su cui regnava il vago e l’ incerto. E degli stessi fenomeni morali quanti non ha chiarito mercè la enumerazione dei sintomi, che pur rappresentano una causa? Nè si merita le accuse di un dotto (A. Des Etangs,) il quale la incolpa di artificio e di violenza nel for- mare i suoi quadri di regolare apparenza, che non la ritiene uno strumento di precisione, «dacchè , egli dice, è troppo facile vedere che questo rigore matematico non potendo esercitarsi che sulle circostanze materiali dei fatti, ha per risultato infallibile di lasciar fuori interamente la parte morale e filo- sofica del problema ». Ma che per ciò? Essa perde della sua importanza, perchè non può 2n/era- mente abbracciare la parte morale del problema. Ad una scienza non bisogna dimandare più di quanto può dare; anzi essa dimostra di credere un po’ troppo a se stessa, quando intende penetrare nello spirito umano; quando riduce in cifre le cause dei suicidi, le cause di alcuni crimini. In questo caso essa è nell’ignoto, fa un giudizio soggettivo, arbitrario, con una classificazione psico- logica, che vi ha chi accetta, che vi ha chi ricusa; non dice un fatto positivo, 2: DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA incontrastabile, come quando enumera i suicidii e gli omicidii, quando specifica il mezzo con cui essi si compirono; ma penetra nel tenebroso labirinto dello spirito umano, e non è facile scoprirne i segreti e ridurli in cifre. Questa è materia controversa, ‘non certa; e gli stessi elementi dati ad altro statistico potranno presentare risultati ben differenti. Ciò discredita la scienza, che arrogantemente si manifesta nei suoi cultori; dai cui dispareri si avvalgono gli scettici, per condannare ogni cosa. Là dove non giunge la scienza, bisogna fermarsi, e i misteri dello spirito, impenetrabili ad essa, bisognano essere tentati, non svelati, finchè non presen- tano elementi di probabilità sicura. Che dire poi quando si vuol spingere la scienza a sapere il quanto e il come di tutti gl’ istinti ed affetti umani, desumendoli dagli atti! Qui la diffi- coltà è doppia, è arbitraria l’interpetrazione degli atti esterni, e gli stessi atti esterni manca il modo di raccogliere in gran numero; nella statistica dei sintomi morali bisogna andar cauti; dacchè la materia manca, l’investigazione delle masse è abbastanza difficile. Ma ciò non ostante, spogliandola dalle esagerazioni di taluni statistici che temerariamente la spingono, non può disconfessarsi che sono ben molti i fe- nomeni che può studiare anco nell’ ordine morale; ma con circospezione, ma con modestia; dacchè in taluni casi i sintomi rivelano le cause; e gli atti esterni, quando son ben vagliati e numerati, possono nelle grandi masse gettar luce sulla parte spirituale e interna cha li ha dettati. Senza di ciò sarebbe a condannarsi la intera statistica intellettuale e morale, che pure rivela dagli effetti numerati l'istruzione e la moralità sociale, in grandi linee e senza minuti ritratti. Ciò la statistica ha fatto; e di conseguenza non può dirsi che l'esame del problema morale e filosofico gli è interamente estraneo; o peggio che, non potendolo studiare dnieramente, debba di ciò entro di lei formulare senza ragione una accusa. A ciò crediamo aggiungere, con le parole dell’egregio prof. Gabelli, un’altra causa : « Di solito, egli dice, i nemici più seri della statistica non sono gli am- maestrati dal dubbio vigile e diffidente di una critica severa che miri a sco- prirne i peccati, sono gl’ingenui che, avendola conosciuta appena di vista pure del metodo di lei si sentono impacciati e compromessi nel proprio; son quelli ai quali del vero qualunque sia par di vedersi rapire la felicità ; quelli che odiano per un certo istinto inconsapevole lo spettacolo del mondo quale è, temendo di perdere la facoltà di figurarselo come vogliono; i tanti infine che vivono di sensazioni, d'impressioni e di sentimenti, e nei quali sull’intelletto predomina l'immaginazione con tutte le conseguenze di questo predominio ». NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 13 VI Nè di ciò paghi, altre accuse si muovono contro la nostra scienza, e pre- cipua quella, perchè l’attacca nella sua essenza, con la quale si dichiara che la statistica si presta a sostenere dottrine ed opinioni oppposte ed anco as- surde; in modo che ove ciò fosse provato, ben potrebbe dedursi che i numeri della statistica non hanno alcun valore, che la scienza non ha alcun fonda- menio. Il Signor Leplay, respingendo la statistica scriveva : « si è spesse volte fatto notare con ragione che l’arte di aggruppare delle cifre permette di dimostrare con un certo grado di verosimiglianza ogni conclusione stabilita a priori. » Altri sono andati ad idee più recise, condannando la statistica come scienza che non rappresenta la verità, prestandosi a sostenere i più gravi errori. Noi crediamo che ciò non sia vero. La statistica non presenta che i fatti ridotti in cifre; l'indagine e il calcolo la conduce allo scoprimento delle cause. Le nude poche cifre, senza precedenti, senza susseguenti, senza potenza di possibili rapporti non rappresentano nulla. Queste cifre possono servire a soste- nere delle opinioni opposte; ma in fondo non sostengono nulla ; non sono le cifre volute della scienza. Di queste dunque non parliamo. Vi hanno poi delle altre cifre, numerose, con precedenti, con potenza di pos- sibili rapporti e che rappresentano dei fatti veri, di cui si bisogna rintrac- ciare la causa. Esse esprimono una realtà e una verità; nè possono servire a sostenere idee opposte, assurde, ed anco erronee. Avute queste cifre, loro si apre la bocca a dichiarare la causa del feno- meno. Qui entra l’ opera degli statistici; qui si è nel campo indefinito della materia discutibile, priacchè altre cifre non vengano a confermare una delle tante opinioni, perchè una è la verità. Ricordiamo aver letto negli Annali di statistica del regno che alla Giunta centrale di statistica nel 1884 si presentava la statistica civile e criminale del- l’Italia. Nella prima rinvennesi una decrescenza nei litigi; ecco un fatto, una verità inappuntabile. Quale la causa? Si disse la moralità e il rispetto alle leggi è cresciuto nelle popolazioni; ma altri risposero : ciò essere Il’ effetto delle tasse aumentate pei giudizii civili; ecco due opinioni che sembrano diverse, ma che in fondo sono una; una diminuizione nello spirito litigioso prodotto da una moralità spontanea o da una moralità coartata dalle tasse. Questa contra- dizione apparente potrebbe togliersi, e riconoscere la vera causa negli anni successivi; se l’effetto è della moralità, i litigi decresceranno ancora; se delle 4 14 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA tasse, qualora esse non siano nuovamente aumentate, il numero dei litigi si fermerà, o aumenterà. Certamente qualche statistico potrà avvalendosi delle cifre di pochi anni sostenere o l’ una o l’altra opinione arrogantemente; ma non per questo la colpa è della statistica : essa parla un solo linguaggio, quello della verità. Questa accusa potrebbe essere fatta al Vangelo e ai Codici, che pur rap- presentare la verità, perchè critici e legisti con queste carte alla mano sosten- gono diverse ed ‘anco opposte opinioni, di cui son pieni i commentarii. Questa accusa potrebbe farsi all’ archeologica e alla diplomatica, quando veggiamo con gli stessi diplomi e con le stesse medaglie sostenere opinioni diversissime; e pure questi documenti non parlano che il linguaggio della verità, non pos- sono corroborare che una sola opinione. E col correr dei tempi, coi nuovi studii si trova che codici e documenti non esprimono che una sola idea, e si forma l'opinione, si forma il sistema, la giu- risprudenza; anzi la statistica ha in sè gli elementi a smascherare gli errori coi suoi precedenti, coi suoi susseguenti, coi suoi rapporti presentati in modo, che essa in ultimo non esprime che una sola opinione, una sola idea. Sir Stafford Northcote, illustre uomo di stato inglese, così si esprime sul riguardo, rivolgendosi ai nemici della statistica : « Il vecchio sarcasmo che si prova tutto con la statistica ha senza dubbio un fondamento di verità; e nel senso che gli sì dà abitualmente rafferma una protesta contro le indigeste e poco sincere statistiche. Ma noi possiamo at- taccare a questo motto (si prova tutto con le cifre) un senzo tutt'altro che ingiurioso per questa scienza. Io inclino sovente a riguardare le grandi masse statistiche brutte ed informi che esse siano con quella istessa idea con cui uno scultore si può supporre che riguardi un grosso blocco di marmo, dal quale egli dovrà far sorgere le forme della bellezza che vi sono celate. Sono innumerevoli gl’insegnamenti che il dotto potrà deteggere da queste cifre di ributtante apparenza, se egli li sa rilevare: così sono innumerevoli le forme che l'artista può far nascere dal marmo, se egli sa come produrle. Ed infatti le tavole numeriche non sono che una materia prima della quale deve sapersi fare un buono impiego. » Ecco un altro faccia della quistione ; sta nel retto uso delle cifre, a norma della scienza, il trovare verità ed insegnamenti, non assurdi ed errori; ed in questo caso i numeri non esprimono che un solo concetto, una sola opinione : la verità. NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 15 VII. L'arte di raggruppare i numeri, d'indurre sopra di essi, può essere falsata 0 per passione, o per interesse, 0 per preconcetto, o per ignoranza e difetto giudizio, e allora i numeri parlano un linguaggio falso; mentre le stesse cifre, esaminate da uomini spassionati e competenti, parlano il linguaggio della ve- rità; un linguaggio apposto a quello di cui avanti abbiamo parlato. Avremo così un'apparente divergenza, mentre in fondo la verità è dalla parte dei dotti e degli onesti statistici, non degli incompetenti e preoccupati; avremo che l'antico sarcasmo, che con la statistica si prova tutto, è una protesta con- tro i cattivi statistici, che fa rifulgere la serenità e verità della scienza statistica. La passione e l'interesse sono le precipue cause del cattivo uso delle stati- stiche; ambedue basate sul preconcetto. Da una parte per esempio si vuol sostenere che una data serie di numeri, su un dato fenomeno, deve esprimere che siano l’effetto di una data causa. Dall’ altro che una causa differente o opposta lo abbia prodotto. Allora gli scienziati con a guida il preconcetto rag- gruppano le cifre, togliendovi i massimi 0 i minimi, o fondendoli tutti, scegliendo un numero maggiore o minore di anni; mentre se le cifre fossero integre, fos- sero sufficienti ad essere grandi numeri e raggruppati nella loro naturale manifestazione, non rappresenterebbero nè l’una, o l’altra opinione, ma una idea, che se ne diparte, e che pure è la verità. Sono diversi i modi con cui le cifre si possono aggruppare, estendere, cal- colare, e il preconcetto li adatta alla opinione che si vuol sostenere. Molte statistiche risentono di questo difetto, ed ispecie le mediche, le sanitarie, le finanziarie, in cui la passione e l’ interesse possono essere in giuoco. E noi tutto giorno assistiamo a questo brutto spettacolo, in opuscoli, in giornali, in discorsi alle Camere, che degrada chi l’adopera, e che intaccano l’onestà della scienza. In ciò la statistica è estranea, estraneo il calcolo; si abbusa dell’una o del- l’altro; è come l'arma di difesa che cade in mano del malfattore, è come il farmaco che dee dare la vita, ma che, avvelenando, produce la morte. Ma le cause più ordinarie degli errori statistici sono l'ignoranza della scienza, e quel manco di criterio, che serve a ben determinare il valore delle cose. Vi hanno dei dotti, che sebbene avanti nelle scienze, pure ignorano la sta- tistica, e credono di saperne, perchè han sempre incontrato questa parola nei loro studii. Essi esaminano un fenomeno, leggono dei numeri e credono di aver trovato la causa del fenomeno, più consentaneo al sistema da loro soste- nuto. Questa causa sarà una per un dotto, altra per un altro; mentre varie 16 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA sono le cause producenti quel dato effetto; ed essi l’attribuiscono ad una sola, studiando un sol lato del problema. Così pigliando ad esempio i figli illegittimi : il loro crescere o diminuire può rappresentare più cause, che si compensano; e gli studiosi di questo pro- blema cadere entrambi in errore. L'uno crederà che siano causa le leggi che ostacolano il matrimonio; un altro le leggi che vietano la ricerca della pater- nità; ma se in altri paesi queste leggi non esistono e gl’illegittimi non sono in minor numero è da convenir che la causa non è unica; gli elementi restrit- tivi possono essere compensati dalle aglomerazioni operaje di ambo i sessi, in cui niun ritegno è dato alle passioni e niun pudore vela l'onore delle donne. E continuando sullo stesso fenomeno, vedendo una grande sproporzione in più o in meno tra gl'’illegitimi dichiarati come tali, e gli esposti si possono inve- stigare cause opposte, quando si scelgono come uniche. Si può dire, vedendo crescere gl’illegittimi dichiarati, il pudore diminuisce, la corruzione è maggiore; oppure i genitori, responsabili delle loro illecite azioni, hanno un senso di mo- ralità nel non esporre gl’innocenti nati alla morte o ad una vita senza affetti. Abbiamo due cause opposte, e pure entrambe possono concorrere e produrre lo stesso effetto. i Si potrebbero citare altri esempii riflettenti altri fenomeni, in cui le cause sono diverse, in cui talune si compensano, e pure si vuole ad una soltanto attribuire la potenza del fenomeno. Non è nuovo il confondere la causa con l’effetto; come colui che direbbe : è ammalato perchè ha la febbre, mentre ha la febbre perchè ammalato ; Post hoc, ergo propter hoc. Una popolazione stanziata sulle rive del mare, ha un rapido accrescimento, dunque la causa del suo accrescimento è l’aria marina; i libri producono l'istruzione, dunque le città che hanno più biblioteche sono le più colte. A Pietroburgo ?4 della popolazione è miopa, nella Russia set- tentrionale giusta la leva si conta 1 cieco per ogni 210 abitanti, mentre nel resto di Europa un guercio o cieco per ogni 1200 abitanti. Generalmente se ne crede causa l'abitudine dei fanciulli a curvarsi eccessivamente sui libri e sui guaterni. Con ciò si prende l’effetto per causa; stanno curvati, perchè miopi o ciechi incipienti. La vera causa è il color bianco della neve che indebolisce il nervo ottico. Su questo tenore si fanno delle induzioni sui numeri che producono errori, e sugli stessi numeri sì sostengono opinioni diverse; mentre il vero statistico può trovare paesi in riva al mare con una popolazione stazionaria, e popola- zioni progredienti che abitano le montagne. Città con poche biblioteche più culte di altre che ne hanno moltissime. Bisogna esaminare tutte le cause di un fenomeno, raffrontarlo nel tempo e nello spazio, per vedere se esse siano NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 17; o pur no produttive del dato fenomeno; non confondere la causa con l’effetto, non attribuire ad una soltanto, e forse la meno influente, la potenza di pro- durne un dato effetto. VII. Altra fonte di errore, e per cui è dato agli statistici appassionati o illeali sostenere con le cifre un falso assunto è quella che di non dare alle cifre il loro vero valore, alterandone la sostanza; massime nei raffronti tra paesi e paesi. Si vogliono mostrare pesanti le imposte di uno Stato si divide il bilancio delle spese pel numero della popolazione, il risultato è la media per testa; ma essa è la verità, se in queste spese sono il prodotto dei beni patrimoniali, il prodotto di grossi imprestiti ed anco il deficit ? Allora verrà lo statistico one- sto, e mostrerà la media per testa molto moderata. Ecco due tesi differenti sostenute con le stesse cifre; ma la statistica non parla che un solo linguaggio, non rafforza che l'opinione dello statista leale. Nei raffronti poi gli errori divengono più rilevanti. Per sostenere un as- sunto si mettono in raffronto anni differenti, massimi con minimi, cifre di città per paragonarsi a Stati, anni civili per mettersi in rapporto ad anni colonici, bilanci di previsione e conti consuntivi; mentre le cifre devono essere dello stesso concetto, della stessa natura, dello stesso tempo; se no, non pos- sono nè addizionarsi, nè raffrontarsi. Ecco le sleali arti di coloro che si av- valgono della statistica a sostenere opinioni opposte ed assurde. E poi, coloro che ignorano la scienza dicono : con le cifre si pruova tutto. E qui permettetemi che vi accenni ad altra fonte di errore fra cose dello stesso obbietto e della stessa natura. Si vuole mostrare l'alto prezzo di un genere, sì addizionano tutti i prezzi e si fa la media, dividendo la somma per tutte le vendite, senza tener conto che i prezzi alti si riferiscono a poche quantità, mentre i bassi a grandissime; e si può provare l'opposto quando i prezzi alti sono in massima quantità e i bassi in pochissime. Si raffronta il numero di animali bovini di un paese con quelli di un altro, senza calcolare il peso; i mille bovi di un paese possono essere di un peso minore che i cinquecento di un altro. Cose differenti, e non dello stesso peso o misura, non possono para- gonarsi per dedurne rapporti. Si vuole talvolta addimostrare la corruzione della città di fronte alla campagna pigliando a misura gl'’illegittimi; e raffron- tandoli alla popolazione rispettiva, senza calcolare che le campagne vengono a dare i loro illegittimi alla città e le loro donne popolano i lapunari ; lo stesso è a dirsi dei delitti che nella città danno una più alta percentuale. (9) 18 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA Il Signor Lisbonne, direttore delle costruzioni navali, nel Genzo civile, 1886, pubblicava un quadro comparativo delle torpediniere della marina di talune grandi potenze. I numeri erano questi : LIMAMTAA, OSIeRa e o o ooo o oo Ne LO LESENE E FAREI IE IO GIRO MANTIENE IATA E VICO CAGIONATO SACCO ROTA CIO SI CI e 1) Al O A RA e 80) CORIO A O ARA RESI RIT OVINI) RSSTAR E RED SA SUL 7 » 115 Se la statistica fosse rimasta qui, la Germania supererebbe la Francia, e l’Italia sarebbe alla coda. Ma osservato lo spostamento delle torpediniere e il loro prezzo, se ne può apprezzare il valore. Stati Tonnellate Prezzo Inghilterra 23, 912 36, 585, 000 Francia 20, 450 31, 337, 000 Italia 7, 966 12, 188, 000 Germania 14, 597 22, 838, 000 Russia 5, 104 7, 803, 000 Questo secondo quadro modifica e muta le posizioni del primo. Se uno sta- tistico interessato vuole mostrare la superiorità della Russia sull’Italia, della Germania sulla Francia sceglie il primo; se uno statistico coscienzioso vuole esporre la verità il secondo; e pure si possono provare cose opposte. Ecco perchè la statistica è ingiustamente accusata di provare tutto, anco opposte ed assurde opinioni; mentre essa non può rispondere, quando è saputa interrogare, che un solo motto: la verità. Ma affinchè i numeri e le medie l’esprimono, ma affinchè i paragoni non sieno errati, bisogna che colui che li interroga non abbia idee preconcette sull’ argomento che vuole studiare, che non sia mosso da passione o da interesse, e che sopra tutto sia. com- petente nell’esaminare i dati, nel togliervi tutto. ciò che può esservi di ano- malo, nel paragonare i paragonabili, e che siano dello stesso abbietto , na- tura e tempo; e che sopratutto abbia abbastanza giudizio e conoscenza del pro- cesso di analisi statistica, che sagacemente il dotto Hengel ha paragonato a quello della chimica. IX. E giacchè siamo su quest’argomento dell’analisi del processo statistico e della induzione; quante altre accuse non si fanno alla statistica, attaccando le sue medie come fittizie e convenzionali, i suoi calcoli come arbitrari ? Se noi guardiamo attentamente l’ accusa ben rileviamo come sia il difetto NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 19 di studio della scienza che le dà corpo. L'accusa è inesistente, e l’induzione e la divinazione hanno il loro grado di certezza, rappresentano la verità. Se voi scegliete poche cifre di uomini, che hanno una ricca entrata ed altret- tanti di poveri e addizionandole li dividete al totale dei ricchi e dei poveri insieme voi avrete una media, ma questa media è un’errore e una illusione; voi avrete 100 aggiati, e pure rimangono sempre 50 ricchi e 50 poveri. Ecco come qui la media è una illusione; ma se i numeri s' ingrossano, a misura che crescono rappresentano il vero, e allora avrete la media effettiva, che esprime la verità; è una cifra fittizia, ma su cifre vere; ed essa rappresenta la verità, perchè è il risultato di grandi numeri e di molti anni. Questa media vi dà un probabile che si avvicina alla certezza; e certamente non è a dubi- tare che non sarà differentemente in un avvenire non lontano, se nuove cause non intervengono ad alterare la media; gli effetti sono proporzionati alle cause. Le società di assicurazioni sugli incendii, sulla gragnuola, sui naufragi, sulla vita sono basate su queste medie e per esse le società fanno le loro opera- zioni, piantano i loro bilanci, calcolano i loro profitti, e la media composta sui grandi numeri è loro di guida e non l’inganna mai; sebbene esse poi nell’appli- cazione, non trovando il grande numero degli assicurati, sono costretti per non perdere a diminuire i premii o a crescere i versamenti. Ma se al rovescio questa media si forma su pochi numeri di una data località, allora diviene fonte di errori. Calcolate gl’ incendii su quanti ne avvengono in un comune o in venti comuni ; calcolate la grandine su quanta ne cade nel vostro fondo o nel territorio del vostro comune e dei vicini, in uno o due anni; i naufragi su quanti ne avvengono in un dato porto, anco per lunghi anni; la mortalità sui morti della propria parrocchia, e allora avrete una media, ma questa media è falsa, voi verrete a deduzioni inattendibili. E nei grandi numeri che gli errori si compensano, è nei grandi numeri che si vede sorgere la regolarità di fronte alla difformità dei piccoli numeri. E quel ridurre a percentuali le cifre quanto errori elide? Se voi fate la media della mortalità con cifre percentuali come 2,70, 2,00, 2,85, 2,30 e così di seguito, e queste cifre vi rappresentano ognuna centinaia di migliaja , se anco vi fossero errori in più o in meno che cosa rappresenterebbero essi in quella piccola cifra percentuale ? Noi non esporremo qui la teorica dei grandi numeri, nè come si formano le medie; nè come i numeri effettivi si convertono in percentuali , e come si lavora su essi, e il processo analitico per trovare la verità, e come tutti questi insegnamenti addimostrino la importanza delle medie. Combatterle è impossi- bile. Esse però non rappresentano la verità, quando non sono circondate di quelle cautele che insegna la scienza. Come quindi si può addebitare alla sta- 20 DEL GRADO DI CERTEZZA DELLA STATISTICA tistica la colpa di coloro che mal ne usano? Come si attaccano le medie? di chi è la colpa? Non è di coloro che le rilevano in modo condannato dalla scienza ? Fuori i grandi numeri, lo disse La Place, lo disse Quetelet, lo diciamo tutti, non vi è verità; non vi sono medie che portano a risultati, ma medie che conducono ad errori. Le medie, è stato detto, sono artificiali, sono convenzionali, non possono cor- rispondere a nessuna realtà al di fuori; ma « egli è, dice il Gabelli, che di esatto, di vero in natura non vi sono che i fatti individui, i quali poi, badate, nella statistica non servono a nulla». Alla statistica non occorre che l’idea generale in mezzo alla varietà dei fatti individui; e questa idea generale, che predo- mina, che guida è la media; che abbraccia tutti i casi particolari e non ne riproduce alcuno con precisione, compendiandoli tutti in una astrazione, che serve a fornirci una cognizione che per quanto sia indeterminata e vaga, ajuta il nostro pensiero ; e sebbene non esiste in natura, esiste nella nostra mente come risultato di tante idee simili; essa diviene il tipo a cui avviciniamo tutte le cose della stessa natura per rilevarne come si avvicinino 0 discostino dalla media, la quale, come dice il Quetelet, è a riputarsi il centro di gravità pei corpi, la norma dei casi simili. E tutti facciamo medie, forse senza cifre, senza tabelle; ma sono medie che servono alla vita giornaliera, dacchè la media è l’esperienza, e mercè di essa noi provvediamo ad ogni piccolo atto della vita misurandolo con l’esperienza dei casi simili. Altra fonte di errore si riscontra nell’uso di queste medie, ed anco dei numeri effettivi, e ciò quando la media generale si applica ad -un caso speciale, o quando la cifra effettiva di una data località si estende al complesso di diverse località. E valga un esempio. Voi sapete che la media mortalità di uno stato è 2 per 100, volete sapere i morti del proprio comune e ricavate il due per 100 dai vostri abitanti, la cifra che ne risulta: sia per esempio 100 morti, allora consultati i registri dello stato civile e rilevate che i morti sono 50, 70 o 120; quale differenza! e vi credete in dritto di gridare : la media è un errore. Ma come volete applicare il generale al particolare? se avreste la media di più anni del vostro comune e l’avreste applicata, non avreste trovato questa grande dif- ferenza. La media non riguarda gl’individui e i piccoli numeri, ma le grandi masse; ed occorre scienza e serupolosità per compilarla e per farne uso. Voi volete conoscere quanto ai vostri amici, che hanno 40 anni, rimane ancora a vivere, aprite una tavola di probabilità della vita e trovate, per esem- pio 22 anni, ma taluni muojono prima, taluni dopo questo numero fatale, a voi è forse dato il dritto di dire la tavola è falsa, la statistica è un impostura ? No certamente; quelle tavole non sono pei singoli casi, servono di guida alle società di assicurazione, esse sono una verità nei grandi numeri. NEI NUMERI E NELLA INDUZIONE 21 X. Un tempo uomini di stato facevano la statistica basata sulle congetture, anda- vano dal generale allo speciale e da questo a quello, ritenendo una uniforme qualità e quantità fra cose e luoghi diversissimi, e così numeravano una parte dello Stato e l’ estendevano al tutto ; rilevavano la media di un decimo del territorio, spesso di un centesimo, e questo medio, mercè il calcolo si estendeva a tutto il Regno. Uomini illustri così calcolavano le popolazioni di uno Stato, così le culture, così l’estenzione territoriale, e i nomi di un Chaptale, di un Wabbau, di un Lavorisier ne fanno prova. Le conseguenze erano un errore. Ma oggi, grazie ai progrediti processi, la statistica non si fa più con le con- getture, non si fa con l’‘aritmetica politica di un tempo, e di conseguenza i suoi numeri, le sue induzioni, le sue previsioni hanno diverso grado di certezza, ma hanno certezza; e solamente i pochi che congetturano gridano contro la statistica e le sue medie, gridano contro l’induzione e la deduzione, senza pon- derare che i processi della scienza non sono le loro congetture; che gli uni portano allo scoprimento della verità, l'altre partoriscono errori, che ove fos- sero accettati come verità condurrebbero a dannose conclusioni. La statistica conta e misura, non congettura, o generalizza, o particolarizza; la statistica fa le medie sui grandi numeri e con un analisi quasi chimica, non addiziona 0 divide poche cifre per applicarle alle grandi; essa tien conto delle difficoltà di ricerca, di tempo, d’ oscillazioni, di occulte cause che influenzano; non accetta tutto senza esame, non opera senza processo, e di conseguenza in esse non domina l’arbitrio, l'illusione, l'errore. Ecco quindi come gli errori imputati alla scienza non sono che figli della ignoranza e della male fede. Si possono fare delle medie errori, si possono fare dei calcoli veri aritmeticamente, ma statisticamente falsi. E questo, diceva il Quetelet, non è calcolare; ma è abbusare del calcolo. Che dire poi della ricerca delle normalità, che diconsi leggi statistiche , e delle previsioni che, in base al passato, si fanno dalla scienza ? i Dicendo delle leggi statistiche è utile avvertire che cosa s'intende per queste leggi, cause continue d’ illusioni, di esagerazioni, di attacchi entusiasti e di scettici sorrisi. Le leggi statistiche non sono leggi assolute, ma relative; non applicabili agl’individui, ma alle masse; prodotto dei grandi numeri, mostrano il concatenamento di cause ed effetto, non la fatalità di sottostarvi. Quindi quelle che diciamo leggi non sono che causa del fenomeno; non sono che nor- malità che regolano un dato numero di casi; ma sono la verità; ma hanno un tal grado di certezza da vedervi taluni, ingiustamente, una specie di fatalità, che toglie l’arbitrio. Or siccome le cause hanno una certa durata, e gli effetti 6 9 0) tisi n dr «Gilo Lu PÒ Parole con cui il prof. Sampolo presenta all’ Accademia la traduzione della monografia di Carlo Werner intorno Emerico Amari fatta dal prof. G. Va- dala-Papale. i —__——_——— OY Segnori, Sette anni sono, l’ egregio prof. avv. F. Maggiore Perni intrattenne la no- stra Accademia intorno alla stampa della grande opera di Emerico Amari, Critica di una scienza delle legislazioni comparate ch' era desiderata da molti egregi professori italiani. Il qual desiderio sorse dopo la notizia di una monografia di Carlo Werner: Di Emerico Amari nelle sue relazioni con G. B. Vico. E l' Accademia deliberò farsi iniziatrice della stampa delle opere edite e inedite dell’ illustre Siciliano , edizione che voleva mettersi sotto il patronato GIS NEGAQ05 A me tocca di ritornare su Carlo Werner. Questo illustre filosofo, Socio dell’ Imperiale Accademia delle Scienze di Vienna, pubblicò nel 1880, dieci anni dopo la morte di Emerico Amati, un lavoro che s'intitolava:—Di Emerico Amari nelle sue relazioni con G. B. Vico (2) — ch'egli faceva seguire a questo altro — Vico come filosofo e dotto investigatore (3). È uno studio minuzioso delle dottrine del sommo filosofo napolitano che (1) Vedi Maggiore-Perni— Sulla stampa delle opere edite ed inedite di Eimerico Amari. Palermo, 1881. (2) Emerico Amari in seinem verhaltnis sv G. B. Vico. (3) Vico als Philosoph and gelehrter Forscher. Vienna 1879. _u avea con sublime ardimento fondato la Scienza Nuova, poste a raffronto con quella di E. Amari, che seguace del Vico mirava a rifondere in una forma più acconcia a’ bisogni del nostro secolo la Scienza Nuova. La scienza delle legislazioni comparate intorno a cui lavorò Amari: deve all’ autore della Scienza Nuova la dimostrazione della permanente immutabi- lità delle norme dello sviluppo del genere umano, fondata sulla natura umana e stabilita provvidenzialmente su leggi e testimonianze storiche; Vico, in altri termini, creava la metafisica della scienza delle legislazioni comparate. E. Amari che non accetta tutto il sistema filosofico del Vico e riconosce alcuni suoi errori, dichiara essere state due verità affermate incontestabilmente da lui; la legge provvidenziale che regola il corso dello sviluppo della vita dei popoli e delle loro istituzioni; la comparazione essere il solo sicuro mezzo per comprenderla. Dimostra lo Amari, come errore capitale di Vico, il negare ch’ egli fa la tra iizione delle leggi trasmettentisi da un popolo all’ altro. Loda il Vico che l'ordine dei fatti in principio di ragione trasforma e la storia contingente nella necessità di una scienza per mezzo della metafisica innalzata a contem- plare una mente comune di tutti i popoli. E segue l’ Autore, analizzando le idee del Vico in raffronto a quelle di Amari e mostrando dove convergano, dove si dispajano, e dove l’ Amari vada in là dallo stesso Vico. Nessuno nè prima nè dopo ha, fatto uno studio così accurato sull’ opera dell’Amari (1). Lo stesso Werner nella sua pregiata Storza della filosofia italiana del se- colo XIX, torna a parlare di E. Amari. « Egli, dice il Werner, ha pubblicato solo il 1° volume della Critica di una scienza delle legislazioni comparate, che mira a dimostrare che fra le idee scientifiche si abbraccia pur quella di un modello ideale dell’ ottimo civile, e come si possa giungere al maggior pos- sibile grado delle omonomie degli stati e sul fondamento delle stesse al mag- gior grado possibile delle concordanze e delle reciprocanze nella vita delle nazioni e degli stati che vivono l’uno accanto dell’altro. » E ricorda lo Amari come professore di diritto penale nell’ università di Palermo, versato in studi (1) Vedi G. B. Ruffo, Sulla critica di una Scienza delle legislazioni comparate di Emerico Amari.—Vedi anche B. Castiglia, De Za Science des legislations comparées et des dernieres idées de V Italie relatives a la Science de droit a propos d’ un ouvrage de M. Emerico Amari, nella Revue Critique de legislation et de jurisprudence, tom. XIII, 1859, î i III e ricerche storiche sul diritto penale, lavori rimasti inediti, e come propu- gnatore dalla cattedra della abolizione della pena di morte (1). Un egregio e ben promettente giovine, rapito innanzi tempo a’ geniali studi e alla diletta famiglia, Giuseppe Madonia (2) appena saputo della monografia sopra Amari la ritirò da Vienna, e, esperto com'era nella favella tedesca, ne vide il contenuto e con un bello articolo pubblicato nel 1° numero del giornale « Lo Statuto » del 1881, annunziò al mondo scientifico il lavoro dello scienziato tedesco, e ne promise la traduzione. Ed egli si mise tosto all’ opera; ma la morte che sì immaturamente cel tolse impedì ch'egli l'avesse condotto a termine. Le poche pagine del suo volgarizzamento che io ottenni dalla famiglia, e che recentemente ho depositato nel Circolo Giuridico, attestano come esso sarebbe stato fedele e nel medesimo tempo elegante. I articolo del Madonia, riprodotto dalla Gazzetta di Napoli, fe’ conoscere il lavoro del Werner in Italia ai cultori delle scienze morali e a quanti erano ammiratori dell’ ingegno di E. Amari. Tra’ quali era il prof. Pietro Sbarbaro. E questi pubblicò tosto nei giornali che avrebbe voltato in italiano quella monografia, accompagnandola da uno studio intorno allo Amari. Da lui che sorti mente gagliarda e che nella sua giovinezza avea fatto studi severi nelle scienze economiche e sociali, operoso scrittore e autore di pregiate opere, fra le quali quella Della libertà, da lui, dico, avremmo potuto anche avere una bella traduzione di quel lavoro e un notevole studio sull’ opera del nostro illustre concittadino. Però le agitazioni della sua vita, i deviamenti da’ suoi studi che ne seguirono, e le tristi vicende patite tolsero a lui di attendere a quella traduzione. Morto intanto il Madonia, io ebbi cura di richiedere dalla sua famiglia lo opuscolo del Werner, e se del tedesco avessi profonda conoscenza qual si con- viene per ben tradurre, e specialmente un libro filosofico, mi sarei forse ac- cinto all’ arduo lavoro. Venuto a visitarmi l’ egregio avv. G. Vadalà-Papale . di Catania il quale allo svegliato ingegno accoppia un grande amore per le scienze sociali e specie per la filosofia positiva, lo invitai a tradurre la mo- nografia del Werner. E volontieri accettò l’incarico, per rendere omaggio alla memoria di E. Amari, la cui grande opera aveva egli amorosamente studiato, e sì anche per la tendenza degli stessi suoi studi. Nel maggio p. p. il Vadalà-Papale mandavami i primi quinterni della sua (1) Die italienische Philosophie des neunzehnien Jahrhundert. V. Band. f. 679, 282. (2) Vedi la necrologia di lui scritta dall’ autore di queste pagine nel 1881 pei tipi del giornale Lo Statuto. IV traduzione. Io pensai allora che sarebbe stato acconcio pubblicare quella tra- duzione negli Atti della nostra Accademia. Se andò fallita, non per nostra colpa, l’idea di pubblicare le opere edite ed inedite di E. Amari, facciamo ciò che da noi solo dipende, pubblichiamo lo studio che su di lui faceva il Werner. Tradotto da un Siciliano, ben conviene sia stampato in Sicilia e negli Atti di quell’ Accademia di cui lo Amari fu e sarà perpetuo vanto. Così, mentre il Municipio di Palermo intitolava da lui una delle più belle vie della città nuova che da Piazza Ruggiero Settimo corre al mare, e gli innalzava un monu- mento in San Domenico, ove si accolgono le glorie Siciliane, e mentre nella Università, e in questa Accademia solenni commemorazioni si facevano in onore di lui, l'Accademia palermitana renderà alla venerata memoria di Amari que- sto novello onore pubblicando nei suoi Atti il lavoro del Werner. Propongo dunque che sia pubblicata negli Atti della R. Accademia nostra la monografia di Carlo Werner — Di Emerico Amari nelle sue relazioni con G. B. Vico — tradotta dal prof. G. Vadalà-Papale. EXE RECO: AMGRI IN RELAZIONE A Gr asl'nvaitoz®) (0) e<3°7 Nella letteratura italiana di questo secolo Vico ha ottenuto la sua spirituale risurrezione, ed in primo luogo nel campo della teorica del diritto e della società, fondata sull’antropologia e sulla storia ; teorica, la quale, come rap- presentazione degli svolgimenti e dei gradi di svolgimento della società umana , assume quasi la forma della filosofia della storia in quanto la medesima ha per suo contenuto lo sviluppo della civiltà dell’umana famiglia. (‘) Devo alla stima dell’illustre Prof. Lurer SAmporo della R. Università di Palermo la cono- scenza del pregiato lavoro del Prof. K. Werner che fatto noto agl’italiani dal giovine avvo- cato G, Madonia dovea essere da lui voltato in italiano, ma la morte troppo immatura im- pedì ch’egli recasse in atto il suo disegno. Mi accinsi alla difficile impresa del tradurlo, spinto dalla importanza del soggetto, essen- dosi l'A. proposto uno studio minuzioso della costruzione storico-sociologica delle antiche società fatta da quei due grandi genii d’Italia, non che dalla tendenza dei miei studii, cui quel lavoro ha prestato concorso efficace. Questa traduzione è l'introduzione ad una serie di studii sul Vico, sul FILANGIERI , sul Romagnosi, su EmERICO AMARI, sul GaBBA che andrò successivamente pubblicando. Intenderò così coordinare delle vedute sistematiche e sintetiche per una scienza delle legislazioni com- parate a farsi, di cui formulai alcuni dati scientifici in un breve lavoro dal titolo : Di una scienza delle legislazioni comparate, pubblicato sin dal 1883 nel Circolo giuridico, e che tentai di applicare l’anno scorso in altro lavoro sul sistema ipotecario e credito fondiario pubblicato nello stesso giornale giuridico. Penosa sarà per me questa ricostruzione scientifico-sistematica, ma mi spinge lusinga di mostrare agli Italiani quanta iniziativa in questa scienza ha avuta il nostro genio, mentre a molti è sembrato un terreno speculato dagli stranieri. Questo stesso intendimento ha avuto il nostro A. nello scrivere di Vico e di EmerICO AMARI ; il che sarà rilevato dallo studio che io presento tradotto ai lettori italiani. ( Nota del Traduttore). 4 EMERICO AMARI Tra coloro, i quali scorgono una profondità di vedute giuridiche nelle filo- sofiche intuizioni del Vico, sono due napoletani giureconsulti CAPITELLI e Nic- coLINI, che si affaticarono di svolgere i trattati scientifici del Diritto Civile e Penale su idee, che erano state intuite dal Vico. Il Professore dell’ Università di Pisa, F. CARMIGNANI, rivendicò all’ Italia la gloria di avere prodotto in Vico il creatore della filosofia del Diritto del nuovo tempo. Similmente, come i succennati, occupossi di Vico il dotto siciliano EMERICO AMARI, il quale ad un vasto corredo di studii giuridici e politici congiunse una larga classica cultura ed erudizione, e per mezzo di essa cercò di condurre a termine una rifusione della Scienza Nuova di Vico in una forma più convenevole alle scientifiche esigenze del secolo XIX. Non fu a lui conceduto di compiere intieramente l’opera impresa sul fondamento di una lunga e vasta preparazione ; alla pubblicità letteraria fu affidata solamente la parte critico- storica di una opera scientifica (1), la quale come capolavoro della sua vita sotto il titolo : Scienza delle legislazioni comparate racchiude il complesso delle sue indagini e tendenze filosofiche e scientifiche. La ricca eredità di manoscritti fatta conoscere in una appendice della com- memorazione letta alla Accademia di Scienze e lettere di Palermo nel 18 dicem- bre 1870 (2), contiene molti altri lavori inediti della seconda parte del suo capolavoro, la di cui pubblicazione sinora non ha avuto luogo e forse non sarà più da attendersi (3). Per il fine propostomi in questa dissertazione di mettere in più chiara luce la relazione che corre fra AMARI e Vico, basta intieramente il contenuto degli scritti editi da lui, perchè egli nelle stesse, (1) L’opera intitolata: Critica di una scienza delle legislazioni comparate. Genova 1857 —e l’altro scritto apparso più tardi: De? concetto e dei sommi principii della filosofia della Storia. Genova 1860, oscurano le precedenti letterarie pubblicazioni di EmERICO AMARI nella più gran parte nel campo della statistica, dell’ economia nazionale, delle scienze am- ministrative e di diritto criminale. Per questo punto v. Fr. MaGGiore PerNI — Saggio di Emerico Amari e delle sue opere (Palermo 1871). (2) Questa commemorazione è il Saggio menzionato nella nota precedente, il quale con- tiene un completo schizzo della vita di Amari. EMERICO AMARI, discendente da famiglia di conti (nato in Palermo 10 maggio 1810. morto il 20 settembre 1870) fu come patriotta Sici- liano avversario dei Borboni di Sicilia, e più tardi quando l’Italia si era congiunta sotto lo scettro di casa Savoja in una Unità politica , come siciliano autonomista combattè la cen- tralizzante unificazione d’Italia, di contro alla quale egli voleva garantita la provinciale indi- pendenza, in egual modo egli come credente cattolico combattè per gli offesi diritti della Chiesa. (3) Più presto si contava forse di dare pubblicità alla parte relativa dei manoscritti eredi- tati sulla storia politica contemporanea. V. intorno al contenuto di quest' ultima il Saggio menzionato del MaGGIORE-PERNI. Vedi anche nota in fine del lavoro. IN RELAZIONE A G. B. VICO t9) specialmente nella Crzfica di una scienza delle legislazioni comparate parla sempre dei suoi rapporti con Vico, ma è poi lecito riconoscere sufficien- temente dal soggetto, dalla tendenza e dalla disposizione del suo capolavoro, fino a qual punto egli si sentisse spinto ad allontanarsi da Vico ed a elevarsi sullo stesso. Gli sforzi intellettuali di Vico primeggiano nella cura per la creazione di una Filosofia della Storia, e come AMARI si esprime, di una alosofia del- l Umanità. La Scienza delle legislazioni comparate, per cui AMARI si affaticava, non solo è ispirata a quella filosofia dell'Umanità creata dal Vico, cioè la filosofica conoscenza della universale esplicazione della vita e dello sviluppo umano nel suo esordio e nel suo svolgimento, ma è anche qualche cosa di differente dalla idea del Vico, poichè non sono per se gli stati di vita dei popoli e della uma- nità reciproco obbietto della conoscenza scientifica, ma sono invece le norme create per il regolamento della stessa, ed in queste primariamente e davvicino non la loro omogeneità ed unità, come in Vico, ma molto più la loro molte- plicità e differenza.—Poichè questa varietà e dissomiglianza che signoreggia in mezzo alla reale omogeneità o armonia, in cui AMARI si mantiene saldo, è pri- mieramente uno dei consecutivi prodotti di quei sunnominati confronti — che non sorge immediato dal confronto delle differenti leggi e legislazioni, ma in seguito della applicazione delle intuizioni filosofico-storiche di Vico fon- date sulla scienza delle leggi comparate. La scienza delle leggi comparate deve, a dire di Amari (1), all’autore della Scienza Nuova la dimostrazione della permanente immutabilità delle norme dello sviluppo del genere umano fondato nella natura umana e stabilito prov- videnzialmente in base a leggi e testimonianze storiche. Vico ha, in altri termini, creata la metafisica della scienza delle legislazioni comparate. Poichè questa metafisica è fondata sull’assioma della omogeneità dello sviluppo della vita di tutti i popoli, così stabili Vico la omogeneità nelle disposizioni legi- slative dei medesimi e nelle compendiose rappresentazioni ed esponenti della loro vita. Poichè è nascosta la omogeneità, parte per l'oscurità che presentano le prime e più antiche epoche dei popoli, parte pei falsi sistemi dei dotti, cioè degli indagatori di antichità e dei filosofi, così cercò di creare una scienza della comparazione critica delle leggi, e rilevare dalla metafisica della scienza delle legislazioni comparate una logica di essa. AMARI non sa entrar mallevadore per tutte le particolarità del sistema filosofico di Vico; anzi egli ammette molto francamente che Vico sia caduto in diversi errori. Ma due verità fondamentali gli sembrano affermate incontestabilmente da Vico, (1) Critica etc. pag. 318. Do EMERICO AMARI quelle cioè, che una legge provvidenziale regoli il corso dello sviluppo della vita dei popoli e delle loro istituzioni giuridiche — e che la comparazione sia il solo sicuro mezzo di comprenderla — alla cui luce devesi rafforzare anche natural mente la loro ideale affinità ed omogeneità. Resta quindi dimostrato che l’investigazione della scienza delle legislazioni comparate è perpetuamente fondata sugli studi di Vico. Niuno confessò mai di avere più ingegno di Vico, disse una volta l' editore delle opere di Vico, G. FERRARI (1); nessuno ha studiato con più diligenza di Vico, ag- giunse AMARI. / Come errore principale, che annulla in principio gli uffici della scienza delle legislazioni comparate, credè AmaRI di notare che Vico nega la tradizione delle leggi trasmettentisi da un popolo all’altro (2). Per Vico è questa negativa una delle dignità, su cui riposa il suo sistema filosofico-storico—e che nel secondo lavoro della Scienza Nuova sono premesse allo svolgimento del medesimo (3). Egli spiega la omogeneità delle legislazioni dei popoli dalla forza della verità immanente nella vita dell'Umanità, la quale è identica a Dio, e che agisce come latente influsso sulla vita dell'umanità, come provvidenza ajutatrice dei popoli. Che lo sviluppo della vita dei popoli sia avvenuto per una tale segreta dispo- sizione divina, ed ogni singolo popolo spieghi una propria singolare natura, è giusto; e con ragione Vico combatte più lungi la credenza che forse a un sin- golo popolo possa darsi la gloria di essere uscito da lui il mondo della cultura, come di ciò si gloriano gli Egiziani e i Greci. La cultura del mondo è invece la universale testimonianza della cultura dei popoli, che in diverse maniere mette le sue radici, ed è fondata su una quantità di com- ponenti e fattori, di cui ognuno alla sua maniera concorre al miglioramento comune. Da ciò segue, che nessun popolo storico testimonii la sua cul- tura recisamente da se stesso senza prender qualche cosa dagli elementi della vita e della cultura degli altri popoli; e così non si perviene ad una pra nazione chimerica di Vico, sì bene ad una quantità di precetti dello svi- luppo di tutte le culture, in cui si rappresenta in sul principio la essenza universale nell’una ed omogenea natura umana individuale e varia. Sopra questa originale diversificazione dei primi principii di tutte le culture sto- riche non riflette AMARI; il quale si accontenta di sostenere contro Vico la trasmissione del diritto, delle leggi e delle immagini d’ un popolo ad un altro, come fatto storico e come incontestabile verità storica. Le particola- reggiate dimostrazioni di quei concetti aveva egli trattato liberamente nella (1) FERRARI — La mente di G. B. Vico, Milano 1837, p. 277. (2) Critica, pag. 275. (3) V. Seconda Scienza Nuova Libro I (degli elementi). Dignità XIII. IN RELAZIONE A G. B. VICO 7 seconda parte (1); in unaltro luogo egli si limita ad affermare un singolo caso di tali trasmissioni, cioè segnatamente il prestito, contraddetto da Vico, delle Leggi delle XII tavole da fuori, se non da Atene, almeno dalla Magna Grecia (2). AMARI oppone a Vico, che questi, fondandosi sulle idee preistoriche, abbia attribuito il valore di storia autentica a quella solamente che si conforma alle sue idee, reputando quella che non lo è come falsificazione e sfiguramento di avvenimenti reali storici. Nel caso in cui Vico rigetta la derivazione dei principii di tutte le culture da un primitivo popolo, si può credere assoluta- mente, che egli, ad onta della opposizione di Amari, abbia in suo favore la storia, sebbene in conseguenza del suo universalismo, astraentesi dai concreti principii dell'essere universale umano, gli manchi la conoscenza di questa, che deve essere sostituita allo storicamente inconcepibile « primitivo popolo » come reale punto di annodamento per ispiegare le origini della cultara del mondo. Innanzi che vi fossero popoli, vi erano gli stipiti primitivi, e gli stipiti sono le prime fondamentali differenze della esistenza dei diversi popoli originati prima dal legame di umane famiglie, che da soli non hanno in se ancora l’individuale particolarità di una esistenza nazionale e popolare. Da questo stato preistorico partono le primitive tradizioni religiose ed etiche dell'Umanità, le quali, sotto la esclusione di qualunque particolare giuridica e politica costituzione o statuto, contengono in se tutto lo sviluppo intellettuale della più antica umanità. La distinzione dell’uso e del diritto, delle consuetu- dini e della costituzione politica umana, la creazione di singolari forme e norme della vita sociale potè solo effettuirsi quando dall’ originaria società famigliare uscì la riunione del genere umano. Questa manifestazione si affermò a traverso il dividersi dell’universale ac- coppiamento nella diversità dei differenti stipiti, dei quali appunto solo i più nobili, capaci di una esistenza intellettualmente attiva, si abituarono di convenire nelle basi positive di una comune umana vita storica, durante la quale per la signoria delle sensibili terrestri forze naturali, vinsero le passive razze aventi una esi- stenza naturale mancante di storia, senza la possibilità di un innalzamento intellettuale - etico sugli altri al di sopra di cotesto stato. Singolari esistenze di popolo poterono solamente essere rappresentate da stipiti intellettuali - attivi, la esteriore rappresentazione delle esistenze autonome mancò con la fondazione (4) Nei lavori manoscritti dell’Amari si legge un elaborato Capitolo del secondo volume dal titolo : — Della trasmissione e comunicazione della legge fra le nazioni — V. Ma&- GIORE-PERNI, Saggio p. 180. (2) Similmente C. Cantù. V. il mio scritto: Vico als Philosoph und gelehrter Forscher (Vico come filosofo e dotto investigatore) Vienna 1879 S. 244. 8 EMERICO AMARI delle singole repubbliche, nei quali usi ed abitudini della razza si fusero in un particolar ordinamento della vita regolato da norme autonome. Siccome le primitive norme legislative di ogni popolo autonomo sono create dalla vita propria del popolo, così resta come costante massima il sopra in- dicato assioma storico-filosofico di Vico; solamente gli è contraria la signifi- cativa differenza tra la formazione del genere umano nella ricchezza del mondo indo-europ eo e semitico , la differenza fra il regime di razza patriarcale da una parte e la singola formazione dello Stato dall'altra, la quale ultima, poichè i primi ed antichi Stati furono Stati di violenza, non lascia scorgere una vita popolare nel vero significato della parola: durante il ritorno della libera vita popolare della composizione della razza indo-germanica , essa segnalava una esistenza popolare mancante di cultura , in cui una incorrotta, fresca forza vitale in unione a uno spontaneo e ben diretto sentimento naturale doveva se- gnalare la mancanza nelle civilizzatrici istituzioni, nelle arti e nelle abilità. Questa fondata differenza ed antitesi nelle originarie varietà di razze fra le prime e più antiche esistenze di popoli indirizza queste con intima storica necessità a un reciproco completamento e fusione, che veramente non è la sem- plice trasmissione additata dal Vico, ma bensì il reciproco scambio di tradi- zioni, di usi e di abitudini, di norme, di vita naturalmente per se necessarie; poichè solamente per questa via si sviluppa la cultura delle nazioni; e per lo sviluppo della medesima potè prepararsi l’esistenza di una universale cul- tura del mondo. Una semplice trasmissione sarebbe solamente ammessibile nei due casi, che ad un popolo vengano trasmesse le istituzioni di un altro, o che accetti queste in seguito di libera scelta ed esame. L'ultimo dei due casi appartiene certa- mente soltanto agli stati di sviluppo di una vita storica; ed ambo i casi ven- gono solamente come veicolo della diffusione della cultura, ma non come fat- tori dello sviluppo della medesima. Da questo punto di vista guardata, la polemica di AMARI contro Vico è a ragione fondata. Non basta dire che la trasmissione delle leggi, del diritto, e della cultura sia un fatto storico; poichè questo non poteva essere negato dal Vico per l'ulteriore sviluppo della vita storica umana. La parola citata da AMARI come precetto e disposizione della divina prov- videnza è : « Andate ed istruite i popoli » ; ciò seppe apprezzare anche Vico dal suo punto di vista; ma per lui era l’ estensione della cristiana cultura del mondo un'ultima cosa che non toglie la propria autonomia e sviluppo dei popoli ma ne presuppone piuttosto la esistenza. Ragionevole e profonda è l’osservazione di AMARI, che presso Vico l’ idea sì mantiene all'altezza preistorica, che essa non ha la forza di un principio IN RELAZIONE A G. B. VICO 9 accettabile, e perciò non fa arrivare nel suo pieno diritto il continuo pro- gresso dello sviluppo storico dell'Umanità. Ma anche qui vien su l' ulteriore ventilata dimanda: se AMARI accetta l’idea del progresso come ottimismo — e se questo ottimismo nella limitazione delle sue vedute ha il suo fonda- mento nella prevalenza della cultura europea. E certo che egli non rico- nobbe un determinato fondamentale difetto della base antropologica della filo- sofica storica di Vico, e quindi anche non osò apertamente negare il suo paragone con Vico, nei cui legami, ad onta del sentimento della insufficienza delle medesime intuizioni, egli sentivasi stretto (1). Questo fondamentale difetto consiste in ciò, che Vico tenendo diretto lo sguardo sull’ universale essenza della natura umana, non colse l’importanza essenziale della consueta diversi- ficazione dell'idea di specie nei singoli individui avvenuta nel complesso della comunanza della specie — ed in conseguenza anche omise di trasportare questo principio della diversificazione da un singolo individuo completo in un reci- procamente completo individuo del popolo. Quindi la sua singolare ed antistorica credenza, che le individualità dei popoli si svilupparono in stretto isolamento le une e le altre da se stesse, ed ognuno dei quali nella sua propria rin- chiusa esistenza doveva sviluppare in un’ altra omogenea maniera, come se ogni cultura storica non dovesse svilupparsi dal vivente contatto e dalla rela- tiva miscela dei popoli gli uni cogli altri e l’accurata cultura del mondo non dovesse essere causa della unione intellettuale delle individualità di tutti i popoli colti. Vico accennò solamente gli universali fattori della cultura dei popoli e del- l’Umanità, i predominanti fattori dell’azione divina in tutta l’universale ras- somigliantesi natura umana e in tutto il complessivo progresso dell’ umanità —in conseguenza della positiva accentuazione di questi due universali Fattori dello sviluppo storico potè egli enunciare un profondo vero e cogliere il suo secolo con un profondo sguardo sull’universale andamento dello sviluppo del mondo — ma egli non era nella possibilità di fornire una vivente pittura del mondo e dei popoli, come potrebbesi secondo gli odierni studii alla base della Etnologia, della ricerca sull’individuale carattere dei popoli, e delle peculiari vocazioni e destinazioni dei singoli popoli resultanti da questo carattere per il vasto insieme dell’universale cultura del mondo. Ed estende anche questo essenziale punto di vista ai varii stati ed interessi più politici, quando AMARI non può spiegare il problema della svolgentesi storia della cultura dell'umanità. Ciò si mostra nelle sue discussioni sopra il quesito speculativo - antropo- logico della filosofia della storia di Vico. Egli vanta in Vico (2), che questi (4) Noi pure umili discepoli di quel sommo, così egli dice. Critica p. 280. (2) Critica, pag. 278. I 10 EMERICO AMARI nella subbiettiva intellettuale vita intima dell’ uomo singolo abbia scoperto il tipo dello sviluppo della vita della generica Comunanza umana; cosicchè nello sviluppo del singolo uomo si specchia lo sviluppo dell’intiero genere umano, e ritorna quello del complessivo genere umano in quello dell'individuo singolo. Egli va ancora più avanti di Vico, poichè egli non ha trattata la personalità umana in maniera astratta ideologica, ma nella sua vivente concretezza; avrebhe dovuto mostrare i chiari principii della complessiva concreta realità dell'Uma- nità storica, di tutti gli essenziali fenomeni di essa, come sarebbe a dire leggi, religioni, lingue, scienze, arti, forme di governo, guerre, trattati di pace, alleanze. Ammesso che Vico sia riuscito a dimostrare nelle modificazioni della mente umana le essenziali forme fenomeniche della complessiva vita storica della Umanità, furono solo dimostrate le universali, in ogni luogo identiche forme essenziali di questa vita, ma non lo specifico essenziale contenuto di quei com- plessi, la cui conoscenza non viene dall’analisi psicologica, ma dalla conoscenza delle idee realizzantisi nella vita storica dell'Umanità, ed è creata dai fattori costitutivi della stessa. Concedendo che lo sviluppo della vita umana individuale segni il tipo dello sviluppo della vita della comunanza, è pure l’ultima cosa, in quanto che per essa sono legate tutte le vite siligole e particolari in una più alta unità, in un sen- timento di vita del più alto genere, che deve avere il suo autonomo centro indipendentemente dal .singolo individualismo; la generica comunanza umana è nella sua idea una terza cosa diversa da tutte le individualità umane, e si è per lo meno autorizzati a pretenderlo, a fin di comprendere l’individuo fuori il tutto, come la collettiva totalità fuori i costitutivi singoli membri. Vico lascia sorgere l’idea della individualità e della comunanza relativa l'una all’altra, ciò che come base è inammessibile, poichè l’individualità, senza pregiudizio della in se complessa totalità di quella personale natura singola umana tuttavia in relazione con l’intiera umanità, solamente è una diversificata specialità del tutto; adunque ciò non rappresenta quel che semplicemente e gene- ralmente è ammesso. È anche relativamente vero e cade perciò nelle mani quasi del suo avversario, quando Amari afferma, che Vico dallo sviluppo della vita del genere umano abbracciata nella sua vivente concretezza deduce le forme dello svi- luppo della vita del genere umano; Vico deve molto più, per guadagnare queste forme di sviluppo della comunanza, comprendere l’individuale natura umana in una certa comunanza astratta, che a lui presenti l’intima vivente personale quintessenza della subbiettiva individualità umana, e la distolga dall’apprezza- mento delle individuali modificazioni della essenza della comunanza umana in tutte le singolari rappresentazioni della stessa. IN RELAZIONE A G. B. VICO 11 AMARI oppugna del tutto giustamente in Vico la differenza tra la mor- tale vita dell'individuo e la vita immortale del genere umano (1), sulla di cui perpetua stabilità egli sostiene la sua teoria dei successivi progressi dell’uma- nità. Se egli frattanto volesse spiegare la possibilità del successivo progresso negato dal Vico unicamente per la tradizione della cultura da un popolo al- l’altro, da un secolo all’altro, egli con ragione farebbe seguito a Vico, quan- d’anche porti ingiusto pregiudizio all’eccessivamente accentuata creazione delle singole nazionalità storiche. Nel fatto errò Vico solo in ciò che egli non riconobbe die Urthimlichkett o la individualità dei singoli popoli storici, come qualcosa dipendente da etero- genei elementi. Nella conoscenza della quale è dato il giusto mezzo tra ambo gli opposti principii involventisi l’ uno nell’ altro della individuale autonomia e il rapporto alla vita della comunanza. Il principio della personalità individuale è in relazione agli sviluppi spiri- tuali o alla personale sviluppantesi autonomia, e di questa relazione si tiene anche conto nel dar valore alla individualità dei popoli storici. Ma è altrettanto certo che la molteplice orzntirte (orientata) personalità può condursi al vero valore sto- ricamente ricco di influenze—e perciò sono stati i tre popoli principali dell’antichi- tà precristiana, i Greci, i Romani, gli Ebrei, elevati a preferenza da Vico a popoli per eccellenza storici. Essi rappresentarono i tre bracci principali, in cui la corrente dello sviluppo umanitario dell’epoca cristiana è riunita — ma ognuno di questi tre bracci principali è di nuovo una propria corrente principale, il di cui complessivo afflusso è creato dalla vita comune storica dell’ umanità precristiana. Ebrei, Greci, Romani sono in altri termini i popoli del mondo, che in conseguenza del loro intellettuale contatto e interposizione propria in tutta la nazionale Cultura dell’epoca e del mondo precristiano hanno accolto in se in maniera civile ed espressivamente apportato il prodotto comune dello sviluppo del mondo precristiano, gli Ebrei nel campo della vita e dei pensieri religiosi, i Greci nella ricchezza della moltiplice orzentirte (orientata) formazione autonoma, nobile, umana; i Romani nel campo del diritto e della politica. Frattanto Vico afferrò l’unità di questi tre popoli; afferrò anche le basi della civiltà mondiale cristiana; egli riconobbe non solo gli influssi alimentari e nutrienti di queste tre unità storiche, ma identificò la produttiva unità creatrice della vera esistenza storica dei popoli in una quasi autoctona ori- gine della loro intellettuale esistenza. Al contrario il principio della tradizione della Cultura sostenuto da Amari attacca il principio dell'unità storica, ed i medesimi fattori e coefficienti dell’incivilimento del mondo escludono gli indif- (4) « Vita immortale del genere umano» Critica p. 939) 12 EMERICO AMARI forenti ricevimenti e trasmissioni della ricevuta buona cultura, per cui non è riconosciuto il molto spinto lavoro proprio dei singoli ricevimenti e trasmis- sioni; ma in ogni caso il cointeresse produttivo convenuto per la individuale personalità nel comune lavoro della produzione della cultura universale ingiu- stamente viene nell'ombra rappresentato. Il disegno della condotta di una scienza delle legislazioni comparate sul trattato di Filosofia della Storia di Vico, modificato per l’accentuazione del principio della tradizione, fa pensare che si sia operato principalmente per la importanza delle similitudini nelle istituzioni di diritto e di cultura dei diversi popoli colti e per le relative antiche formazioni del retaggio di ricchezza civiliz- zatrice e di leggi trasmesse da un popolo all’altro; e l’idea di un vivente reci- proco scambio e di una assimilazione organica dei diversi elementi dello scambio e della tradizione non sia giunto alla loro coscienza. Per venire al chiaro, è necessario di orientarsi su questo : quale idea stabilì AMARI nella sua impresa scientifica, e come pensò di regolarla? Egli espone (1) che la scienza delle legislazioni comparate solamente costituisce una parte della filosofia dell'Umanità, creata dal Vico, che deve riprodurre ciò nonostante alla sua maniera la organizzazione di quest'ultima, poichè le leggi abbisognano per la vita comune intellettuale dell'umanità, e la Religione, gli usi, le arti, le associazioni, le disposizioni del governo dello Stato, non escluse le esterne condizioni di vita offerte dal clima e dalla situazione geografica dei popoli, prendono base dal concorso delle leggi. Gli elementi costitutivi della filosofia dell'Umanità sono simili a quelli della scienza delle leggi comparate. Il tema di quest'ultima (2) è la collezione e la metodica comparazione delle leggi dei popoli, a fine di mettere in chiaro l’intuizione del diritto comune del mondo incivilito, e con ciò creare una quantità di leggi, onde i popoli possano oriz- zontarsi nei loro bisogni politici ed economici. Secondo la sua pura significa- zione teoretica e scientifica essa deve essere la dimostrazione di un universale diritto di ragione e di un provvidenziale preordinato progresso dell'Umanità informato alla comune Natura ed azione dei popoli, che è inservita alla prov- videnziale preordinata trasmissione delle istituzioni di Cultura. L'assoluto ideale di questa scienza è lo stato più perfetto, che vi si offre come norma di esame e serve come modello alla comparazione delle leggi e delle organizzazioni delle civiltà. Questi caratteri dati da Amari alla scienza da lui intuita, mostrano pur troppo da se stessi, che egli non esce da quella comune Natura ed omogeneità dei popoli fermata dal Vico, e il miglioramento da lui apportato alla fonda- (1) Critica, pag. 279. (2) Critica, pag. 487. IN RELAZIONE A G. B. VICO 3 zione storica del sistema di Vico nessun progresso segnala su Vico, poichè gli manca la conoscenza del vero nell’ errore di Vico, cioè la caratteristica proprietà di ogni singolo popolo storico. Egli dimostra nella scienza da lui iniuita il triplice carattere scientifico di una Storia, di una Filosofia e di una Teodicea; ma la Storia gli serve sola- mente come veicolo alla dimostrazione di una prestabilita idea filosofica — e questa idea religiosa di una divina condotta del mondo accettata come prin- cipio di interpretazione non è accordata abbastanza col principio dello sviluppo proprio di vita del genere umano. La connessione dell’idea di progresso con la religiosa credenza della Prov- videnza è in se certamente una connessione necessaria così reale come ideale; ma non deve riguardarsi un semplice presupposto, sì bene come una verità resul- tante dalla dialettica dell'universale processo storico. Una cosiffatta compren- sione del processo storico Amari ha mancato di accogliere, e nemmeno ha colto da lontano le abbisognevoli preparazioni per la delineazione del momento della esposizione dialettica del realizzantesi divino pensiero dell'Umanità nello scoprimento della vita storica del genere umano. Essa non è neanche possibile dal punto determinato di una maniera di intui- zione, il cuì universale schema scientifico è l’ascensione dal più particolare al più complessivo fine della comprensione del singolare nell’universale. Una dialettica della storia involve una dialettica dei fatti divini, la quale è già stabilita sopra una diversificazione di tutti gli esseri, e che anche in seguito deve cau- sare nella storica generazione dell'umanità le più svariate diversità, le di cui insensibili differenze lasciano apparire lo sviluppo periodico dell’ideale sociale come un sogno ottimistico. Il processo dello sviluppo dialettico avvenuto attraverso tesi ed antitesi rac- chiude in se le funzioni di un’ attività critica, che il successivo conseguimento della temporanea conseguibile elevatezza fa apparire legata ad una continuata serie di intuizioni critiche, e questa elevatezza conseguibile nel tempo deve essere sostenuta in lavoro, in lotta ed in stento rimpetto alla forza della natura, e deve essere rappresentata nelle incessanti sofferenze degli uomini; appare nono- stante la moltiplicità degli intellettuali e morali beni acquisiti dell’ Umanità nell’ insieme e nel singolo un tramonto universale dell’ ultima temporanea epoca dell’umanità da prendersi in considerazione, che costringe a pigliare la meta assoluta della temporanea umana attività di aspirazioni come qualche cosa al di là. L'accettazione per se autorevole del comune progresso di tutte le culture dei popoli in una complessiva cultura del mondo sta, come starebbe il disegno di una assai seria composizione di litigii di fronte alle più varie contraddi- 4 14 EMERICO AMARI zioni date dalla storica vita del popolo, le quali per parti si svolgono così strettamente cogli interessi delle singole esistenze dei popoli, che senza pre- giudizio dei comuni partecipanti ai beni della civiltà del mondo avrà luogo una tensione delle singole esistenze dei popoli continuamente ostile. E frat- tanto riesce facile di fondare un universale Stato del mondo, che racchiuda in se tutti i popoli colti; così si rinnoverebbe nei medesimi il giuoco assai vivo degli interessi e delle sofferenze antagonistiche, e metterebbe un'altra volta per novità in quistione l’acquisita unione del mondo. La differenza di base fra Vico ed AmaRrI non è a cercarsi, dove l’ ultimo crede vederla; essa consiste molto più in questo, che Vico prende il processo di sviluppo del genere umano specialmente dalla parte etica, mentre AMARI ha sott'occhio l’inarrestabile progresso spirituale dell'Umanità. Vico cercava il principio dello sviluppo etico per andare avanti e concretizzare, che egli ciò comprendeva come la subbiettiva forza della vita dei popoli e dei singoli uomini; quindi rese la glorificazione dell’epoca romantica dei popoli come la creativa produttiva giovinezza degli stessi, che rimpetto al susseguente maturo tempo doveva comparire come l’epoca dell’inevitabile tramonto. Egli dalla vita dei singoli popoli portò questa intuizione nella vita collettiva dell’ Umanità ; quindi egli non oppose; come AMARI, la specie immortale ai mortali singoli uomini, ma molto più rivolto al mortale singolo uomo vide il rappresentante della specie parimenti mortale nel limite della loro temporanea apparizione e durata. Come i singoli popoli giungono alla fine del loro sviluppo, così anche tutte le epoche del mondo, cosi anche l'Umanità tutta — di maniera che il restante valevole resultato del loro sviluppo torna necessario ad una vegnente generazione. Ma questo rimanente valevole resultato può essere l’acquisito bene etico di tutti i singoli uomini; l’uomo interiore appartiene nella vita terrestre più alla realtà del di là che del di qua; la morale formazione di ogni indi- viduo è un interiore fatto della vita, il cui contenuto e resultato primo è evi- dente nella realtà del di là. Vico separa quindi aspramente il morale eterno valore della esistenza umana nel tempo dalla propria rappresentazione di se in questa terra, la quale è la temporanea locale disposizione del singolo indi- viduo nel corso dello sviluppo del tutto collettivo. Questa separazione si lascia scorgere al più alto grado nell'epoca precristia- na (1), in cui per lo sviluppo della parte interiore dell'animo e per gli sforzi a raggiungere la somma meta al di là del tempo sotto la pressione dell'eterno progresso della vita ed indi dell’abbassamento della più elevata vita dello spi- rito per il culto della cosmica forza divenuto Religione, non si trovò lo spazio (1) E naturalmente anche nello stato dei popoli e razze dell’età cristiana del mondo, stanti fuori il ricco ambiente della civiltà cristiana. IN RELAZIONE A G. B. VICO 15 necessario, senza cui le innumerevoli esistenze umane soggiogate a quella doppia pressione possono reputarsi come inutili o abbandonati poco alla volta alla rovina. Altro si osserva nel mondo cristiano, che è di già preordinato, a che l’organizzazione della società umana raggiunga la più alta meta umana nel tempo e procuri collo stesso sforzo il necessario spazio. Vico, il quale compreso della sua teoria del circolo, schiettamente abbrac- ciò questa essenziale differenza fra la precristiana e la cristiana età del mondo, dovette circoscrivere il valore del Cristianesimo agli interni effetti sulle anime, e potè motivare la lunga durata della esistenza terrestre della Uma- nità nel tempo col conseguimento del vero riscatto, che cade in rovina colla chiusura dell’antico tempo e mondo precristiano, motivato anche in base alla Natura etico-religiosa, la quale in gran parte perde adesso il suo valore, se il tempo e il mondo cristiano stabiliscono ì medesimi sviluppi come l’epoca precristiana, e non è da sperare una grande trasformazione e miglioramento degli stati dell'Umanità nella forza dello spirito cristiano. Entra in questo punto AmaRI deciso correggendo e trasformando nella eonnessione del pensiero delle universali storiche intuizioni di Vico (1), e ac- centua con tutta energia i continui influssi rigeneratori del Cristianesimo sopra la Società umana. Per il Cristianesimo è stata fermata secondo la sua intima maniera di vedere la base di un continùo progresso dell'Umanità. Sic- come la sua stessa introduzione nel mondo fu la più grande di tutte le rivo- luzioni nella vita dell'Umanità, così contiene anche nei suoi dogmi tutti i prin- cipii di una più profonda base del vero ed esatto progresso, ma per questo è essenzialissimo di affermare il principio della tradizione, anzichè il partico- larissimo strato di un continuo progresso per il meglio. La tradizione per AMARI indica, come già sappiamo, nella sua essenza uni versale umana la trasmissione dei beni della civiltà da un'epoca all’altra, sotto perpetui accrescimenti di speciali ritrovati di ogni singolo popolo e di ogni singola epoca per il bene comune della trasmissione. Mentre il Cristianesimo statuisce un legame universale dell'Umanità, ed insegna ad apprendere questo come unità di famiglia, forma principalmente le tradizioni della civiltà per un bene comune del genere umano; procura inoltre attraverso la sua dottrina «mediante una condotta provvidenziale del destino umano la confidenziale testi- monianza della possibilità ed evidenza di un incessante progresso dell’ Uma- nità al Meglio, e conduce attraverso le sue alte, infinite e profonde intuizioni ad una ragionevole comprensione del possibile progresso della vita terrestre, libera da chimerici sforzi e da poco rette miscele. Per quanto ragionevoli siano queste osservazioni e per quanto esatta- (1) Critica, pag. 367, ff. 16 EMERICO AMARI mente, in rapporto all’Idea di un progressivo sviluppo fermata da Amari, le intuizioni di Vico bisognassero di una correzione e miglioramento, noi dobbiamo dubitare, se AmaRI avesse abbracciato nella sua voluta profondità l’idea di un continuo rinnovamento della terrestre vita umana fuori il suo ritenuto e sostenuto divino fondamento. E certo questa idea che mette fuori la semplice verità della metafisica della storia di Vico, è così vera, che i supposti errori di AMARI nella costruzione filosofica di Vico in altro non consistono che nell’ecces- sivo sdrucciolamento e nella sbagliata trasformazione di quelle idee in se vere. Per vero Vico non ha trattato questo stesso con vera profondità, e si è reso colpevole di una certa trascuranza delle azioni dell’ ordine divino del mondo. Questo errore cerca l’AmaRI di emendare, poichè egli compenetra la avvenuta epoca cristiana in modo più profondo e più proprio nella forza del divino , come se sia o fosse prima e dopo il fallo istesso. Ma egli non si inoltra nel pensiero di un’attiva condotta di se stesso vivente nell’ elemento del divino. E certo qui è giusto di cercare la caratteristica differenza del tempo e del mondo precristiano e cristiano, poichè il principio della tradizione, per quanto questo si possa comprendere come principio di incivilimento, secondo le proprie intuizioni di AmarI, ha riguardo all’ antica vita precristiana dei popoli, in cui tutti i singoli circoli di cultura, secondo le parole di AMARI, rappresentano una chiusa catena, che i più antichi principii della civiltà umana annoda agli ultimi anelli dell’antico mondo. Ma la tradizione per se sola non illumina il progresso, senza il continuo movimento dei popoli in base alla tra- dizione fuori la ‘divina base della vita dell’ esistenza intellettuale-morale umana, a cui Vico così energicamente rimanda, senza comprendere ciò come vivente condotta dell'umano nel divino. Qui havvi una mancanza comune ad AMARI e a Vico; essa riguarda il vivente autonomo principio dell’individualità dei singoli e dei popoli, attraverso cui lo sviluppo umanitario del genere umano deve essere apportato. Solamente pre- supposto un tale principio, si può abbattere la teoria del circolo di Vico, la quale riflette pienamente le intuizioni della natura umana fermate sopra uno dei principii di personalità; solamente presupposto quel principio si rende com- prensibile perchè la vita dell’ umanità specchiatasi nell’ elemento del divino, vinse il fatalismo fatto e pensato nell’antica età, e il circolo dominante la sen-» sibile esistenza naturale, in cui l’antica vita dei popoli era obbligata a muo- versi, fu in condizione di convertirsi in un progressivo movimento. L’abbrae- ciare l'infinito nella luce della intuizione dello spirito cristiano solleva in alto l’umana esistenza sulla relazione del finito che domina la sensibile esistenza del tempo, e gli dà la direzione alla meta costantemente immutabile per il mantenimento dell’instancabile per se e circolante mondo del finito. IN RELAZIONE A G. B. VICO ez La mancanza di uno stesso principio che è causa del progressivo sviluppo, risveglia anticipatamente la congettura, che l’ultimo si rende dipendente, più che sia ammessibile, dagli esteriori influssi sullo spirito dell’uomo. Noi ci tro- vammo in altro punto obbligati di indicare le universali intuizioni del pensiero di Vico come una delle ideali ispirazioni dello spirituale empirico realismo. A questa maniera di intuizione del Vico par che voglia rendere anche omaggio AMARI; solamente egli invece del contatto immediato dello spirito propugnato dal Vico attraverso l’occulta forza del divino, accentua la manifestazione dell’at- tivo e formantesi influsso dell’ educazione e la civilizzatrice tradizione; poichè egli vuole dar valore alla temporanea continuità messa in quistione da Vico e alla solidarietà storica dell’Umano sviluppo. Le sue scientifico-teoretiche intuizioni di base sono quasi simili a quelli di Vr- co (1); egli stabilisce la differenza di base fissata da Vico tra Verum et Factum, che si pose in conseguenza dello svolgimento della sperimentale investigazione e delle comparative osservazioni al posto delle antiche controversie costante- mente mantenute dalla Scolastica fra lo stile e la forma; egli riconosce con Vico la 2nduzione come il veicolo della conoscenza della universale verità, la quale come per il pensiero divino regge e governa il corso dei temporanei avvenimenti nella Natura e nella Storia; egli riconosce: anche con Vico pa- recchie forme primitive del fenomeno nella realità sensibile, mentre l’ ente primitivo dello Spirito interiore pare a lui, come a Vico, chiuso nella vanità di un inesorabile essere nascosto. Solamente in un punto crede egli di dover confutare Vico, ove lontanamente questi (2) sembra di sostenere, ‘che la scienza inco- minci con la percezione di un Factum come tale, la scienza è più della sua creazione giudicata nel complesso, e non consta dei singolari Facta come tali, ma della universale verità, che nei medesimi si addimostrano. Questo deviamento di AMARI da Vico si spiega sufficientemente, da che Vico prende la cognizione e la scienza come vivente atto della creazione per la temporanea sensibile realtà di esperienza del divino agire, somministrata allo spirito umano, mentre AMARI vede la cognizione come preparato prodotto, come rimasto bene ed oggetto della tradizione; adunque ad ogni modo ha un con- cetto vivente della cognizione e della scienza inferiore a quello di Vico. La mancanza in Vico è solamente questa, che egli per il vivente dinamismo della umana intuizione dello spirito da lui rappresentato, non era capace di rispar- miare lo stabilito punto di appoggio nella vivente realtà dello spirito creativo , (1) Critica, p. 14, ff. (2) Seconda Scienza Nuova Lib. I (Elementi), Degnità CVI. 18 EMERICO AMARI donde la sua particolare polemica fu svolta con spirito contro il subbiettivismo della dottrina Cartesiana. Il pensiero prevalente nella filosofia di Vico del convertimento del Factum nel Verum fu preso, con ispeciale riguardo alla Filosofia della Storia, da un contemporaneo di AMARI, SILVESTRO CENTOFANTI, a soggetto di una singolare discussione (1), cui Amari tributò lodi. Egli riconosce nella maniera ricercata dal CenToFANTI del convertimento del Factum in un Verum una profonda- mente diritta indagine, per cui non solo rimuove fondatamente la criticata man- canza della esattezza storico-filosofica di Vico, ma anche solleva questa co- struzione stessa prima veridica e perfettamente in luce ad una pura conoscenza filosofica ; e i fatti della terrestre storia umana sono dominati dall’ Idea di un universale cosmico avvenimento. L' elargamento della storia dell'Umanità nella storia dell'Universo non è naturalmente una nuova idea, e si rafforza solamente presso CENTOFANTI in base alla asserzione di una intima comunanza tra lo sviluppo dell’ Umanità e 1’ universale cosmico sviluppo; ma questo fu l'ideale preteso svolgimento del piano della filosofia della Storia di Vico, il quale trattando dell'idea della universale cosmica azione di Dio, e stabilendo la sua filosofia dell'Umanità nella stessa, perdè di vista intieramente la con- nessione dell’uomo con l’intero universo, e circoscrisse decisivamente il circolo storico della sua filosofica contemplazione del mondo nel consorzio dell'Umanità. Amari trova una speciale soddisfazione in ciò che riconduce la unione causale della storia dei popoli, da lui intravista in confronto a Vico dalle intuizioni del CENTOFANTI, alla legge universale cosmica, e perciò elevata al posto di un bisogno cosmico universale. Anche IANNELLI (2) gli torna di cara soddisfa- zione, poichè questi per via di una spregiudicata empirica base di storia aveva intravisto di accordo con Vico l’ordinata connessione universale causale della vita della storia dei popoli disgiunti attraverso il tempo e lo spazio gli uni dagli altri (3). Ma questa per un filosofico bisogno del pensiero si svolge in primo luogo sulla base delle intuizioni di CENTOFANTI rilevate per pro- fondità della cognizione filosofica. Egli si propone a tema di innalzare lo storico factum all'altezza di una possibilità filosofica; quando già la possibilità filoso- (1) Una formula logica della filosofia della storia (Pisa 1845) v. Critica, p. 449, fl. (2) Sulla natura e necessità della scienza delle cose e delle storie Umane (Nap. 1817). (3) IanneLLI (Op. cit. P. II. c. 8, S. 4), riduce questa connessione ad un quadruplo Nexus : Nesso d'origine, nesso :di coesistenza, nesso di successione, nesso di comunicazion. — Le ultime due specie di nesso — osserva qui AMARI — sono manifestamente la tradizione nostra, e sotto questo aspetto la scienza dell'Umanità o sia la filosofia della storia merita giustamente il nome di scienza dell’incivilimento, che suona tradizione, propaganda , pro- gresso. Critica, p. 419. : IN CONFRONTO A G. B. VICO 19 fica del singolare factum si avvera per la sua coerenza con connessione di tutti gli avvenimenti, allora il suo intrecciarsi con gli stessi è riguardato come necessità del pensiero. CENTOFANTI distingue quattro gradi della conoscenza di un fatto storico. Il primo più basso grado fermasi alle numerose intuizioni del Factum, il quale per la rappresentazione delle esterne manifestazioni di esso resta im- mutato; mentre già in questa conoscenza delle esterne accidentali create basi di dimostrazione si rischiara subito, quand’anche involontariamente per la percezione di vna universale connessione di tutti gli avvenimenti. L’ inten- dimento di esso si accresce per l'elevazione delle conoscenze delle interne basi del Factum, nel quale verrà compresa la razionale possibilità di esso. Da questo secondo grado si eleva il pensiero al terzo nella conoscenza delle prime cause fondamentali del Factwm, da cui resulta la comprensione scientifica di esso. Nel quarto grado finalmente si eleva il pensiero alla causa delle cause, o prima causa assoluta, che nella sua infinita unità racchiude in se tutte le cause, con cui si chiude la conoscenza della possibilità filosofica di tutti gli avvenimenti. Da queste quattro forme di conoscenza si svolgono quattro maniere di in- tuizioni e rappresentazioni della storia. Ma in ciascuna delle quali il pensiero di una reale connessione dei facta è la dominante idea di base. Addimostra questa idealogica teoria della Storia di CenToFANTI la esterna dipendente connessione, intravista da Amari, della tradizione della cultura nella. storia dei popoli ? Essa sembra di essere stata prodotta molto prima da una meditazione filosofica sulla stessa intuizione costrutta da Vico dei molti originari principi di tutta la storia dei popoli ; ed in ogni caso non conchiude a verun ritorno della stessa in se. Per un tale disegno essa si è mantenuta molto di più preistorica; in se- guito il concorso degli individui e dei popoli sì mostra in una più alta intel- lettuale unità in CENTOFANTI anzi che negli altri. Quando l'unità nel progressivo sviluppo storico diventa una unità continua- mente più universale, più intima e più spirituale, devesi uscire, come quasi potrebbe sembrare , da molti primitivi solitari principi di sviluppo ; il che porta che dovrebbonsi apprendere questi solitari principii come i particolari principii dello sviluppo storico dei popoli, determinati attraverso la dispersione dell originaria Umanità localmente adatta. E questa sarebbe anche la parti colare idea del CENTOFANTI, alla quale si conforma in questa via del processo storico dell'Umanità, come copia dell’universale cosmico processo svoltosi in un primo atto di Dio posato sul mondo, nel di cui effettuito prodotto egli da 20 EMERICO AMARI parte sua lascia reiterare il processo dello sviluppo storico. Ma ad ogni modo l’abito del pensiero manifestantesi in queste intuizioni differisce da quello di AMARI, e mostra più largamente un recesso della filosofia della storia di Vico al Kosmismo di un Grorpano Bruno (1), a cui anche Vico non sembra d’essere restato indifferente, quantunque egli fosse turbato per deliberata diversione dalla filosofia della Natura dalle stesse influenze da se tenute lontane, e ripro- dusse certe caratteristiche dimostrazioni di Bruno in una delle sue cristia- namente credenti convinzioni che accennano a trasformazione. Noi apprez- ziamo quindi il concetto di Vico intorno a Cristo come il simbolico Eroe etico dell'Umanità , in cui potè essere riconosciuta una riproduzione assai cristiana della Mente Eroica di Bruno. Nè meno ricorda la Caratteristica di Vico della teocratica epoca infantile dell’ Umanità in ciò che dice Bruno sopra la religione come legge delle incolte moltitudini di minore intelligenza. Che Vico, quantunque si sia appigliato al Neo — Platonismo del Secolo XV, abbia anche raccolto in se gli spirituali impulsi di altri successivi pensatori italiani, crediamo noi in un altro luogo (2) di aver fatta chiara dimostrazione del suo parziale contatto con CAMPANELLA e MACHIAVELLI. Amari va più avanti di Vico, in quanto egli difende il progrediente svi- luppo del genere umano; questo stesso gli è dato dal suo studio sul progresso della cultura, in cui vede il correttivo delle erronee intuizioni di Vico sopra il quasi autoctono proprio sviluppo degli antichi popoli. Come precursore della sua propria intuizione sul progressivo sviluppo della umanità designa egli Romagnosi, che stando fra Vico e CENTOFANTI appartiene a quelli che hanno svolto i più profondi pensieri sulla scienza della storia (3). Egli ha so- lamente questo da rilevare in lui, che lo stesso, per guadagnare una salda base nella fondazione storica delle idee della tradizione della cultura, prende un civile popolo primitivo, il quale per le circostanze dell’ insieme della sua ci- viltà puossi chiamare popolo anti-civile. Frattanto si osserva, con assai gen- tile gradimento che RomaenosI non resta solo, perchè anche GIOBERTI e 0. BALBO considerano dal punto di vista della credenza nella rivelazione lo stipite se- mitico qual precursore di tutte le culture; mette di suo gradimento un pen- (1) Su Grorpano Bruno, v. la mia commemorazione letta il 18 Marzo 1888 nella G. Aula della R. Università di Catania —v. anche le altre commemorazioni degli illustri ScHraT- TARELLA, MorsELLI, CoeLioLo — e i lavori di Berti, de’ DAvim Levi, di SPAVENTA, di Fro- RENTINO, di Tocco, ete. N. del Traduttore. (2) Nel nostro sopraccennato scritto sopra Vico S. 144 f. (3) Critica, p. 404 ff. AMARI ricorda tutto l’insieme degli scritti di RomaGNOSI apparsi in Milano 1840, dei quali egli cita specialmente i più opportuni. IN CONFRONTO A G. B. VICO 21 siero di natura universale per base, la cui fallita dimostrazione si lascia facil- mente correggere. Romagnosi ascrive a un determinato singolo popolo ciò che è precisamente un fatto essenziale di tutti i popoli primitivi (proto-popoli); tutti i primi popoli diverranno ciò che essi al principio della civiltà erano, poichè comunemente il bisogno di regolate relazioni di scambio fra uomini, i quali si vedono di fronte gli uni gli altri, crea per se stesso i principii di un determi- nato ordinamento, il cui vasto sviluppo avviene da sè stesso nella durata e nello elargamento del commercio di alleati fra gli uni e gli altri, in simile maniera alleati in forza delle idee svogliate e sviluppantisi in seguito attra- Verso questo commercio. Nessuno dimostra meglio di RomaGNOsI stesso, come questo sviluppo conti- nuamente vada da se stesso avanti di passo in passo; egli conosce molto bene la influenza di tutte le potenze intellettuali e morali negli uomini viventi in comune, commercianti gli uni cogli altri, esa dimostrare tutti i motivi intellet- tuali e morali, che conducono al continuo progressivo perfezionamento del per- manente ordinamento della comunanza. Egli tratta tutte queste potenze ed influenze come i costitutivi del sociale opportunismo, che per lui altro non è che l’applicazione del sano spregiudicato sentimento umanitario nelle relazioni sociali (1). Egli si innalza sulle universali comuni intuizioni, nella cui luce gli compariscono le culture dei singoli popoli come momenti di sviluppo dell'unità del genere umano, con che egli è nella condizione di dimostrare il successivo acceleramento dello sviluppo della cul- tura, spiegato da Vico su basi accidentali, come qualche cosa fondata a naturale stato di cose; e l'analogia fra lo sviluppo dei singoli uomini e quello della complessiva umanità mette prima nella sua piena luce. Come mezzo di dimo- strazione gli serve l’idea della tradizione della cultura, la quale racchiude in se due momenti : l'impresa e la più vasta organizzazione della trasmissione di queste tradizioni. L'impresa stabilisce i principii continuamente immediati all’elevatezza della cultura delle tradizioni, mentre la loro feconda trasmissione ne genera l’ac- crescimento. Oltre a ciò sa egli trarre dall’idea della tradizione della cultura an- cora una bella parte etica, allorchè egli la dimostra come un santo dovere dei popoli (4) La qui opportuna teoria psicologica di RomaGnosI è sviluppata nel suo scritto : Che cosa è la mente sana ? Le dissertazioni prese a preferenza in considerazione da Amari sul tema ricordato sono : Vedute fondamentali sull’incivilimento (come quarto volume delle vedute fondamentali sull’ arte logica 1832) — Vedute eminenti per amministrare V eco- nomia dell incivilimento (1834 dedicate alla Parigina Accademia delle scienze morali e politiche per premio della sua ammissione in essa). Sono ancora da aggiungersi: Osser- vazioni sulla Scienza Nuova del Vico 1835. Intorno al paragone tra RomaGnosI e Vico V. FERRARI: La mente di Romagnosi (Milano 1835). 22 EMERICO AMARI e delle generazioni inservienti ai disegni della divina provvidenza nelle loro successive epoche e generazioni. L’indistinguibile predilezione di AMARI per RomaGnosI non è semplicemente nel comune interesse di entrambi per Vico e nella comune ricerca del giudizio critico sopra il medesimo in un importantissimo punto, ma è fondato anche su cause generali. Romagnosi godette nel primo periodo di questo secolo grande stima come uno dei più insigni italiani maestri di diritto (1), e si fece specialmente un nome nel campo del Diritto Penale, con amore coltivato da AAMRI; i suoi scritti appartengono anche a quelli, che AMARI studiò con calore nel tempo dei suoi primi progressi letterarii. Ma ben più dovette piacere a quest'ultimo che era avverso fin da principio molto più al sensualismo che ad un astratto comprensibile idealismo , indirizzo (metodo) adoperato dal Romagnosi, il quale astraendosi in gran parte dalle intuizioni di un filosofico trascenden- talismo, guardò le esterne ed interne, sensibili e fisiche qualità dell’ uomo, come la sorgente della conoscenza della ragione umana. La essenza primitiva dell'umana conoscenza dello spirito non viene con ciò chiarita, mentre anche AMARI non sente nessun bisogno di chiarimento di essa; crede molto più senza nocumento di poter mettere da parte la domanda sulla essenza ed origine delle idee umane, per la scienza da lui coltivata delle leggi comparate. A lui basta il fatto dell’essere primitivo come resultato della esistenza storica dell’uomo, il quale come tale, intelligente per se stesso e necessario, porta in se la forza dello sviluppo spirituale e morale della specie umana. Le condizioni, sotto cui la esistenza sociale dell’uomo si rappresenta come esistenza storica, sono state poco illustrate dall’AmaARI, come anche dal Romagnosi; dall'essere primitivo incivilito e dalle influenze civilizzatrici ha quegli pienamente astratto il genere umano, sebbene la nazione dell’ essere primitivo non solamente mostri false le di lui vedute sul quasi necessario naturale principio della civiltà, ma anche lasci osare di mettere in quistione la di lui postulata ed asserita omogeneità e comu- nità di essenza della specie umana. Le idee sono le forze essenziali della civiltà — vi sono società umane nelle quali esse non si muovono per limitati traffici sopra un puro sensibile inte- resse della vita; in seguito hanno anche esse a poco a poco lottato attraverso la vita spirituale e il commercio spirituale dei popoli colti, poichè esse non sono percepite semplicemente ma anche conosciute come potenze di for- (1) V. G. Vaparà PapaLe— La funzione organica della Società e dello Stato nella dottrina di. G. Domenico Romagnosi (pubblicato nella Rivista di Scienze giuridiche di- retta dai Prof. ScHuprer e Fusimaro 1887) — N. del Trad. IN RELAZIONE A G. B. VICO 23 mazione ; è infine così capace la stessa loro effettivamente penetrante conoscenza di una continuamente crescente evoluzione, che deve essere questa loro conoscenza qualche cosa di profondamente impresso nell'uomo, il di cui spirituale sviluppo del nudo commercio umano per se solo non giungerebbe a supplire, se esse non fossero fin da principio prontamente presenti nella esistenza umana come vivente forza progressiva. Anche qui si mostra Vico come il più pro- fondo osservatore, in quanto egli lascia accordare le sussistenti religiose e morali convinzioni con la vivente presenza del divino nell’essere umano, e lo indica come dimostrazione di forza delle medesime; egli difetta solamente in questo che decisivamente possiede le idee, la cui natura è. secondo la stessa umana apprensione del pensiero e della verità divina, come percezione divinamente prodotta della spirituale verità, a cui sfugge il punto di fermezza e di appoggio dell'umano sviluppo di civiltà, fondato nell’umana forza spirituale. Le religiose morali intuizioni della più antica umanità fondate sulle primitive più elevate percezioni dell’uomo primitivo, furono per loro natura in conformità del bene comune del genere umano, e non giunsero quindi al grado, come Vico pre- tende, in cui poi andarono a perdersi; cosicchè esse solamente si sarebbero mantenute in mezzo ad una più stretta cerchia di una schiatta apertamente credente; esse sono sempre più le necessarie intellettuali basi di tutto l'umano sviluppo della civiltà e della cultura degli antichi popoli, ed ebbero la loro perenne fermezza nella possibilità ideale della ragione umana, in virtù della quale potè l’uomo spirituale smarrito nella conoscenza di più alta meta affermarsi in qualche modo nelle domate pressanti forze della sensibile realità dell’esistenza. Il religioso misticismo degli antichi popoli non ha le sue radici, come pre- tende Vico, in un primo risveglio spirituale del genere umano sollevato dallo stato animalesco — esso si è formato molto più nella sommersione succes- sivamente progressiva delle pure spirituali intuizioni proprie delle più an- tiche razze umane nella sensibile vita di rappresentazioni, e diversificatesi secondo la varietà della individuale psichica somiglianza e delle esterne cir- costanze della vita del genere umano, che va distinguendosi in una varietà di stipiti e popoli diversi. Così si rappresenta il mito nella testimonianza della primitiva e conti nuata attuale sussistenza degli spirituali stati e condizioni di un civile sviluppo, ed è anche un prodotto di questo sviluppo ed una testimonianza della presenza delle Idee, come possanza spirituale, nella storica esistenza dell'Umanità; ma è anche naturalmente una testimonianza della diffusione del pensiero nella sen- sibile vita di rappresentazione rigogliosamente crescente, che prima nella forza di una più concentrica spirituale unione cerca di sollevarsi sopra quella 24 EMERICO AMARI forma di rappresentazione e sul saggio del pensiero cresciuto sulla stessa base, nel consapevole legame dello spirito come produttiva potenza ideale del- l’uomo. AMARI non si è elevato a questo determinato pensiero; non ha trattato l’in- dividualità propria dell’uomo come la vivente sorgente della produttività ideale. Egli parla, come sopra abbiamo visto, di modificazioni dell’interiore pensante del singolo uomo, che si riflette e si addimostra nello sviluppo storico del collet- tivo genere, e lascia vedere lo sviluppo del singolo uomo come tipo dello sviluppo dell'umanità complessiva. L’avere abbracciato questo concetto e l’averlo messo in luce è per AMARI uno dei più grandi servigi di Vico. Poichè solamente in lui lo sviluppo del- l'individuo umano appare replicate volte impedito e rafforzato per circostanze e condizioni di tempo e di luogo, così si presenta in Vico e in AMARI sola- mente il prodotto dell'individuo attraverso lo sviluppo della comunanza, come stabilito principio di base; mentre la parte indeterminata della personalità indi- viduale come tale non giunge alla sua affermazione nello sviluppo della comu- nanza ; e l’ idea della comunanza non viene trattata come un tutto vivente composto di fattori reciprocamente in se condizionali. Di una condeterminata parte dell'individuo nellosviluppo del tutto può essere tenuta parola, sotto il pre- supposto che ogni individualità meno potenziale porti in se un contenuto di vita spirituale non schiettamente all’ altezza della vita del Tutto. Ma un tale potenziale spirituale contenuto di vita esiste nei singoli costituenti della specie umana, solo sotto la presupposizione di una potenza di produzione del- l’Idea. Ad ogni modo resta questo stesso nella immensa quantità degli uomini legati durante il loro temporaneo sviluppo sulla terra, e si può anche svi luppare in provvidenziali preferite nature relativamente e dopo stabiliti i sin- golari indirizzi in conseguenza delle individuali vocazioni di vita; l'artista, il dotto indagatore , l’uomo di stato , il legislatore, ogni uomo colto , il quale subisce l’ influenza dell'ambiente e del suo tempo, agisce ed opera sotto l’in- fluenza delle idee, che splendono nel suo pensiero, e lo spronano ad una atti- vità da lui riconosciuta come vocazione di vita. Ma anche coloro che li riten- gono superiori in tale agire, non raccoglierebbero in se vivi impulsi da se manife- stantisi nelle nature primitive, se non fosse esistente in loro una innata intel- ligenza. i Quindi si conferma anche il principio della tradizione sostenuto da AMARI sotto il presupposto di un primitivo ideale senso di ragione in tutti gli uomini come di efficace e fruttifero principio di cultura. Deve essere riguardata seria la fondazione della temporanea storia dell’umanità sulla terra lodata da AMARI in CENTOPFANTI fuori la universale cosmica intuizione; ciò è a comprendersi IN RELAZIONE A G. B. VICO 25 come sublime ripetizione della storia dello sviluppo del visibile universo, e come storia dello sviluppo di una ricchezza d’ingegno inviluppata attraverso la terrestre sensibile sostanza, i di cui anelli e costituenti hanno il loro visi- bile contrasto nel visibile corpo del mondo, e sono coordinati secondo l'analogia dei medesimi in un grande Tutto. La sostanza della terra, le di cui sublimi formazioni costituiscono l'organico viluppo dello spirito umano, dovrebbe essere paragonata alla universale sostanza del mondo, in cui è fissata la singola cosmica immagine del corpo e con essa il corpo della terra, per presentare nelle sue più elevate formazioni organiche il substrato per la pronta intermediazione della visibile realtà nel regno di una sovraspirituale realtà di esistenza e per spianare le conseguenze del creato nella sua divina base primitiva. AMARI non conosce le idee come viventi potenze di azione, che operano formandosi nella temporanea esistenza del mondo, ma solo le ideali verità, norme e leggi, che sul terreno di una inquisitiva comparata norma di esperienza sono conquistate, e per conseguenza sono qualche cosa di trovabile dall’ uomo che pensa. Perciò si allontana egli fondatamente da tutti gli sforzi di una specu- lativa filosofia, le di cui eccentricità egli oppugna; mentre gli basta di avere ottenuto appena una semplice conoscenza del più sano sforzo di essa, tendente alla vittoria di un vivente teismo. Il suo pensiero si ferma su una base empi- rica; egli acquista un contenuto sopra sensibile del pensiero delle sue investi- gazioni fondate su dati sperimentali, in modo da servirsene come chiave di regola e di interpretazione dell’apparente. Il suo pensiero resta quindi anche là, dove esso si innalza in elevatezza ed in universalità, continuamente immerso nella obbiet- tiva realità; l'essere occupato da questa idea è per lui la più alta meta di tutti gli sforzi scientifici : la vivente dimostrazione della vera cognizione nell’attiva spirituale riproduzione della data realtà è un pensiero a lui estraneo. Evi- dentemente ‘in rapporto alla posi-Kantiana filosofia tedesca egli si fa ad osser- vare che la filosofica formazione della parola e terminologia non deve allon- tanarsi dal comune uso della parola; la ricchezza del comune idioma ricevette nei suoi singoli segni il fissato valore meramente parlante, in ognuno dei quali dimora un Verum svelato dalla cognizione filosofica. La cognizione di esso avviene attraverso l’elevazione del pensiero dal singolo particolare factum alla universale significazione. AMARI distingue cinque gradi dal particolare all’ universale, dal fenomeno alla conoscenza della progressiva essenza e fondamento, la Percezione, 1’ Os- servazione, l’Astrazione, la Generalizzazione, la Speculazione. La così chiamata conoscenza scientifica incomincia prima là, dove il pen- siero fermato alla conoscenza è arrivato al gradino della solidamente fondata 7 26 EMERICO AMARI generalizzazione; tanto quivi è legato il pensiero al dato, e non esce fuori la ricchezza del particolare e del fenomenale. La osservazione è solamente una ripetuta accurata percezione; la astrazione si disegna sopra una singola specie di fenomeni; ma non esce però dal parti- colare. Prima la comparazione di molte diverse specie le une colle altre con- duce alla formazione di una generalità; frattanto l’ umano pensiero comincia a generalizzare; si crea una serie di nuove entità psicologiche, che sono real- mente differenti da quelle disgregate ed accidentali entità della semplice osser- vazione. Dall’anzidetto si deve concludere, che la forma per Amari vale come un pensiero immerso nella sensibile rappresentazione, e l'elevazione del pensiero sulla sensualità incomincia primieramentecolla formazione del concetto della specie come concetto universale. Che in ciò egli non abbia Vico dalla sua parte, bisogna appena accennarlo ; Vico si decide per PLATONE contro ARISTOTILE, quando egli definisce la forma come la spirituale apprensione delle cose reali, il concetto della specie come semplice veicolo della sillogistica operazione del pensiero, al quale per ultimo egli attribuisce un puro formale valore logioo senza conseguenze, per arricchire il pensiero di nuove conoscenze generali (1). La base della qui ragionata differenza fra Vico ed AMARI è da cercarsi nel vivente dinamismo delle spirituali intuizioni di Vico, il quale riconosce nelle plastiche configurazioni delle cose sensibili la espressione nelle cose della forza di azione nella immediata potenza immanente divina; mentre AMARI resta fermo semplicemente al pensiero del sensibile, come un semplice dato della più bassa specie. Quindi incomincia per AmArr la vera intellettuale conoscenza prima coll’apprensione di essa in ciò che le cose di diverse specie hanno di comune le une con le altre; l’apprensione di questa generalità è in lui il prin- cipio di quella specie di conoscenza che ha la pretesa del nome di Scienza. Vico vuole sapere accordata l’espressione Genera alle idee platoniche, e com- prende in quelle le insensibili qualità delle pure forme delle cose (2); egli si mantiene adunque saldo alle idee nel senso platonico, e riconosce nelle mede- sime la più alta correlazione delle sensibili rappresentazioni delle singole cose. (1) Quia formae individuae sunt..... hinc fit, quod scientiae artesque, quanto plus supra genera, non platonica sed Aristotelaea evadunt, tanto minus utiles fiant. Quo nomine Ari- stotelis physica hodie male audit, quod nimis sit universalis, quando contra genus huma- num innumeris novis veris dictarunt ignis et machina, instrumenta , quibus utitur recens physica, rerum, quae sunt similes peculiarium naturae operum, operatrix. Vico Opp. (Mi- lano 1836) II, p. 60. (2) Latini, quum dicunt genus, intelligunt formam; quum speciem duo sentiunt, et quod scholae dicunt individuum, et simulacrum sive apparenza — Opp. II. p. 59. IN RELAZIONE A G. B. VICO 27 AMARI non comprende le idee in questo senso, ma non prende neanco le idee in quel vero senso, con cui può comprendere la centrale connessione delle cose di differenti specie. La distinzione tra conoscere e sapere, nel senso che conoscere significa l’ ideale apprensione, ma sapere significa nel suo esatto concetto la fusione dell’ ideale apprensione, è a lui sconosciuta ; egli non sa nulla delle idee delle cose, ma solamente delle universali verità che si presen- tano nella indagine delle singole cose, e si esperimentano come le incontra- stabili più evidenti verità e le più universali cause, come le irrifiutabili vale- voli regole e leggi degli sperimentalmente conosciuti fatti ed essenza. Ad ogni modo nessuna parola, per quanto l’induzione possa impiegarsi come mezzo di un logico corollario, può essere il prodotto di un’ altra filosofica conoscenza della realtà sperimentalmente determinata; anche Vico non conosce altro soprasensibile legame delle cose di diversa specie, che quello di ammetterlo come conseguenza della induzione, e accennò perchè queste conclusioni con- ducono alle universali forme di manifestazione e alle leggi della realità, senza indebolire l’ intima essenza delle cose, principalmente la parte pratica della cognizione filosofica. Del tutto nella stessa cerchia si svolge AMARI, che fa molto per la conoscenza delle leggi di tutto il reale (1), specialmente della civile comunanza umana. Ogni brama di sapere ha verso di lui una tendenza pratica, se anche in supremo grado e per ultimo la verità abbia da valere per il suo stesso volere, così è altrettanto certo, che il più prossimo impulso per la ricerca di essa sia riuscito al pratico interesse della vita; cosicchè senza un tale impulso non si sarebbe mai venuto alla ricerca della verità (2). L’ accentuazione della tendenza pratica di ogni brama di sapere manca in Vico sotto certi punti di vista, che AMARI si lascia sfuggire; quindi anche la sua maniera di pensare ad onta di tutta la viva ammirazione per Vico, essenzial- mente è diversa da quella dello stesso Vico. Per Vico si tratta della vivente unità del teoretico e pratico interesse, che appartiene all’essenza di ogni vero e puro sapere e conoscenza, che deve essere la stessa vivente creativa azione dell’uomo e dimostrazione dell'agire pensante divino. Vico tratta ogni altra spirituale brama dell’ uomo sotto il punto di vista (4) Quando l’intelletto possiede metodi e sistemi, per l’ingenita sua virtù e col soccorso potente della induzione, applica i principii a fatti non osservati mai, né dedotti ancora, e da quello che è, arditamente trascende a porre quello che deve essere, e quasi soverchiando la propria natura, da semplice spettatore si trasmuta in legislatore dei fatti e profeta della natura. Questo è l’ ultimo grado della cognizione umana , il punto più sublime cui possa sollevarsi l’ intelletto nella ricerca del vero, perchè è la testimonianza perenne della sua natura divina. Critica p. 15 ff. (2) Critica p. 47. 28 EMERICO AMARI di un fatto artistico, la di cui sostanza ed obbietto particolarmente è dell’uomo istesso; quindi viene compresa la essenza fuori l’uomo nella sua vivente rela- zione coll’uomo, e solamente a forza di un tale comprendimento si addimostra utile per il fine della umana cultura istessa. La naturale conseguenza di quest’alta maniera di intuizione sarebbe lo sviluppo antropologico di tutto il sapere, che si effettua filosoficamente , in modo che l’uomo mette il piede nel centro della contemplazione del mondo; e tutto il resto fuori, sopra e sotto all'uomo in relazione a se stesso conosce e comprende. Con ciò deve essere abbattuto il punto di partenza di una astratta metafisica razionale, ed essere stabilito il sostanziale empirico sapere in una vivente scienza speri- mentale ispirata a geniali aspirazioni, in una continua reciproca relazione di immagini e di idee, nella di cui scambievole penetrazione si deve rappre- sentare la propria singola essenza dell’ uomo, come intima organizzazione di spirito e di sostanza. Non vi è alcun dubbio, che da ciò sia motivato l'ideale di una filosofica cono- scenza del mondo, la di cui più alta ed abile meta ha quindi raggiunto , se essa riconosce nell'universo un vivente specchio dell'io umano, e come l’uomo dall'idea del Tutto, a cui egli come essenza del mondo appartiene, quel Tutto dall’idea dell’uomo ed entrambi quindi ha compreso anche nella loro relazione per il loro comune assoluto fondamento. L'ideale di una tale cognizione ammette in fatto anche Vico; ma egli smarrisce la via per operoso disvio, e si ferma all'uomo storico stabilito e destinato attraverso il suo confronto coll’insieme della specie, senza far precedere l’idea dell’uomo come tale, dell’uomo come vivente propria essenza, per comprendere da questa centrale idea l’uomo e la sua storia e la storia dell’Universo intrecciata in questa storia, come la contrapposta dimostrazione creativa dell’assoluta divina essenza. Questo si rileva dalla sua comprensione dell’uomo in relazione alla specie, ed è escluso che egli si sia sollevato sopra di se per l’occulto influsso del divino; la base della sua vivente propria essenza immanente nell'uomo non viene da lui abbracciata e scoperta. Amari va dietro all’illusorio elargamento del circolo di Vico; lascia da parte i ricchi lavori di Vico per una vivente concretizzazione dell’ universale pro- dotto del mondo, e cerca come ontologo il suo limite in una universale dottrina dell’essere, dalla quale per continua distinta conformazione dell’uni- versale pensiero nell’essere proprio devono rappresentarsi le singole scienze in serie staccata dall’universale per specifiche particolarità di esse. Egli disegna sopra uno schema dell'ordinamento delle specie tutte le scienze umane corri- spondenti alla indicata varietà del loro gerarchico ordinato relativo confronto; non è frattanto a dubitare che la vecchia aristotelica struttura dell’ ordina- IN RELAZIONE A G. B. VICO 29 mento del sapere, è per lui il dato principale, solamente che egli non pose con ARISTOTILE in una completa Metafisica la sovra accettata conclusione di tutta la scienza umana come realmente esistente (1). Per lui sta Ia scienza sopra la base di una esperienza fin qui non ancora esaurita, e nel fatto tem- poraneamente inesauribile, poichè già le sopra ordinate universali scienze stanno sopra la base delle sottordinate strette divisioni del sapere; ma queste essendo capaci ed avendo bisogno di un continuo perfezionamento, non può mai conve- nirsi nel tempo ad una assoluta valevole conclusione. Ma bene vi è un continuo progresso in tutte le singole classificazioni del sapere, che consiste nella eliminazione dei tradizionali errori, nel miglioramento dei metodi di investigazione, nell’ aumento ed elargamento dei fatti di espe- rienza appartenenti a singole ricchezze di studii e nella causata trasformazione della scienza stessa e della sua universale intuitiva base. Questa veduta sul progressivo sviluppo delle conoscenze scientifiche è la universale intuizione di AMARI conforme al progressivo sviluppo dell’ umanità : ma lascia l’ umano pensiero elevarsi intieramente all’ obbiettività della investigazione informata alla esperienza; della intima intermediazione dell’uomo, fermata da Vico, col mondo su lui influente delle esterne obbiettività non è presso AMARI parola; invece del periodico corso e ricorso della storica nazione di Vico in un rinno- vato principio di vita, sembra in AMARI l’esistenza dell’uomo stabilita nel flusso della storia, data in sorte ad un empirico evoluzionismo; come ultimo resultato di esso AMARI aspetta con la piena fiducia nella perfettibilità della specie umana e colla lusinghiera speranza nell’operoso seguito della civiltà cristiana un ami- chevole legame delle nazioni come Stati divini sulla terra. L'universale teoretico punto riconoscibile di rapporto con Vico è per AMARI il confronto tra Factum e Verum. Il Verum appare in relazione alla ordi- nata società umana la potente idea del giusto, che viene assimilata per valore in Vico all’ idea di un Jus universale dei popoli. Il mezzo della dimostra- zione era per Amari la scienza delle legislazioni comparate dei popoli — la di cui concordanza fu creata da SocRaTE (2) a principio e fondamento del diritto, riconosciuta da CiceRONE come manifestazione della universale ragione (1) Rigorosamente di ArIisLoTILE non riconosceva scienza se non delle dottrine necessarie, e però il numero maggiore delle scienze attuali di tal nome spogliava — Critica, p. 35. (2) V. PLuTARCO de exil: 0 'Ewxpdrns odx ABnvadis, oddì EX qv, KA }d xda pros siva QITUS... In una parola — osserva AmaRI — rilevare tutto un sistema ; poichè con quella non solo affermava l’unità del genere umano per natura, ma eziandio per diritto, e dell’ universo faceva una patria sola — Critica, p. 264. S 30 EMERICO AMARI umana (1) e da Grozio presa come criterio del diritto. In Vico appare quella concordanza come essenza e come criterio del .Jus universale, e viene rico- nosciuta da lui come qualche cosa di preordinato dalla Provvidenza. Dal detto - sorge quindi che egli non potrebbe essere additato quale creatore della scienza delle leggi comparate, quantunque avesse allargate le ricerche sulla medesima, in modo che sia divenuta una nuova scienza. Essa era riguardata prima di lui come strumento di ajuto di altre scienze; per lui divenne in una autonoma scienza del diritto la storia della vita dei popoli, assimilata ad una filosofia dell'Umanità. Il suo più grande merito per la comparazione delle leggi è di aver posto in chiaro, che nella Natura umana ciò dà stabilite Norme immutabili, secondo la cui direzione e legge lo svi- luppo storico dei popoli e del complesso genere umano dovrebbe uniformarsi; egli creò in altri termini una metafisica della scienza delle leggi comparate. A questo merito egli ne aggiunse uno più esteso, per aver presentato una Logica della scienza delle legislazioni comparate, le cui leggi dovrebbero ser- vire per ritrovare il vero e reale punto di comparazione delle leggi dei diversi popoli, e per rimuovere le false e contrastate analogie. Oh se le regole da lui stabilite fossero ancora mantenute ! AMARI crede che questa dimanda non debba lasciarsi così nudamente senza risposta; è abbastanza, che Vico per essa diede una potentissima scossa con un ingegnoso profondo trattato e vaste spiegazioni della scienza delle legisla- zioni comparate, e nelle leggi dei popoli insegnò a conoscere gli esponenti della loro vita storica e le incontrastabili testimonianze dell’unità della vita del genere umano. In veridica geniale maniera addimostrò egli in seguito, come singolari particolarità, se anche appena apprezzate, delle tradizioni storiche (forse un uso o rito, un nome di persona, una parola monosillaba) si vendono per ricostruzione di una sparita realtà storica, a cui vuol darsi vita (2), quasi come Cuvier dai resti isolati delle sparite forme di animali ha ricostruito le forme dei medesimi. (4) V. Crc. Legg. I c. 12: Quibus ratio a natura data est, iisdem etiam recta ratio data est, ergo et lex, quae est recta ratio in jubendo et vetando; si lex, jus quoque. AL omnibus ratio; jus igitur datum est omnibus, recteque Socrates exsecrari eum solebat, qui primus utilitatem a natura sejunxisset. Questa pretesa di SOCRATE, come in CLEMENS ALEX. (Strom. II c. 22) si rileva, fu trasmessa alla posterità per lo stoico KLEANTH (in quel non più esistente scritto Tepi dove). (2) Da che Amari scrisse il suo critico lavoro di scienza delle leggi comparate, i resul- tati della nuova comparata etimologia sono divenuti di tale beneficio alla formazione scien- tifica, che coll''ammirazione che AMARI tributa per il geniale etimologico sentimento di Vico, solamente potè calpestare la compassione per gli ostacoli della giusta conoscenza del IN RELAZIONE A G. B. VICO sl Vico fu il primo, il quale prese la scienza della legislazione comparata come un problema universale storico, la di cui soluzione gli servi in seguito come uniformità da lui dimostrata dello sviluppo di tutti i singoli popoli. Egli era così occupato nella sua intrapresa, che fu l’opera della sua vita, di creare la dimostrazione della Scienza nuova, quantunque egli stesso avesse l’idea di avere scelto una dimostrazione piena di pretensioni secondo il parere di taluni (1). Amari non ammette, che egli possa dare tutta una nuova scienza, poichè le nuove formate singole scienze ed i rami della scienza sono sempre già comprese nelle esistenti e tradizionali scienze (2). Egli non è quindi di accordo con RomaGNOSI, quando questi non riconosce una scienza al di la della reale esistente, se la stessa non sia presa nella sua totale estensione e contenuto. JANNELLI, che RomaGNosI chiama il rinomatis- simo partigiano di Vico, ha già pubblicato (3), che il germe e i principii della Scienza Nuova sono da riconoscersi negli antichi ed AmaRI non indugia di appoggiarlo con calorosa dimostrazione (4). Tutti coloro, che consacrarono il loro pensiero sempre alla dottrina del diritto e della legislazione, hanno rivolto la loro attenzione sopra tre cose: essi ricercarono la perfettissima forma del- l'ordinamento legale delle riunite comunanze , e si sforzaron di pervenire ai più adatti mezzi, e alle cause della rovinosa caduta, da per tutto sperimentata, da stati bene ordinati in più difettosi e cattivi. Le ricerche degli antichi sopra il migliore Stato consistono in ciò che Vico chiamava &w3 nella vita dei popoli; la loro trasformazione secondo le norme della politica opportunità, secondo le cause delle varietà dei luoghi, le leggi e gli indirizzi dei popoli, si scuoprono con le ricerche di Vico sopra le cause della caduta e del risorgimento dei popoli. La differenza è solamente questa, che le trasformazioni degli antichi si rafforzano solamente sui politici stati di vita dei singoli popoli, mentre Vico col suo sguardo afferma il gran Tutto dello sviluppo umano universale. Si farebbe frattanto torto agli antichi, se si linguaggio scientifico insormontabili all’ epoca di Vico. Questi vedeva nella radicata unità del Jus Jovis da lui scoperta una indissolubile base alla sua spiegazione dell'antica mito- logia, oggi sa ognuno, che l’antico latino Diovis è portato sopra una tutt'altra parlata ra- dice di Jus. v. per quest'ultimo Port. Etymol. Forsch. IMI, S. 579. (1) Laonde non potemmo noi — dice Vico nella splendida ricapitolazione del caratteristico momento della sua nuova impresa — fare a meno di non dare a quest’ opera l’ invidioso titolo di Scienza Nuova (Seconda Scienza Nuova) p. 605, Milano 1826. (2) Critica, p. 37. (3) Cenni sulla natura e necessità della scienza delle cose e delle Storie umane. Sez. I, cap. III, 3. (4) Critica, pag. 289 ff: 32 EMERICO AMARI volesse loro negare semplicemente l’idea di uno sviluppo generale del genere umano e il presentimento delle leggi. All'incontro le cosmogoniche tradizioni dei popoli parlano dei grandi periodi del mondo, al di cui corso anche la storia del genere umano è legata. Tali tradizioni si trovano presso tutti i popoli colti dell’ Oriente e dell’Occidente, presso gli Indiani, i Persi, gli Egizii, i Greci, gli Etruschi; esse sono impresse nella Nordica germanica mitologia dell’Edda. Agli Etruschi, da cui scaturiscono i libri sibillici, sembra sia stato determinata dalla Provvidenza la vocazione di aggiustare le tradizioni incerte e prive di forma dell'Oriente alle più rigorose dottrine degli occidentali, circoscritte e mantenutesi nel sensibile; essi segna- rono i limiti agli incerti periodi del mondo secondo la dottrina zoroastrica; sì ravvolsero nella storia dell’ Umanità, e spianarono la dottrina dell’ epoca antica del genere umano, che trovò una diffusione così universale che essi, glorificati dalla poesia, signoreggiaronv il pensiero dei popoli colti, e si man- tennero saldi contro gli attacchi dei dotti. I più antichi filosofi raccolsero le tradizioni teologiche e le favole poetiche, per farne lo stesso ordinato sistema. PrrAGoRA, ‘nella cui filosofia gli Italiani, 1 Greci, gli Orientali sonosi uniti, accolse i periodi cosmici e le epoche antiche dell'Umanità nel suo sistema, e prese gli ultimi come successiva decadenza da un originariamente perfettissimo stato a uno stato continuamente meno perfetto; egli distinse i seguenti cinque periodi della storia: la signoria degli Dei, dei sottodei ( daluovss ), semidei, eroi, uomini. Si presenta agli occhi l'analogia di questi cinque periodi con i tre periodi egiziani degli Dez, eroi, uomini. La biasimevole sen- tenza che Amari pronunzia sulla costruzione pictagorica come teoria di ri- produzione, toglie naturalmente quella di Vico come profonda sapienza del- l’ammirato periodo egiziano della storia; si tratta qui di uno di quei pun- ti, in cui per la sentenza di Amari la filosofia dell’ Umanità di Vico abbiso- gnava di una revisione e trasformazione. AmarI escluse le mitiche tradizioni dalle età del mondo; cosicchè esse sono fondate contro le idee di uno sviluppo dell'Umanità, egli si fa ad osservare nei medesimi il riflesso, in tutte le cose stabilito, di una profonda varietà, la quale sarebbe fondata sulla rivelazione, e poggiata sulle tradizioni dell'età primitiva e delle epoche passate. Per sostenere ciò, egli ricorda il divino sogno di Nabucodonosor raccontato dalla Bibbia della statua composta de’ quattro metalli (1), egli si meraviglia che il Vico (4) Amari (Critica p. 298) sulla copia di questa visione in sogno fa attenzione a Dante (Inferno XIV v. 103-115) sotto scusa di una spiegazione di questo passo. IN RELAZIONE A G. B. VICO 33 familiare della Bibbia (1) dovette. prendere la differenza fra un'epoca di oro, di argento, di bronzo e di ferro solamente per un poetico ritrovato dei più recenti tempi, che dopo di se ebbero l' epoca degli Eroi. La immediata sorgente della dottrina di Vico sul movimento circolare della vita dei popoli AMARI crede di aver trovata in PLATONE, che Vico stesso indicò come un suo maestro e caposcuola — se egli non l’avesse rilevata da PLATONE, dovrebbe dirsi di avere scoverto ancora una volta le idee Platoniche. PLATONE unì nelle sue intuizioni sullo sviluppo della unità la dottrina degli Etruschi sui periodi del mondo, la dottrina dei Greci sulle età passate succedute l’una all’altra, le idee pitagoriche dalle originarie perfezioni al successivo continuo abbassarsi dell'Umanità, la dottrina egiziana delle tre epoche, la dottrina bra- mina del possesso della impedita verità nuovamente rinvenuta attraverso i ri- cordi. Secondo PLATONE ogni conoscenza è una riproduzione (2). Nel proemio del terzo libro della sua opera Delle leggi egli manifesta di volere agire sulla formazione e rinnovazione degli Stati avvenuta nel corso di un tempo inde- finito, sui loro principii pieni di speranza, e sulle degenerazioni nuovamente succedute in ogni tempo. Egli parla di mortali epidemie e di incessanti catastrofi di elementi, che ripetendosi riducono il complessivo genere umano fino ad un piccolo residuo: i salvati furono semplici pastori, che rifugiatisi sui monti, sconoscendo le virtù e i vizii della civiltà, condussero una vita in beata innoccenza. Essi vivevano senza leggi e senza signore, in un patriarcarle legame di famiglia che il poeta (3) dipinge nella sua descrizione della abitazione dei ciclopi. Dalle famiglie nacquero successivamente gli stipiti, ognuno dei quali nella salda unione delle sue membra conservò i primitivi ereditati costumi ed abitudini; la cura per la conservazione dei medesimi rese necessaria la scelta di capi, i quali stabi lirono gli usi e le abitudini con positivi obbligatorii precetti, e crearono le basi prime degli Stati. Così si stabilirono le aristocrazie ed i regni. Questa spiegazione del fondamento degli Stati e dei Regni è ancora la più sana delle diverse spiegazioni che PLatoNE abbia stabilito. Nel MoX:rwxés (4) sostiene egli una discussione sopra il fine e il tema della vera arte degli Stati attraverso una mitica teoria filosofico — naturale delle periodiche rivoluzioni, a cui l’intero mondo è soggetto. Nel primo periodo del mondo stava l’umanità sotto la immediata reggenza (1) Seconda Scienza Nuova Lib. II, pag. 291. (2) Prato, Phaed. p. 203. (3) Odyss. XI v. 112 ff. (4) Politicus pag. 269 ff. 34 3 EMERICO AMARI del possente Dio, e si rallegrava della sua antica età d'oro; questa si chiama nella mitologia l’epoca del Kronos. A questa seguì in un nuovo periodo del mondo l’ epoca della signoria del Zeùs, durante la quale l’Umanità, conservando in sè l'originaria dottrina del divino governatore, imprese la condotta e l'ordinamento dei suoi affari. Ma questa si dimostra insufficiente; l’ Umanità cade in continuamente peg- giori stati, e sarebbe stato decisivamente meglio affidarsi alla piena decadenza, se l’onnipossente Dio non avesse con la sua compassione preso per sè l'immediato regime del mondo, per ricondurlo nella condizione della sua originaria perfe- zione. Tutto ciò che caratterizza lo stato umano dell’ epoca presente, cure, lavoro, fatiche, invenzione dell’opera della mano e delle arti, nell'epoca d’oro erano assai copiose; stabilisce quindi che gli uomini, lasciati dalla provvi- denza in preda a sè stessi, sono rimasti nelle loro proprie conoscenze; e così appare, osserva AMARI, l’autonoma signoria dell’intelletto umano come il segno della decadenza; una maniera di intuizione, la quale dovrebbe far comparire ai credenti un continuato progresso dell’ Umanità come uno strano regresso. L'opinione di AMARI che la teoria del circolo di Vico decisivamente o almeno precipuamente sia stata presa da PLATONE, non resta un concetto di poco momento , perchè egli stesso fornisce il soggetto con dimostrazioni di simili dottrine tolte a successivi scrittori greci e romani, differenti da PLATONE (1), alcuni dei quali Vico sicuramente conosceva, per non parlare di MACHIAVELLI e di CAMPANELLA, dai di cui scritti Vico, come già osserva, ebbe speciali im- pulsi, quantunque egli non nomini mai CAMPANELLA , e. contro MACHIAVELLI impegni una pura polemica. Se Vico sì trovasse portato ad adottare le primalità di CAMPANELLA, come base metafisico-teologica del suo proprio sistema scientifico, bisognerebbe che egli avesse presa conoscenza della fondazioné astronomico-Kosmologica della storia del mondo di CAMPANELLA, quantunque, in seguito delle sue considera- zioni g iuridico-politiche, la considerazione di MAcHIAVELLI, assai vicina alla dot- trina di CAMPANELLA, sul movimento circolare della storia dell'umanità, sia da lui rimandata all’astrologismo medio-evale di PrerrE-D' A1LLY poggiato a RUGGERO Bacone. Frattanto anche Vico appare di non aver superato intellettualmente il medio evale geocentrismo, di cui quell’astrologismo tace (2), e così non bi- sogna intieramente riconoscere nella teoria del circolo di Vico una mesco- lanza delle intuizioni di CAMPANELLA e di MAcHIAVELLI, per cui del tutto le (1) Critica, p. 305 ff. (2) V. Il nostro scritto sopra Vico S. 298. IN RELAZIONE A G. B. VICO 35 simili teorie degli antichi prima apparse sarebbero venute come un momento di rinforzo. Per quanto alta frattanto l'influenza di PLATONE su Vico possa essere apprezzata, non sarebbe bastata ad indurre Vico a prendere la teoria del circolo come salda legge storica, se non fosse stato incoraggiato dalla autorità di un abile politico e pragmatico conoscitore di storia dello stampo di un MACHIAVELLI, al quale si era accostato di passaggio come connazionale (1). AMARI si affatica a dimostrare, non solo la teoria del circolo di Vico, ma anche in modo comune le idee di base della sua spirituale impresa nei loro germi e disposizioni presso gli antichi. Vico vede il tema della legislazione nella mescolanza dell’ assoluta giustizia con i fattizii determinati stati della Società umana, dalla cui mescolanza il Bonum civile (l'ottimo pratico, come AMARI lo chiama in antitesi all’ott#m0 assoluto) risulta. Agli antichi era questa mescolanza benissimo nota (2). Ai 0scuot dei più antichi rigorosi legislatori, che volevano informare il loro diritto all’as- soluta giustizia, seguirono i véuo: a un DRACONE segui SoLONE, il quale spiegò che egli aveva dato agli Ateniesi leggi adottate nelle loro relazioni non all’ot- timo assoluto, ma all’ottimo relativo. La misura della opportunità fu appresa in modo empirico, prima che si formasse in base alla legislazione comparata una scientifica dottrina della medesima. — Tali empirici furono SoLone e LI cuRGO; il primo si fece celebre, come viene raccontato nel platonico T7e0 (3) colla scienza delle leggi egiziana; l’ ultimo viaggiò, come dice PLUTARCO (4), in Creta e in Jonia, e fece un accurato paragone fra gli stretti rigori delle cretesi e le native dolcezze delle joniche leggi. SENOFONTE presenta nella sua Ciropedia e nel suo organamento delle norme legislative di Sparta e di Atene il passaggio dalla pura sperimentale Nomotesia alla scienza della stessa. PLATONE come rigoroso idealista del diritto è non pratico ed utopista. L'unico creatore della scienza delle legislazioni comparate è ARISTOTILE, il quale, continuatore della schietta tradizione socratica, colse il filo là, dove SE- (4) Con fondamento parla anche AMARI più di una strana affinità di pensiero tra PLATONE e Vico, anzichè di una immediata influenza dell'ultimo sul primo: «Se la tradizione dell’umano imbestiamento la trovammo fino nel Crisna, il sistema delle tre sette dei tempi negli Egizii e l’una e l’altro in PLatonE, non era senza ragione lo studio posto nel cercare le vere ra- gioni della Scienza Nuova, e nel notare l'affinità che stringe il Greco PLATONE al PLATONE Italiano — Critica — p. 3413, ff. (2) Critica, p. 4123 ff. (3) Prato Tim. p. 24. (4) PLurarca — Leyurg. c. 3. 36 EMERICO AMARI NOFONTE l’aveva lasciato cadere. Egli ferma a se stesso il tema: come il mi- gliore Stato possa divenire una politica realtà. All’uopo dovette egli esaminare tutti gli ostacoli e le spinte all'attuazione di esso, cioè prendere in considerazione tutti i fattori fisici e morali, per i quali la rappresentazione dell'ideale politico viene modificata. Questo lo condusse da sè alla comparazione della diversa storicamente esi- stente essenza dello Stato e delle sue norme legislative, e quindi alla storia naturale delle leggi. Il comparato insieme delle leggi dei diversi Stati lo con- dusse alle generali condizioni di possibilità di un Diritto Universale dello Stato: ma le norme legislative quasi sempre sono lo sbocco delle stabilite uni- versali intuizioni e dottrine filosofiche; egli anche non lascia improvate, e rap- presenta così le sue ricerche storicamente comparate con un carattere filo- sofico ; le alza al posto di scienza, la cui costruzione si aggira su due basi : sull’idea della giustizia e della sociale opportunità, cioè sulla dottrina razio- nale del Diritto e sulla scienza della legislazione comparata. Entrambi insieme danno la scienza della Nomotesia. Questa caratteristica del libro aristoletico sullo Stato lascia questo assai più lungi che il precursore della celebre opera di MonTESQUIEU, se appare come base della Scienza Nuova di Vico. Nel fatto tralascia anche AMARI di dimostrare ciò che Vico abbia tolto da ARISTOTILE, o almeno quale stretto rapporto vi sia tra Vico ed ArrsrorILe. Egli osserva bene che anche Vico ha sostenuto le influenze additate da ARrIsToTILE delle naturali esterne condizioni della vita e delle morali potenze: della religione, delle forme di governo, fondate sulla vita dei popoli, ed ha valutata efficacemente la principale condizione delle me- desime per la biologia dei popoli. Esiste ciò non pertanto fra Vico ed ARISTOTILE questa visibile differenza, che l’ ultimo si eleva fondatamente alla trasformazione di quelle modificanti influenze e potenze, mentre Vico prese la empirica conoscenza delle mede- sime semplicemente come qualche cosa di fermato, e prima di lui già da altri considerato, che egli nell'interesse delle sue generali universalmente storiche intuizioni ideologicamente ricostrusse ed alle medesime complessivamente mo- dellò. Si andrebbe molto avanti se si volesse sostenere che Vico non avesse co- nosciuto davvicino i libri aristotelici dello Stato. Egli si trova molto più por- tato ai medesimi, che all’ Etica e alla Politica di ARISTOTILE; frattanto non si può dire che egli li abbia riprodotto. Egli ne rileva i pensieri e le sen- tenze in modo tale, che incontra in essi qualche cosa di consanguineo alle proprie intuizioni, o almeno il detto di ARISTOTILE assume per suo scopo. IN RELAZIONE A G. B. VICO 37 Così accoglie favorevolmente l’ aristotelica definizione della legge (1), come di una volontà senza passioni (2); ArIsroTILE ha riconosciuta la giustizia come regina (3), e come una virtù che abita nella volontà dell’ Eroe, dominante tutte le altre virtù (4), siccome essa, come volontà della Repubblica, spinse le abitualità corrispondenti alle tre altre virtù fondamentali in quei tre stati della società, in cui quelle virtù, Prudenza, Prodezza e consistente F rugalità sogliono essere specificatamente rappresentate. Da ArIsTOTILE (5) viene la classica differenza fra la giustizia dichiarativa e commutativa; alla cui distinzione conducono i raffronti delle geometriche ed aritmetiche proporzioni, mentre prima si conoscevano semplicemente i raf- fronti delle proporzioni aritmetiche ; e come le pene, così anche i pesi e le imposte secondo queste relazioni venivano regolate. Vico trae da ciò la conclusione che la dottrina razionale del Diritto si è sviluppata prima nelle scuole ateniesi, e veramente sulla base delle conoscenze politiche, che offre la repubblica sviluppata dal libero stato popolare. ARISTOTILE sta alle spalle di PLatonE; PLatoxE ha SocRATE per suo pre- supposto. SocRATE osserva, che i cittadini ateniesi per la composizione delle loro leggi si univano nell’ idea di un comune progresso, per cui ogni indi- viduo vedea contentati i proprii personali interessi, portato dal pensiero dell’induttivo processo logico, per cui l’intelligibile concorso della specie veniva indotto dall'insieme del confronto delle unità. L’apprensione della obbiettività spassionata della legge, che si è adattata agli interessi degli individui tutti, dava allo spirito di un PLATONE la spinta per lo innalzamento nella regione del possente intelligibile creatore ; egli si innalza dalla realtà storica delle eroiche basi del genere umano all’idea dell’eroe filo- sofico che nient'altro è se non l’idea incarnata nell’ essenza dell’ Umanità, la cui assoluta pura obbiettività ArIisroTILE disegna come la volontà senza pas- sione. Questo volere è la legge come la norma della At che regola la società. (1) Vedi ArisroriLe. Polit. III, p. 1287 a, lin. 28 ff: & uîv ov gèv vody xsdedoy 9,55 1 00 ; 5 Sa, 7 doxst xededem dpyew còv Bedv xi toùs vimovs 5 d'iveorov xsdziwy aoootilna: xaì Bnptov. fi LX. a ; DENEO GIR Sn Yàe îribuuta torodtov, nat è Buuds xo y ovTas drxotp=get xa tods doiatovs Uvdpxs, doteo dveu x Gpefews vos & véuwos zeri. Vedi anche p. 1286 a, 1. 18, ff. (2) ArisroTILE divinamente ci lasciò diffinita la buona legge. che sia una volontà scevra di passioni, quanto è dire volontà di eroe. Seconda Scienza Nuova p. 376. (3) Vedi ArisroriLe, Polit. III, p. 1253, a, 1. 37 ff: f dimuociva moditizov. fi gdo diana /. PS /, x x , MR 7 ToLTLATS KOWWYVIXS T OIXI] TOY DIXALOL KO!LG!S. R- LI nh mu a d (4) A ceto si oz îysew TÒò to Xvdpa detfe:. Ethie. Nicomach. \ edi p- 1130, a, 1.1 ff. (5) Ethic. Nicomach. V. e. 3-7. 7 a IZZRA: Bixvtos, GiL acyn 10 38 EMERICO AMARI si In seguito alla sua persuasione sulla esattezza del suo concetto sullo svi- luppo degli antichi popoli, è impossibile che il Vico pensi, che neanco ARI- STOTILE l'avesse avuto. AriIsroTILE ha conosciuto il processo della trasformazione dell’ eroe storico nella forza eroica dell’ idea, e ridà il resultato di questa trasformazione della realtà nell’idea, della storia nella filosofia, nei suoi scritti sull’Etica e sulla Po- litica. Egli trova nei libri di ARIstoTILE sopra la Polztica il documento sto- rico per la sua autonoma costruzione della storia della formazione delle città, e tassativamente della condizione delle medesime nell’età eroica dei popoli (1), e loda le relative sedi, come luoghi d'oro; onde il piano di ARISTOTILE (2), che i re del tempo eroico univano nelle loro persone il triplice potere del legislatore, del conduttore in guerra e del sacerdote che sacrifica; che le an- tiche repubbliche non hanno avuta nessuna legge che avesse castigato in forma privata; e questa mancanza cagionò lo stato barbarico dei popoli considerati nel principio della loro civiltà (3); che nelle antiche repubbliche i nobili si mo- strano di essere potenti nemici del popolo (4). La complessiva dimostrazione di questi precetti aristotelici mostra per se sola la differenza tra Vico ed ARISTO- TILE in rapporto alla scienza delle legislazioni comparate; mentre ARISTOTILE nelle sue vedute e nella classificazione delle varie conformazioni delle città sta severamente sul terreno degli empirici avvenimenti, sopra cui egli si innalza, siccome ciò è promosso nell’ interesse di una razionale costruzione delle idee di Stato, invece Vico cambia l’ empirica materia offerta dalla scienza storica solamente come esemplificazione di una teoria precedentemente fissata del comune umano sviluppo, cui tutte le origini storicamente conosciute della Società poli- tica hanno congegnato come integranti membra e momenti. La storica esperienza non ha per lui quella significazione in se stessa salda, come per ARISTOTILE, il quale, orizzontato su di essa, vuole fornire la teoria del relativo migliore Stato ; essa è per lui lo scoprimento della destinazione nella manifestantesi legge di sviluppo dello svolgimento della essenza umana, a cui il genere umano è soggetto nel tutto e individualmente, e che in se- guito dovrebbesi dapertutto ugualmente avverare. (1) Vedi Seconda Scienza Nuova, lib. I, (Elementi). Degnità 84-86. (2) Politicus, III, p. 1285, b, lin. 4 ff. (3) Vedi AristoTILE, Polit., II, p. 1268, b, lin. 39 ff. (4) AristoTILE, Poliît., V., p. 1310, a, lin. 9. Così questo, come anche il luogo citato nella precedente nota, non dice ciò che Vico osserva; pare che egli renda la lettura di ARI- STOTILE con inesatto ricordo, e che egli giudica per dimostrato ciò che egli credette con- forme alle sue proprie intuizioni. L'ultimo di ambedue i luoghi è completato dalla Polit. II, pag. 1269, a, lin. 98 ff. IN RELAZIONE A G. B. VICO 39 L'Unità del genere umano non è per lui semplice, come l’unità della specie di ARISTOTILE, ma anche nel medesimo iempo una unità di specie, che involve l'omogeneità dello sviluppo presso tutti i popoli, e più oltre si indirizza alla elevazione della comunanza nelle disposizioni a Stato dei popoli, come alla ca- ratteristica differenza e proprietà dei medesimi. Vico avrebbe qui potuto accen- nare a CICERONE, (per quanto questi proceda come punto di annodamento colla dottrina degli antichi), la cui dimostrazione della comunità di ragione di tutti gli uomini fra gli uni e gli altri e con Dio, fu assai profondamente impressa nella memoria di Vico come principio dell’ ordinamento sociale del Diritto e di uno Stato universale umano (1). Ciò che CiceRonE chiama la ragione presente negli avvenimenti umani ed immanente nell’ essere umano, è identico alla Vis veri penetrante nella vita dell'Umanità e regolante il suo sviluppo, di cui Vico parla. Se AMARI (2) ancora più oltre ripiglia e pone le armonie dei popoli prima fermate dal SocRATE SENOFONTICO, come una anticipazione delle somiglianti intuizioni di Vico, deve almeno convenirsi che Vico abbia attinto a SocRATE in questo punto. Noi vedemmo sopra in quale maniera egli fosse legato a SocRATE e alla Scuola di SOCRATE. Che nel cennato resultato finale della politica aristotelica risulti che prende di mira lo sforzo dell'impulso dato da SocraTE, questo viene riprodotto non nella Scienza Nuova, ma nella soprannominata opera di MontEsQuIEU. Lo si osa stabilire sul calcolo di una certa preoccupazione di AmarI verso l’ ul- timo (8), quando egli, non curando la spirituale discrepanza tra Vico ed ARE {1) V. Cc. Legg. I, e. 7, II. Est igitur (quoniam nihil est ratione melius...) prima homini cum Deo rationis societas. Inter quos autem ratio, inter eosdem etiam recta ratio commu- nis est. Quae cum sit lex, lege quoque conciliati homines cum Dis putandi sumus. Inter quos porro est communio legis, inter eos communio juris est. Quibus autem haec sunt inter eos communia , et civitatis ejusdem habendi sunt. Si vero imperiis et potestatibus parent ii, multo etiam magis. Parent autem huic coelesti descriptioni, mentique divinae et praepotenti Deo; ut jam universus hic mundus una civitas communis Deorum atque homi- nun existumandus. Un altro punto, dello stesso tenore, in Acad. quaest. I, c. 5, è ripro- dotto da AmaRI (Critica p. 265): Hominem esse censebant (Peripatetici ) quasi partem quamdam civitatis et universi generis humani, eumque esse conjunctum cum hominibus humana quadam Societate.. (2) Critica, p. 99 ff. (3) LermInIER domandava se il francese avesse mai letto l’opera dell’Italiano; ma,se egli non la conobbe, fu sventura, e, se la conobbe, non la comprese, perchè altrimenti o non avrebbe preteso all’originalità, o ci avrebbe lasciato uno Spirito delle leggi tutto diverso. O. c. pag. 314. Mentre Amari si ferma a dire che MonrEsQuIEU non abbia conosciuto gli 40 EMERICO AMARI STOTILE, Si decide contro la conoscenza che non a Vico, ma a MoNTESQUIEU spiritualmente in altra maniera educato , la vocazione di un legame colla politica Aristotelica sia toccata in sorte. Oltre a ciò è di interesse, di seguire per mano di AMARI l’andamento dello sviluppo delle intuizioni degli antichi sopra il Diritto e lo Stato da ARISTOTILE fino a CiceRoNE. L'apprezzamento delle particolarità e diversità della organiz- zazione degli Stati di diversi paesi e popoli, per cui ARISTOTILE sì era distinto, avvicina l'indirizzo alla comune umanità, che notato dapprima dagli Stoici Greci, si decide splendidamente sotto i Romani con CIcERONE e SENECA, come pure più in là con Epicreto e Marco AURELIO. Questo nuovo indirizzo AMARI sostiene per ALEssANDRO, il conquistatore del mondo , che avvicinò scambievolmente i diversi popoli, e veramente in con- traddizione alle intuizioni del suo maestro ARISTOTILE (1), il quale, come prima fu osservato, non venne nel pensiero di una semplice unità della specie umana, ed in seguito credette alla differenza ingenita di più e meno nobili nature umane, così tra gli individui, come trai popoli. ALEssanpRO ha secondo l'opinione di PLUTARCO dimostrato nel fatto vivente ciò che insegnò lo stoico ZENoNnE nella sua opera sopra lo Stato come verità filosofica, in cui egli, il primo fra i filosofi, trattò l’uomo come cittadino del mondo, e tutti i popoli desiderava uniti sotto la signoria delle comuni leggi (2). Questo è precisamente quello, che appresimo determinatamente dalla bocca di CicERoNE, e che nei principii dell'Era cristiana sotto la formata Romana e Greca repubblica aveva cominciato ad essere convinzione (3). AMARI biasima CAR- seritti di Vico , crede CARMIGNANI (Storia della filosofia del Diritio Vol. II. p. 218 ff.) di dimostrare positivamente, che non è stato il caso; ma fu MontEsquIEU di una Scuola di MacÙiaveLLi (0. c. p. 208 ff.) e gli disapprova di aver taciuto ingratamente questa filia- zione di scuola. (1) Vedi il luogo di PLUTARCO: Où yàp, ©g AptototsXag cuveBovAevev dti, Tot uèv 'EXÀ2- ou fyemovnitio, Toi; dì BapBdpos deazotimaie ypuuzvov... IX nowòds fasw bo0ev apuostis na dad daxthg T&v dA wy voultwy, odg TG Mo uù GUviiye , Tots drdors Piatduevos sis tò x x \ 1 LA 9 DI bj / sr x (4 x \ AUTÒ GUVEVEYKOY TL TavTayobev, warep Év xpattipt gotunoto, ulfac Toùs Biovs xai Td CI US x x > , QI 3, Ù SUOSIai 7 x x nOn... matpida puèv TohV olxovuevav mpocetatev Ayelolar avtas... tò dì *EMAmvixdv xaè Bap- fapòv um yAaubd pù TeAm GIA Td puev "EAavixdv aperti, Tò dì PupBuomdy xaxta texuatpeodar, PLuTARCH, De Alewxandri M. Fortuna, orat. I. (2) 'H 70)) 0uvpatoueva Toltrsia TOÙ TÙV Lrwxdiv alpeciv xatata)douevou Zinvuvos ig Èv ToOÙTto GUvTEtveL E ACIONA iva pù nur modes undì xatà dhuovs oixiiuev, idlors Èxuotot 7 © 1.5 dtmpro evo Trmatore, GINA Tavtas aviutove Aymueda Inuotas xaî Todîtas, cis dì flo n xat do, a) LA 7 7 Suoni Di, Ivid dauos Dare deine cuvvdov vip xorvî cuvtpegoLEvnS. o (3) Questa dimostrazione è fatta in AMARI, Critica, p. 268 ff. IN RELAZIONE A G. B. VICO 41 MIGNANI, perchè questi mette a colpa allo stoico una cosmico-naturalistica, etica e politica comprensione assai sterile delle sue cosmopolitiche idee sul- l’uomo; AMARI mette all'incontro in campo la sentenza di SeNEcA e di MARCO AURELIO, come pure quella celebre costituzione del Diritto Romano (1), per cui circa 35 anni dopo Marco AuRELIO da tutti i popoli dell'impero Romano fu riconosciuto il romano diritto di cittadinanza. CARMIGNANI nella sua sentenza sugli stoici potè essere influenzato da Vico, il quale lascia senza menzione il cosmopolitico universalismo degli stoici, ma fa perciò menzione del loro fatalismo come dell’Arx9x da lui glorificata come virtù perfetta (2). Entrambi assieme concorrono in questo, che da CARMIGNANI è notato come arresto della pianta nello stoico cosmopolitismo. Vico non apprezza anche la dottrina Socratica da quella parte in cui AMARI vuol vederla apprezzata in relazione allo sviluppo storico dell'idea del giusto. Mentre AMARI dice aver concepito il.SocratE accordato dalla divinità a tutti i popoli, e in questa stessa maniera osservato il Diritto, che si afferma in determinate leggi comuni a tutti i popoli, sta Vico fermo in questo, che So- CRATE, il creatore della induzione, in riguardo a quelli degli Ateniesi nell’in- teresse dei comuni bisogni, ha insegnato a comprendere le norme della essenza umana riconosciute come generalmente obbligatorie, i Genera intelligibilia, come condotta delle uniformi particolarità. SocraTE non appare adunque come maestro di un più alto principio di diritto attinto fuori della comprensione empirica, ma molto più come uno, cui la giudiziosa riflessione sulle cause spirituali della benevolenza dei suoi con- cittadini, di sottoporsi ad una norma comunemente obbligatoria, ha regolato la Genesis effettuantesi nello spirito umano dei Genera intellegibilia da lui insegnati come effettiva mentale realtà. In questa maniera invece di far nuova luce sulla scienza del Diritto e dello Stato, SocraTE, come Vico dimostra, è stato indirizzato molto più, per le sue osservazioni dirette alle civili repubbliche, al maneggio e perfezionamento di un metodo filosofico di pensiero altre volte non pratico : la scienza del Diritto o la filosofica conoscenza del Diritto, come molto più la filosofia in lui non pretesero all’ universale, quantunque questo profitto sia venuto per il bene della filosofica sapienza giuridica, ma per primo in PLatoNE, il discepolo di SocRarE. AMARI Stesso dice che Vico è platonico nelle sue universali intuizioni filo- (1) L. 17 sq. de stat. hom. (2) Vico, Op. III. p. 173: ‘Arabia sive affectuum vacuitas, nisi ea quoque sit acutissi- morum ejus sectae philosophorum conjectura de homine integro, qualem a Deo creari opor- tuit, ea plane est irritum humanae fragilitatis votum. 11 42 EMERICO AMARI sofiche del Diritto e dello Stato, se egli ciò nonostante lo chiama il SocrarE del XVill secolo (1), così caratterizza egli il Vico almeno ron da quella parte verso cui questi si sente col pensiero portato sulle stesse conoscenze con So- crATE. Una obbiettiva verità storica ha il parallelo di Vico con SocRatE, che Vico nuovamente, come una volta SocRatE, per divergenza dalle speculazioni cosmologiche e fisiche prese l’uomo e il suo mondo ad obbietto di contempla- zione; solamente che egli, alla qual cosa SocraTE non poteva pensare al suo tempo, lo prese in vista, specificatamente come essenza della storia. Con AristoTILE ha egli l'appoggio dell’uomo come comune &3oy zol:rixdv; se egli nella rappresentazione storica di questo carattere di essenza dell’ uomo, dapertutto ricerca l’ omogeneità , già 1’ omogeneità dello sviluppo prende per legge storica; così trova questa sua universale filosofica fondazione nella sua decisione per gli intelligibili Genera di PLaToNE in antitesi ai Genera di ARISTOTILE 0 alle logiche generalità, cui attribuisce valore per la conoscenza delle reali esistenze molto subordinate (2). Perciò si spiega, perchè egli ad onta della riconoscenza che tributa ai libri aristotelici sulla politica, tuttavia non sa vincere il gusto al regresso di ARI- stoTILE dal concetto di specie al concetto di genere dell'Umanità, e fa cadere la differenza in questo modo accertata e fissata nella sociale apparizione del- l’uomo. ArIsToTILE è per lui qui molto empirico. Empirico è inoltre anche Vico, e solamente il suo mantenimento di base dal punto di vista dell’esperienza lo protegge contro la penetrazione delle intuizioni panteistiche, che per le sue vedute metafisiche sono messe troppo vicine. L'esposizione, che egli dà alle platoniche idee, fa comparire queste come le sole forze di azione; solamente che egli stretto dalla induzione spianata da Socrate, come dal solo possibile metodo di investigazione, e separando le une dalle altre in tale genere di sapiente esperienza e di intuitiva ragione, dimostra formalmente le conse- guenze, che altrimenti sarebbero prodotte inevitabilmente dalle metafisiche in- tuizioni di base della sua universale dottrina del mondo. Il ritegno, che Vico si impone in questo riguardo, è causa dell'importanza che egli pone nella controversia per il semplice speculativo pensiero sopra il Sensus communis del genere umano ‘sviluppato dall’ esperienza. Egli cono- sceva sopratutto il pensiero filosofico aspirante in se stesso a un più profondo fondamento solamente nel genere di un astratto spiritualismo e determinismo di ragione, che non gli sembra compatibile con una vivente nozione dell’uomo < e del mondo, nella quale è stabilito l’uomo come consciente ed attivo. (1) Critica, p. 274. (2) Vedi sopra S. 35, Anm. I. IN RELAZIONE A G. B. VICO 43 Per l’accentuazione di Vico sull'importanza della comune conoscenza ispirata alla totalità, AMARI stabilisce di mettere in unica linea Vico con Grozio e SocRATE, e di dimostrarlo come il SocRaTE e il Grozio del XVIII secolo. Questo avvicinamento è sopratutto relativamente intenzionale, e si riferisce a ciò, che ognuno di questi tre uomini dalla omogeneità delle leggi ed intuizioni dei popoli ha rilevata l’esistenza di un Jus universale gentium, il quale secondo SocraTE può essere dettato ai popoli dalla divinità, ma secondo Grozio si fa strada in mezzo alla ragione comune a tutti gli uomini. Vico si distingue da entrambi per il differente vivente concetto di questo umano spirito universale, che per lui non è altro che un resultato causato dall’essere della intellettuale vivificante prossimità della Divinità nascosta nella profondità dell'anima umana, una vivente creazione della divinità, la cui con- tinuata possanza creatrice primeggia nella produzione di questo spirito uni- versale, e l’opera temporanea della creazione dell’uomo porta in qualche modo alla conclusione che viene con ciò attuata la società umana, fuori della quale un vero essere umano è impossibile. Naturalmente questa conclusione della divina possanza creatrice è solamente relativa, in quanto che in forza della stessa la nascosta divina causalità deve ancora stabilire la spirituale profonda comprensione delle disposizioni del Sensus communis col pensiero della individualità, per cui la filosofica conoscenza del giusto, la conoscenza dello stesso dalle idee divine, dice essere creata come vivente base e forza di azione dello stesso. Quindi vengono create per divino operato gli stati del Di- ritto dei popoli informati alle umane comuni conoscenze del giusto, come anche viene causata l’ ideale comprensione nell’ umano spirito individuale; quindi la esistenza del Diritto non si divide dall'essere divino e l’intellettuale com- prensione del Diritto dal pensiero divino. Vico si rivolge con una certa vee- menza contro Grozio, che vuole fondare la scientifica conoscenza del Diritto indipendentemente dal pensiero della Religione, poichè l’ origine degli Stati giuridicamente ordinati è posta da se stessa sulla base di una religiosa appren- sione, e come devesi aggiungere a completare l’idea di Vico, anche 1’ ideale apprensione del Ver, che nell'ordinamento del Diritto rivelasi, non senza interno convincimento dello spirito umano viene a capo da Dio. AMARI (1) si spinge in questa polemica di Vico contro Grozio, per non dire altro, che per ciò stesso l’ateo non può smentire il riconoscimento della san- tità e dell’assoluta obbligazione del Diritto, poichè il Diritto così negato sarebbe come negare la ragione, la cui ordinata forza deve stringere tutto il genere umano. (1) Critica, pag. 103. 44 EMERICO AMARI Nel fatto, confonde Vico, nella sua polemica contro Grozio, la base della esi- stenza del Diritto e la conoscenza del Diritto con la base della conoscenza dello stesso. Perciò seguendo le premesse date nelle sue universali filosofiche intui- zioni di base, in modo inescogitabile, non potrebbe il vero e il giusto essere riconosciuto senza quello che è verità e giustizia; ma poichè la efficacia di esso, la quale mischia la creazione dell’ordinamento del Diritto e la conoscenza del Diritto, è recondita, così è sopratutto a pensare, che una conoscenza del giusto e uno stesso corrispondente ordinamento degli Stati umani, sia preve- duto, senza che quegli sotto la cui recondita assistenza ad entrambi viene in ajuto, venga conosciuto. La conoscenza di Dio è nella sua idea qualche cosa di diverso dalla cono- scenza del Diritto e della giustizia, quantunque una più profonda urgente intel- lettuale conoscenza di tutto l’ ideale, che si impronta nell’ ordinamento della umana esistenza, faccia discernere la vivente presenza di una divina forza di azione nella unita più alta realtà di esistenza dell’uomo. La base “ella oppo- sizione di Vico contro Grozio consiste in questo punto, che nel suo pensiero sono messe insieme inopportunamente Diritto, Costumi, Religione. Grozio fermò la separazione dell'idea giuridica e religiosa; i moralisti inglesi del 17° e 18° secolo la separazione dell’ idea morale dalla religiosa ; la scambievole separa- zione di queste tre Idee fu nel progrediente sviluppo del pensiero filosofico, che esige, che il pensiero del Diritto, la conoscenza morale e religiosa del- l’uomo, ognuno si fondi e si svolga sulla sua propria idea, mentre tutte e tre le idee pel loro semplice scambievole intrecciarsi, trovano la loro asso- luta unità in una idea, che nessun'altra può essere se non quella del divino. Ma il conculcarsi scambievole delle medesime ebbe fornita 1’ occasione da ciò, che il pensiero dell’astratta considerazione metafisica ed aletiologica si sta- bilisce sul terreno della vivente realtà di esperienza, la quale è data all’uomo, come tale, dalla triplicità delle sue condizioni al di fuori, al di dentro e in alto. Nello scambievole mantenimento di queste tre condizioni si dividono i loro corrispondenti dominii del fatto e della vita giuridica morale e religiosa, come tre proprie incessanti sfere, di cui ognuna ad onta della loro scambie- vole dipendente condizione su un'altra ha la sua inerente relazione, ed una semplice idea portasi per esplicita espressione scientifica. Il complessivo soggetto delle tre singole idee è l’uomo, il quale in ognuna delle medesime si vede posto in un diverso ordinamento: ma l’intima unione ed unità delle medesime deve comprendere l’unità della sua vita. Questa com- prensione rappresenta il correlativo della esistente unità metafisico-etiologica di tutte le tre idee nello elemento del divino, e costituisce la antropologica vitalità e mediazione dell’unità di essa stretta in metafisica astrazione. IN RELAZIONE A G. B. VICO 45 Presso Vico la giuridica e morale conoscenza della svariata unità del pen- siero è attinta dal giusto, che deve svilupparsi nella essenza umana nel tempo. Il giusto appare decisivamente sotto il carattere di una formantesi norma, il di cui singolare precetto si tramuta in precetto giuridico e morale. Il distinto carattere del diritto come una facoltà, e la separazione dell’idea del diritto dalla idea della moralità, iniziata con tal precetto dello specifico carattere del diritto, sta fuori il circolo storico di Vico e del suo ammiratore AmarI. Egli ha il con- cetto dell’uomo come personale essenza di se stesso in suo appoggio; diritto e morale si svolgono sulla base di una condotta antropologica nei due dominii della propria affermazione e conservazione dell’uomo come personale essenza di se stesso disgiuntamente. La affermazione di se stesso involve la facoltà di una esi- genza di tutto ciò, che per la sicurezza dell’ esistenza dell’uomo come perso- nale fine ideale di se stesso è dimandato; questa facoltà ha il suo limite nella uguale facoltà di tutti gli altri, che è stata anche apprezzata; la ragionevolmente spiegata scambievole considerazione della facoltà accordata con l’idea dell’uomo come personale essenza di se stesso e morale fine di se stesso involve una serie di così chiamati doveri giuridici, che sono anche doveri morali, quan- tunque essi cadano come tali sotto un altro punto di vista e si fondino a un’altra idea cioè alla specifica idea della personalità. L'uomo è essenza mo- rale del genere e della specie, ed essenza sociale; e le forme del genere umano, fondate sull'essenza dell’uomo, hanno, come ideali esigenze, di non accon- tentare semplicemente l’umana essenza di se stessa e la sua autonoma volontà, ma involvono anche le modificazioni della naturale facoltà dell’uomo-individuo volute attraverso l'integrità e la prosperità del suo essere, e l'attuazione della stessa per l'ideale determinato fine della comunanza, su di cui si fonda un nuovo circolo di doveri giuridici, che naturalmente, poichè l unità nella comu- nanza non può essere mai rappresentata dall’ ingiustizia, così deve essere so- stenuta sul suo diritto naturale, e deve essere sostenuta e portata attraverso le facoltà corrispondenti a quei doveri. Dalla osservata comunanza umana cosmopolitica data dall'idea della Chiesa, il complesso di tutta la comunanza dello Stato è come la stretta organica tota- lità di tutte le condizioni e relazioni, per cui è assicurata la consistenza e la prosperità dell'essere, del fare e dell'agire della singola personalità umana; la società civile organizzata in forma di comunanza ordinata a Stato prende il carattere e l'impronta di essa; mentre al contrario la forma comune a Stato nella sua stessa maniera è nuovamente l’espressione e la rifiessione dello spi- rito della comunanza che ravviva se stesso. Come la semplice volontà del tutto, ha in se lo Stato anche qualche cosa della natura della personale volontà; egli è come l’espressione della comune volontà e del comune spirito della nazione, 12 46 EMERICO AMARI o la stessa persona di certe masse del popolo, e rappresenta come tale in riguardo ad altre comunanze in forma di Stato alla sua maniera una carat- teristica specie propria, come ogni singola personalità umana rispetto a tutte le altre. Come Vico nei suoi sforzi dell’intellettuale propria meditazione si avvi- cinò alla singola essenza dell’ idea, senza raggiungerla per ragione di non avere abbracciato il pensiero della personalità umana, così in lui si spinse fuori molto risoluto il pensiero della autonomia di ogni singolo genio popo- lare, senza di che egli avrebbe potuto abbracciare l’idea di essa nella sua pro- fonda base. In ambo i casì in lui la procurata ingerenza del divino non sol- leva 1’ idea dell’ autonomia umana; e così venne egli solamente a distinguere l’ individualità di uomini e popoli con l’ elevazione delle umane comunanze; ma non si spinse più oltre ad abbracciare la propria configurazione della spe cifica autonomia nell'uomo e nei popoli dalla universale essenza dell'umanità. Sopratutto forzò egli il pensiero, che ogni popolo porti da se il suo diritto e le sue sociali istituzioni, fino all’ eccessiva esagerazione; ma questa aveva la sua base solamente in questo, che egli non conobbe la vivente base del- l'autonomia umana, e con singolare esclusività stabili dapertutto l’indefinibile divina causalità. Con ciò cade naturalmente la verità storica di contro a quella stabilita influenza estranea, e dovette ricorrere sotto varie modificazioni con- dotte per esterne climatologiche e geografiche condizioni al resultato per ogni dove uguale dell’azione divina. Ma chiaramente si sconvolge sotto tali dimo- strazioni il pensiero in se propriamente vero, che ogni popolo creò da per se il suo dritto e le sue istituzioni di Stato, per illusoria appariscenza; e così non potè avvenire per conoscenza della caratteristica autonomia ciò che ogni popolo impronta dal profondo della propria vita storica. Questo difetto di base della biologia dei popoli di Vico è anche preterita da Amari. Si potrebbe sopratutto dire, che subito l'impresa di una scienza delle legislazioni comparate racchiude in se la conoscenza di una autonomia delle sue istituzioni legislative fondate sulla caratteristica autonomia dei po- poli. Ma se la comparazione viene intrapresa colla presupposizione , che per essi le omonimie delle diverse istituzioni dello Stato e dei popoli devono met- tersi in luce, evidentemente le caratteristiche differenze entro l’ universale unità umana non riescono al loro diritto. Il pratico fine della comparazione può essere solamente questo, che delle legislazioni di altre nazioni colte quella viene adottata, che alla specialità di un determinato popolo e Stato corrisponde; ma con ciò è anche fermato, che la conformazione delle legislazioni solamente potrebbe andare innanzi al limite tracciato attraverso le immutabili ed inco- municabili specialità dei popoli. Sopra questi limiti può la scienza delle legi- slazioni comparate cercare meglio un fino puramente teoretico — questo cioè, IN RELAZIONE A G. B. VICO 47 di portarsi a conoscenza le incomunicabili qualità proprie dei circoli di cul- tura e del popolo specificatamente variate. Da questo fine puramente teoretico non può comprendersi la scienza delle legislazioni comparate, se essa secondo la pretensione di AMARI, nella filosofia della storia, e come egli si esprime, nella filosofia dell'Umanità deve comple- tarsi e rinchiudersi. La conveniente meta e il prodotto di questa circoscritta investigazione re- stano determinati e giudicati sicuri al di fuori del suo circolo storico. Egli sembra escluderli direttamente, quando a conclusione delle statistiche inve- Stigazioni e comparazioni di QueTELET parla di un così chiamato v0m0 medio e delle costanti intensità dell’ universalmente sociale processo di vita (1); e la scienza delle legislazioni comparate vuole vedersi stabilita sopra una specie di fisica sociale. La fisica sociale non è fondata sopra la non negata omogeneità e simili- tudine della universale natura umana in tutti gli individui. Ma essa si ado- pera solamente nell’ uomo medio, e per questo si ha da comprendere sopratutto la numerosa quantità di quegli uomini, in cui la rappresentazione e lo svi- luppo della personale specialità di se stessi per la fattizia incongruenza fra l’idea dell’uomo e l’uomo reale, così come per le date comuni circostanze di vita degli uomini nel tempo, più o meno è frenata e circoscritta. Ma come gli uomini originali si sottraggono all’ordinario calcolo, così si inganna anche abbastanza quello degli uomini, in cui l’ angelo o il demone è tenuto basso e frenato per le salde, circoscritte e uniformi circostanze ed in- fluenze degli universali stati di società; la dottrina della società non si rap- presenta dal punto di una fisica Dinamica o Meccanica, perchè appunto l’ uo- mo non è semplice essenza della Natura, ma una essenza personale; come anche tutto l’ ordinamento sociale come ordinamento spirituale e morale ha per suo ultimo e più alto scopo la veritiera e perfetta personificazione di tutti suoi viventi costituenti. L’ applicazione di un dinamismo fisico al tratta- mento della società umana, alla sua conformazione e composizione è stato ad- dimostrato da ScHELLING, quando egli apprese a considerare la storia dell’Uma- nità, che è diversa in qualche cosa dalla storia degli uomini, come una poesia del divino intelletto; un simile concetto anima l’ ingegno di Vico, la di cui concezione creatrice per le correzioni imprese alla stessa da AMARI sono por- tate a pregio della sua geniale specialità, mentre si sottraggono i profondi presentimenti sfolgoranti negli sbagliati ed erronei concetti di Vico, e le visio- narie anticipazioni delle idee profondamente fermate della sua osservazione. Il (1) Critica, p. 242. 48 EMERICO AMARI sistema filosofico-storico di Vico non comporta, come tutto di un sol getto, ve- runo ecclettico trasponimento con estranei elementi del pensiero, ma esige una creatrice trasformazione nello spirito del Teismo del nuovo tempo come è rappresentato nella filosofia tedesca di questo secolo. La reale connessione delle intuizioni del Vico con la speculazione neo-tedesca è benanche in Italia sentita, ma fino adesso difficilmente compresa nel suo giusto senso, almeno da quelli che accettano una esteriore istorica coerenza fra entrambi (1). Il giusto è che questo speculativo senso di ragione, tenuto basso in Vico per la sua intellettuale dipendenza da una tradizionale astratta metafisica di ragione, nella neo-tedesca teistica speculazione sotto le eccitanti influenze della nuova Vita tedesca di forme, ha lottato per la vera compreensione della stessa, e con ciò ha anche creato il mezzo di porre le temporaneamente non creative na- turali e storiche basi di esperienza in una vivente naturale intuizione, in- sieme all’ idea, fuori delle proprie intuizioni dello spirito umano fondato al conoscere e al sapere. Catania, li 15 maggio 1888. . (1) Questo concetto, accettato del resto espressamente dagli stessi maestri italiani, trovasi nella storia della Filosofia del Diritto di CARMIGNANI, dove (0. e. II, p. 224) si parla della Scienza Nuova di Vico, che è un monumento durevole della forza dell’ ingegno italiano, al quale la Germania sarebbe debitrice delle ardite moderne sue creazioni in filosofia della Storia. La Reale Accademia di Scienze Lettère ed Arti di Palermo nella sua tornata del 3 aprile 1881, udita la lettura del Socio professore V. Maggiore Perni sulla stampa delle opere di Emerico Amari, deliberava, che sotto il protettorato di S. M. Umberto I Re d’Italia fosse costituito un Comitato per la stampa delle opere dell’ illustre Emerico Amari, composta del Sindaco di Palermo, del Presidente dell’ Accademia di Scienze, Lettere e Arti, e dei signori Alfieri Carlo Presidente allora del Senato, Amari Salvatore Conte di S. Adriano, Amari Cav. Giu- seppe di S. Adriano, Bruno Comm. Giovanni dell'Università di Palermo e dell’Accademia, Carducci Giosuè dell’Università di Bologna, Ceneri Avv. Giuseppe dell’Università di Bolo- gna, Costantini Avv. Giovanni dell’Accademia, Crispi Comm. Francesco Deputato al Parla- mento, Cusa Cav. Nicolò Senatore del Regno, Di Mensa Comm. Giuseppe dell’Accademia, Di Giovanni Cav. Vincenzo dell’Accademia, Di Marco Comm. Avv. Vincenzo dell’ Accade- mia, Ferrara Prof. Comm. Francesco dell’ Accademia, Gabba Prof. Comm. C. Francesco dell’ Università di Pisa, Gemelli Cav. Carlo Bibliotecario dell’ Università di Bologna, Mag- giore Perni Avv. Francesco dell’ Accademia, Mantovani Orsetti Avv. Prof. Domenico della Università di Bologna, Perez Comm. Francesco Senatore, Ruffo avv. G. Battista dell’ Acca- demia, Saffi Aurelio Libero docente di storia del diritto pubblico nell'Università di Bologna, Sampolo cav. Luigi dell’Università e dell’Accademia, Sbarbaro avv. Pietro dell’Università di Parma, Zanardelli avv. Giuseppe, Deputato al parlamento. Però i nipoti dell’illustre trapassato, possessori dei manoscritti di lui, ai quali venne fatta richiesta di consentire che i lavori inediti fossero dati alla luce, si ricusarono , ritenendo che tra quei manoscritti non ci fosse alcun lavoro compiuto che potesse accrescere fama al nome di Emerico Amari. Così la nobile iniziativa della R. Accademia di Scienze e Lettere rimase senza effetto. Vedi La Stampa delle opere di Emerico Amari—parole dette dal prof. Fr. Maggiore- Perni, Palermo Amenta 4881. SSE DI LETTERE ED ARTI — ato Asmiandni ir Ù vi TELTAV AMH08 dalo9. \| ALI NCIE pe: REBLIcnI er î ‘nsfisoot Rote (NI, % i GERI REMOTO Cast TATOO A0Isn GLI ORDINI ARCHITETTONIGI DELLA SCUOLA ITALICA COLLE FORME VETUSTE DELLA SICILIA — tam MEMORIA Letta alla A. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo NELLA TORNATA DEL 5 DICEMBRE 1886 PROF. G. B. F. BASILE i SAMOA ORRTIAL Drtia 1907 f ila a “sl È i OINT LE ATI —-cotagoo— RP E0OGORINZIO La scoverta non è guari fattasi di taluni resti della splendida Lilibeo che ora giace in rovina sotto l'odierno suolo della cospicua Marsala, mi offre la occasione di toccare un argomento che si attiene alla storia nostra dell’arte antica, il quale, se va limitato nel campo dell’ architettura, può non meno influire a gittare uno sprazzo di luce sulla forma originale di una scuola ita- lica, della quale ormai si posseggono non pochi elementi ed altri tuttodì se ne discoprono. Le fotografie de’ bei capitelli, Tav. 1® fig. 1,* che furono rinvenuti presso quelle magnifiche aule a pavimenti di mosaico e a pitture murali, degli scavi colà fortuitamente iniziati fuori la Porta Nuova (se ne veda la bozza della pianta Tav. 1° fig. 4°) e che l'onorevole Municipio mi volle regalare, sveglia- rono in me un vecchio proponimento di mettere sul tappeto una questione che, risoluta nel modo che io chiaramente intravedo, traccerebbe una linea di demarcazione tra le forme originarie architettoniche delle due scuole : greca ed italica. ; La filosofia della storia è una gran bella scienza, ma di essa si è abusato. Insigni scrittori, rivangando il passato e sottoponendolo ad analisi di proba- bilità ed a ragionamenti ingegnosi e sottili, hanno tentato di demolire le vec- chie tradizioni e di rifare la storia. Dall’eccesso è nata la reazione. Gli eru- diti cultori delle scienze archeologiche non si limitano oramai ad opporre un argine a deduzioni tavolta leggiere; ma molti di costoro rifiutano inesorabili eda priori qualunque ragionamento che valga a scuotere la piramide di quel sapere scolastico e sanzionato ch’essi ritengono dommatico e indiscutibile. Gli estremi si toccano e l’uno e l’altro fanno difetto. 4 ORDINI 1TALICI Io ho ferma convinzione che la verità storica ha due luci preziose: i mo- numenti delle arti ed i documenti autentici delle epoche; che per tutt’ altro vi sia luogo a dubitare e che, allorquando le deduzioni non contradicono nè l'una nè l’altra di queste due fonti luminose, possano accettarsi, sebbene vengano in opposizione a determinazioni prese e sanzionate dal tempo, non si sa perchè ; tramandate poi senza ragioni valevoli, come furono forse causal- mente una volta definite. II. Sin dal 1847, epoca nella quale io studiavo i monumenti in Roma, aveva attirata la mia attenzione la forma singolare del tempietto nominato di Ve- sta in Tivoli. Avevo di già misurato e rilevato varii edifizii dell'antica gran- dezza romana sotto la guida e gli ammaestramenti dell’ Illustre Architetto Luigi Canina e degli egregi professori dell’insigne Accademia di S. Luca; ed avevo potuto conoscere i caratteri e discernere le differenze delle varie epo- che dell’architettura romana. Nelle ore di riposo era piacevole occupazione quella di classificare conver- sando con pensionati architetti italiani e stranieri i varii monumenti dell’alma Città. La discussione poi si animava se cadeva sul tempietto di Vesta in Ti- voli. Io sostenevo che la forma di questo monumento ed il suo carattere non hanno riscontro con quelli della città di Roma; essere una fase d’arte diffe- rente in tutto, sino alla curvatura delle linee. Gli storici dell’ architettura non danno idee chiare circa l'epoca della co- struzione di questo edificio ed è solamente una supposizione di taluni quella che avrebbe potuto essere stato edificato nell’ ultima epoca della romana re- pubblica, cioè fra Silla ed Augusto; anzi dalle loro parole si trae argomento come vedremo in seguito che in tale epoca avrebbe potuto essere solamente restaurato. E, sì perchè la forma di questo tempietto è irresistibilmente attrattiva e per- chè molto speciosa di carattere, ne volli fare uno studio che disegnai in quin- dici tavole, misurandone minutamente i particolari e rilevandone colla cera plastica le linee originali nella loro vera grandezza. Qui non è luogo di fare illustrazione di questo monumento singolare delle arti e di notare tutte le differenze che ha coll'architettura romana. In questo ragionamento io mi attengo principalmente alla considerazione della forma del capitello delle colonne che ne circuiscono la cella e che è la medesima di quelli or rinvennti nell'antica Lilibeo, per dimostrare che questa forma di capitello costituisce uno specimen caratteristico di una architettura che fu in uso una volta nell’ antica Italia e segnatamente nella Sicilia in ITALO-CORINZIO 5 tempì più vetusti, e che fu confusa nella storia dell’arte coll’ architettura di Roma. Questa forma di capitello rinviensi pure nelle antiche Solunto, Cora e Pa- lestrina, città che preesistettero alla fondazione di Roma, e in gran copia se ne vede in Pompei; è sempre scolpita in pietra tenera o semicompatta delle località e non mai nel marmo, è completamente sconosciuta nell’architettura greca. Io non entro qui in una questione radicale mossa non è guari da insigne scrittore sulla investigazione dell'origine della simmetria detta corinzia, origine da Jui attribuita all'arte antica degli Italiani (Aristide Nardini-Despotti. Della Razionalità Architettonica Lib. 1, Cap. XI e XII. Firenze 1883). Il mio com- pito è assai più ristretto e circoscritto: trattasi di determinare se il detto capitello, che appartiene ad una speciale architettura di templi e di altri edi- fizii esistenti in Italia, sia esso un elemento variante delle simmetrie che son dette corinzie nella Grecia e nell’ Italia ovvero abbia tipo proprio e forma originale. II. Più che cinquanta varietà di capitelli corinzii si potrebbero raccogliere nei monumenti di Roma e delle diverse parti del romano impero, eseguiti du- rante le tre centurie di governo degl’ Imperatori. Hanno lo stesso tipo e lo stesso carattere sebbene siano variati nella forma. A vederli ognuno li defini- sce spontaneamente architettura romana. Talvolta sono bellissimi, come quelli del Panteon e de’ tempii di Giove Statore, della Grecostasi e di altri rag- guardevoli edifizii di Roma e delle provincie lontane, tal’ altra sono più o meno decadenti. In tutti questi capitelli più o meno eleganti si scorge una sola ori gine, un tipo solo, un carattere medesimo : le foglie multilobate; le volute pic- cole agli angoli e ne’ centri come fascette volutili sono accoppiate ed hanno involucro o mazzo comune interposto alle foglie, un fiorellino a bassorilievo in centro dell’ abaco, quasi una cifra messa a ricordo ; (Vedasi il capitello di Giove Statore Tav. II. fig. 3) e se talvolta tai capitelli sono variati nell’ in- sieme con figure di animali, di armi e con altri simboli, si vede chiaro che questi sono elementi sovrapposti che nulla aggiungono al tipo stabilito e san- zionato che per alquanti secoli fu in uso nell’ architettura ricca dei tempii e de’ palagi di Roma, e delle sue provincie, segnatamente nell'epoca dell'impero. Il capitello composito poi, che costituisce una caratteristica speciale degli archi del trionfo, diffuso anche nelle terme, non entra in queste nostre con- siderazioni, essendo esso una miscela di forme note anzichè una delle crea- zioni spontanee dell’ arte, alle quali ci riferiamo in questa discussione. wo 6 ORDINI ITALICI Nella Grecia, come è noto, l’ ordine corinzio fu raramente usato. Il più grande esempio n’ è quello del Giove Olimpico in Atene, il quale, sebbene in greco suolo, si sa essere stato edificato da un architetto romano chiamato Cossuzio, solamente dugento anni avanti l’ era cristiana. Il capitello della co- lonna di questo tempio non differisce dalle forme e dal carattere ordinario di quelli di Roma. Ma in Atene esistono altri due pregevoli piccoli esempii di ordine corinzio, cioè quello del monumento coragico di Lisicrate e 1’ edifizietto elevato da An- dronico Cerestio detto la Torre dei venti, appartenenti ambedue all’ architet- tura municipale. Il primo, ch'è il più antico esempio della simmetria corinzia nella Grecia, rimonta a 335 anni innanzi l’ era cristiana, ed ha un capitello di forma ele- gantissima (Tav. II. fig. 1) il quale, sebbene presenti talune melliflue ele- ganze, conformi a quel fare libero in campo determinato della scuola greca, non scampa con evidenza indiscutibile al tipo ordinario da noi sopra cennato esistente nei monumenti della città di Roma: il doppio ordine di foglie, seb- bene il primo integro ed il secondo minutamente laciniato , le solite volute accoppiate uscenti da un mazzo comune, sebbene quelle del centro facciano doppia evoluzione in sotto ed in sopra, ed al posto del fiorellino ch' era. solito incastrarsi nel centro della tegola vi sorga una leggiadra palmetta. Di converso non è a dubitare che il capitello delle colonne dei portichetti della Torre dei venti (Tav. II. fig. 2), costituisca un tipo sui generis il quale ebbe diffusione in pochi esempii dell’ antichità greca: non volutine, nè cau- licoli, nè fiorellini, ma in semplicissima maniera ornato l’ echino o nucleo da due ordini di foglie che lo rivestono alternate. Forma simile si vede eziandio nel capitello che si rinvenne nell’ Iccara greca (Tav. II. fig. 4), e che si con- serva nel Museo di Palermo, ed altro esempio ne riporta il Fergusson (Tav. II. fig. 5 History of Architecture pag. 225 woodcut n.° 127). IV. Fatta astrazione dunque per un momento dal tipo del capitello (Tav. I. fig. 1, 2 e 8), che è l'oggetto di queste nostre considerazioni, due soli tipi differenti rimangono nell’ Italia e nella Grecia, di ordine corinzio, cioè quello de’ monumenti dell’ epoca dell’ Impero romano e del monumento coragico di Lisicrate, molto diffuso, e l’altro della Torre de’ venti, che puossi ritenere greco poco esemplato. Ed io vengo ora a dimostrare che con questi due tipi non si può in verità confondere quello dei capitelli sopra cennati di Tivoli, di Cora, di Palestrina, di Pompei, di Solunto, non che di quelli oggi rinvenuti in Lilibeo. È ITALO-CORINZIO 7 È notevole anzitutto che i capitelli di questo tipo sono scolpiti sempre nelle pietre indigene più o meno tenere o semicompatte dei luoghi ove esistono: così in Tivoli nel travertino, in Cora, in Palestrina ed in Pompei nel ter- ziario de’ dintorni, ed in Sicilia nel calcare conchigliare delle contrade. Non ho mai veduto scolpito nel marmo un capitello simile, mentre quelli degli altri tipi sono generalmente ricavati dal marmo. Sembra che la natura della pietra piuttosto tenera dei luoghi o almanco di non forte resistenza avesse influito a determinarne la forma robusta con buon criterio e con pratica giudiziosa. Questo tipo di capitello, che io adottai nella costruzione del Teatro Massimo di Palermo (1) scolpendolo nella pietra terziaria semicompatta delle cave di Cinisi, è rappresentato nella Tav. II. Ora, non dico un architetto il quale sia abituato dallo studio dell’ antico a (liscernere le varie scuole d’arte, ma sia pure un dilettante di architettura il quale getti l’ occhio su questo capitello e lo confronti con quelli delle fi- gure 1, 2, 3, 4 e 5. Tav. II, egli non può non apprezzarne la differenza del tipo e la composizione ed il carattere differenti. Un grande fiore, sembra della famiglia delle liliacee, che si estende per un terzo circa dell’ altezza dell’ in- tero capitello, a sei petali radiali, esce spigliato con ardita projezione da sotto l abaco e va sorretto da due veri caulicoli di bella forma, i quali in tutto diversi dalle volute angolari non hanno riscontro veruno di somiglianza con quelli dei tipi sopra cennati. Questi caulicoli non:sono composti in un mazzo a coppia colle volute angolari, come lo sono le volutine doppie dell'ordinario capitello corinzio, ma sorgono indipendenti dietro due foglie ed appoggiano la loro semplice evoluzione, coll’ intermediario di due piccoli dadi conici su due lingue protese e rivolte in giù negli estremi. Le volute agli angoli, ec- cezionalmente grandi, sorreggono l’abaco molto spesso e talvolta reso elegante e leggiero maestrevolmente per mezzo di una smussatura obbliqua che lascia un vuoto angolare occupato da larga foglia, volta elegantemente in sù nell’apice, (1) Dopo quattro anni di libertà, cioè nel 1864, il Municipio di Palermo avendo procla- mato il Concorso internazionale per la costruzione del Teatro Massimo, io volli imprimere un significato politico al mio progetto. col servirmi per la decorazione esteriore dell’ edifi- zio degli elementi di questa scuola eminentemente italica, giusto nell’ epoca del Rinnova- mento italiano. Il mio progetto ebbe assegnato il primo premio dal Giurì internazionale presieduto dall’ Illustre Professore Goffredo Semper da Zurigo e me ne fu affidata la ese- cuzione. Ed oggi che il Teatro è a po’ presso finito si può vedere da chiunque l’ effetto di quest’ ordine grandioso ch’ era stato messo in oblìo sin dalla vetusta antichità e sino ai tempi nostri (vedi il Capitello Tav. III) e che per la prima volta ora rivive nell’ arte. 8° ORDINI ITALICI ma che in giù contornando d’ambedue i lati la detta voluta si unifica con quel- l’altra che piega dal lato opposto e si appoggia al gambo del gran fiore. I due ordini di foglie di scultura ugualmente larga hanno lobatura grande, e le loro rachidi ed iloro nervi sebbene convenzionali armonizzano col tutt’in- sieme razionalmente composto di helle linee generatrici e di effetto sorprendente senza esagerazioni o ricercatezze. Non si può credere che questo maestoso capitello appartenga ad arte indi- viduale, cioè ad una singola produzione la quale sarebbe stata una diversione occasionale entro al tipo comune, non seguita poi nè sanzionata dall’ uso in quei tempi severi dell’arte jeratica e nazionale. No, poichè senza entrar qui a far rilevare tutte le diversità dei varii elementi dell’ ordine a cui questo tipo di capitello appartiene, non si può non affermare che questo tipo trovasi diffuso in molte di quelle antiche città che preesistevano alla fondazione di Roma e sovente in tempii ed in rovine di santuarii vetusti dedicati a divi- nità italiche e diffusamente adottato in Pompei; tipo ignorato completamente nella Grecia e del quale non vi ha alcun esempio nei monumenti che sono dentro alla città di Roma. V. Sull’ Aniene, nell’ antica erculea città di Tivoli, esiste capitello simile nel tempietto rotondo denominato di Vesta, molto vetusto come rilevasi dallo stato di fatiscenza in cui sì trova e dai mattoni vulcanici coi quali è costruita la sua cella. Secondo Plinio, Tivoli fu edificata molto tempo prima della città di Roma (Tiburtes quoque originem multo ante urbem Romam habent. Plin. Historia Nat. Lib. XVI, cap. XLIV, S LXXXVII, pag. 308 T. III Edit. Paris. Har- duini in-4). Dai più diligenti scrittori sì attribuisce alle emigrazioni sicule l'origine di questa città , sicché Dionigi d’ Alicarnasso riferisce che ai suoi tempi chiamavasi ancora Szcelion. I poeti la dicono di Catillo figlio di Anfia- rao, ma di costui ne fanno un conquistatore e non mai un fondatore; i suoi tre figli Tibur, Cora e Catillo scacciati i dominatori Siculi, s'impossessarono della città la quale prese poi il nome di Tibur dal primo figlio del greco conquistatore. Taluni storici vogliono che i Siciliani avessero edificato Sice- lion 80 anni avanti la distruzione di Troja, cioè l’anno 1320 avanti I° èra volgare, e che gli Argivi sotto la condotta di Catillo l’ occupassero molto tempo dopo. Questa città fece parte della Dieta Latina ed ebbe guerra coi Romani, la quale cessò l’anno 401 della città; alquanti anni dopo divenne municipio romano. Non è a dire poi quanto antica sia Preneste, nei ruderi della quale e se- ITALO-CORINZIO 9 gnatamente in quei del tempio famoso della Fortuna rinviensi il tipo del no- stro capitello. Da quanto dice Virgilio s’inferisce che questa città già esistesse avanti che Evandro venisse in Italia e si sa dalle storie mitologiche e favo- lose che costui, creduto figlio di Mercurio, passò in Italia sessanta anni circa prima della presa di Troia (1). Così pure non volgono in dubbio gli storici che la città di Cora, nella quale ho pure veduto frammenti di questo tipo e taluni accessorii dell’ordine al quale esso appartiene, preesistesse alla fondazione di Roma; prova ne sono i resti pelasgici esistenti su quelle alture volsche. Di Solunto poi si sa vec- chia la storia e va confusa colla favola: nominata da Solunto ucciso da Er- cole (Stefano bizantino); fu poi abitata dai Fenici (Thucid. lib. IV); espugnata dai Tindaritani (Diod. lib. XIV e. 78); fu ripresa dagli Africani allorquando l’esercito di Agatocle fu vinto dai Cartaginesi (Diod. lib. XX c. 69 Justin lib. XXIII c. 8), infine depredata dal Verre (Act. IV in Verr. lib. MI); fu la patria del nobile uomo Poside Matrone che meritò l’elogio del romano ora- tore (Posides Matro soluntinus homo summa nobilitate extimatione virtute. Cicer. in Verr. Act. III) e perciò ebbe cultura propria. Pompei, come è noto, vuolsi fondata da Ercole in tempi remotissimi, altri pretendono l’ avessero fondata gli Opici e che poi fosse stata abitata da una colonia etrusca e che indi venne in potere dei Pelasgi; se ne impadronirono i Sanniti nell’anno 424 e poscia i Romani. Sia stata pure fondata verso il sesto secolo innanzi l’èra volgare (Vedi Proemio alla Guida di Pompei, Giu- seppe Fiorelli, Roma Tipografia Elzeviriana, 1877) quello che più interessa al nostro argomento è di considerare che in Pompei, sonvi due stili di ar- chitettura perfettamente distinti, de’ quali uno è puramente etrusco non so- lamente nella forma ma anche nei colori, l’altro essenzialmente greco nel colore e nel disegno. Questa seconda scuola talvolta ha forme copiate diret- tamente dai greci modelli, e tal’altra si mescola evidentemente coll’ arte ro- mana. Pompei, così offre elementi dell’arte sua originaria vetusta italica, ed altri pertinenti alle influenze posteriori. (4) Il Nardini-Despotti nel libro I cap. XII della sua opera citata confrontando il carat- tere del tempio della Fortuna in Preneste con quello di Vesta Madre a Tivoli così si espri- me: « Grande analogia corre fra il carattere di questo tempio e quello a Tivoli di Vesta < Madre. I loro capitelli inoltre somigliano e, direi quasi, identificano a quelli di varii edi- « fizii rinvenuti in Pompeia e segnatamente nella basilica. Sembra pertanto che vi fosse «un'epoca nella Etruria e nel Lazio in cui siffatto stile costituisse quasi una pratica uni- « versale. » 10 ORDINI ITALICI Di Lilibeo, presso gli antichi famosa per la sua Sibilla, incerta è l’origine, e se difficile riesce di provare con documenti che questa splendidissima città (Cicer. Orat. in Verrem V) capoluogo di antichi traffici e commerci fosse preesistita alla fondazione di Roma, d'altro lato non si può accettare la tra- duzione volgare del passo di Diodoro nel libro XXII : Haec enîm urbs a Car- Ihaginensibus erat condita postquam Dionysius tirannus Motyam expu- gnaverat Carthaginensivim (Diod. Sicul., lib. XXII, cap. 10 Amsterdam 1746), versione che la farebbe edificata dalle fondamenta dopochè Dionisio tiranno ebbe espugnata Mozia. Perocchè traducendo in tal modo, lo storico greco-siculo non sarebbe coerente a sè stesso nel suo XI libro. In Sicilia vero inter Ege- stanos et Lilyboeos bellum erarsit de agro ad Mazarum flumen sito (Diod. Sicul. lib. XI, cap. 86 Amsterdam 1746 Caruso lib. III, pag. 115) se il verbo «tit» da lui impiegato nel passo or detto, oltre ad esprimere edifi- care non avesse pure significato di popolare, abitare, munire e come bene osserva il Bocharto di accrescere e riparare—nam que extat urbs condi dicitur cum augetur et reparetur, (Bochart. De Coloniis Phaonicibus Lug- duni 1692, lib. 1, cap. 27 pagina 507 e 508). Non mi fermerò qui a ribattere sopra tal quistione, ormai stata discussa lungamente e dal Di Girolamo in un suo lavoro storico-critico quasi risoluta con ragioni valevoli a dimostrare che l’origine di Lilibeo rimonta agli anti- chissimi tempi della più vetusta civiltà dell’isola nostra (Sull’ origine ed an- tichità di Lilibeo. Discorso storico - critico di Andrea Di Girolamo. Palermo Stamperia all'insegna di G. Meli 1856). Del resto se pure Lilibeo fosse stata edificata dalle fondamenta dopo che Dionisio tiranno avea espugnato Mozia non contradirebbe ciò il nostro argomento come sarà in seguito rilevato. VI. Queste città, Tivoli, Preneste, Cora, Solunto, Pompei, vetustissime italiche, offrono tutti i resti del nostro tipo, sempre scolpito nelle pietre de’ luoghi con fattura più o meno finita. Niun frammento di questa forma esiste dav- vero nella Grecia. I moderni scrittori di storia d’arte hanno tutti confuso questa forma spe- ciosa coll’arte romana supponendo ch’essa fosse una varietà del corinzio de- rivato dal greco stile. Ma fra costoro ve n° ha taluno che pur seguendo la teoria storica sanzionata ed accettando la definizione stabilita di architettura “romana che si è data a questa forma, sembra che ei per poco non abbia av- vertito la diversità del tipo. Costui è Liùbke che così si esprime (Geschichte der Architektur. Leipzig 1875 verlag von E. A. Seemann. pag. 197) « Par- ITALO-CORINZIO 1l « ticolarmente caratteristici all'architettura romana ed alla medesima a pre- « ferenza proprii sono i tempii rotondi i quali, sembrano provenire da an- « tiche italiche tradizioni, molto più che essi erano dedicati ordinaria- « mente ad una divinità di origine italica, a Vesta. È mestieri qui far « menzione de’ tempii di questa Dea in Roma e Tivoli, il primo circondato « da venti svelte e nobilmente conformate colonne corinzie ed il secondo da <« diciotto meno svelte colonne della stessa specie. Segnatamente il tempio di < Tivoli può essere indicato pel suo effetto pittoresco come una delle più leg- giadre piccole creazioni dell’architettura romana. Sopra un'alta sostruzione, A ‘« sovrastante ad una scoscesa roccia sporgente, ha l’edifizio, di quasi 35 piedi « di altezza, tanto più interesse in quanto che è ritenuto uno de’ pochi mo- <«numenti di un'epoca primitiva di questa maniera di fabbricare che sia < pervenuto a not. La piccola cella circolare riceve per la porta e due fine- « stre sufficiente luce. I particolari mostrano una più libera comprensione « delle forme greche, specie nel capitello colle sue erbacee, compatte, ricciute « spesse foglie, sebbene parecchio, come la terminazione rettilinea delle sca- « nalature tanto in alto quanto in basso e la trattazione della base attica di- « mostrino nella speciale trasformazione sobrietà. » Il Libke dunque col dire che il Tempio di Vesta in Tivoli è rztenuto uno de’ pochi monumenti di un’epoca primitiva di questa maniera di fabbri- ‘care che sia pervenuta a not, si avvicina al nostro concetto, senonchè poi «se ne vorrebbe distrarre quando soggiunse : 7 particolari dimostrano una pù libera comprensione delle forme greche, ed ove conchiude : la ne sia una spectale trasformazione. Di quest’ ordine italo - corinzio ho pure veduto i capitelli di due parastadi che si conservano nel Museo di Palermo. Il Duca di Serradifalco nella sua Opera collettiva delle Antichità di Sicilia riporta frammenti simili in talune tavole. Certamente questa bella forma italica scolpita sempre nel terziario delle località ove se ne trovano i frammenti, ideati i particolari in una maniera robusta senza minutezze e siffattamente che potessero essere scolpiti in pie- tra tenera o semicompatta; rimastaci in tempii dedicati a divinità italiane e «generalmente in edifizii che sorgevano in città vetuste che preesistettero alla fondazione di Roma, dovette avere la sua epoca primitiva, il suo massimo sviluppo e la sua fase decadente. E infatti l’ occhio perito può agevolmente «discernere che mentre nell'esempio di Solunto l'esecuzione ne è alquanto in- genua ed accurata, sebbene non scevra di qualche irregolarità , nell'altro di Lilibeo la fattura ne è ordinaria, tirata via come cosa fatta per abitudine e decadente, sicchè in quest’ ultima città questa forma italica avrebbe potuto essere introdotta in tempi assai posteriori alla sua origine. 12 ORDINI 1TALICI L'esempio di Tivoli è certamente uno di quelli in cui quest'arte pervenne al suo apogeo: rara antichità e preziosa che dovrebbe essere tenuta dentro cristalli e consolidata in ogni sua parte con gaffe, perni e cinte di bronzo; esempio delizioso che si può dire completo in quanto che nulla vi manca per tracciarne l’intero restauro in disegno, fatta eccezione della copertura della cella che altro non poteva essere che una cupola al modo italico. VII. In questo esempio di Tivoli oltre al tipo del capitello sopra discusso si vede l'ordine intero che ha forme e caratteri differenti di quelli della maniera greca e dell’immensa suppellettile corinzia ricca di ornamentazione , scolpita nel marmo, che dicesi romana: una trabeazione semplice e leggiera nella quale non si vedono mensole, nè dentelli, nè ovoli, nè foglie, nè meandri, ma semplici e parche modinature; decorato il fregio con festoni di frutta e fiori legati a testine di vitello adorne delle sacre vitte, e tazze, e rose; spia- nata una fascia dell’ architrave ed incisavi una epigrafe della quale rimane L. Gellio L. F. che secondo taluni alluderebbe ad un certo Lucio Gellio figlio di Lucio, che visse nell’ epoca della repubblica, e denoterebbe che il monumento fosse stato restaurato sotto la dittatura di Silla; svasato in sopra il fusto della colonna presso al capitello, sicchè l’entasi ha un'inflessione lì in alto; venti scanalature piuttosto pronunziate hanno principio sotto una zona liscia e terminazione in piani inclinati sotto e sopra in una maniera partico- lare; son separate da pianucci che si piegano sulla base ad angolo e vi sì dispongono a raggi. La base in vero non è esattamente attica come asserisce il Libke. Il fusto dello stilobate è generato da una linea flessuosa simile alla generatrice di un vaso etrusco; il carattere delle fasce decorative della porta e delle finestre, quello delle modinature delle cornici e tutto dà a vedere una maniera che in ogni sua parte non è imitazione della simmetria greca co- rinzia. Durante la misurazione che io feci nel 1847 di questo tempietto, potei osservare che talune particelle delle superficie ben conservate e segnatamente quelle di taluni capitelli erano coverte di briccioli di un leggiero strato di stucco a colori. Questo intonaco forte alla pietra aderente parvemi fosse stato dato a pennello; durissimo con tracce di smalti azzurro e rosso. I varii frammenti che si trovano di quest'ordine nelle città vetuste sopra ricordate conservano gli stessi caratteri. In Solunto oltre ai capitelli esistono una base con un frammento di fusto ed altri rottami in tutto simili alle forme di Tivoli. In Pompei molti elementi nei peristilii : colonne intere, parastadi di siffatta scuola, e segnatamente nella Basilica di quella città si vedono basi, ITALO-CORINZIO 13 fusti, capitelli scolpiti nella lava, mentre gli elementi raccolti ivi nella Basi- lica medesima rilevati nel marmo e riferentisi a modificazioni posteriori ed a ristauri sono conformati alla maniera greco-romana imitativa ed anche de- cadente. Le influenze greche ch’ ebbe 1’ Italia sovrapposte segnatamente nel- l’epoca delle colonizzazioni e nell’ altra della conquista non escludono che in tempi più remoti la Sicilia e le città del Lazio avessero avuto civiltà pro- gredita ed arte propria. Non si potrebbe da niuno sostenere che la forma speciosa del nostro ordine fosse in Italia a noi venuta dalla Grecia ove as- solutamente non esiste. E se pur si volessero riconoscere rapporti di simi- glianza fra i due ordini, italo-corinzio e greco-corinzio, sono questi da ripe- tersi dalla comunanza di origine delle due civiltà italica ed ellenica nella fonte pelasgica. VIII. ltalo - Jonico Come fu detto della simmetria corinzia così pure rileviamo per la jonica: che nella vecchia scuola italica invalse un tipo proprio di composizione ori- ginale che non può rimanere confuso cogli esemplari della greca maniera. Da Vitruvio (nel Lib. IV, cap. I, $S 12) si deduce che la maniera jonica non avesse questo titolo presso i Latini, giacchè egli parlandone, le attribuisce spesso l’epiteto di pulvinata. Così egli dice sovente: capitelli pulvinati, sim- metrie pulvinate. (Vedi Nardini Despotti. Della Razionalità architettonica Lib. I, Cap. XII, pag. 43, Nota 5.) Questo tipo italo-jonico nella Tavola IV, è dimostrato in tre esempi cioè nel capitello di Solunto fig. 3. (Nel 1855 illustrai un capitello di questo tipo che rinvenni in Solunto—Vedi Ricerche in Solunto. Palermo stamperia di Pietro Morvillo 1855 — e che in quel tempo io attribuiva alla scuola greca non es- sendo state ancora sospettate le differenze delle scuole greca ed italica; oggi mi correggo); in quello della Tomba di Terone in Agrigento, fig. 4, e nell'altro della Basilica di Pompei, fig. 5. Rinviensi pure in Segesta nei frammenti di quella zona della città che giace in rovina presso al Tempio. Questi capitelli sono scolpiti nella pietra tenera o semi-compatta dei luoghi. Le volute vi sono angolari ed innestate all’abaco il quale in tutti tre i citati esempî è ingentilito da una tegola modinata e segnatamente vi è caratteri stico quell’ornamento variante nei particolari che scende dall’abaco avvolgen- tesi al dosso della voluta e rimonta bipartito dall’ uno e dall’ altro lato sino al sommo della tegola. x La composizione è qui tutta estranea al panno volutile ormai riconosciuto 4 14 ORDINI ITALICI nella maniera greca; e le conformazioni delle superficie tutte e la forma a hocciuolo dell’ estremità della voluta presso all’ occhio sono rimarchevoli in questa scuola. Paragonando le fig. 3, 4 e 5 della Tavola IV, con tutte quelle della Tav. I, non può non vedersi un’ arte sola nei due ordini italici e la medesima ma- niera di fare, lo stesso carattere, le stesse conformazioni di superficie sino alla ripetizione di taluni elementi. Questa forma di capitello italo-jonica differisce dalla jonica-greca radical- mente nella composizione, non che nell’ornamentazione. La fig. 1, della Ta- vola IV, che rappresenta il capitello dell’Eretteo, dà a divedere il panno rav- volto che nei lati produce i pulvini trattenuti da cingoli o baltei. Non vi esiste l’ ornamento caratteristico sopradetto che non manca mai nell’ italo- jonico, cioè quello stelo variato che avvolto nel dorso della voluta scende dall’abaco per risalirvi bipartito. Il nucleo che costa dell’ abaco dell’ echino e degli anuli è a po’ presso lo stesso nei due capitelli; il che afferma che gli elementi del capitello dorico nell’ una scuola e gli elementi del capitello toscanico nell’ altra costituivano le forme primitive che poi furono ampliate ed arricchite coll’aggiunzione delle volute così differentemente composte e conformate nelle due scuole. Non si volge in dubbio che l' eleganza razionale della forma jonica -greca sorpassi non poco la bellezza robusta della italica-jonica , segnatamente nello esempio mirabile or citato dell'Eretteo Tav. IV, fig. 1, il quale può conside- rarsi come uno de’ più bei monumenti ch'esistono al mondo. Ciò non ostante il capitello jonico-greco ha il difetto di origine che si pronunzia nella colonna angolare, cioè la sbiecatura della voluta; certo un ripiego che l'abilità o l’in- genuità della scuola greca non poterono eliminare. Diversamente nella scuola italica, ove le volute tutte quattro angolari, in- serte nell’ abaco non richiesero alcun ripiego od aggiustamento ; e sotto tal riguardo il capitello jonico-greco sta all’italo-jonico come il rettangolo sta al quadrato. I I esistenza nelle vecchie città italiche della nostra forma originale di ca- pitello detto jonico non esclude la presenza della forma imitativa della scuola jonica-greea, a vero dire molto diffusa. Ricordo che Roma nel suo inizio avente da un lato la Magna Grecia ne subiva 1’ influenza della forma artistica e che nel secondo periodo della sua repubblica dopo avere conquistata la Grecia fece tesoro di artisti e di sim- metrie greche nei suoi migliori edifizii. le Così vediamo nel tempio della Fortuna Virile che ci rimane presso la sponda del Tevere, nel secondo ordine del Teatro di Marcello ed in parecchi altri ersnanI ITALO-CORINZIO 15 esempii , il capitello jonico-greco più o meno copiato coi suoi elementi del panno volutile. Un singolare e specioso esempio di capitello jonico-greco di un’eleganza che difficilmente può essere sorpassata è quello dell’interno del tempio di Apollo Epicureo a Bassae presso Figalia nell’ Arcadia Tav. IV, fig. 2, edificato da Iktinos architetto del Partenone. Ha le volute angolari, ma non composte e conformate al modo italico, ha le fasce volutili, ma non provenienti dalla si- stemazione razionale del panno volutile. Si direbbe questa una composizione che partecipa dell’una e dell'altra scuola, sebbene non appartenga nettamente all'uno nè all’altro tipo. Una miscela di forma dorica o italo-dorica con questa nostra jonica-italica si scorge nell'esempio del Sepolcro di Terone in Girgenti, Tav. IV, fig. 4. In questo piccolo monumento che ha nel fregio i triglifi e le metope, la decorazione delle finestre, la profilazione della cornice del basamento non che quella della grande gola del podio ricordano molto il fare della scuola di Ti- voli. (Vedansi le Tav. XII e XIV dell'Atlante de’ miei studj sulla Curvatura delle linee dell’Architettura antica. Palermo tipografia del Giornale Lo Sta- tuto 1884). IX. Italo-dorico ed etrusco Colui che avesse voglia di attingere larghe notizie documentate sul diritto che spetta agli Italiani sull’ origine delle simmetrie dette doriche, potrebbe consultare i Capitoli VII ed VIII del Lib. I della citata Opera del Chiaris- simo Nardini Despotti. Questo scrittore con forte erudizione e fine ragiona- mento viene alla seguente conclusione : La creazione dell’architettura iper- lignaria e delle simmetrie doriche essersi operata in Italia non solo an- teriormente ad ogni greca influenza, ma in epoca ancora in cui i Greci traevano vita indisciplinata e rozzissima. L'ordine toscano o etrusco-latino doversi riguardare, secondo lui, come la corruzione avvenuta nella media Italia dell’arte detta dorica in tempi nei quali l'architettura ipertignaria era ignorata nella Grecia. Il mio compito è più ristretto : vuolsi che l'ordine detto dorico avesse avuto ‘origine in Italia e che l’ etrusco ne sia la corruzione, vuolsi che l’ ordine etrusco sia il primordiale d’Italia come insegna Vitruvio, certo è che ad ogni modo uno di essi unito ai due sopra dimostrati indigeni nostri, tutti insieme costituiscono i tre ordini architettonici italici. iS Bb ZAC) Lai A i REI SR SRI gricopgt tot FERREE IRA ZI ® SA & {f ) | === | | E dai SE / zi < VAN LESS ) NJ VE id d TAV. I & \ NI VA) NV | SIL O 108) VA I 7, x DÒ ; DS f TE5ES — LS = A ITA b YA, a d, 7 7 (AIALI yy ATTMAA Vf} 4 dh AZZ ci ALY, | ao: 3£ Greco-romano illa prima Iccara Fig S Frammento senza volute (da Fergusson) "TAV, INI \L N ) \— \\y | (09) If \ Ss Capitello del TEATRO MASSIMO di Palermo Pal Lit.A.Brangi- Palermo TAV. IV IONICO-=-GRECO? xs ìNI SETT 3 J f \BESLEFTEIRZTIRZI milo ST Jato Joao, SOTA D [ITALO =“ JONICO Hig 5. Italo- Jonico Pompeja NOTA DEL PROF. G. B. F. BASILE SUGLI SCAMILLOS IMPARES DI VITRUVIO Comunicazione fatta alla R. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti Nella tornata del 27 Febbraro 1887 VA Hr AA to O na Reit BIST n ba La a domp. Ho ogni itegionisg e! edo snia (te8£ Br sas to6 nionh. è sivsseibi % NE D p Fica Dineimiioni lam aG08; india ud Na stai. DIemo oo signi: Leni Tn Del vee #10. del 1iaog sab ate ui hd AL ii allab giotiaas oe ten i ci ‘nenonasina duribao meg isolati ibi Tasaposza falsogo sti sastaiore di a io a adidobiy ofpoo amisioovis.i sdogigib, melledit ha ratoo ig: unasti mollistnag 0 alc) Stadolita 20 NE Siitemeifonioo 8 sineongaadil spay best JE0A: CARINO ra: (5) di, st: - “eisonniabe va. il Ho envorid ent Slsitomivo ‘sonil | atolrinoa; vol 1a, Fo ù «bnipisavele euolagan sto tra atoge sb, olgi 9 ‘OGIN8a tia Dara Amgnteo toge tel | "B19286 osi ‘otixnizoo 1209 Siadoltia. 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Francis Cranmer Penrose nel Partenone (vedi la sua opera: An investigation of the prin- ciples of Athenian Architecture, 1851), si sa che le principali linee di quel tempio, ch'erano state credute rette livellate, sono nel monumento curve e che, segnatamente nella fronte del portico, la curva dello spigolo dell’ultimo gradino sopra cui posano le colonne, avente la sua convessità rivolta al cielo, esiste in un piano verticale ed assume una esatta e simmetrica apparenza. Questa scoverta del Sig. Penrose fece chiaro un passo di Vitruvio che non sì era ben interpretato. Vitruvio nel suo capitolo delle sostruzioni Libro II, 3, y, dice così: « Stylobatam ita oportet exaequari uti habeat per medium adiectionem per scamuillos impares. Si enim ad libellam dirigetur alveolatus oculo videbitur », che il Sig. Wilkins così tradusse liberamente e correttamente : « Lo stilobate non si deve costruire in linea orizzontale, ma bisogna che s’alzi gradatamente dai suoi estremi verso il centro e tale da avere li una maggiore elevazione. La inconvenienza la quale sorge da uno stilobate così costruito può essere ovviata per mezzo degli scamilli disuguali. Se la linea dello stilobate fosse perfettamente orizzontale, sembrerebbe come il letto d'un alveo. » Ora, quale è questa inconvenienza che sorge da uno stilobate così costruito ? la inconvenienza è evidente, poichè sopra la superficie curva dell'ultimo gra- dino non si potrebbero posare i primi rocchi delle colonne, i quali devono 4 SUGLI SCAMILLOS IMPARES DI VITRUVIO naturalmente essere posati sopra superficie piane ed orizzontali. Inoltre la pa- rola scamillos di Vitruvio ha dato luogo sin oggi a varie interpretazioni non diffinitivamente soddisfacenti. Dai miei studii e rilievi sul tempio di Giunone Lacinia in Agrigento. (Vedi: Curvatura delle linee dell’ Architettura antica. Epoca Dorico-sicula. Palermo tipografia del Giornale « Lo Statuto » 1884) sorge, come si vede nella Ta- vola X del mio atlante, che i primi rocchi delle colonne non posano sopra lo scalino curvo, ma vi è interposto un cilindro rientrante, alto solamente ottanta millimetri in media, il quale non appartiene al fusto della colonna, ma fa unico pezzo col concio del gradino sottostante. Questo cilindro che non è scanalato, ma integro e tangente internamente alle scanalature, è precisa- mente lo scamillo impari; ed è impari in se stesso, perchè da un lato è di maggior altezza e dall’altro di minore altezza, ed è impari relativamente agli altri che stanno sotto le altre colonne, attesa la curvatura della superficie «dell'ultimo gradino, essendo tutti questi cilindri disuguali. A maggiore chiarezza riferiamoci alla figura (4) nella Tav. II della mia Me- moria sugli Ordini italici che trovasi in questo stesso volume. Supponendo a bc la linea curva direttrice della pedata del gradino, 4 ne è lo scamillo il quale fa unico pezzo col concio d f g dello scalino e prepara il letto oriz- zontale al rocco sovrapposto della colonna. Io non so come esista questo raccordamento nel Partenone, non avendolo studiato direttamente sul monumento, ma è certo però che questi scamilli, esistenti nel tempio di Giunone Lacinia, materializzano senza ombra di dubbio gli scamillos impares di Vitruvio. Nell’ incavo circostante poi stavano incastrate le lastre marmoree, costi- tuenti una covertura del terzo grado, ove per l’ uso continuo nel prospetto principale del tempio la pietra tufacea della quale è formato il detto grado sa- vebbesi in breve tempo sfridata. Infatti nell’ ottobre del 1883, allorquando una Commissione nominata dal R. Ministero della Pubblica Istruzione e della quale facevo parte anche io, allo scopo di provvedere alla conservazione di questo tesoro artistico, si recò sul luogo; fatto un saggio di escavazione rinvenne per caso frammenti di lastre marmoree della spessezza appunto di ottanta millimetri, delle quali alcune ta- gliate circolarmente e che, provate nel detto rientramento compreso tra gli ‘estremi inferiori delle scanalature e la faccia superiore del terzo grado, vi si adattarono e combaciarono perfettamente. Questi frammenti di lastre si con- servano nella casa delle guardie che è presso il tempio di Ercole. MI ISFASSIUNZIEO DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ESEGUITE NEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO TTEGLI ANNI 1887-88 glo). — | | BAROMETRO TERMOMETRO CENTIGR. | | | eee Sd e N n DI . SI S 9 ‘Anno e Mesi | E S E IRE Se Ì (77) OS n Ì er =) al i % Si © D RESOR NOREZIORI Ei le d 130 d E Ta È = © Z @ S ese : SI Csi © [= Si S| ° = 3 si Gi Sal | | 1887 | mm mm mm o o O) Ì | km | Gennaio. . . . . . 771,60) 26 |756,91|75950| 16 || 184| 26 | 9,89| 1,2 17 | WSW | 5,1 Febbraio . ;... (770,09 5. |759,96|74998| 9 | zol| 28 | 1091 | 0,6 19 | WSW |. 353 Î | | | | Î | | | INZONA |765,58| 1 |755,89| 740,34) 15 | 29,0 | 25 | 14,94 | 0,2 6 | SW 6,9 | Eileen 762,76) 30 |753,99|74345) 7 | 233| 30 |1425| 12 3 FINEDAR Maggio... . .||76050| 6 |755,96|75060| “4 | 401) 5 |zoizel 7. (26 NE | sl i || | |l Ì | | OSSA e 3 NU ) GIU ORSI | 769,81) ld |707,13753,10| 18 | 135,0 2.|:23;60,) 11,5 | 8. NE 8,0 Lao doo 759,00 9 |75648\75990. 0 | 37,3) 24 |26,81| 15,9 91218 NE 7,5 Agosto... i \76l40 8 |75575|75040) (11 || 438) 17 |2747| 156 29 | NE 9,7 | | | | | | Settembre. . . . . 759,50) 23 |755,06| 745,50) 27 | gi 2 [2000 0 | NE 8,0 Ottobre... ... |763,60| 23 |75574|743,30| 26 | 323 7 | 18,50 |: 6,1 3.|WSW | 6,6 | | | î | | Novembre... . . || 759,80] 27 |753:22/73980) 20 | 30,8| 16 |16,s4| 5,9) 14 | SW | 10,0 | Il il il Î Il Il | Dicembre... .. (763,40) 2 |75442 741,151 30 || 24,7 3 18,19) 3,7) 26|wsw|. 82 | | I b; | | ì Medie. . .| 755,88, | | 18,46 | 01 o i Da di ESRI È n Ì 3 mm Massimo . 771,60 | mm NGI ooo generale del barometro. . . 755,88 | Escursione barometrica annua = 32,10 MInIMOMROROAE 739,50 | Il Massima forza del vento = Km 4,86 alle ore 12 m. del 22 dicembre 1887. ‘AL OSSERVATORIO DI PALERMO NELL ANNO 1887. RIOG GHIVA SD [a [vg] di GIORNI PIOVOSI Serenità media | 1,2,3,45,6,7,8,9,10,11,12,13,14,16,17,19,20 53,1 || 2,3,7,8,9,10,12,13,14,15,17,18,20,21,23,24 :36,6 || 2,12,17,21,22,23,27,31 49,1 || 1,5,6,7,8,9,10,12,13,14,17,18;22,23 63,8 || 13,21,22,26,27,28 28,7 i 2,3,5,6,9,10,11,12,20,21 28,29 36,5 || 2,6,7,9,9,16,17,18,19,20,21,23,24,25,27.28,29,30,31 TUT —_————____ — | 32,I || 2,3,5,7,12,13,14,15,16,17,18,19,20,21,22,23,26,27,28,29 | | QUANTITÀ A IN VENTO FORTE| TUONI| NEVE | 8 MILLIMETRI È I Il | di 100,51 | 6,7 10 Pai PI 93,38 | ni: Mio = o: 29,69 | 16,2425 120,84 | 821 SORA Oer i 38,20 | 3,12 ES de e Sri 6 2: E 11,631 E27e29, AS 8,47 | 18 5,6,31 SE 22.55 1° isa si 118,70 || 10,25,26 7,26 e 99,12. || 2,15,19,21,22 [12,20 Sane 74,66 || 3,22,24,25,27,31|] — 18,25,30,31|8,30 60,28 GIORNI CON | Massimo . . .. generale del termometro . . o Escursione termometrica annua = 43,82 . RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ESEGUITE NE | Il || BAROMETRO TERMOMETRO CENTIGR. | VATINNIE O 4 e" © et 1 e — I n —__! (©) (°) io e Mesi E | E E E s È ° É 4 iS © d DS) is da dei #7) E E 2 E E E E a E E E È i A da iS si = ‘n te; G E 3) i È s à A à À | 1888 | mm mm mm o o) o) i km km Gennaio. . . . . . | 766,85] 8 |759,28| 743,10) 31 20,1 30 | 10,20 |. 0;2 1,20 |WSW 4,9 32,0 Febbraio . . . .. | 761,00) 4 |752,38|742,30| 23 24,1 15 |10,92 | 0,6 8 \WSW 109, 38,3 IMarzori ae tt 766,40) 8. |753,86| 740,00] 18 36,7 | 28 |14,20 1,5 21 |WSW 9,3 56,3 Aprile. [net 760,44] 14 |753,60) 741,00) 4 31,3 | 24 |16,70| 4,1 14 | NE 10,2 39,4 | | Maggio . , . . . . |761,01| 8-9. |756,43| 75100| 27 29,3 3 |19,56| 8,4 | 7 | NE 6,3 29,0 Giugno . . .. . . 761,20) 3. |755,65| 750,90] 30 35,8 | 30 |24,54| 11,0 1| NE 6,6 23,6 Tru elio 758,90] 22. |755,62| 749,00) 16 44,8 16 |26,52| 13,7 4 | NE URO 27,6 Agosto... .. 763,74, 10-11 | 757,02] 750,10) 28 36,3 | 17 |24,72| 143 8 || NE 6,6 24,3 Settembre. . . . . |763,00) 12 |757,51|751,69| 30 36,2 11 |24,92| 14,6 |17,18,30| NE 3,5 17,5 Ottobre seat |767,50| 27 |756,78| 745,390) 15 40,3 3 | 19,11 6,3 22 |WSW 6,1 40,0 Novembre. . . . . ||765,70} 24 |757,70| 747,80) 10 29,7 2 |15,96| 4,6 24 |WSW 7,2 30,0 Dicembre . . . .. 769,00] 14 |759,42| 749,00) 22 24,8 MR 13:25 MANIOIAI 15 |WSW 5,9 32,0 Medie. . . | 756,27 18,39 6,8 mm Massimo . . . . 769,00 mm Medio... ... generale del barometro. . . 756,27 Escursione barometrica annua = 29,00 Minimo. . ... 740,00 Massima forza del vento = Km 56,3 alle ore 9 pm. del 28 marzo 1888. REAL OSSERVATORIO DI PALERMO NELL'ANNO 1888. P] IL DIRETTORE G. CACCIATORE. 5 | T = | JVOLE | PIOGGIA | GIORNI CON | eee eee] 2 | ei (ams ZA | QUANTITÀ | | | | 5 s GIORNI PIOVOSI | IN | VENTO FORTE |TUONI| NEVE | 3 Sd \MILLIMETRI| i E i | I | | | | (05 | | | 9 | 32,1 | 2,3,4,7,9,10,11,12,13,14,15,22,23.24,28,29 108,81 da 11,31 ([11,14,15 [11,15,31 0) 43,0 | 1,2,7,9,10,16,17,18,19,21,23,24,26,27,28 | 68,61 | 15,22 228 bi 7| 46,3 | 2,4,5,6,12.18,19,29,31 26,00; 12,13,14,15,26,27,28 eg a 1| 489 | 4,9,11,12,13,15,20,27.28 33.42 | 5.1112,20212427 |? Si 3| 547 | 13,17,24,26,27.28 24,18 | 709 (O AS — 5|e5|nur Sd 24 VEESEV it -- 3.) 887 | Da | — 2a) ia a 2 6 | 814 | 19,26,27,28,29 | 31,16 sd 14,26,28 | ale 5 | 605 | 16,17,19,20,25,28,29 NR 23 07408 IRIOE = | = 9| 491 | 6,8,12,13,15,16,17,18,19,20,21 | 15731. | 23 \13,16,17 20 9 40,1 | 3,4,7,10,11,17,18,19,21 22,23 | s242 | 2,23 [10,22 [23 S 8 | 37,2 | 3,12,16,19,24 || 24,59 | 1 iSfne | - | Di oi o 38 | 54,2 | | 41,57 | | | | I | | Massimo 44,8 È Me Aloe generale del termometro . . 18,39 Escursione termometrica annua = 44,6 MINIMO MEO 0,2 | n (UNE TA, AMNH LIBRARY je La È PA